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La NASA ha completato con successo il test preliminare sul sistema di salvataggio al decollo (launch abort system) della capsula Orion, la navicella destinata a trasportare verso la Luna nel 2022 il primo equipaggio del programma Artemis. Orion esordì nel dicembre 2014 quando toccò i 5.800 km di quota per poi rientrare in atmosfera e ammarare nel Pacifico, frenata da tre paracadute come accadeva con le capsule Apollo. E’ bastato un volo di soli tre minuti per testare il sistema di salvataggio che, in caso di aborto del lancio, allontanerebbe l’equipaggio dal razzo mettendolo in sicurezza. Per eseguire il test, che ha avuto luogo alle 13 ora italiana del 2 luglio, è stato utilizzato il missile balistico intercontinentale “Peacekeeper”.

Il Launch abort system è stato attivato 52 secondi dopo il distacco dalla rampa di lancio, quando la capsula aveva raggiunto la quota di 9,5 km, fornendo una spinta di 7g. Un potente strappo salvavita, prima che entri in funzione il motore necessario a stabilizzare la capsula, che rientrerebbe rallentata dai paracadute. Il test, invece, si è concluso con il funzionamento di un motore supplementare che ha spinto lontano il modulo facendolo disintegrare nell’oceano Atlantico a quasi 500 km orari.

Entro fine luglio la NASA conta di effettuare le prove di sollecitazione del modulo principale e quello di servizio della capsula Orion. La missione Artemis 1, ovvero il primo volo senza equipaggio in orbita lunare, è previsto nell’autunno 2020, mentre la missione Artemis 2 che riporterà astronauti intorno alla Luna dovrebbe essere effettuata nel 2022. Il futuro di Orion dipende comunque dal nuovo grande lanciatore americano, lo Space Launch System sviluppato da Boeing, che è in ritardo sulla tabella di marcia.