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Spazio frontiera della conoscenza

Spazio frontiera della conoscenza

Condivisione e consapevolezza delle competenze e delle risorse per stimolare al meglio tutte le capacità e le eccellenze che il settore spaziale italiano è in grado di mettere in campo. Questo l’obiettivo della Giornata della Ricerca Accademica Spaziale realizzata dall’Agenzia Spaziale Italiana alla presenza del ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi.

Le sfide poste dalla New Space Economy e i mutamenti che stanno interessando il settore spaziale richiamano la necessità di una maggiore collaborazione tra tutti gli attori e la ricerca, in questi ultimi mesi, si è dimostrata ancora una volta elemento chiave per la vita di tutti giorni.

“La pandemia è stata anche un’occasione per riflettere sul futuro. Ed il futuro è nella ricerca e soprattutto nella sua velocità. – ha detto il ministro dell’Università e della Ricerca, Gaetano Manfredi – Per questo abbiamo bisogno di strategie che mettano a sistema ricerca pubblica e privata, sia industriale che universitaria. Dobbiamo valorizzare le idee per mantenere alto il livello di innovazione e seguire le esigenze del mercato: così si trasforma un’idea in progetto concreto. Per stare al passo con le rinnovate dinamiche di sviluppo occorrono visioni globali, sistematiche e integrate, come finora ha fatto l’ASI affermandosi a livello internazionale”.

“L’Agenzia Spaziale Italiana punta a fare da catalizzatore favorendo un utilizzo sinergico delle diverse competenze del mondo accademico e degli enti di ricerca – ha sottolineato il presidente dell’ASI Giorgio Saccoccia -. Lo spazio è sinonimo di innovazione e ricerca. È importante investire nelle idee originali soprattutto dei giovani per trasferirle al mondo dell’industria e fare avanzare il nostro Paese sia tecnologicamente che economicamente. Oggi inauguriamo sul nostro sito web il portale della ricerca spaziale che ospiterà le iniziative di università ed enti di ricerca. La sfida è quella di stimolare ed investire nel capitale umano: quello che serve a creare il futuro dello spazio a beneficio di tutti.”

Il sito istituzionale dell’Agenzia (www.asi.it) dispone di una sezione ad hoc, una vera e propria vetrina permanente per università ed Enti di ricerca che potranno farsi conoscere attraverso dei video-pitch. La giornata è stata anche l’avvio alla costituzione di tavoli tematici con l’obiettivo di raccogliere nuove idee e proposte di progetti di ricerca tra università ed imprese.

L’obiettivo è quello di favorire le attività di ricerca, base ed elemento motore degli sviluppi tecnologici e dei processi di innovazione; realizzare  mappatura delle competenze e infrastrutture di ricerca supportare un coordinamento nazionale facilitando le sinergie, il dialogo e la collaborazione tra soggetti della comunità spaziale nazionale anche al fine di individuare nuovi temi di ricerca; potenziare i network di ricerca esistenti e favorire la creazione di reti di infrastrutture di ricerca; promuovere attività di ricerca interdisciplinari, nonché processi di spin-in da settori non-Spazio al settore spaziale attraverso iniziative per favorire uno scambio di competenze e di capacità di ricerca anche in settori apparentemente lontani (ma che possono contribuire trasversalmente al settore spaziale). Non ultimo anche lo scopo di contribuire a potenziare il ciclo della formazione qualificante e dell’alta formazione, agendo da collante tra scuole di dottorato o tra percorsi di formazione (es master, summer school), ampliare la collaborazione con il maggior numero di università possibili. Infine, supportare/rafforzare le connessioni tra la ricerca, formazione delle nuove generazioni di ricercatori ed i programmi spaziali.

