Il valore della Space Economy in Italia può essere bene rappresentato da pochi ma essenziali numeri: un peso occupazionale di 6.000 addetti, un fatturato da 1,6 miliardi di euro, ulteriori fond per 500 milioni nel 2016 di cui 360 stanziati dal Cipe e 140 milioni dalle Regioni, che metteranno in moto un miliardo di euro di investimenti per le industrie con tempi di assegnazione agli inizi dell’autunno 2017. E per comprendere quanto le attività spaziali incidano sulla crescita economica del nostro Paese e fungano da motore della ricerca scientifica, basta ricordare che ogni euro investito ne genera da 3 a 5 in altri settori. Un quadro delineato nel corso di un convegno promosso da Air Press al Centro Studi Americani di Roma, con la partecipazione dei titolari dei dicasteri dello Sviluppo Economico e del Miur insieme ai principali attori nazionali dello Spazio, e servito a fare il punto su strategie e potenzialità dell’Italia che, nel comparto specifico, restano alte ma necessitano di maggiori sinergie. Su questo punto, infatti, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, ha rimarcato la necessità di fare sistema per aumentare la competitività del nostro Paese, che pure riveste un ruolo di assoluta eccellenza sia a livello europeo che internazionale. Ma c’è ampio margine di crescita e per allargare il fronte delle collaborazioni. E a tale proposito, sia il Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, che quello dell’Istruzione e della Ricerca, Valeria Fedeli, hanno confermato l’intenzione di tramutare la cabina di regia dello Spazio promossa nel 2016 in un Comitato interministeriale per lo Spazio.
Ma la sfida non è solo tra soggetti governativi, come ha sottolineato Battiston, ma sempre più con i privati che hanno lanciato la propria sfida ai servizi spaziali. Il riferimento è alla SpaceX di Elon Musk e alla Virgin Galactic di Richard Branson, ma anche alla Planet capace di mettere in orbita 80 satelliti, per un valore corrispondente di 30mila euro cadauno, e generare immagini utili per il controllo dell’ambiente. Una competizione aperta, alla quale non si sottrae Giulio Ranzo, Ceo di Avio, che sta commercializzando i lanci del razzo Vega, il lanciatore europeo dal cuore italiano realizzato negli stabilimenti di Colleferro. “La quotazione in Borsa di Avio – sostiene Ranzo – è una buona notizia, ci consentirà di competere sul mercato anche con investimenti privati”. Il gioco si basa prima sul prezzo e l’affidabilità, quindi sull’accuratezza con cui si posizionano in orbita i satelliti: Google ha scelto noi, e non un razzo Usa, per portare nello spazio i suoi mini satelliti SkySat”. Dallo spazio, ricorda Ranzo, “si possono monitorare le fabbriche e la loro produzione, i campi profughi, le navi in mezzo al mare, i container carichi di merci. Dallo spazio ora possiamo ricevere il segnale per collegarci a Internet come fosse il wi-fi di casa”.
Lapidario Luigi Pasquali, ad di Telespazio e direttore del settore Spazio di Leonardo Finmeccanica, nell’osservare come per anni sia stata data una spinta importante allo sviluppo di tecnologie innovative per lo spazio, ma ora sia arrivato il momento di fornire la spinta a usarle. “Ora diventiamo consumatori, cioè produciamo sviluppo e noi come Telespazio sviluppiamo servizi dallo spazio”. Pasquali rimarca anche il ruolo dell`Italia, che si inserisce in una più ampia cornice europea come testimoniano i numerosi programmi congiunti. “L’avvio di una strategia spaziale comune, come testimoniato da programmi come Galileo, Copernicus ed Egnos, segna un passaggio epocale e la disponibilità del governo ad iniettare risorse è un aspetto fondamentale per lo sviluppo della space economy. C’è bisogno di una pianificazione nazionale che si affianchi alle strategie dei soggetti privati”.
La Cabina di regia di Palazzo Chigi, ha assicurato il coordinatore Paolo Puri, “ha colto il segnale che veniva dalle industrie”. “Fare sistema? Io ci ho provato e l’ho fatto e la risposta è stata positiva” ha assicurato Puri dell’Autorità nazionale responsabile per il Prs del programma Galileo. Di tempi e velocità di azione ha infine parlato il Ceo di Thales Alenia Space Italia, Donato Amoroso: “Rispetto ai visionari come Musk e Branson che rompono gli schemi, abbiamo una certa inerzia”. “La competizione si sta allargando, dobbiamo avere una visione di prospettiva e, dunque, accelerare”. Infine l’accento posto dal ministro Calenda sulla spinta che il lavoro comune in Europa su Spazio e Difesa può rappresentare per la crescita dell`Europa.