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12 nuovi astronauti NASA

12 nuovi astronauti NASA

Dodici nuovi astronauti per la NASA, che si aggiungono ai 44 americani attualmente in servizio. Le nuove leve, 7 uomini e 5 donne di età compresa tra i 29 e i 42 anni, sono i maggiori candidati a esplorare lo spazio extraterrestre, a mettere piede sulla Luna o preparare le future missioni su Marte. Selezionati tra più di 18mila candidati, hanno competenze le più varie: due medici, di cui uno chirurgo, un ingegnere di SpaceX, due geologi, un docente d’ingegneria al MIT e un ingegnere nucleare, quattro piloti militari. La NASA, il 7 giugno, ha organizzato una presentazione in grande stile con l’intervento del vicepresidente USA Mike Pence. Per la dozzina di reclute spaziali un biennio di addestramento prima di essere pronti a volare sulle navette Orion, spinta dallo Space launch system verso l’orbita cislunare, Dragon 2 di SpaceX e Starliner di Boeing. La più giovane è la 29enne Jessica Watkins, laureata in scienze geologiche e ambientali alla Stanford University, un passato da ricercatrice all’Ames Research Center e al Jet Propulsion Laboratory della NASA, fino alla selezione da astronauta al California Institute of Technology dove fa parte del team che gestisce il rover Curiosity su Marte. Ma c’è anche un medico 33enne, Johnny Kim, che nel curriculum riporta le oltre 100 missioni di combattimento, una laurea in matematica e il dottorato in medicina alla Harvard Medical School. Insomma, la NASA ha scelto i migliori, i talenti assoluti, in grado di far sognare le nuove generazioni, pronti a raggiungere le mete più lontane. In altri termini, Marte. Dal 1959 a oggi, in quasi sessant’anni di storia spaziale, sale a 350 il numero degli astronauti NASA.

(foto: NASA – by Robert Markowitz)

 

Un Ddl per lo Spazio

Un Ddl per lo Spazio

Con un via libera dalla maggioranza quasi unanime, l’aula del Senato della Repubblica ha licenziato il 24 maggio il testo del Disegno di Legge (Ddl) dedicato alle misure per il coordinamento della politica spaziale e aerospaziale. Il provvedimento, che passa ora all’esame della Camera, contiene anche importanti disposizioni sull’organizzazione e il funzionamento dell’Agenzia Spaziale Italiana. In favore del decreto si sono espressi 176 senatori contro solo 2 astenuti. Una votazione che rappresenta il riconoscimento dell’importanza del settore considerato da tutti come “asset” indispensabile per la crescita e lo sviluppo dell’economia. Il Ddl attribuisce al presidente del Consiglio i compiti di indirizzo governativo e il coordinamento delle politiche di settore. Per svolgere queste funzioni viene istituito un Comitato interministeriale ad hoc che, avvalendosi del supporto tecnico-scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana e del settore industriale, avrà il compito di definire gli indirizzi del Governo.