Droni italiani per Marte

Droni italiani per Marte

Un nuovo importante contributo alla sperimentazione di tecnologie avanzate in ambiente remoto è stato portato da un team italiano nel corso della missione Crew 212, che si è svolta dal 3 al 19 maggio alla Mars Research Desert Station (MRDS) nel deserto dello Utah, gestita da Mars Society. Protagonisti due ingegneri aerospaziali: il 27enne catanese Paolo Guardabasso, con master in space exploration, e il 30enne Vittorio Netti, barese ma residente a Venezia, attualmente impegnato in un master a Houston in space architecture, entrambi legati ai programmi di Mars Planet, la sezione italiana di Mars Society. La loro missione è consistita nell’impiego di droni sviluppati per l’esplorazione in ambiente marziano: due ad ala fissa, uno dei quali VTOL, e un quadricottero. Sono state svolte otto sessioni di volo con i tre diversi tipi di drone, tutti progettati e realizzati in Veneto insieme a un gruppo di aziende locali (Neutech e Airvision), con sede in provincia di Treviso, e in collaborazione con IUAV – Istituto Universitario Architettura di Venezia. Nel corso della missione è stata eseguita la mappatura di 12 ettari di territorio e sono state scattate 400 immagini da una quota di 100 metri con i drone ad ala fissa. Il quadricottero è stato usato per ispezionare l’esterno della base e testarne l’impiego simulando un’operazione di ricerca e soccorso per il ritrovamento di una componente l’equipaggio dispersa. L’esperienza maturata nelle due settimane di permanenza alla MRDS continuerà attraverso una collaborazione di tipo progettuale e sperimentale con Mars Planet nel settore dei droni. Paolo Guardabasso e Vittorio Netti sono stati selezionati per la missione Amadee 20, che sarà organizzata e ospitata dall’Agenzia Spaziale Israeliana dal 15 ottobre al 14 novembre 2019 presso il D Mars nel deserto Ramon. In quella occasione è previsto l’impiego di un drone Vtol che sarà presentato in una versione avanzata alimentato da pannelli solari, anziché a batteria come quello usato nel deserto dello Utah.

 

Mars Planet a Focus Live

Mars Planet a Focus Live

Una passeggiata su Marte è la straordinaria opportunità offerta da Mars Planet nel Padiglione Spazio di Focus Live, la kermesse di quattro giorni organizzata dall’8 all’11 novembre al Museo della Scienza e della Tecnica “Leonardo da Vinci” di Milano. Accanto al simulatore della Soyuz, le piattaforme di realtà virtuale motivity e motigravity di Mars Planet, chapter italiano della Mars Society, in grado di regalare una immersione totale nei panorami delle pianure marziane e la sensazione di muoversi nei moduli di una base umana sul Pianeta Rosso. Un visore 3D e un joystick per calarsi nell’atmosfera di panorami riprodotti sulla scorta dei ritratti naturali trasmessi dai rover che hanno esplorato la superficie marziana. Mars Planet dimostra con questa tecnologia, interamente sviluppata dalla propria organizzazione che può contare sulla collaborazione con università e centri di ricerca di Paesi europei e asiatici, come sia possibile supportare l’ambientamento dei futuri esploratori spaziali ricostruendo in maniera virtuale gli spazi e le condizioni in cui si ritroveranno a operare. Se il laboratorio allestito nel corso di Focus Live ha una finalità primariamente educativa, Mars Planet è impegnata a sviluppare applicazioni clinico-mediche e riabilitative in forza di un bando europeo che ha assegnato questo compito specifico. Una riprova di come la ricerca per lo sviluppo di tecnologie da impiegare a supporto della presenza dell’uomo sul Pianeta Rosso possa mettere a disposizione ricadute per utilizzi civili e industriali.

 

