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Nell’attesa che la sonda OSIRIS-REx (Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer) raggiunga l’asteroide Bennu a dicembre 2018, la NASA chiama a far parte del team scientifico della missione altri 13 scienziati tra cui l’italiano Maurizio Pajola, ricercatore dell’Istituto Nazionale Astrofisica (INAF) di Padova. Pajola avrà il compito di studiare la superficie di Bennu dalle immagini che scatterà la sonda una volta avvicinato l’asteroide e individuare il sito migliore per far posare OSIRIS-REx che, grazie al suo braccio robotico, preleverà un campione della superficie e lo riporterà sulla Terra. Il ricercatore affiancherà Elisabetta Dotto dell’INAF di Roma e John Robert Brucato dell’INAF di Firenze, già membri nel team italiano che partecipa alla missione.

Dopo il lancio di OSIRIS-REx, avvenuto l’8 Settembre 2016, la NASA ha avviato l’OSIRIS-REx Participating Scientist Program, ovvero un programma per il reclutamento di nuovi scienziati per la missione OSIRIS-REx. Questo prevedeva la sottomissione di una proposta (proposal) di progetto scientifico riguardante l’utilizzo dei dati che verranno raccolti dalla strumentazione della sonda. Tra le decine di scienziati che hanno partecipato alla selezione, c’era anche Maurizio Pajola: “Il progetto che ho proposto alla NASA riguarda lo studio scientifico delle distribuzioni in dimensioni di tutti i massi superficiali, dal metro fino al centimetro, con, in aggiunta, l’identificazione delle densità di massi sulla superficie”, dice Pajola. “Questo aspetto scientifico è di fondamentale importanza anche dal punto di vista ingegneristico per l’identificazione del migliore sito di atterraggio sicuro su Bennu”.

Dei 79 proposal inizialmente ricevuti dalla NASA, sono 13 quelli selezionati. Il proposal inviato da Pajola è stato supportato dall’Agenzia Spaziale Italiana. “Conoscevamo i risultati raggiunti da Pajola nell’ambito della missione Rosetta e non abbiamo esitato a far sapere alla NASA che avremmo finanziato, per quanto dovuto, le sue attività scientifiche sulla missione OSIRIS-Rex”, dichiara Barbara Negri, responsabile dell’unità Esplorazione ed Osservazione dell’Universo dell’ASI. “Con la selezione del mio progetto di ricerca divento automaticamente Participating Scientist CO-I (Co-Investigator) dello strumento che ho proposto di utilizzare”, aggiunge lo scienziato, originario del Veneto. Oltre Pajola, gli altri scienziati selezionati sono: Joshua Bandfield (Space Science Institute, Boulder, Colorado), Kerri Donaldson-Hanna (University of Oxford, England), Catherine Elder (Jet Propulsion Laboratory, Pasadena, California), Timothy Glotch (Stony Brook University, New York), Romy Hanna (University of Texas, Austin), Christine Hartzell (University of Maryland, College Park), Jamie Molaro (Planetary Science Institute, Tucson, Arizona), (Greg Neumann – NASA’s Goddard Space Flight Center, Greenbelt, Maryland), Stephen Schwartz (University of Arizona, Tucson), Matthew Siegler (Planetary Science Institute, Tucson, Arizona), David Trang (University of Hawaii, Manoa) e Pasquale Tricarico (Planetary Science Institute, Tucson, Arizona).

