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ASI e AEM per l’Osservazione della Terra

ASI e AEM per l’Osservazione della Terra

Francisco Javier Mendieta JimenezA margine del Paris Air Show, il 16 giugno 2015 è stata sottoscritta una dichiarazione congiunta tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Agenzia Spaziale Messicana (AEM). L’ASI era rappresentata dal presidente Roberto Battiston e l’AEM dal direttore generale Francisco Javier Mendieta Jimenez (nella foto).

La firma della dichiarazione, un ulteriore passo nella cooperazione tecnico-scientifica tra Italia e Messico, giunge a valle di una missione del Sistema Paese, tenutasi lo scorso mese di marzo e guidata dal Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni. Alla missione cui hanno partecipato il Presidente ASI e le associazioni nazionali delle imprese di settore.

In tale contesto, il 10 marzo 2015, si è svolto un incontro bilaterale tra l’ASI e l’AEM in cui è stata presa in considerazione l’opportunità di sviluppare in Messico, con il coinvolgimento delle imprese nazionali, un Centro satellitare. La dichiarazione firmata oggi si basa su queste premesse e ha lo scopo di stabilire un partenariato strategico nel campo dell’Osservazione della Terra, con riferimento al suddetto Centro satellitare. Il Centro dovrebbe essere costituito da un Centro di Pianificazione, un Centro di Integrazione Satelliti e un Centro di Operazioni, rivolto anche alle esigenze di tutta la regione.

Inoltre, in relazione alle scienze spaziali, l’ASI e l’AEM hanno concordato di individuare possibili linee di ricerca dedicate all’esplorazione dell’Universo, ai palloni stratosferici e al problema dei detriti spaziali.

Infine, sempre nella dichiarazione congiunta, le due agenzie hanno confermato l’importanza della crescita professionale delle risorse umane messicane e, in tal senso, l’ASI ha offerto l’opportunità a 4 ricercatori messicani di frequentare un corso di formazione in tecnologia radar presso il proprio Centro a Matera nel mese di luglio 2015.

“Spazio” al Paris Air Show

“Spazio” al Paris Air Show

paris-air-show-credit-f-jama-Paris AirShow vede protagonista l’Agenzia Spaziale Europea come poche volte era accaduto nelle precedenti edizioni del salone nel perimetro in cui campeggia il mock-up del razzo vettore europeo Ariane 5. Non a caso la giornata di apertura, lunedì 15 giugno, ha in calendario un evento dedicato al mondo dei lanciatori, la seconda più grande area manifatturiera dell’industria spaziale europea dopo quella dei satelliti commerciali. In tale contesto si inserisce Avio, industria italiana che debutta al Salone aerospaziale di Le Bourget con il nuovo logo della società controllata per  81% da Cinven, 14% Finmeccanica, 5% altri azionisti. Avio espone non solo il Vega già in produzione, ma il modello in scala del Vega C, il lanciatore che volerà la prima volta nel 2019, più potente del Vega attuale e con il 20% in più di capacità di carico utile per i satelliti. Sviluppato da Avio attraverso Elv (70% Avio e 30% Agenzia Spaziale Italiana), Vega fin dal suo primo lancio nel 2012 ha riscosso un successo crescente grazie alle sue doti di flessibilità, affidabilità ed efficienza. Il motore del primo stadio, il P80, è il motore a propellente solido monolitico più grande al mondo, mentre quello del terzo stadio, lo Z9, è quello più “spinto” al mondo, cioè con il più alto rapporto tra propellente e peso totale. Il quarto stadio infine, l’Avum, è capace di accensioni multiple e consente di mettere in orbita diversi satelliti in posizioni differenti con estrema precisione.  Vega si prepara per la sua quinta missione in programma il 23 giugno per portare in orbita il satellite Sentinel 2 del programma europeo Copernicus.

Completano l’esposizione, l’ugello del motore Z23, capace di resistere a temperature superiori ai 3.000 gradi; la turbopompa a ossigeno liquido del motore criogenico Vulcain 2, il cuore pulsante dell’enorme motore di Ariane 5; il Mira, un avveniristico motore a ossigeno liquido e metano (sviluppato da Avio insieme ad Asi e alla russa KBKhA) che potrebbe in futuro essere impiegato su Vega C.