Mars to Earth e Space Economy

Mars to Earth e Space Economy

Mars Planet – sezione italiana di Mars Society, ha scelto la sede della Regione Lombardia per tenere la conferenza sulle prospettive di sviluppo industriale, scientifico e civile legate alle tecnologie propedeutiche all’esplorazione di Marte, presenti i principali attori del settore spaziale. Un mondo apparentemente lontano ma che, al contrario, coinvolge potenzialmente una miriade di imprese della regione motore dell’economia italiana. La conferenza, promossa in collaborazione con la Regione Lombardia, si svolge nei giorni 11 e 12 maggio e rappresenta il focus sulle tecnologie per l’esplorazione di Marte e sul ruolo dell’industria lombarda nella Space Economy. Obiettivo di Mars Planet, che persegue il progetto di realizzare un centro di ricerche spaziali in Lombardia con l’intento di stimolare l’innovazione tecnologica e le sue ricadute sulla società, è sensibilizzare il comparto industriale a divenire parte attiva della cosiddetta Space Economy. Ad aprire la conferenza sono stati chiamati il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, in relazione all’importanza della Space Economy per la Lombardia, anche alla luce dei recenti accordi con il Politecnico di Milano, e Luigi Pasquali, coordinatore attività spaziali di Leonardo, leader industriale italiano nel settore spaziale con un’importante presenza in Lombardia. Oltre a relatori di Agenzia Spaziale Italiana, Leonardo, Thales Alenia Space e Altec, il panel di speakers comprende, tra gli altri, rappresentanti di Agenzia Spaziale Europea e NASA e il presidente della Mars Society americana. La conferenza si articola in sessioni dedicate a fisiologia umana e colture agricole nelle missioni spaziali di lungo periodo, a robotica e realtà virtuale, con un’appendice dedicata a progetti di innovazione presentati da giovani studenti degli istituti superiori e delle università, aventi come tema di sviluppo la ricerca su Marte.

“La conferenza MARS TO EARTH 2018 si focalizza sulle applicazioni dei programmi di ricerca su Marte e sulle attività di esplorazione spaziale in genere, che sono già disponibili per innescare un impatto economico di valore aggiunto sulle attività commerciali e industriali terrestri – dichiara l’ing. Antonio Del Mastro, presidente di Mars Planet – L’esplorazione umana di Marte genererà un effetto positivo su molti settori industriali, contribuendo a un cambiamento radicale dello scenario tecnologico ed economico sul nostro pianeta madre. L’ubicazione della conferenza a Milano vuole richiamare l’importanza della partecipazione del sistema produttivo lombardo alla Space Economy, in ottica di Industria 4.0, auspicare un ruolo preminente dell’Italia nel contesto europeo come destinatario dei benefici economici derivanti dall’esplorazione di Marte”.

 

 

 

Il primo caffè spaziale è servito

Il primo caffè spaziale è servito

astrosamantha-beve-isspresso-700-x-394ISSpresso, la prima macchina espresso a capsule per lo spazio, realizzata da Argotec e Lavazza in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, è stata messa in funzione sulla Stazione Spaziale Internazionale e alle 12:44 (ora universale) di domenica 3 maggio Samantha Cristoforetti, astronauta italiana dell’Agenzia Spaziale Europea, capitano dell’Aeronautica Militare, impegnata nella missione Futura, ha sorseggiato in orbita un autentico espresso italiano. Cristoforetti è oggi diventata, dunque, non solo la prima donna italiana ad andare nello spazio, ma anche il primo astronauta della storia a bere il caffè preparato in assenza di gravità, grazie al progetto realizzato da Argotec (un’azienda ingegneristica aerospaziale italiana) e Lavazza(produttore dal 1895 di miscele di caffè e tra i grandi torrefattori mondiali) in partnership pubblico-privata con l’Agenzia Spaziale Italiana

ISSpresso è uno dei nove esperimenti selezionati dall’Agenzia Spaziale Italiana per la missione Futura di Samantha Cristoforetti e non è solo il simbolo del Made in Italy che conquista la stazione spaziale, ma anche il frutto di una ricerca scientifica avanzata. Preparare un caffè nello spazio non è semplice ma è necessaria una tecnologia estremamente raffinata. La prima macchina espresso a capsule è in grado di lavorare nelle condizioni estreme dello spazio, dove i principi che regolano la fluidodinamica dei liquidi e delle miscele sono molto diversi da quelli tipici terrestri. Rappresenta un vero gioiello tecnologico e ingegneristico, in grado di erogare un espresso a regola d’arte in assenza di peso. Per questo è stato selezionato dall’Agenzia Spaziale Italiana per un’opportunità di utilizzazione a bordo della ISS.

