Un documento in 36 pagine, redatto dall’amministratore della NASA Charles Bolden e descrittivo del piano per portare l’uomo su Marte, catalizza l’attenzione al 66esimo Congresso Internazionale di Astronautica ospitato dal 12 al 16 ottobre dall’Israel Convention Center di Gerusalemme all’insegna dello slogan “Space – The Gateway for Mankind’s Future”. Il primo viaggio con equipaggio verso il Pianeta Rosso è confermato al 2030 e sarà proprio la stazione spaziale internazionale in orbita terrestre a testare le capacità di lunga permanenza degli astronauti in assenza di gravità. L’ambizioso obiettivo vede riunite intorno al panel della NASA le agenzie spaziali europea e russa, di Italia, Giappone, Canada, Francia, Germania, Svizzera e Regno Unito. Resta da capire, in proiezione futura, quale potrà essere la collaborazione con la Cina, che ambisce a sbarcare sulla Luna con i suoi taikonauti. Di certo la NASA e i suoi partner, tra i quali l’Italia è destinata a svolgere un ruolo di primo piano, saranno chiamati a uno sforzo tecnologico notevole, dovendo sviluppare soluzioni innovative per garantire la permanenza e sopravvivenza dell’uomo sulla superficie marziana. La prima missione prevede che gli astronauti vi trascorrano un anno, sommando poi il tempo del viaggio di andata e ritorno. Le tappe di avvicinamento al traguardo del 2030 sono serrate. Oltre alla qualificazione del nuovo sistema di trasporto spaziale basato sulla capsula Orion, è prevista la cattura e il trascinamento in orbita lunare di un asteroide su cui sbarcare per svolgere attività propedeutiche a quelle previste su Marte. Tutte da implementare le tecnologie di supporto alla vita e i sistemi di produzione di vegetali in serra per garantire l’alimentazione dell’equipaggio. Intanto l’Italia ricopre un ruolo di primo piano, tecnologico e scientifico, nella missione Exomars, gestita da ESA e Roscomos, che prevede il lancio di un orbiter nel marzo 2016, seguito due anni dopo da un rover equipaggiato per scandagliare il suolo marziano alla ricerca di microorganismi e raccogliere prove della presenza in epoca remota di acqua allo stato liquido.
Sui programmi di esplorazione del Pianeta Rosso, Orbiter ha intervistato Enrico Flamini, responsabile scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana.









