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Se dovessero chiedervi cosa cela la superficie di Marte non rispondete con un laconico “boh!?”, semmai dite “boro”. Si tratta dell’elemento chimico con numero atomico 5, semimetallo trivalente relativamente scarso in natura (meno di 10 parti per milione sulla crosta terreste e circa 5 nelle acque marine), scovato in vene minerali di solfato di calcio sul Pianeta Rosso. La sua presenza riconduce alle potenziali condizioni di vivibilità delle acque sotterranee nel passato di Marte. A scoprire il boro è stato il rover Curiosity, che sta svolgendo indagini nell’area del Gale Crater e del Mount Sharp, il rilievo che si erge nel cratere. I risultati della ricerca, presentati a San Francisco il 13 dicembre 2016 nel meeting “News from Gale Crater: recent findings from NASA’s Curiosity Mars rover”, tenuto durante la Fall Conference dell’American Geophysical Union (AGU), sono stati ripresi e commentati dall’Agenzia Spaziale Italiana.

Il rover della NASA, la cui missione è stata recentemente estesa di due anni, ha svolto la sua campagna di ricerca con il laser che fa parte dello strumento ChemCam (Chemistry and Camera), collocato in cima alla sua asta. Gli studiosi, a questo punto, si interrogano sulle peculiarità del boro ‘marziano’: infatti, se avesse proprietà simili a quello terrestre, significherebbe che le acque sotterranee del Pianeta Rosso, all’origine delle vene minerali prese in considerazione, avrebbero avuto una temperatura compresa tra zero e 60° Celsius e un pH da neutro ad alcalino. Questi parametri, secondo il team della ricerca, avrebbero potuto creare condizioni di vivibilità. Il boro è notoriamente associato a siti aridi dove è avvenuta l’evaporazione dell’acqua e sulla Terra, infatti, è stato trovato in luoghi desertici e inospitali come la Death Valley. Sono due le ipotesi che i ricercatori hanno preso in considerazione per spiegare la presenza del boro nelle vene minerali marziane: la prima riguarda l’inaridimento di un antico lago presente nel Gale Crater, che avrebbe lasciato depositi contenenti questo elemento chimico in uno strato sottostante; la seconda, invece, contempla dei cambiamenti chimici nei depositi argillosi e l’azione delle acque sotterranee nella sedimentazione del boro.