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AspirinaSi riduce del 25% la mortalità per infarto acuto, grazie alla terapia con aspirina a basse dosi sviluppata dall’Accademico dei Lincei Carlo Patrono, Direttore dell’Istituto di Farmacologia dell’Università Cattolica. Per i risultati ottenuti con questa terapia, al Prof. Patrono e al Prof. Garret A. FitzGerald, Direttore del Dipartimento di Farmacologia dell’Università della Pennsylvania, è stato assegnato il Gran Prix Scientifique dell’Institut de France – Fondation Lefoulon-Delalande, uno dei maggiori riconoscimenti mondiali nel campo della ricerca farmacologica e clinica, considerato il più importante al mondo in ambito cardiologico. La consegna del premio di 500 mila euro è in programma il 5 maggio 2013 a Parigi nella sede dell’Institut de France.

L’aspirina con dosaggi di 75 – 100 mg contrasta la produzione nel sangue di alcune prostaglandine che contribuiscono alla formazione dei trombi arteriosi responsabili dell’infarto miocardico e dell’ictus cerebrale di natura ischemica. Questa terapia protettiva è attualmente seguita in Italia da circa sei milioni di persone. L’aspirina a basse dosi (acido acetilsalicilico in dosi comprese tra 75 e 100 milligrammi da assumere una volta al giorno) riduce la mortalità dei pazienti con infarto acuto del miocardio di circa un quarto ed è attualmente assunta in Italia da circa sei milioni di persone. Gli studi di Patrono e FitzGerald hanno dimostrato che dosi di aspirina 10-20 volte più basse di quelle normalmente utilizzate in passato sono sufficienti per bloccare selettivamente un importante meccanismo di attivazione piastrinica, lasciando inalterata la produzione di altre prostaglandine che svolgono funzioni protettive dell’endotelio vascolare e della mucosa gastrointestinale. “Molte persone hanno contribuito a questa storia di successo – precisa il Prof. Carlo Patrono – compresi i molti cardiologi e neurologi, europei e americani, i quali hanno deciso di verificare l’efficacia e la sicurezza delle basse dosi di aspirina, da noi suggerite come ottimali per ottenere l’effetto desiderato minimizzando gli effetti collaterali, in numerosi trial clinici di decine di migliaia di pazienti”. Ma l’aspirina non smetterà di stupirci, la ricerca infatti continua per caratterizzare ulteriormente questo farmaco salvavita a 115 anni dalla sua sintesi. “Le principali linee di ricerca che il mio gruppo sta sviluppando – aggiunge il professor Patrono – sono essenzialmente due: una riguarda la personalizzazione della terapia anti-aggregante piastrinica, attraverso lo studio dei determinanti della variabilità interindividuale nella risposta all’aspirina in alcune condizioni cliniche ad alto rischio cardiovascolare, come ad esempio il diabete; la seconda linea di ricerca riguarda la caratterizzazione dei meccanismi attraverso i quali l’aspirina a basse dosi sembra esercitare un effetto protettivo nei confronti di alcuni tumori (in particolare quelli intestinali, come dimostrato da una serie di studi pubblicati nel corso degli ultimi 3 anni), compreso il possibile ruolo delle piastrine nelle fasi iniziali della trasformazione neoplastica a livello colo-rettale”.