Particolare soddisfazione è stata espressa del presidente dell’ASI, Roberto Battiston, che ha sottolineato: ‘L’Italia dello spazio sarà più forte grazie alla nuova legge. La partecipazione dell’ASI al comitato interministeriale, consoliderà il suo ruolo in termini di governance del sistema, come agenzia governativa che coordina il sistema industriale e della ricerca interfacciandosi con tutte le istituzioni nazionali e internazionali. Si rende così sistematico il lavoro della Cabina di Regia grazie al quale è nato il Piano stralcio Space Economy. È un passo importante: siamo entrati in una fase densa di nuove sfide scientifiche e tecnologiche, con la Space Economy che sta diventando un formidabile fattore di crescita economica e sociale, con potenziali ricadute positive per il nostro Paese. Il 2017 è un anno importante per il sistema spaziale italiano che ha già visto il successo della quotazione in Borsa di AVIO e tra poco la partenza di Paolo Nespoli per la sua terza missione per la Stazione Spaziale Internazionale. L’impegno del Parlamento e del Governo nel portare avanti il provvedimento è fondamentale per mantenere e rafforzare la posizione di potenza spaziale che, dalla geniale intuizione di Luigi Broglio ad oggi, l’Italia si è meritatamente guadagnata”. Relatori in Aula sono stati i senatori Paola Pelino (Fi) e Salvatore Tomaselli (Pd), quest’ultimo, primo firmatario delle Ddl, ha sottolineato che il settore è una delle eccellenze primarie del nostro Paese con una importanza strategica. Un comparto, ha ribadito il senatore, capace di promuovere lo sviluppo delle tecnologie e di essere tassello fondamentale per l’innovazione nell’industria e nel sistema economico nazionale, oltre che per la sicurezza e la difesa. Il Ddl crea un coordinamento il più possibile completo ed efficace delle politiche del settore, che conta più di 200 aziende e che produce un fatturato complessivo di circa 1,6 miliardi.

La prima pietra di ELT

La prima pietra di ELT

Sulla vetta del Cerro Armazones, sulle Ande cilene a una quota di 3000 metri, è stata posata la prima pietra di quello che è stato definito il telescopio del futuro: l’Extremely Large Telescope, un telescopio che parla italiano. La cerimonia, spostata all’ultimo momento alla Paranal Residencia (2400 metri) a causa delle condizioni avverse presenti in alta quota, si è svolta alla presenza della Presidente della Repubblica del Cile, Michelle Bachelet, del Direttore Generale dello European Southern Observatory (ESO) Tim de Zeeuw, del Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica Nichi D’Amico, di Stefania Giannini, in rappresentanza della Commissione esteri del Senato, dell’Ambasciatore italiano Marco Ricci e del console italiano in Cile Nicoletta Gliubich.

«Con ELT supereremo i limiti attuali dell’universo conosciuto, spingendoci a osservare le prime stelle e le prime galassie che si sono formate, ma avremo anche la possibilità di studiare con un livello di dettaglio senza precedenti pianeti extrasolari che oggi appena sappiamo esistere, riuscendo addirittura a caratterizzare la loro eventuale atmosfera, alla ricerca di tracce di vita» dice D’Amico. «L’Istituto Nazionale di Astrofisica è in prima linea in questo ambizioso progetto con l’eccellenza dei suoi ricercatori e gioca un ruolo di global player nel contesto della diplomazia scientifica internazionale, dimostrandosi allo stesso tempo un efficiente polo aggregatore dell’industria nazionale».

L’Italia è protagonista in questa avventura che oggi ha visto il “via” delle operazioni di costruzione del telescopio – la prima luce dello strumento è prevista per il 2024 – avendo vinto la più grande commessa mai assegnata per un progetto di Astronomia da Terra. Il contratto comprende la progettazione, la realizzazione, il trasporto, la costruzione, l’assemblaggio sul sito dove sarà collocato ELT e la verifica finale della cupola e della struttura meccanica del telescopio. La realizzazione di queste due strutture è una vera e propria sfida ingegneristica, che vedrà la costruzione di una cupola del diametro di 80 metri completamente rotante che avrà una massa complessiva di circa 5000 tonnellate, ma anche la montatura del telescopio e la struttura dove verranno alloggiate le sue ottiche, con una massa complessiva movimentabile di oltre 3000 tonnellate. Per dare un’idea delle dimensioni complessive di ELT, l’altezza della struttura, pari a circa 90 metri, è quella di un palazzo di 30 piani e la superficie della sua pianta è come quella di un campo da calcio.