Una pausa-caffè spaziale

Le operazioni di supporto all’esperimento sono state seguite dal centro di controllo di Argotec e monitorate dai centri di controllo dell’Agenzia Spaziale Italiana. Il primo espresso spaziale è stato accolto con entusiasmo dall’equipaggio della Missione Futura. La macchina ISSpresso – che utilizza le stesse capsule di caffè Lavazza che si trovano sulla Terra – è stata progettata e realizzata proprio per garantire la stessa qualità di un autentico caffè espresso italiano per crema, corpo, aroma e temperatura. La bevanda è stata così erogata in condizioni di microgravità e rispetta tutte le caratteristiche dell’espresso italiano. Al termine dell’erogazione, un nuovo sistema brevettato ha garantito la pulizia della parte finale del circuito idraulico, generando allo stesso tempo all’interno del “pouch” – la “tazzina” spaziale – una piccola differenza di pressione studiata appositamente per sprigionare tutto l’aroma del caffè espresso nel momento in cui viene inserita la cannuccia nel “pouch” stesso. Quest’ultimo, realizzato con un materiale trasparente, ha permesso l’osservazione diretta della crema, consentendo così di effettuare l’esperimento di fluidodinamica e di studiare il comportamento dei liquidi ad alta pressione e alta temperatura in un ambiente spaziale.

ISSpresso prende il suo nome dalla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), su cui è stata trasportata e installata grazie ai diritti nazionali di accesso e di utilizzazione che l’Agenzia Spaziale Italiana, unica in Europa, detiene attraverso la cooperazione bilaterale con la NASA. Si tratta della prima macchina espresso a capsule in grado di lavorare nelle condizioni estreme dello spazio, dove i principi che regolano la fluidodinamica dei liquidi e delle miscele sono molto diversi da quelli tipici terrestri. ISSpresso nasce da un progetto di Argotec, l’azienda ingegneristica italiana specializzata nella progettazione di sistemi aerospaziali e leader europea nella preparazione di alimenti sani e nutrienti da consumare nello spazio, e di Lavazza, lo storico brand made in Italy del caffè. ISSpresso rappresenta una sfida tecnologica che soddisfa requisiti molto severi, imposti dall’ASI e dalla NASA, in termini di funzionalità tecnica e di sicurezza: si tratta di un importante traguardo scientifico e ingegneristico che sta aiutando a migliorare le conoscenze sui principi di fluidodinamica e sulle condizioni in microgravità, oltre a contribuire al miglioramento della qualità della vita degli astronauti sulla ISS. L’innovativo sistema a capsule è in grado di preparare anche il caffè lungo e le bevande calde, come tè, tisane e brodo, consentendo la reidratazione degli alimenti. Alcune delle soluzioni adottate hanno portato a brevetti internazionali, che potranno essere utili sia per le successive missioni spaziali, sia per un utilizzo terrestre.

Il video del primo caffè preparato in orbita (ASITV)

“L’esperimento è un’opera di elevata ingegneria – ha ricordato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston – frutto di una collaborazione tra pubblico e privato che ha prodotto soluzioni innovative: porteranno non solo benefici psicologici immediati per gli astronauti, ma importanti ritorni positivi sulla Terra e vantaggi tecnologici per le future missioni spaziali”.

“Con il successo dell’esperimento, abbiamo vinto la sfida che avevamo lanciato quasi un anno fa durante la presentazione del progetto, riuscendo a superare i limiti dell’assenza di peso e permettendo così di bere a bordo della Stazione Spaziale Internazionale un ottimo espresso, simbolo indiscusso del made in Italy, ma anche migliorando le conoscenze di fluidodinamica – hanno dichiarato con soddisfazione David Avino, Managing Director di Argotec, e Giuseppe Lavazza, Vice Presidente del Gruppo Lavazza – “La collaborazione tra Argotec e Lavazza, in partnership con ASI, dimostra come la sinergia tra due aziende italiane – e in particolare torinesi -, che rappresentano l’eccellenza nel proprio settore, possa portare a risultati straordinari di rilevanza internazionale”

