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Meduse, alghe e insetti in tavola

Meduse, alghe e insetti in tavola

alghe ciboMeduse, alghe e insetti sono i cibi del futuro, ricchi di proprietà nutritive e di sostanze farmacologicamente attive. In molte parti del mondo sono consumati da tempo, ma in Italia suscitano ancora parecchie resistenze. Motivo tale da indurre a parlarne il 21 ottobre a Milano all’Open Plaza – Expo Center Italia, in una conferenza coordinata dal Cnr con la partecipazione dello chef Gennaro Esposito di Vico Equense, organizzata in collaborazione con Euromarine (Eu), Archimede ricerche e la Fao.

Dunque, in un futuro non troppo lontano potremo mangiare, oltre ai piatti tipici della tradizione gastronomica italiana, anche pietanze a base di meduse, alghe e insetti. Delle opportunità offerte dal novel food come fonte di nutrimento alternativo per integrare i cibi tradizionali in vista della crescita della popolazione, per contrastare la malnutrizione e come esempio di sostenibilità ambientale si occupa il CNR, in particolare con le ricercatrici Graziella Chini Zittelli dell’Istituto per lo studio degli ecosistemi (Ise-Cnr) e Antonella Leone dell’Istituto di scienze delle produzioni alimentari (Ispa-Cnr).

Le meduse possono trasformarsi da disagio in risorsa: nel Mediterraneo ci sono centinaia di tonnellate di biomassa di questi cnidari, costituiti essenzialmente da acqua e proteine, soprattutto collagene, con efficace attività anti-ossidante”, spiega Leone. “In particolare, molecole estratte dalla Cassiopea mediterranea (Cotylorhyza tuberculata) mostrano una significativa attività anti-cancro contro cellule di carcinoma mammario umano. Alcune specie, inoltre, per l’abbondanza di composti bioattivi, potrebbero rappresentare nuove fonti alimentari, o mangimi alternativi, e una preziosa risorsa di sostanze naturali di interesse biotecnologico, nutraceutico, nutracosmeceutico”.

Negli ultimi decenni si è osservato, fra l’altro, un incremento della presenza di meduse nel Mediterraneo, con un notevole impatto su pesca, acquacoltura, balneazione e persino sull’efficienza degli impianti industriali costieri. Del tema parlerà a Expo Stefano Piraino dell’Università del Salento, coordinatore del progetto europeo Med-Jellyrisk: “I progressi della ricerca stanno consentendo di identificare con crescente precisione i meccanismi biologici ed ecologici che determinano questi fenomeni, di quantificare e prevedere il loro impatto sull’ecosistema marino e sull’uomo, ma anche di rivelare alcuni potenziali risvolti positivi”. Anche l’intervento di Lucas Brotz della University British Columbia (Canada), che sta conducendo un’analisi del fenomeno meduse su scala mondiale finalizzata a una loro possibile utilizzazione, sarà incentrato sulle meduse, sulle quali dice: “Il loro aumento mette senz’altro a disposizione una preziosa fonte proteica, ma bisogna verificare che questa proliferazione non crei nuovi problemi”.

Anche le microalghe hanno importanti proprietà nutritive e rappresentano una delle fonti più promettenti di proteine e di composti bioattivi (acidi grassi polinsaturi, pigmenti e vitamine). “In particolare la Spirulina (Arthrospira platensis), ricca in proteine, pro-vitamina A, minerali (Ca, Mg e Fe), acido g-linolenico e ficocianina, è da secoli usata come alimento in Asia, Messico e in Africa: 100 g di questa microalga contengono almeno 60 g di proteine, una percentuale non riscontrabile nella carne né in altre fonti vegetali”, precisa Chini Zittelli. “Potrebbe essere usata per realizzare alimenti nutraceutici come pane, pasta e prodotti caseari, in particolare per anziani, bambini, sportivi e vegani; in Paesi meno ricchi, potrebbe garantire una dieta bilanciata e ridurre la malnutrizione. Le colture microalgali, infine, possono diminuire in modo significativo il sovra-sfruttamento di suolo e acqua e pertanto rappresentano una valida alternativa alle colture agricole tradizionali”.

insetti ciboRicchi di proprietà nutritive sono anche gli insetti, che suscitano però qualche resistenza negli italiani. “Sono circa due miliardi le persone che, in più di 90 paesi, si nutrono di insetti”, precisa Francesco Gai dell’Ispa-Cnr. “Questi animali secondo la Fao possono rappresentare un’opportunità percorribile per migliorare lo stato di nutrizione nelle popolazioni dei paesi in via di sviluppo: sono infatti ricchi di proteine e grassi ‘buoni’, di calcio, ferro e zinco”.

