Per decenni la filastrocca dei pianeti in orbita intorno al Sole è partita da Mercurio per chiudersi con Plutone, poi declassato a pianetino dall’Unione Astronomica Internazionale. Ma il nono pianeta è certo che esiste, non perché lo si veda ma in base a calcoli matematici. Come quelli elaborati da Konstantin Batygin e Mike Brown, ricercatori del Caltech, il Californian Institute of Technology, i quali descrivono un corpo celeste gigantesco, con massa pari a circa a dieci volte quella della Terra e venti volte più distante di Nettuno rispetto al Sole. Situato su un orbita estremamente elittica, il suo periodo di rivoluzione lo porterebbe a completare un giro intorno alla nostra stella tra 10 e 20mila anni terrestri.
La presenza del cosiddetto “decimo pianeta” o Planet X ai confini del sistema solare è stata teorizzata da oltre un secolo, quando Plutone era considerato tale e dunque il nono in ordine di distanza dal Sole. Tutto nasce dalle risultanze delle osservazioni di alcuni oggetti situati nella fascia di Kuiper, che presentano anomalie nelle loro orbite. I due ricercatori del Caltech hanno preso in analisi sei dei corpi presi, i più distanti, osservando che essi seguivano una traiettoria che puntava in un’unica direzione nello spazio, presentando allo stesso tempo percorsi orbitali diversi. “E’ come avere sei lancette in un orologio che si muovono a diverse velocità ma che a certo punto vengono a trovarsi tutte esattamente nello stesso punto”, spiega Brown. “Un’eventualità che può verificarsi solo una volta su cento”. Inoltre, le orbite dei sei oggetti risultavano tutte inclinate di circa 30 gradi nella medesima direzione, la stessa rispetto al piano su cui si muovono gli otto pianeti conosciuti. La probabilità che ciò accada per caso, dicono i ricercatori, è dello 0,007 per cento, appena una su 15.000. Calcoli matematici e simulazioni al computer hanno quindi costruito l’identikit di un mondo extra-large la cui influenza gravitazionale sarebbe all’origine del comportamento dei sei corpi celesti.
“E’ uno studio particolarmente interessante – sottolinea Enrico Flamini, chief scientist dell’Agenzia Spaziale Italiana – che ci consente di comprendere meglio il quadro di formazione del sistema solare e finalmente ci permette di dare un nome al responsabile delle perturbazioni gravitazionali che a volte fanno spostare oggetti della fascia di Kuiper, quali ad esempio le comete, nella parte più interna del nostro sistema solare. E’ il caso della 67P/Churyumov-Gerasimenko che dalla sua posizione originaria, la fascia di Kuiper appunto, ha subito una sollecitazione gravitazionale che l’ha portata a risiedere nell’orbita di Giove. Sapevamo di questi processi, ma non potevamo dire cosa esattamente li generava. Mancava il ‘colpevole’”, aggiunge Flamini. Ora, forse, l’abbiamo trovato”.
“In effetti ricercatori parlano di un pianeta di una decina di masse terrestri”, osserva Giovanni Valsecchi, ricercatore dell’INAFpresso l’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali di Roma. “Nel Sistema solare sembra esserci un vuoto in questo intervallo di masse. E’ curioso, invece, che nei sistemi extrasolari che si stanno scoprendo, questa regione di masse è tutt’altro che vuota, anzi sono stati scoperti moltissimi oggetti con masse dalle cinque alle dieci volte quella della Terra. Se anche il Sistema solare avesse un pianeta di dieci masse terrestri e in un’orbita così curiosa e così diversa da quelle dei pianeti che siamo abituati a considerare, certo sarebbe una scoperta non da poco”.
Il Planet Nine sarebbe un oggetto molto buio e distante, il che ha impedito finora di poterlo osservare, da Terra o dallo spazio. Scovarlo e confermarne l’esistenza sarà compito dei grandi telescopi da Terra come l’Extremely Large Telescope dell’ESO e del reporter spaziale Hubble a cui si aggiungerà nel 2018 la potente vista all’infrarosso del James Webb. Sempre che lo sfuggente nono pianeta non venga avvistato prima.
(fonte: Asi)