Antonio Fabrizi, missione compiuta

Antonio Fabrizi, missione compiuta

Antonio_FabriziSabato 16 maggio 2015, dopo una lunga malattia, è scomparso a Roma all’età di 67 anni Antonio Fabrizi, dal 2003 direttore dei lanciatori dell’Agenzia Spaziale Europea. Una notizia che lascia attonito il mondo spaziale che ne ha conosciuto e apprezzato nel tempo le doti, qualità e competenze. Jean-Jacques Dordain, direttore generale dell’ESA, ha sottolineato che l’ESA e il settore spaziale europeo perdono un eccellente professionista nello sviluppo e impiego dei lanciatori. Fabrizi ha svolto un ruolo fondamentale nello sviluppo e nel successo del lanciatore Vega dell’ESA, nella collocazione del sistema di lancio Soyuz al centro spaziale della Guyana e nella crescente affidabilità di Ariane 5.

Laureatosi in ingegneria meccanica all’Università ‘La Sapienza’ di Roma, Fabrizi ha iniziato a lavorare con BPD. Fra il 1975 e il 1989 ha ricoperto diversi incarichi, ed è stato responsabile per gli studi di fattibilità sui booster del vettore Ariane. Nel 1990 è stato nominato Direttore Commerciale di Fiat Spazio. Nel 1993 è tornato in BPD per diventare capo dello Space Transportation Systems Business Unit. Dal 1997 al 1999 Fabrizi ha ricoperto lo stesso incarico per Space Business Unit di Fiat Avio che includeva la responsabilità dello sviluppo dei programmi Cyclone e Vega. Nel 2000 è diventato Vice Presidente della Business Unit Spazio di FiatAvio, con la responsabilità di tutte le attività spaziali. Antonio Fabrizi ha ricoperto diversi incarichi di amministratore di società, tra cui Europropulsion, ELV, Regulus e Arianespace.

Dal 2003 alla guida del settore lanciatori ESA, il 1 ° marzo 2014 è diventato Consigliere del Direttore Generale dell’Agenzia Spaziale Europea, continuando a fornire supporto unico per la preparazione di nuova Ariane 6 lanciatore dell’ESA. Antonio Fabrizi viene a mancare appena un mese prima della fine del suo mandato all’ESA, ma la sua missione può dirsi compiuta.

vega2Nel gennaio 2015 Antonio Fabrizi ha rilasciato l’ultima, importante intervista a Space News, all’indomani della Ministeriale ESA del 2 dicembre 2014 che ha pienamente riconosciuto il successo di VEGA. Il piccolo lanciatore ‘made in Italy’, in una manciata di anni, è passato da bersaglio delle battute di Francia e Germania al ruolo di business più interessante del settore. Non a caso Berlino, proprio a dicembre 2014, ha ufficializzato che diventerà ‘contributor’ del programma. La ‘ricetta’, come è noto, prevede in estrema sintesi lo sviluppo del vettore pesante Ariane 6 – in una nuova versione, che ha solo qualche mese di vita progettuale – e l’upgrade di Vega (nome: Vega-C), con l’assunto che i due lanciatori condivideranno alcune componenti (stadi a propellente solido). Le scadenze sono rispettivamente 2021 per il primo e 2018 per il secondo, ma con un ‘tagliando’ di verifica alla prossima Ministeriale del 2016. Dietro tutto questo c’è il lavoro di molti uomini, ma in particolare di Antonio Fabrizi, alla guida del settore lanciatori ESA dal 2003, proveniente da un’azienda che oggi si chiama Avio, dove sono stati partoriti i primi disegni di Vega.

Sentinel-2A pronto al lancio

Sentinel-2A pronto al lancio

sentinel2a_bandsQuinto lancio in vista per il per Vega che dopo aver portato in orbita con successo il veicolo di rientro europeo IXV  nel febbraio scorso, si prepara a lanciare Sentinel -2A il secondo della famiglia di sei satelliti del programma di monitoraggio ambientale europeo Copernicus.

