Seleziona una pagina

L’auditorium dell’Agenzia Spaziale Italiana a Roma ha ospitato la prima del film “Il diritto di contare”, (titolo originale “Hidden Figures“), nelle sale cinematografiche dall’8 marzo 2017, la storia mai raccontata delle donne afroamericane che nel periodo della guerra fredda, sfidando razzismo e sessismo, hanno dato un contributo fondamentale ai successi del programma aerospaziale americano. Se John Glenn ha orbitato intorno alla terra e Neil Armstrong è stato il primo uomo a camminare sulla Luna, parte del merito va anche alle scienziate della NASA che negli anni Quaranta, armate di matita, regolo e addizionatrice, elaborarono i calcoli matematici che avrebbero permesso a razzi e astronauti di partire alla conquista dello spazio. Tra loro c’era anche un gruppo di donne afroamericane di eccezionale talento, originariamente relegate a insegnare matematica nelle scuole pubbliche “per neri” del profondo Sud degli Stati Uniti.

Dorothy Vaughan, Mary Jackson, Katherine Johnson e Christine Darden furono chiamate in servizio durante la seconda guerra mondiale a causa della carenza di personale maschile, quando l’industria aeronautica americana aveva un disperato bisogno di esperti con le giuste competenze. Tutto a un tratto a queste brillanti matematiche e fisiche si presentava l’occasione di ottenere un lavoro all’altezza della loro preparazione, una chiamata a cui risposero lasciando le proprie vite per trasferirsi a Hampton, in Virginia, ed entrare nell’affascinante mondo del Langley Memorial Aeronautical Laboratory. E il loro contributo, benché le leggi sulla segregazione razziale imponessero loro di non mescolarsi alle colleghe bianche, si rivelò determinante per raggiungere l’obiettivo a cui l’America aspirava: battere l’Unione Sovietica nella corsa allo spazio e riportare una vittoria decisiva nella guerra fredda.

Katherine Johnson, Dorothy Vaughan e Mary Jackson, insieme ad altre colleghe, vennero da principio assegnate alla sezione West & Computes. Siamo appena agli inizi degli anni 60 ed in piena sfida aerospaziale con l’URSS (nel 1961 Gagarin sarà il primo uomo a compiere una intera orbita ellittica intorno alla terra). Siamo a Langley in Virginia, al culmine del segregazionismo. Alla disgustosa prassi non sfuggiranno loro tre e le altre donne afro-americane del pool di calcolo identificate al tempo come “coloured computers”. Lavoravano, pranzavano e usavano servizi igienici separati dai loro colleghi bianchi. Per fare un esempio, quando Katherine venne chiamata a lavorare in un altro settore nevralgico, non essendo li prevista la presenza di persone di colore, non aveva neppure un bagno cui poter andare durante la giornata. Ciò la costringeva a virare sul vecchio posto di lavoro distante più di 1 km. Li, e solo li, erano previsti bagni per impiegati di colore.

Sullo sfondo della seconda guerra mondiale, della lotta per i diritti civili e della corsa allo spazio, “Il diritto di contare” segue la carriera di queste quattro donne per quasi trent’anni, durante i quali hanno affrontato sfide, forgiato alleanze e cambiato, insieme alle proprie esistenze, anche il futuro del loro Paese.

Il film racconta il sogno che quelle donne afroamericane seppero tramutare in realtà guadagnandosi giorno dopo giorno, dapprima il rispetto, poi pian piano diritti che ora diamo per scontati ma che fino a poco prima erano tutt’altro. Mary Jackson, iniziando con la mansione di calcolatore, divenne in seguito il primo ingegnere donna nera in forza alla NASA. Dorothy Vaughan fu invece la prima donna afro americana Supervisor alla West Area Computers della Nasa.