L’Italia partecipa all’ESO come membro attraverso il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI) che delega la rappresentanza nazionale al Presidente in carica dell’Istituto Nazionale di Astrofisica. All’INAF compete il coordinamento della policy nazionale per l’astrofisica e lo sviluppo delle attività di ricerca e sviluppo in questo settore. L’INAF finanzia le attività di la partecipazione al progetto ELT di ESO attraverso un finanziamento del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (MIUR) che si aggiunge alla quota statutaria in carico al MAECI, e promuove la partecipazione dell’industria italiana alle diverse fasi di sviluppo e costruzione delle infrastrutture.

«Attraverso un’azione congiunta del MIUR col nostro Istituto Nazionale di Astrofisica e la diplomazia scientifica che sempre più caratterizza la nostra presenza all’estero, il ruolo giocato dall’Italia – attraverso questo progetto internazionale – è da protagonista assoluto. Per questo motivo, è con grande orgoglio che vediamo nascere, con l’impegno delle imprese italiane, questo grande strumento d’esplorazione del cielo. Il telescopio ELT, con tanta tecnologia italiana nelle sue parti costituenti, testimonia l’alto tasso d’innovazione che le eccellenze del nostro sistema scientifico e industriale sanno esprimere negli scenari internazionali più complessi». Così il ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Angelino Alfano, ha salutato la posa della prima pietra dell’ELT che, una volta ultimato, sarà il più grande telescopio ottico/infrarosso mai costruito (alto quasi due volte il Colosseo e grande come uno stadio da calcio).

Il progetto vede l’Italia fortemente coinvolta, dal momento che il consorzio italiano ACe (Astaldi, Cimolai e il sub-contrattista incaricato EIE Group) ha vinto l’appalto per la costruzione della struttura principale del telescopio e della sua imponente cupola, mentre l’INAF partecipa alla realizzazione di alcuni dei principali strumenti d’avanguardia che rappresentano il cuore scientifico dell’ELT. Il futuristico sistema di ottiche adattive studiato dall’INAF per ELT si chiama MAORY e permetterà di annullare gli effetti negativi prodotti dalla turbolenza atmosferica e consentendo così agli strumenti per le osservazioni nel vicino infrarosso di ottenere immagini di nitidezza e profondità eccezionali, risultato possibile sfruttando una costellazione di stelle artificiali prodotte tramite raggi laser puntati verso il cielo. La grande risoluzione spaziale di ELT sarà fondamentale per il lavoro dello strumento MICADO che verrà installato a valle di MAORY, le immagini acquisite da MICADO saranno le più nitide e risolute mai ottenute da uno strumento astronomico sia da terra che dallo spazio. MICADO, al cui sviluppo partecipa anche l’INAF, supererà di gran lunga per finezza delle immagini il telescopio spaziale americano Hubble ma anche il nuovo telescopio spaziale prossimo al lancio JWST.

Altro gioiello dell’ELT, in cui l’INAF è coinvolto, è HIRES, uno spettrografo ad altissima risoluzione e grande stabilità temporale. Traendo profitto dall’enorme quantità di luce raccolta da ELT consentirà per la prima volta di analizzare la composizione chimica delle atmosfere dei pianeti extrasolari stabilendo se possono ospitare vita vegetale o animale. In virtù della sua stabilità e precisione HIRES consentirà inoltre di scoprire e determinare la massa di piccoli pianeti e corpi orbitanti attorno ad altre stelle e di studiare la fasi di formazione dei pianeti intorno a stelle giovani appena formate.

 