Sentinel-2A ha raggiunto la sua destinazione finale, lo spazioporto di Kourou in Guyana Francese dove in è in corso il processo di assemblaggio verticale che verrà seguito dal posizionamento del satellite nell’ultimo stadio del lanciatore, AVUM. Il satellite offrirà una visione a colori dell’ambiente terrestre, unendo l’alta risoluzione insieme a nuove capacità multispettrali. L’obiettivo della missione è monitorare i cambiamenti nella copertura del suolo e il monitoraggio della vegetazione a livello globale.

VEGA è in grado di portare un carico utile, di massa tra i 300 e i 1500 Kg, destinato a un’orbita polare bassa a una quota di 700 km E’ stato ideato in Italia che gioca un ruolo chiave dal punto di vista industriale la ELV, una società per azioni partecipata al 70% dal gruppo AVIO e al 30% dall’Agenzia Spaziale Italiana, è responsabile dello sviluppo del lanciatore nel suo complesso. Avio è invece responsabile dello sviluppo e realizzazione dei quattro  Infine, VITROCISET è responsabile della realizzazione del segmento di terra, dalla torre di lancio al banco di integrazione e test.

Il programma Copernicus è una partnership di ESA e Commissione Europea che mira a fornire all’Europa un accesso continuo, indipendente e affidabile a dati e informazioni relativi all’Osservazione della Terra. L’obiettivo è quello di garantire al nostro continente una sostanziale indipendenza nel rilevamento e nella gestione dei dati sullo stato di salute del pianeta, supportando così le necessità delle politiche ambientali pubbliche europee.

(fonte: ASI)

In GB il quartier generale di SKA

In GB il quartier generale di SKA

SKA_overviewIl quartier generale dello Square Kilometre Array (SKA), il progetto del radiotelescopio più grande del mondo, non sarà in Italia ma in Gran Bretagna, per la precisione a Manchester. La decisione è stata presa dal comitato dei rappresentanti degli 11 Paesi partecipanti. L’Italia era in lizza con Padova per ospitare il coordinamento politico e tecnico del radiotelescopio SKA, uno dei più importanti progetti mai proposti nel campo della ricerca in astronomia e astrofisica.

L’Italia con l’INAF aveva avanzato la sua candidatura forte dell’investimento di 60 milioni in tre anni e una storia di eccellenza nell’ambito della radioastronomia. La sede proposta era l’intera area sud del Castello Carraresi, antico stabile limitrofo all’Osservatorio Astronomico di Padova dell’INAF. Invece la scelta è caduta sul Jodrell Bank Observatory, appartenente all’Università di Manchester. Giovanni Bignami, presidente dell’INAF, ha sottolineato sempre come il Paese che ospiterà il quartier generale di SKA sia destinato a fare da traino alla collaborazione internazionale che sostiene il progetto. Una figura di spicco come Avi Loeb, capo del dipartimento di astronomia nell’università americana di Harvard, si era espresso per il centro britannico ritenendone la tradizione nella ricerca radioastronomica più rilevante della comunità di astronomi di Padova.

Lo Square Kilometre Array è un progetto scientifico e industriale globale volto a costruire il più grande e sensibile radiotelescopio al mondo. Il progetto è guidato dalla SKA Organization, che è composta da soggetti di 10 Paesi diversi (Australia, Canada, Cina, Germania, Italia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Svezia, Olanda e Regno Unito). I soggetti italiani coinvolti sono, per la parte scientifica, l’Istituto Nazionale di Astrofisica INAF (membro della SKA Organization), presente in 4 degli 11 consorzi internazionali che operano sui segmenti in cui è diviso il progetto, e per la parte industriale due aziende selezionate, la veneta European Industrial Engineering (EIE) e la campana Società Aerospaziale Mediterranea (SAM), che fanno parte del DISH Consortium, che si occupa della progettazione delle antenne a riflettore parabolico per le medie e alte frequenze.