Pajola lavorerà sull’OSIRIS-REx Camera Suite (OCAMS), cioè la fotocamera della sonda che si compone a sua volta di tre strumenti principali: PolyCam (fotocamera associata ad un telescopio di 20 centimetri di diametro utilizzata per l’acquisizione delle immagini nella fase di avvicinamento all’asteroide e per quelle ad altissima risoluzione una volta in orbita), MapCam (sviluppata allo scopo di individuare eventuali satelliti presenti o fenomeni di degassificazione dalla superficie e per produrre mappe globali a colori della superficie di Bennu) e SamCam (riprenderà in modo continuo il recupero del campione dalla superficie dell’asteroide). “Sono emozionatissimo di essere entrato nella missione OSIRIS-REx”, commenta Pajola “non me l’aspettavo, ma ci tenevo davvero tanto dopo tutti i giorni e le notti passate a lavorare sulla superficie della cometa di Rosetta 67P, sia quando ero pagato per lavorare su Rosetta ed ero in Italia al CISAS-Università di Padova, sia nei due anni trascorsi al laboratorio NASA Ames Research Center. Dopo aver identificato tutti i massi sulla superficie cometaria e averne studiato il loro potenziale scientifico ed ingegneristico, ora tutto questo potrò applicarlo su Bennu portando sempre con me la missione scientifica che più mi ha dato finora nella mia carriera da ricercatore: Rosetta!”

Pajola collaborerà con gli altri due scienziati INAF già nel team italiano e il suo ruolo sarà di partecipare sia nell’Image Processing Working Group, che nel Regolith Development Working Group. ”Il mio ruolo riguarderà l’identificazione di tutti i massi sulla superficie di Bennu, l’analisi scientifica delle distribuzioni in dimensioni di questi, e la partecipazione nell’aspetto fondamentale della missione: l’identificazione del miglior Sampling Site sull’asteroide Bennu” specifica Pajola. “Oltre a questo, parteciperò nella realizzazione di mappe geologiche della superficie di Bennu e al suo studio mineralogico”. Il giovane scienziato farà la spola tra la sede padovana dell’INAF e l’Università dell’Arizona ogni sei mesi (negli anni 2018-2021), ma principalmente lavorerà all’Osservatorio Astronomico di Padova per analizzare le immagini ad alta risoluzione dell’asteroide Bennu.

Cos’è la Missione OSIRIS-REx:

La missione OSIRIS-REx è la terza missione spaziale NASA del Programma New Frontiers (la prima è New Horizons su Plutone, la seconda Juno su Giove). La missione è stata sviluppata dal Lunar and Planetary Laboratory dell’Università dell’Arizona (Tucson), dal NASA Goddard Space Flight Center e dalla Lockheed Martin. OSIRIS-REx ha come scopo quello di compiere un rendezvous con l’asteroide 101955 Bennu a dicembre 2018, seguirlo nella sua orbita per circa 2 anni a distanze che variano da 5 chilometri a 250 metri, e quindi scendere a fine del 2020 sulla sua superficie per prelevare attraverso un braccio robotico un campione incontaminato di regolite carbonacea di almeno 60 grammi (fino a un chilo). I risultati della fase osservativa saranno utilizzati per individuare il sito da cui prelevare il campione e la strategia di avvicinamento. La sonda non atterrerà sulla superficie dell’asteroide (come ha fatto Philae con la cometa 67P) ma allungherà un braccio robotico attraverso cui potrà prelevare un campione incontaminato (con la manovra di Touch and Go, i campioni di regolite verranno raccolti in 5 secondi). Al termine della rapida manovra, la sonda inizierà il suo viaggio di ritorno verso la Terra che raggiungerà il 24 settembre del 2023. Nella fase di avvicinamento al nostro pianeta la sonda rilascerà una capsula, contenente il campione raccolto, che atterrerà nel deserto dello Utah (Stati Uniti). Una volta a terra, il campione sarà trasportato al NASA Johnson Space Center per essere preservato e per le future analisi dei suoi costituenti, della loro distribuzione e della sua storia. La sonda americana avrà il compito di mappare le proprietà globali, chimiche e mineralogiche di un asteroide carbonaceo primordiale per caratterizzare la sua storia geologica e dinamica e fornire un contesto per il campione recuperato, ma dovrà anche misurare l’effetto YORP di un asteroide potenzialmente pericoloso e individuare le proprietà dell’asteroide che contribuiscono a tale effetto.