Un’esplosione si è verificata a Cape Canaveral nella mattinata di giovedì 1 settembre (ore pomeridiane in Italia) su una piattaforma di lancio dove era stato collocato il razzo Falcon 9 della società SpaceX presieduta da Elon Musk. Erano in corso i rituali test di accensione a 48 ore dal lancio previsto del satellite per telecomunicazioni Amos 6 della società israeliana Spacecom. Il boato della prima esplosione, cui hanno fatto seguito altri scoppi, è stato avvertito in tutta la base spaziale e a diversi chilometri di distanza, evidenziato da una colonna di fumo. Il razzo allestito per il lancio non era di quelli già utilizzati e recuperati. La notizia è stata confermata dalla NASA. Elon Musk è il relatore più atteso all’annuale conferenza della federazione internazionale di astronautica che terrà i suoi lavori a fine settembre a Guadalajara in Messico. Un intervento atteso, in quanto legato ai programmi di esplorazione umana di Marte.
Falcon 9 è composto da due stadi, entrambi spinti da motori a ossigeno liquido. Il primo stadio, concepito per essere riutilizzato, conta nove ugelli. Questo lanciatore è stato utilizzato per mettere in orbita le capsule Dragon, utilizzate per il rifornimento della stazione spaziale internazionale. La prima missione di questo genere risale al 12 ottobre 2012. SpaceX è impegnata nella fase di certificazione della versione del vettore sviluppata per il trasporto di equipaggi verso la ISS. Su 28 lanci effettuati dal Falcon 9, si conta un solo insuccesso, il 28 giugno 2015, allorquando dopo una partenza regolare si registrò un cedimento strutturale nel serbatoio dell’ossigeno liquido del secondo stadio, con conseguente distruzione del razzo dopo due minuti e mezzo di volo. La capsula Dragon è sopravvissuta all’esplosione ma è stata persa allo splahdown poiché il computer di bordo non era programmato per aprire il paracadute nel caso di un’emergenza al lancio.