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StromboliL’oceanografia operativa è al centro del convegno ospitato a Oristano (3-5 giugno 2013) che offre una panoramica dei più avanzati strumenti operativi e strategici per il monitoraggio e le previsioni del mare e serve a fare il punto sullo stato di sviluppo delle previsioni a livello globale e di Mare Mediterraneo, dei Mari Italiani e sulle applicazioni che ne derivano per la gestione delle emergenze e lo sviluppo sostenibile delle attività. Riunito il Gruppo nazionale di oceanografia operativa (Gnoo), organo di coordinamento nazionale dell’Ingv, di cui fanno parte Consiglio nazionale delle ricerche, Enea,Ogs, Arpa dell’Emilia Romagna e della Liguria, Conisma, Cmcc, Istituto idrografico della Marina, Centro nazionale di meteorologia e climatologia dell’Aeronautica Militare (Cnmca), Ufficio spazio aereo e meteorologia (Usam) e Comando generale delle capitanerie di porto.

“L’oceanografia operativa è una disciplina che si propone di realizzare un sistema integrato di dati osservativi in tempo reale e di modelli previsionali, allo scopo di valutare con accuratezza lo stato dei mari e degli oceani per lo sviluppo sostenibile delle attività e per la protezione dell’ambiente”, spiega Roberto Sorgente, ricercatore del Cnr e responsabile del Gruppo di oceanografia operativa di Oristano. “La scienza e la tecnologia sviluppate in oceanografia negli scorsi venti anni hanno dimostrato che oggi è possibile monitorare il mare con satelliti e misure in situ che possono arrivare in tempi strettissimi ai centri di previsione delle condizioni del mare così permettere di usare modelli per la previsione del mare e delle sue condizioni, dalle correnti alla biochimica marina”, dichiara Nadia Pinardi, docente di oceanografia presso l’Università di Bologna, direttore del Gnoo e associato di ricerca dell’Ingv.

Il convegno di Oristano mira a divulgare, sia al grande pubblico che agli studiosi, lo stato di avanzamento dell’oceanografia operativa in Italia ed i corrispondenti sviluppi a livello europeo ed internazionale, in un legame sempre più stretto con l’industria e con chi opera in mare sia a livello pubblico che privato. A livello internazionale le attività del Gruppo nazionale di oceanografia operativa fanno riferimento al programma Goos dell’Unesco, alle Partnership delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, alla Direttiva europea sulle acque (Wfd), alla Direttiva quadro sulla strategia integrata per l’ambiente marino (Mfsd), Horizon 2020, e al programma europeo per il monitoraggio globale dell’ambiente e la sicurezza (Copernicus, ex Gmes).

Intanto si è conclusa la campagna di misure denominata RICAMAR 2013 che ha avuto come obiettivo la caratterizzazione del fondale marino del Golfo di Pozzuoli per la realizzazione, in prospettiva, di una rete di monitoraggio a mare. L’Unità Idro-oceanografica d’altura della Marina Militare, Nave Ammiraglio Magnaghi, ha lasciato il Porto di Pozzuoli per una nuova destinazione; sempre impegnata nello studio del mare e dei suoi fondali. Prossima tappa: le Isole Eolie, una delle quali, Stromboli, funge da teatro di un esperimento unico per lo studio dell’attività esplosiva dei vulcani. Nell’ambito del progetto europeo NEMOH 15 ricercatori dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma e Catania, insieme a colleghi provenienti dalle Universita’ di Palermo, Berlino, Monaco di Baviera e Lancaster, sono impegnati nella raccolta di dati relativi alle esplosioni del vulcano, utilizzando le tecnologie piu’ avanzate applicate in campo vulcanologico. Microfoni, telecamere termiche e ad alta velocita’, sismografi e camere a ultravioletti di ultima generazione sono state installate sul vulcano e stanno registrando simultaneamente ogni tipo di segnale emesso dal vulcano durante le esplosioni. I dati, una volta elaborati e confrontati con quelli raccolti su altri vulcani del mondo, contribuiranno a migliorare le conoscenze sui meccanismi eruttivi dello Stromboli contribuendone alla valutazione della sua pericolosità.