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giornata_della_terra_630x360C’è il mondo, ovvero il Pianeta blu, e ci sono terzo e quarto mondo. A grandi linee pensiamo di sapere dove si concentrano le sacche di povertà, ma per definire realmente i contorni delle aree più diseredate lo strumento più idoneo è il satellite. Lo sostengono in modo convinto i ricercatori dell’Università di Stanford che, in proposito, hanno pubblicato uno studio su Science. Essi propongono un metodo per ovviare alle evidenti difficoltà di effettuare analisi meticolose, che risultano lunghe e dispendiose. Il metodo consiste, per l’appunto, nell’utilizzo dei dati satellitari, combinato ad un sofisticato algoritmo per la categorizzazione delle caratteristiche. I ricercatori hanno inoltre scelto di utilizzare dati giorno/notte combinati. Se infatti i dati notturni scremano le aree sulla base della luminosità. Aree illuminate, infatti, forniscono il dato di una zona più “ricca”, come le nostre città, con infrastrutture esistenti. Ma queste immagini restano buie se non combinate con immagini diurne, in grado di catturare caratteristiche come le strade asfaltate o i tetti delle case. Con questa nuova metodologia, i ricercatori di Stanford dimostrano, nello studio apparso su Science, che è in grado di individuare aree sotto la soglia di povertà con una percentuale superiore dell’81% alle metodologie precedenti e di ben il 99% nel caso di zone che sono due volte sotto la soglia di povertà. Tali ricerche sono fondamentali per indirizzare le politiche degli stati a tutela della popolazione che vi vive, analisi che condotte esclusivamente a terra rischiano di essere estremamente parziali considerate che alcune di quelle zone sono anche teatro di conflitti armati. A rendere la metodologia efficace e a basso costo sono i dati satellitari “open”, vale a dire accessibili a tutti.