da Sorrentino | Nov 7, 2016 | Attualità, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
Il Consiglio Ministeriale dell’Agenzia Spaziale Europea, in programma a Lucerna l’1 e 2 dicembre 2016, rappresenta un appuntamento fondamentale per il sostegno di programmi e strategie rivolti alle attività umane in orbita, all’esplorazione, alle telecomunicazioni e all’osservazione terrestre. Motivo che ha spinto il direttore generale dell’ESA, Jan Woerner, a preannunciare in conferenza stampa la richiesta rivolta ai 22 Paesi membri per un impegno finanziario di durata pluriennale di circa 11 miliardi di euro. Woerner ha specificato che 1 miliardo dei fondi verrà impiegato in ricerche nel settore delle telecomunicazioni da svolgersi in partnership con il settore privato. L’Earth Observation Envelope Program – il programma di osservazione della Terra che include diversi satelliti da lanciare nei prossimi anni – riceverà invece fondi per un totale di 1,4 miliardi di euro. Per quanto concerne il ruolo di ESA per la Stazione Spaziale, l’agenzia chiederà agli Stati 800 milioni di euro di fondi per continuare il lavoro sulla ISS. I fondi richiesti saranno sufficienti fino al 2021; ciò significa che l’estensione della copertura economica al 2024 verrà decisa nella successiva Ministeriale, prevista tra circa tre anni. A tale proposito, Woerner ha sottolineato che l’impegno al 2024 è necessario per continuare i lavori sulla fornitura del modulo di servizio European Service Module (ESM) della navetta Orion della NASA. L’Europa e la NASA hanno firmato un accordo che prevede la fornitura da parte di ESA di ESM per finanziare parte dei costi di funzionamento comuni della ISS. Altro argomento cruciale del meeting di dicembre è il proseguimento della seconda parte della missione ExoMars, che richiede un ulteriore finanziamento di 400 milioni. Woerner ha dichiarato che gli Stati membri dovrebbero fornire una copertura di 300 milioni, mentre i restanti 100 milioni verranno recuperati dal budget stesso dell’Agenzia. Il 21 e 22 novembre in programma un report dell’ESA sullo status attuale della missione, a un mese dall’entrata in orbita della sonda e dall’impatto del modulo di test Schiaparelli. Woerner ha detto a chiare lettere che, qualora gli Stati membri non abbiano a disposizione i fondi necessari, l’ESA si ritroverebbe a prendere in considerazione l’idea di cancellare la missione e dunque il lancio di ExoMars nel 2020. Un’ipotesi che significherebbe interrompere le tappe di avvicinamento al Pianeta Rosso e la rinuncia allo sbarco del primo rover europeo. Il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, sottolinea che l’Italia, maggiore contribuente di ExoMars, è pronta a versare un contributo di circa 120 milioni di euro per il proseguimento della missione. “Abbiamo una sonda in orbita intorno a Marte il cui compito è raccogliere i dati che verranno inviati dal rover, parte della missione del 2020: non sarebbe logico rinunciare a questa seconda fase”.