Orion slitta al 2019

Orion slitta al 2019

Chi sperava di vedere in orbita nel 2018 Orion con il nuovo sistema di lancio SLS dovrà attendere almeno un anno. E di conseguenza il primo equipaggio sarà a bordo della capsula del futuro della NASA solo agli inizi del prossimo decennio. Il rapporto diffuso agli inizi di aprile dall’ufficio dell’ispettore generale della NASA ammetteva la necessità di effettuare ulteriori verifiche tecniche, una delle quali connessa alla progettazione dello scudo termico, facendo presagire il rinvio di Exploration Mission 1 e 2. A confermare il ritardo è arrivata una una lettera del responsabile dell’esplorazione umana della NASA, Bill Gerstenmaier, che si dichiara d’accordo con il Government Accountability Office degli Stati Uniti, secondo cui mantenere novembre 2018 come data del lancio non è nell’interesse del programma, ed è opportuno stabilire un nuovo traguardo nel 2019. La NASA aveva previsto il lancio inaugurale di SLS-Orion con la Exploration Mission 1 (EM-1) entro novembre 2018, seguita nel 2021 dalla EM-2 che dovrebbe portare un equipaggio di astronauti a bordo. Al ritardo del programma, oltre al processo di revisione del budget per il 2018, sembra abbiano contribuito negativamente anche il danneggiamento del Michoud Assembly Facility di New Orleans, colpito da un violento tornado nel febbraio 2017, e il processo di sviluppo e verifica di alcuni software dei sistemi di terra del Kennedy Space Center. Inoltre, si registrano ritardi anche nella consegna del modulo di servizio EDM fornito dall’ESA, che, trasferito da Thales Alenia Space al primo contraente Airbus, viene sottoposto alle integrazioni finali. Sulla riprogrammazione del primo volo di Orion pesa anche la richiesta formulata dal presidente americano Trump, il quale vorrebbe subito un equipaggio a bordo di Exploration Mission 1. In tal caso, è facile ritenere un ulteriore slittamento.

I 50 anni del San Marco B

I 50 anni del San Marco B

Mercoledì 26 aprile il Centro Ricerca Aerospaziale dell’Università La Sapienza, diretto da Marcello Onofri, ha celebrato il cinquantesimo anniversario del primo lancio in orbita di un satellite italiano dalla base spaziale San Marco di Malindi. Il “San Marco 2” fu lanciato dal team del professor Luigi Broglio, ideatore della base omonima, il 26 aprile 1967, con al suo fianco il professor Carlo Buongiorno e alla presenza di una serie di tecnici italiani. Il satellite San Marco B permise all’Italia di diventare il terzo Paese, dopo URSS e USA, ad acquisire la capacità di mettere in orbita un proprio oggetto artificiale. “We have all green lights!” fu la frase che aprì la via al successo dell’Italia spaziale. La costruzione della base di lancio a Malindi nel 1967 si configura come un evento epico della storia spaziale. Prima base al mondo su piattaforma oceanica di lancio, realizzata in soli due anni da un manipolo di docenti universitari ed ufficiali dell’Aeronautica con pochi mezzi, semplici tecnologie e in un ambiente poco noto ai protagonisti. Il lancio del 26 aprile 1967 rappresentò in assoluto anche il primo lancio spaziale su piano equatoriale ed è evento che va ricordato e celebrato con orgoglio. Il cinquantennale di quel lancio ha rappresentato l’occasione per valutare i progressi che il mondo scientifico e industriale italiano ha compiuto in mezzo secolo, fino a collocare il Paese in posizione di leadership in molte attività europee su lanciatori, veicoli di rientro, satelliti, missioni Interplanetarie. Per questo la ricorrenza ha dato vita al convegno sul tema “L’Italia dal Progetto San Marco alla Space Economy”.