Tecnologia extra-terrestre

Un altro record di ISSpresso è stato la sua realizzazione in tempi molto brevi – circa 18 mesi – rispetto alla media dei progetti spaziali. Ogni dettaglio di ISSpresso è stato studiato nei minimi particolari per rispondere a una sfida scientifica e ingegneristica: grazie agli studi sulla macchina, infatti, sono stati affrontati principi di fisica e di fluidodinamica, come la difficile gestione in un ambiente spaziale di liquidi ad alta pressione e alta temperatura. Basti pensare che il tubicino di plastica che conduce l’acqua all’interno di una normale macchina espresso è stato sostituito con un tubo di acciaio speciale in grado di resistere a una pressione di oltre 400 bar. La macchina è così complessa da raggiungere un peso di circa 25 chilogrammi in quanto tutti i componenti critici sono stati ridondati per questioni di sicurezza secondo le specifiche concordate con l’ASI.

 

CIRA in partnership con Aspen Avionics

CIRA in partnership con Aspen Avionics

cira-veduta-aereaAl Salone Aerospaziale di Parigi Le Bourget il CIRA, Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali, presenta due nuove iniziative strategiche: una partnership con Aspen Avionics e lo spin-off Scandium-for-Aerospace (S4A), per la diffusione di nuove tecnologie interamente ideate e sviluppate all’interno del Centro di Ricerca. Il CIRA, centro di ricerca con know-how specifico nel settore avionico, ha deciso di avviare partnership su tecnologie HW e SW proprietarie per progettare, certificare, sviluppare e commercializzare nuovi prodotti avionici per il mercato dell’aviazione generale.

L’accordo con Aspen Avionics, uno dei principali player del mercato avionico per l’aviazione generale, prevede un piano di cooperazione e di sviluppo per implementare insieme una serie di prodotti che utilizzano l’esperienza e il know-how dei circa 80 ricercatori avionici disponibili presso il CIRA e le capacità industriali e commerciali di Aspen. CIRA e Aspen si prefiggono anche di operare sul mercato europeo, promuovendo e coinvolgendo in questo processo d’innovazione iniziative provenienti da piccole e medie imprese italiane. L’intesa non rappresenta solamente un accordo di collaborazione industriale, ma segna anche l’avvio di una partnership strategica che vede l’ingresso del Cira nel capitale di Aspen Avionics.

“Se da un lato l’accordo con Aspen Avionics si basa sulla volontà di rendere i voli più sicuri e semplificare le procedure di pilotaggio per favorire un miglioramento delle attività dei piloti dell’Aviazione Civile” – afferma il Presidente del CIRA Enrico Saggese, “dall’altro lo spin-off di S4A che nasce dalla collaborazione con la Società Advanced Light Alloys (ALA) si incentra sull’intenzione di sviluppare e vendere applicazioni pilota per mezzo di tecnologie di produzione innovative che utilizzano leghe di scandio ed alluminio.”

Poiché le applicazioni industriali dell’alluminio-scandio oggi sono limitate a mercati marginali, CIRA ritiene che ci sia una forte opportunità nel mercato aerospaziale, specialmente laddove le leghe di scandio vengono accoppiato ad innovative tecniche manifatturiere quali Additive Layer Manufacturing (ALM). La creazione di S4A fornisce un know-how specifico per lo sfruttamento delle leghe di alluminio scandio e sarà in grado di fornire servizi di marketing e di consulenza tecnologica per i partner interessati allo sfruttamento industriale nel settore aerospaziale così come nei mercati dell’Aviazione Generale, fornendo anche un supporto al cliente interessato all’acquisizione di leghe di scandio necessarie per le sue attività produttive.

“Il CIRA” – sostiene il Direttore Generale Leopoldo Verde – “con queste iniziative strategiche promuove il concetto di Technology Transfer, con il trasferimento della tecnologia da un centro di eccellenza come il CIRA all’industria senza peraltro snaturare la propria natura votata alla ricerca applicata.”