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Il 26 agosto 1977 veniva lanciato da Cape Canaveral il primo satellite italiano per telecomunicazioni. Un cilindro dal diametro di 143 centimetri, pesante 229 kg e ricoperto da celle solari: era questo l’aspetto di SIRIO, lo storico satellite geostazionario per telecomunicazioni completamente made in Italy, che 40 anni fa aprì la strada a missioni di tipo applicativo. Ma prima di arrivare al momento fatidico del lancio, che avvenne a bordo del vettore Delta 2313 della NASA, il cammino di SIRIO (Satellite Italiano di Ricerca Industriale e Operativa), il cui obiettivo principale riguardava la sperimentazione della propagazione ad alte frequenze fino a 18 Ghz, fu una vera corsa ad ostacoli. Le difficoltà incontrate dal progetto, nato dalla collaborazione tra il Consiglio Nazionale delle Ricerche e la Compagnia Industriale Aerospaziale – un consorzio che riuniva le principali aziende del comparto, erano connesse a numerosi fattori, quali il periodo caratterizzato da incertezze politiche e sociali, problemi di fondi erogati in maniera discontinua, mancanza di normativa specifica in materia e un settore spaziale che si presentava alquanto frammentario. Solo nel 1971 e nel 1974 furono approvate due leggi ad hoc – la n. 97 e la n. 388 – per il supporto finanziario alle attività spaziali nazionali, che complessivamente attribuirono a SIRIO un budget di 42 miliardi di lire e spianarono la strada verso il lancio. Progettato per avere una vita operativa di due anni, il satellite nato da un’idea di Francesco Carassa, docente al Politecnico di Milano, rimase attivo per otto anni, fino al 1985. SIRIO fu al centro di numerose attività sperimentali sui fenomeni di propagazione e sulle bande di frequenza e fu utilizzato anche per effettuare test sulle comunicazioni televisive. Gli esperimenti furono condotti da centri di ricerca sia italiani che internazionali: Regno Unito, Francia, Germania, Finlandia, Paesi Bassi, Stati Uniti e Cina.   Il successo della missione di SIRIO, oltre a comprovare il livello di eccellenza del settore spaziale italiano, diede ulteriore impulso al campo delle telecomunicazioni ed ebbe importanti ricadute anche nell’ambito di un’organizzazione più razionale delle strutture nazionali operanti nella ricerca spaziale.