La NASA, attraverso il Jet Propulsion Laboratory di Pasadena, partecipa nell’ambito del Consorzio Central Signal Processor, il quale si occuperà della conversione dei segnali astronomici digitalizzati in informazioni essenziali, processate poi dal Science Data Processor. A questo segmento lavorerà Google, che elaborerà le immagini dettagliate dello spazio profondo.

Ambasciatore cinese al CIRA

Ambasciatore cinese al CIRA

Carrino e Li RuiyuL’ambasciatore cinese in Italia Li Ruiyu, accompagnato dagli addetti scientifici dell’Ambasciata,  ha visitato martedì 28 aprile la sede del CIRA dove è stato ricevuto dai vertici del Centro di Ricerche, il Presidente Luigi Carrino e il Direttore Generale Mario Cosmo, dai Sindaci di Caserta e di Capua, Pio del Gaudio e Carmine Antropoli e dal Presidente dell’Accademia Ercolanese Aniello De Rosa, promotore di diverse iniziative finalizzate a rafforzare i rapporti culturali e commerciali tra la Cina e le città campane.

La visita rientra nella serie di incontri che si sono susseguiti nell’ultimo anno tra i rappresentanti del CIRA e delle istituzioni campane e gli alti diplomatici cinesi: dal più recente, lo scorso gennaio, presso l’Ambasciata cinese a Roma per parlare delle possibili attività di collaborazione in campo aerospaziale, alla partecipazione, nel settembre 2014,  insieme con la delegazione campana, alla manifestazione dedicata alla nuova via della seta presso la città di Xi’an.

Nel corso dell’incontro il Presidente del CIRA e l’Ambasciatore cinese hanno più volte ribadito la volontà di proseguire nel percorso di collaborazione e di interscambio che dovrà tradursi in nuove opportunità di sviluppo e di crescita economica per i rispettivi territori, di voler consolidare i rapporti di collaborazione già esistenti,  attraverso la creazione di veri e propri partenariati sia in campo aerospaziale, che in quello dell’applicazione delle tecnologie aerospaziali alla tutela del patrimonio artistico e archeologico di cui Italia e Cina sono particolarmente ricchi.

“Il CIRA collabora già con la Cina su diversi temi, ma uno ci sta particolarmente a cuore, ed è l’utilizzo pacifico dello spazio per consentire ai nostri popoli di migliorare le condizioni economiche e la qualità della vita coniugando le necessità di sviluppo, con la tutela dell’ambiente e del patrimonio culturale che ci caratterizza. Contiamo molto sull’aiuto dell’Ambasciata per rendere ancora più stabili i rapporti con la Cina e con le sue aziende. L’incontro di lavoro consente di presentare nel dettaglio tutte le capacità e le competenze CIRA e verificare le possibilità di costruire rapporti di collaborazione più stretti” ha dichiarato il Presidente del CIRA Carrino nel suo saluto di benvenuto alla delegazione cinese.

Durante la sua visita, l’Ambasciatore Li Ruiyu ha avuto modo di vedere da vicino le principali infrastrutture di ricerca del Centro: il Laboratorio di Qualifica Spaziale, l’impianto di Crash, ma soprattutto le gallerie del vento al plasma e per prove in ghiaccio, presso le quali sono state effettuate diverse campagne di test per importanti industrie aerospaziali cinesi.

“Sono lieto di aver potuto visitare il CIRA, che gode di un’alta reputazione a livello internazionale. I rapporti tra Italia e Cina sono eccellenti come testimoniano i recenti scambi di visite dei rispettivi Capi di Governo, gli interscambi commerciali, che hanno raggiunto lo scorso anno 48 miliardi dollari, e le ottime collaborazioni in ambito scientifico e umanistico. E’ intenzione della Cina rafforzare la cooperazione scientifica e tecnologica con l’Italia, ed in particolare con il CIRA che, avendo già instaurato rapporti con centri di ricerca e industrie  cinesi della regione di Xi’An, potrà senz’altro dare il suo contributo per rafforzare anche rapporti culturali tra gli enti regionali e locali dei due paesi” ha dichiarato l’Ambasciatore Ruiyu al termine dell’incontro.