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La navicella russa Soyuz MS-14, decollata il 22 agosto dal cosmodromo di Baikonur senza equipaggio, con a bordo il robot Skybot 850 e il telescopio italo-russo mini-EUSO, non è riuscita ad agganciarsi alla Stazione spaziale internazionale. L’attracco automatico sarebbe dovuto avvenire alle 7:30 ora italiana di sabato 24 agosto, ma un problema tecnico lo ha impedito quando mancava circa 100 metri al contatto. Ora la navetta si trova sempre alla portata della stazione ma a distanza di sicurezza, per essere in grado di ritentare l’aggancio. Il robot umanoide presente a bordo della Soyuz MS-14 non ha compiti di pilotaggio, ma solo quello di registrare tutte le fasi della missione, coincisa con il volo di collaudo del razzo vettore Soyuz 2.1a, versione migliorata e potenziata del lanciatore impiegato dall’agenzia spaziale russa per il trasferimento degli equipaggi a bordo della stazione spaziale internazionale. L’altro carico utile è rappresentato da Mini-EUSO, telescopio di nuova generazione in banda ultravioletta (UV) per lo studio ed il monitoraggio di emissioni notturne di origine terrestre, atmosferica e cosmica che sarà istallato su un oblò del modulo russo “Zvezda” per effettuare una campagna di osservazioni notturne dalla quota della Stazione Spaziale Internazionale, ossia circa 400 km. Mini-EUSO, nato da una cooperazione tra l’Agenzia Spaziale Italiana e l’agenzia spaziale russa ROSCOSMOS, è coordinato da Marco Casolino, della Sezione di Roma Tor Vergata dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e dell’Università di Roma Tor Vergata, insieme al russo Mikhail Panasyuk dell’Università Statale di Mosca.