da Sorrentino | Nov 7, 2016 | Industria, Politica Spaziale, Primo Piano, Ricerca
Claudio Rovai è il nuovo Presidente del Centro di Italiano di Ricerche Aerospaziali. La nomina, decisa all’unanimità dall’assemblea dei soci del CIRA, è arrivata due settimana dopo la revoca di Luigi Carrino dalla carica di consigliere di amministrazione e di presidente del Consiglio di amministrazione resa nota dall’Agenzia Spaziale Italiana, che il 24 ottobre ha preso la decisione insieme agli altri soci pubblici, ossia il Consorzio area sviluppo industriale Caserta e il Consiglio nazionale delle ricerche, che con il 68 per cento delle azioni detengono la maggioranza del Cira. Designati anche altri due componenti del Consiglio di Amministrazione: il Prof. Ennio A. Carnevale e il Dottor Paolo Gaeta. Con la nomina di Rovai, Gaeta e Carnevale, il CdA del CIRA, con tre componenti su cinque, è costituito e regolarmente operativo. Restano da nominare altri due membri del CdA. La nomina di Rovai è stata annunciata ai dipendenti del centro di ricerca di Capua dal Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, che ha sottolineato come “per l’ASI e per il sistema dello spazio italiano il CIRA rappresenta una realtà di grandissima importanza”. “Abbiamo fatto tutto quello che era necessario – ha continuato Battiston – per garantire il suo funzionamento e il suo rilancio”. Il nuovo presidente, Claudio Rovai ha ringraziato gli azionisti per la fiducia e ha invitato i dipendenti a guardare al futuro con fiducia, impegnandosi per affrontare le nuove sfide che attendono il CIRA”. Claudio Rovai è da anni nel settore spaziale. Attualmente è Presidente di ELV, (European Launch Vehicle), società partecipata al 70% da Avio e al 30% dall’Agenzia Spaziale Italiana e responsabile dello sviluppo e della produzione del nuovo lanciatore europeo Vega. Nel passato Rovai è stato anche presidente del Mars Center di Napoli, il centro ricerche della società Telespazio (Gruppo Leonardo Finmeccanica). La revoca di Carrino era stata motivata dall’ASI con “rilevanti criticità gestionali, tali da mettere a rischio le infrastrutture del Cira e le prospettive future della società”. Per contro lo stesso Carrino ha tenuto una conferenza stampa nella sede dell’Unione Industriali di Napoli per contestare la rimozione e le accuse mosse nei suoi confronti. Di fatto, il CIRA ha voltato pagina.
da Sorrentino | Ott 25, 2016 | Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
Dopo l’epopea della corsa alla Luna, che ha visto protagonisti l’ex Unione Sovietica e gli Stati Uniti, oggi è l’Oriente ad avanzare sempre più nell’esplorazione del nostro satellite naturale. L’Agenzia spaziale cinese (CNSA) ha confermato la preparazione della prossima missione lunare che vedrà il lancio della sonda Chang’e-5 nel 2017. Ad annunciarlo è stato Ouyang Ziyuan, responsabile scientifico del Lunar Exploration Project. Obiettivo di Chang’e-5 sarà raccogliere e riportare sulla Terra una serie di campioni lunari, che dovrebbero svelare importanti indizi sull’origine e l’evoluzione del nostro satellite. Questo traguardo, ha spiegato Ziyuan del corso di una conferenza stampa a Tianjin, costituirà la terza tappa dell’impresa cinese di esplorazione lunare. La prima fase risale al 2007, con il lancio del satellite circumlunare Chang’e-1, rimasto in orbita attorno alla Luna fino al 2009. Una seconda sonda di tipo orbitale, Chang’e 2, è stata lanciata nel 2010 e ha fornito una mappa lunare più dettagliata rispetto alla precedente. A questo punto la Cina è entrata nella sua seconda fase di corsa alla Luna, quella dell’atterraggio morbido senza equipaggio. Nel 2013 è partita Chang’e 3, il cui rover Yutu è stata la prima navicella cinese a toccare il suolo lunare. Conosciuto come ‘Coniglio di giada’, Yutu ha realizzato una serie di affascinanti ritratti del nostro satellite. Adesso è tutto predisposto per l’inaugurazione della terza fase, quella che prevede appunto il recupero di campioni lunari. In attesa di Chang’e-5, continua l’altra grande impresa spaziale orientale: Tiangong-2, il ‘Palazzo Celeste’ che costituisce il modulo principale della stazione spaziale sperimentale cinese. Il lancio è avvenuto con successo lo scorso 15 settembre dal China Jiuquan Satellite Launch Center, nel deserto dei Gobi (Mongolia), da dove un mese dopo ha preso il volo la capsula Shenzhou-11, a bordo della quale sono partiti due taikonauti destinati ad abitare nel Palazzo Celeste per 30 giorni. Intanto si sa che quando anche Chang’e-5 sarà in volo, comincerà la preparazione del lancio di Chang’e-4, successore previsto di Chang’e-3.