Il professor Onofri ha ricordato come in poco meno di due anni si è realizzato il progetto del professore Broglio, supportato da 117 persone e in un contesto operativo difficile, di costruire un centro spaziale davanti alle coste di Malindi e un segmento di terra, con la relativa capacità di integrare il satellite nel lanciatore statunitense Scout. La storia del lancio del Satellite San Marco B è un momento di orgoglio per la ricerca scientifica aerospaziale italiana. Una bella favola che ripercorre una sorprendente impresa della nostra storia recente realizzata con grande passione e con le caratteristiche tipiche dell’approccio italiano, difficilmente replicabile in altre nazioni. Da lì è partito tutto, come hanno riconosciuto i rappresentanti dell’industria aerospaziale italiana, dell’Aeronautica Militare, dell’università, dalle Agenzie Spaziali Italiana ed Europea, della NASA in Europa e della cabina di regia sullo spazio presso la presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Nel mezzo secolo dal lancio del San Marco B, esperienza di enorme grandezza tecnica e scientifica, abbiamo fatto tesoro delle temerarietà e tenacia dei protagonisti di allora, imparando a coniugare capacità e competenza, facendo dello spazio un settore di successo che ha saputo trasformare la ricerca in questo campo in un grande valore economico – ha detto il presidente dell’ASI, Roberto Battiston – La vitalità della nostra ricerca e della nostra industria si stanno rafforzando grazie a una lungimiranza politica degli ultimi anni che ci ha spianato la strada al futuro dell’Italia nello Spazio. Siamo pronti ad affrontare le sfide della Space Economy. Oggi l’Europa ha bisogno di coesione forte. E cosa può unire di più l’Europa oltre la moneta unica – ha proseguito Battiston – se non lo Spazio? Oggi l’Europa così come ha beneficiato dell’euro, ha le infrastrutture spaziali come elementi unificanti. Questo la proietta nel contesto internazionale grazie anche alla Space Diplomacy. In questo senso è Galileo uno strumento molto importante: finora abbiamo in orbita 18 satelliti, tra 3 o 4 anni la costellazione del sistema di navigazione europeo sarà completa, rendendo l’Europa ancora piu’ competitiva”.

A unire il passato illustre del San Marco con il presente è certamente VEGA. L’Italia ha saputo in questi decenni restare ai massimi livelli nel settore dei lanciatori con il programma VEGA. Di ideazione e progettazione italiana, il lanciatore oggi completa la gamma dell’offerta dell’ESA nella messa in orbita dei satelliti. Un’offerta competitiva e tecnologicamente all’avanguardia. Il 50ennale del lancio di San Marco ha permesso di ricordare anche un’altra importante tappa, di mezzo secolo dopo, vale a dire il volo del primo astronauta italiano nello Spazio, Franco Malerba, il quale ha ripercorso la missione STS-46 iniziata il 31 Luglio 1992 a bordo dello shuttle Atlantis e basata sull’esperimento con il satellite italiano Tethered.

ASI al 33° Space Symposium

ASI al 33° Space Symposium

L’Agenzia Spaziale Italiana è intervenuta al 33° Space Symposium di Colorado Springs, dove ha illustrato alcuni tra gli obiettivi e le strategie principali definite nel Documento di Visione Strategica 2016–2025 (DVS), sottolineando come le partnership e i programmi internazionali siano alla base dello sviluppo del settore spaziale italiano. Le principali aree di interesse e collaborazione, sia a livello istituzionale che commerciale, hanno per l’Agenzia l’obiettivo di promuovere le infrastrutture, i prodotti e i servizi della space economy nazionale, e allo stesso tempo creare opportunità per la ricerca e la tecnologia in campo spaziale. Durante un incontro dei leader delle agenzie spaziali dedicato al volo umano nello spazio, il presidente dell’ASI, Roberto Battiston ha ricordato che “la Luna è il passato dell’esplorazione ed è stato un passo rilevante e intermedio verso il futuro, nel quale la prima tappa sarà Marte. L’esplorazione del pianeta rosso ha per noi lo stesso significato che per il genere umano che ha avuto il programma Apollo’

Esplorazione umana, lanciatori, voli sub–orbitali e osservazione della Terra sono la sintesi della visione prossima dell’ASI, che il presidente Battiston ha illustrato negli Usa

