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Il 10 Ottobre 2017 si terrà a Roma, con il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Europea, una conferenza di celebrazione del 50mo anniversario dell’Outer Space Treaty. La conferenza ha l’obiettivo di sollecitare il governo italiano a svolgere una decisa iniziativa verso le Nazioni Unite e tutte le istituzioni competenti, per la definizione ed il varo di un sistema di diritto spaziale. Il 10 Ottobre 1967 entrava in vigore il “Trattato sui principi che governano le attività degli Stati in materia di esplorazione ed utilizzazione dello spazio extra-atmosferico compresa la Luna e gli altri corpi celesti”, anche detto “Trattato sullo spazio extra-atmosferico” (Outer Space Treaty). È il trattato internazionale che costituisce la struttura giuridica di base del diritto internazionale aerospaziale. Aperto alla sottoscrizione dai tre paesi depositari — Stati Uniti, Regno Unito, ed Unione Sovietica — ad oggi il trattato è stato firmato e ratificato da 107 Paesi, mentre altri 23 Paesi l’hanno sottoscritto ma non ancora ratificato. Tra i principi base, il divieto agli stati firmatari di collocare armi nucleari od ogni altro genere di armi di distruzione di massa nell’orbita terrestre, sulla Luna o su altri corpi celesti, o, comunque, stazionarli nello spazio extra-atmosferico. Il trattato consente l’utilizzo della Luna e degli altri corpi celesti esclusivamente per scopi pacifici, e ne proibisce invece espressamente l’uso per effettuare test su armi di qualunque genere, condurre manovre militari, o stabilire basi, installazioni o fortificazioni militari.

Il trattato, inoltre, e qui entriamo in un’area di interesse crescente ai giorni nostri, proibisce espressamente agli stati firmatari di rivendicare risorse poste nello spazio, quali la Luna, un pianeta o altro corpo celeste, poiché considerate “patrimonio comune dell’umanità”: l’articolo 2 del trattato afferma, infatti, che “lo spazio extra-atmosferico non è soggetto ad appropriazione nazionale né rivendicandone di sovranità, né occupandolo, né con ogni altro mezzo”. Il trattato proibisce di fatto ogni diritto di proprietà privata nello spazio, allo stesso modo in cui il diritto del mare impedisce a chiunque l’appropriazione del mare. L’unico punto del trattato in cui si considerano attività condotte da enti non-governativi nello spazio extra-atmosferico, inclusa la Luna e altri corpi celesti, precisa che qualsiasi attività è soggetta all’autorizzazione ed alla continua supervisione da parte dello stato di appartenenza firmatario del trattato e che gli stati firmatari saranno responsabili, a livello internazionale, per le attività spaziali nazionali condotte sia dagli enti governativi che da quelli non-governativi. Pensando all’epoca in cui è stato concepito, gli anni ’60 del secolo scorso, non ci dobbiamo meravigliare che il trattato consideri quasi esclusivamente gli stati, trascurando quasi completamente le imprese private ed i cittadini. Ma questa normativa si può considerare sufficiente oggi, nell’epoca che vede l’abbattimento del costo del trasporto terra orbita? Inoltre, mi aspetterei come minimo che un sistema di diritto spaziale proibisse l’abbandono di rottami e rifiuti in orbita, considerata da tutti come un’enorme discarica, di cui ci si può totalmente disinteressare… Ma i redattori del trattato sono stati ben attenti, nel 1967, a non scrivere norme che potessero allora suonare “fantascientifiche”! E, del resto, chiunque si accingesse oggi all’opera meritoria di ripulire l’orbita dai rifiuti, incorrerebbe probabilmente in guai legali, visto che il trattato non comprende una norma simile a quella che, nel diritto marittimo, stabilisce il diritto di proprietà per chiunque recuperi un relitto potenzialmente pericoloso per la navigazione. Considerando la negazione della proprietà privata nello spazio extra-atmosferico, compresa la Luna e gli altri corpi celesti, e considerando la forte spinta odierna all’espansione delle attività civili, industriali e commerciali in genere, nelle aree suddette, è più che urgente mettere mano, possibilmente sotto l’egida delle Nazioni Unite, a tutta la normativa, con l’obiettivo di ricavarne un sistema legale consistente e coerente, che permetta alle imprese private, consorzi di ricerca ed esplorazione a fini commerciali, di muoversi nello spazio extra-atmosferico attenendosi a criteri largamente condivisi e rispettosi delle libertà e dei diritti riconosciuti per le attività civili condotte sul suolo e nelle acque terrestri.

Fra le normative più urgenti, l’estensione allo spazio esterno dei diritti umani, così come riconosciuti e codificati dalle Nazioni Unite. Fra i diritti umani si deve considerare il diritto allo sviluppo, riconosciuto dalle Nazioni Unite, come motivazione generale e parte integrante di un programma globale di espansione civile nello spazio esterno. (si veda la Risoluzione sul Diritto allo Sviluppo dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite 41/128 del 4 dicembre 1986). Si dovrebbero garantire la salvaguardia e la protezione della vita e della salute umana e, in generale, la garanzia e la salvaguardia delle condizioni di vita civili, nell’ambiente dello spazio esterno. Il che comporta un’immediata assunzione prioritaria di responsabilità, da parte delle agenzie spaziali e gli enti di ricerca, per quanto riguarda la protezione dalle radiazioni cosmiche, la gravità artificiale e la creazione di ecosistemi artificiali, per riprodurre l’indispensabile ambiente vegetale e faunistico nelle infrastrutture spaziali. Si dovrebbe descrivere ed adottare un concetto di “Libertà dello Spazio”, derivato dal diritto marittimo terrestre (“Libertà dei mari”), e dal diritto dell’aviazione commerciale (“Libertà dell’aria”). Il sistema di diritto spaziale dovrebbe fornire le regole basilari per lo sviluppo di un libero mercato nello spazio esterno, nel pieno rispetto dei diritti umani e delle relative leggi. Si dovrebbe quindi regolamentare lo sfruttamento delle risorse extraterrestri, come le materie prime asteroidee e planetarie, da parte dell’industria privata, ed anche definire le condizioni di rivendicazione ed aggiudicazione di porzioni di suolo extraterrestre, da parte di soggetti privati, cosa che il trattato attualmente in vigore invece proibisce. Si dovrebbe definire la quota soglia (limite dell’atmosfera? Suborbitale? Orbita bassa?), dove terminano i cieli nazionali ed inizia il regime di giurisdizione internazionale dello Spazio Esterno. Il Diritto Spaziale dovrebbe stabilire norme severe per la pulizia e la sicurezza orbitale, sollecitando al contempo la costruzione di una piattaforma internazionale per la rimozione, la mitigazione ed il riutilizzo dei rottami e dei detriti spaziali, che attualmente minacciano l’integrità delle attività orbitali. Si dovrebbe definire una normativa del diritto al recupero e proprietà di relitti e rottami spaziali abbandonati in orbita. Come indirizzo generale a breve e medio termine, l’ONU dovrebbe raccomandare, promuovere e sostenere l’intesa e la collaborazione internazionale tra le agenzie, in particolare l’unificazione degli sforzi per il rapido sviluppo di insediamenti e dell’infrastruttura industriale nello spazio Geo-Lunare e per l’ulteriore esplorazione verso Marte ed i pianeti esterni.

(fonte: Space Renaissance Italia)