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Mercoledì 26 aprile il Centro Ricerca Aerospaziale dell’Università La Sapienza, diretto da Marcello Onofri, ha celebrato il cinquantesimo anniversario del primo lancio in orbita di un satellite italiano dalla base spaziale San Marco di Malindi. Il “San Marco 2” fu lanciato dal team del professor Luigi Broglio, ideatore della base omonima, il 26 aprile 1967, con al suo fianco il professor Carlo Buongiorno e alla presenza di una serie di tecnici italiani. Il satellite San Marco B permise all’Italia di diventare il terzo Paese, dopo URSS e USA, ad acquisire la capacità di mettere in orbita un proprio oggetto artificiale. “We have all green lights!” fu la frase che aprì la via al successo dell’Italia spaziale. La costruzione della base di lancio a Malindi nel 1967 si configura come un evento epico della storia spaziale. Prima base al mondo su piattaforma oceanica di lancio, realizzata in soli due anni da un manipolo di docenti universitari ed ufficiali dell’Aeronautica con pochi mezzi, semplici tecnologie e in un ambiente poco noto ai protagonisti. Il lancio del 26 aprile 1967 rappresentò in assoluto anche il primo lancio spaziale su piano equatoriale ed è evento che va ricordato e celebrato con orgoglio. Il cinquantennale di quel lancio ha rappresentato l’occasione per valutare i progressi che il mondo scientifico e industriale italiano ha compiuto in mezzo secolo, fino a collocare il Paese in posizione di leadership in molte attività europee su lanciatori, veicoli di rientro, satelliti, missioni Interplanetarie. Per questo la ricorrenza ha dato vita al convegno sul tema “L’Italia dal Progetto San Marco alla Space Economy”.

Il professor Onofri ha ricordato come in poco meno di due anni si è realizzato il progetto del professore Broglio, supportato da 117 persone e in un contesto operativo difficile, di costruire un centro spaziale davanti alle coste di Malindi e un segmento di terra, con la relativa capacità di integrare il satellite nel lanciatore statunitense Scout. La storia del lancio del Satellite San Marco B è un momento di orgoglio per la ricerca scientifica aerospaziale italiana. Una bella favola che ripercorre una sorprendente impresa della nostra storia recente realizzata con grande passione e con le caratteristiche tipiche dell’approccio italiano, difficilmente replicabile in altre nazioni. Da lì è partito tutto, come hanno riconosciuto i rappresentanti dell’industria aerospaziale italiana, dell’Aeronautica Militare, dell’università, dalle Agenzie Spaziali Italiana ed Europea, della NASA in Europa e della cabina di regia sullo spazio presso la presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Nel mezzo secolo dal lancio del San Marco B, esperienza di enorme grandezza tecnica e scientifica, abbiamo fatto tesoro delle temerarietà e tenacia dei protagonisti di allora, imparando a coniugare capacità e competenza, facendo dello spazio un settore di successo che ha saputo trasformare la ricerca in questo campo in un grande valore economico – ha detto il presidente dell’ASI, Roberto Battiston – La vitalità della nostra ricerca e della nostra industria si stanno rafforzando grazie a una lungimiranza politica degli ultimi anni che ci ha spianato la strada al futuro dell’Italia nello Spazio. Siamo pronti ad affrontare le sfide della Space Economy. Oggi l’Europa ha bisogno di coesione forte. E cosa può unire di più l’Europa oltre la moneta unica – ha proseguito Battiston – se non lo Spazio? Oggi l’Europa così come ha beneficiato dell’euro, ha le infrastrutture spaziali come elementi unificanti. Questo la proietta nel contesto internazionale grazie anche alla Space Diplomacy. In questo senso è Galileo uno strumento molto importante: finora abbiamo in orbita 18 satelliti, tra 3 o 4 anni la costellazione del sistema di navigazione europeo sarà completa, rendendo l’Europa ancora piu’ competitiva”.

A unire il passato illustre del San Marco con il presente è certamente VEGA. L’Italia ha saputo in questi decenni restare ai massimi livelli nel settore dei lanciatori con il programma VEGA. Di ideazione e progettazione italiana, il lanciatore oggi completa la gamma dell’offerta dell’ESA nella messa in orbita dei satelliti. Un’offerta competitiva e tecnologicamente all’avanguardia. Il 50ennale del lancio di San Marco ha permesso di ricordare anche un’altra importante tappa, di mezzo secolo dopo, vale a dire il volo del primo astronauta italiano nello Spazio, Franco Malerba, il quale ha ripercorso la missione STS-46 iniziata il 31 Luglio 1992 a bordo dello shuttle Atlantis e basata sull’esperimento con il satellite italiano Tethered.