La Novel Foods alla Nutrition Unit dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), ha il compito di valutare la sicurezza dei nuovi alimenti, mentre il potere normativo è deputato al Parlamento Europeo. L’Istituto di ricerca sulla crescita economica sostenibile del Cnr pone attenzione anche alle prospettive offerte dal mercato dei nuovi cibi

“In un mondo sempre più affollato cresce l’esigenza di sfamare gli uomini con nuovi cibi. La ricerca può dire molto in questo settore, caratterizzando le proprietà nutritive e organolettiche dei nuovi cibi e fornendo informazioni sulla loro salubrità”, commenta Francesco Loreto, direttore del Dipartimento di scienze bio-agroalimentari del Cnr. “Le sorprendenti proprietà nutritive di alcuni cibi largamente disponibili ma culturalmente assenti dalla dieta dei popoli occidentali, come insetti, meduse e alghe, meritano di essere valorizzate. Le prospettive di utilizzo dei nuovi cibi, nell’alimentazione umana come in quella animale, sono molto interessanti, ma bisogna fare attenzione a pianificare bene lo sfruttamento di queste risorse, per evitare di produrre danni agli ecosistemi”.

 

L’orso bruno riappare in Lombardia

L’orso bruno riappare in Lombardia

orso-brunoIl 2012 è stato un anno importante per l’orso bruno, in particolare in Lombardia, dove si sono registrate ben 5 presenze e anche se non vi è ancora una popolazione stabile di orso, questa potenzialmente potrebbe stabilirsi su un orizzonte di lungo periodo. Nell’ambito del progetto europeo LIFE Arctos (www.life-arctos.it) per la conservazione dell’orso bruno nelle aree alpina e appenninica, sulla base delle recenti segnalazioni nel territorio del Parco delle Orobie Bergamasche, è stato promosso uno specifico incontro all’Eco Museo di Vedeseta in Val Taleggio (sabato 27 aprile 2013, ore 20.30) con la partecipazione di esperti di WWF e faunisti di Regione Lombardia.  Il progetto LIFE Arctos vuole favorire la tutela delle popolazioni di orso bruno delle Alpi e degli Appennini e  sostenerne l’espansione numerica, attraverso l’adozione di misure gestionali compatibili con la presenza del plantigrado, la riduzione dei conflitti con le attività antropiche, l’informazione e la sensibilizzazione dei principali stakeholder. Il progetto è attuato nell’ambito del programma finanziario della Commissione Europea LIFE + Natura. Dopo un’assenza di quasi 150 anni, i primi orsi in Lombardia sono ricomparsi con il progetto di ripopolamento trentino (a partire quindi dal 1999). E’ negli ultimi 5 anni che la presenza della specie in regione è però diventata costante. Si tratta di giovani maschi in dispersione che percorrono lunghe distanze in breve tempo e solitamente tornano nel luogo dove sono nati. Il monitoraggio su base genetica permette di avere un’idea molto attendibile su quanti e quali orsi frequentino le nostre zone in tempi abbastanza celeri e uno specifico sistema di mappatura delle osservazioni degli indici di presenza della specie “Georso”, permette di avere un quadro d’insieme. E’ però molto importante fornire ai cittadini informazioni reali sul numero di orsi presenti e non confondere il numero di animali che transitano in un anno con un numero complessivo di orsi presenti. In Lombardia non vi è ancora una popolazione stabile di orso, che potenzialmente potrebbe stabilirsi su un orizzonte di lungo periodo. Questa situazione porterà sicuramente all’arrivo di altri giovani orsi in Lombardia, dal momento che la popolazione trentina di provenienza è in salute e in crescita, attestandosi oggi intorno ai 45-48 individui, numero che rappresenta un grande successo delle politiche di conservazione. La sporadica presenza di esemplari di orso sul territorio lombardo ha dato modo di avviare un percorso di conoscenza di una specie di cui si era persa traccia nella memoria delle popolazioni residenti nei territori storicamente interessati dalla presenza dell’orso che porta a manifestare timori di vario genere.