Per quanto riguarda l’esplorazione umana dello spazio, in occasione della visita di stato in Cina del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, ASI ha firmato un accordo con la China Manned Space Agency (CMSA) per nuove sperimentazioni scientifiche nell’ambito del volo umano a bordo della Stazione spaziale cinese La collaborazione che sarà rivolta allo studio delle missioni di lunga durata degli astronauti, sugli aspetti di biomedicina, fisiologia e delle relative tecnologie, prevede il mutuo accesso a dati e pubblicazioni scientifiche condivise, scambio di personale e partecipazione congiunte a technical reviews sul volo umano. L’accordo ha importanti e potenziali ricadute considerata da una parte, la posizione di leadership che l’Italia ha raggiunto nel settore del volo umano nell’ambito della realizzazione e dello sfruttamento della Stazione Spaziale Internazionale e, dall’altra, l’importante programma di volo umano che la Cina sta sviluppando, in particolare con la realizzazione della Stazione Spaziale Tiangong-3.

Sul fronte dei lanciatori, l’Italia mantiene un ruolo chiave nella definizione e nel supporto del programma dei lanciatori europei deciso negli ultimi due consigli Ministeriali (Lussemburgo 2014 e Lucerna 2016), per perseguire la politica dell’accesso autonomo dell’Europa allo spazio.

ASI ha recentemente affidato un contratto per i servizi di lancio per due satelliti COSMO-skyMed (CSK) Second Generation ad Arianespace. I satelliti, che verranno lanciati tra la fine del 2018 e il 2020 con un vettore Soyuz e un Vega-C, rimpiazzeranno e integreranno i quattro satelliti SAR di della costellazione gestiti dall’ASI e dal Ministero della Difesa. Il primo lancio di COSMO second generation porterà anche in orbita CHEOPS, un payload dell’ESA con partecipazione italiana dedicato alla ricerca degli esopianeti.

Ad Arianespace è stato anche assegnato tramite VEGA il lancio nel 2018 di PRISMA, (Hyperspectral Precursor of the Application Mission) un sistema nazionale di osservazione della Terra con un innovativo strumento elettro-ottico che combina l’utilizzo di un sensore iperspettrale con una camera pancromatica a media risoluzione. PRISMA fornirà dati utili per applicazioni di monitoraggio ambientale, gestione delle risorse, agricoltura di precisione, controllo dell’inquinamento. In questo quadro ASI ha firmato una lettera di intenti con SpaceX nella quale si condivide una visione di lungo termine per collaborare nell’esplorazione pacifica dello spazio. L’accordo prevede che l’Italia abbia una soluzione alternativa per il lancio COSMO-skyMed second generation e opportunità per il trasporto di un payload su Marte.

Per quanto riguarda i voli suborbitali, ALTEC e Virgin Galatic hanno firmato un Memorandum of Understanding per studiare la possibilità di realizzare in Italia uno spazioporto. La cooperazione si svilupperebbe sull’utilizzo del sistema riutilizzabile di Virgin Galactic SpaceShipTwo e del vettore WhiteKnightTwo.

Nell’osservazione della Terra ASI ha una lunga tradizione grazie a diverse collaborazioni internazionali. Con l’argentina CONAE si sta lavorando al completamento di due satelliti radar nell’ambito della costellazione SIASGE L/X band, il primo dei quali sarà lanciato nel 2017.

ASI e Roscosmos (Russia) hanno firmato all’Economic Forum del 2016 a San Pietroburgo un accordo per lo sviluppo di un satellite geostazionario SAR (GEOSAR) in grado di fornire nel 2022 una notevole mole di dati SAR utili per l’agricoltura di precisione e monitoraggio del climate change. ASI and ISA (Israele) hanno concluso un accordo per lo sviluppo di Shalom, derivato dal programma nazionale PRISMA, che fornirà un servizio commerciale per dati iperspettrali a partire 2022. ASI and CNSA (Cina) hanno sviluppato payload per il satellite CSES (China Seismo Electromagnetic Satellite) che verrà lanciato nel 2017. CSES studierà modi innovative per monitorare l’attività sismica dallo spazio.