da Sorrentino | Ott 21, 2016 | Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Politica Spaziale, Primo Piano

La città di Trento ospita il 24 ottobre il primo International Space Forum for Global Challenges organizzato dall’International Astronautical Federation (IAF), dall’International Accademy of Astronautics (IAA) e dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). L’ideazione dell’International Space Forum for Global Challenges parte dalla considerazione che le accademie spaziali e le università sono presenti in tutto il mondo, una rete capillare di conoscenze e specializzazioni nelle discipline scientifiche e tecnologiche alla base dei programmi spaziali. Questa rete è una ricchezza fondamentale, sia per i paesi sviluppati che per i paesi in via di sviluppo a cui l’evento è particolarmente dedicato. Per mezzo dell’attività del Forum di Trento verrà rafforzato il coinvolgimento delle accademie spaziali e delle università nell’elaborazione delle politiche spaziali per far fronte a sfide globali tra le quali la tutela dell’ambiente, i cambiamenti climatici e la gestione dei “big Data”. Questi i principali temi del Forum di Trento, primo convegno internazionale a livello ministeriale sulle politiche della formazione e della ricerca associate ai programmi spaziali, e coinvolgerà membri di governo responsabili della formazione e dello spazio, così come rappresentanti delle agenzie spaziali nazionali e di istituzioni accademiche e universitarie di diversi Paesi. Con questo incontro di alto livello che coinvolge ben 83 Paesi, l’Italia conferma il suo ruolo di primo piano nel promuovere il progresso della scienza e della tecnologia con lo sviluppo di partnership internazionali per una crescita sempre più sostenibile delle attività spaziali a beneficio dell’umanità. Al termine del summit, ospitato dalle 10 alle 17 nel Palazzo della Provincia di Trento, l’illustrazione dei i punti della risoluzione approvata dagli organizzatori del vertice, presente il Ministro della Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini.
da Sorrentino | Ott 20, 2016 | Attualità, Politica Spaziale, Primo Piano
L’arrivo del lander Schiaparelli sulla superficie di Marte deve essere stato decisamente traumatico. Lo si evince dalla ricostruzione delle fasi della discesa iniziata alle 16:42 di mercoledì 19 ottobre e destinata a concludersi poco meno di sei minuti dopo. I tecnici del centro di controllo della missione Exomars all’ESOC di Darmstadt, con in testa Andrea Accomazzo che riveste il ruolo di direttore della divisione per le missioni planetaria dell’Agenzia Spaziale Europea, hanno ammesso che qualcosa non ha funzionato negli ultimi 50 secondi, dopo la separazione del paracadute supersonico che ha ridotto la velocità da 1.750 a 250 km/orari. A quel punto il sistema di retrorazzi avrebbe funzionato per soli tre secondi, un tempo insufficiente a garantire un avvicinamento al suolo secondo le procedure previsto di minimo impatto. A dettarne lo spegnimento il computer di bordo, programmato per eseguire l’intera manovra di discesa in modo automatico. L’esecuzione non corretta della procedura potrebbe essere dovuta a un problema legato al software, al sistema propulsivo a idrazina o addirittura al radar altimetro per la rilevazione dell’altezza dal suolo. In ogni caso, la struttura alveolare deformabile, studiata per attutire l’impatto da un’altezza di circa due metri, garantendo così la posizione orizzontale del lander e la salvaguardia degli strumenti scientifici, non sarebbe stata in grado di evitare il crash che a questo punto appare certo.
La conferenza stampa convocata alle 10 del mattino del giorno dopo, a seguito della lunga notte trascorsa a elaborare i dati raccolti e cercare di stabilire lo stato del lander Schiaparelli, ha avuto un prologo nelle parole di Jan Woerner, direttore generale dell’ESA, il quale ha spostato l’attenzione sul corretto inserimento in orbita del veicolo madre, il Trace Gas Orbiter, che studierà l’atmosfera marziana e attenderà l’arrivo del rover in partenza con la missione Exomars2020. «Possiamo confermarlo: abbiamo una missione in orbita intorno a Marte», ha dichiarato Woerner, prima di rispondere alle domande piovute sulle sorti dell’ Entry Descent Module (EDM) Schiaparelli. «Quello di EDM– ha voluto sottolineare Woerner – è un test di atterraggio che ci ha fornito informazioni per poter condurre al meglio la prossima fase della missione ExoMars 2020 che porterà su Marte un rover con tecnologia europea. Abbiamo i dati, il test è andato a buon fine e mi ritengo soddisfatto». Una risposta forzata e forse anche preoccupata di un altro tipo di impatto: quello sulla Ministeriale di fine anno, chiamata decidere i futuri finanziamenti. Ciò che di buono e gratificante ci si aspettava non è avvenuto, almeno per quanto riguarda la discesa su Marte.
