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La caccia all’acqua su Marte rivela periodicamente nuove evidenze, tali da rafforzare l’idea che il pianeta ne abbia contenuto una grande quantità in passato e per un periodo molto più lungo di quanto si possa ritenere. L’ultimo studio in materia, elaborato dal Los Alamos National Laboratory e pubblicato nelle edizione del 30 maggio dal Geophysical Research Letters, si riferisce ai dati raccolti dal rover Curiosity della NASA nel cratere Gale. Grazie allo strumento laser ChemCam, per l’analisi chimica e fotografica del terreno marziano, installato sul rover, sono stati osservati aloni di silice, che si formano in presenza d’acqua e in tempi relativamente recenti. Lo studio, ripreso dall’Agenzia Spaziale Italiana, specifica che gli aloni di silice sono stati scovati a un’altezza di 20-30 metri rispetto a uno strato di rocce di antichi sedimenti lacustri. Curiosity si è lasciato dietro la zona profonda del cratere Gale per risalire verso il centro fino al monte Sharp, percorrendo oltre 16 chilometri nel corso di più di 1.700 giorni trascorsi sul pianeta rosso, Il cratere Gale un tempo ospitava un grande lago d’acqua. Si tratta di capire se questo bacino abbia potuto rappresentare un ambiente adatto a ospitare forme di vita primordiale.