Andrea Accomazzo è entrato più nei dettagli: «Abbiamo i dati registrati dal modulo al momento dell’entrata nell’atmosfera marziana fino a circa 50 secondi prima dell’impatto: lo scudo termico e il radar di terra hanno funzionato tutto è andato come previsto fino al distacco del paracadute. Anche i retrorazzi si sono accesi, ma non abbiamo ancora dettagli a sufficienza per poter dire che hanno funzionato in modo nominale. Confido che riusciremo a ricostruire cosa è successo negli ultimi secondi di discesa in modo da poter avere il quadro completo dell’accaduto. Dal punto di vista ingegneristico, queste informazioni sono ciò che volevamo».
Il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, invita a vedere il bicchiere mezzo pieno, sottolineando che a questo punto l’Europa ha un suo satellite nell’orbita di Marte. «Il Trace Gas Orbiter è perfettamente in orbita e operativo, e quindi in grado di monitorare e trasmetterci i dati sulla composizione dell’atmosfera marziana; il lander Schiaparelli, che era un test, a quanto sembra ha eseguito tutte le manovre previste fino a pochi secondi dal contatto con il suolo, come l’apertura del paracadute, lo sganciamento dello scudo termico e l’accensione dei razzi di frenata. Ci mancano i dati sugli ultimi secondi sui quali i tecnici stanno lavorando. Complessivamente siamo incoraggiati – conclude – a proseguire il lavoro per ExoMars 2020, uno degli argomenti fondamentali della prossima ministeriale dell’ESA che si terrà a Lucerca i primi di dicembre».
da Sorrentino | Ott 6, 2016 | Industria, Politica Spaziale, Primo Piano
«L’Europa avrà un futuro se sarà capace di rimuovere alle radici le cause del terrorismo, ma deve avere anche un grande sogno. Il grande progetto per andare su Marte, in cui Italia è numero uno, dimostra che possiamo essere anche leader nell’innovazione. Nel 2020 da Torino si controllerà se su Marte c’è vita. L’Italia per me è questo». Lo ha detto il Presidente del Consiglio Matteo Renzi intervenendo all’assemblea dell’Unione Industriale di Torino. Il Presidente del Consiglio aveva prima fatto visita allo stabilimento della Thales Alenia Space Italia di Torino. Matteo Renzi ha incontrato ingegneri e tecnici del più grande centro di attività spaziali in Italia al lavoro sui principali progetti, come Cygnus – il cargo lanciato lo scorso dicembre alla volta della Stazione spaziale internazionale (ISS) – e ExoMars, la missione su Marte dove l’atterraggio del lander Schiaparelli è previsto per il 19 ottobre 2016. Renzi ha visitato la Clean room Moduli Stazione Spaziale, dove vengono realizzati i moduli abitativi per gli astronauti, e la Clean room ExoMars, dove è stato realizzato Schiaparelli, il modulo di discesa e atterraggio su Marte. Al termine del tour il tasferimento sul terreno marziano, dove avvengono le simulazioni del rover della seconda missione ExoMars prevista nel 2020.
«È stata una grande giornata», commenta Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, che ha accolto Renzi con i vertici di Thales Alenia Space, Donato Amoroso e Jean-Loic Galle, e l’Ad di Leonardo Company, Mauro Moretti. «Il premier si è detto entusiasta del ruolo che l’Italia ha saputo ritagliarsi in un settore tanto importante per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica» ha sottolineato Battiston, che ha aggiunto «oltre a complimentarsi con ingegneri e tecnici al lavoro, si è detto orgoglioso del fatto che l’Italia guidi la missione su Marte. Per il Presidente del Consiglio si tratta di un esempio, di una bandiera del modo di fare ricerca tecnologica».