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Philae_touchdownIl lander Philae ha smesso di trasmettere alle 01:36 (ora italiana) di sabato 15 novembre. Era piena notte quando al centro di controllo della missione Rosetta si sono persi i contatti con la sonda automatica accometata sulla superficie della 67P/Churyumov-Gerasimenko, appoggiata su due delle tre gambe in una zona certamente sconnessa rispetto a quella su cui si è posata la prima volta per poi rimbalzare molto più in là. Una zona d’ombra che non ha permesso ai pannelli solari di ricevere la luce necessaria a mantenere in carica le batterie. Anche le missioni spaziali possono finire in un cul de sac. Ma in questo caso i tecnici dell’Agenzia Spaziale Europea sono riusciti abilmente a trasformare l’imprevisto in successo pieno. Philae ha portato a termine il 90 per cento del suo programma, producendo i dati che permetteranno di conoscere a fondo l’ambiente di una cometa e ottenere quelle informazioni in grado di fornire elementi utili alla comprensione dell’origini della vita sulla Terra. Una missione compiuta a 511 km dal nostro pianeta, che non è ancora finita ma già nei libri di storia dell’astronautica. Essere riusciti ad approdare con una minuscola sonda, carica degli strumenti più sofisticati per l’analisi chimico-fisica, è un’impresa straordinaria. Philae è entrato in modalità stand by, ma sarà pronta a risvegliarsi quando nell’estate 2015 la cometa si avvicinerà al Sole permettendo ai pannelli solari di ricaricare le batterie. Nelle ultime ore di attività è entrata in funzione la trivella che ha perforato la superficie e inserito i campioni nei fornelletti del piccolo laboratorio chimico. Il trapano, progettato e sviluppato in Italia, è uno dei fiori all’occhiello della tecnologia spaziale. Dai centri spaziali dell’ESA a Darmstadt e Tolosa si è lavorato per consentire al lander di effettuare una manovra di rotazione di 35 gradi in modo da uscire almeno parzialmente dalla zona d’ombra e predisporre i pannelli solari a ricevere luce dal Sole .La batteria interna, accreditata di un’autonomia di 60 ore, ha fatto il suo dovere. Si spera che quella secondaria aiuti Philae a risvegliarsi nel viaggio di avvicinamento al Sole.  Tutti i dieci strumenti a bordo del lander hanno funzionato perfettamente e l’analisi dei dati scientifici su materiale solido e gas cometari potranno svelarci l’eventuale presenza di molecole organiche complesse, attraverso lo strumento denominato ). Disponiamo già della prima TAC cometaria della storia. E nei prossimi mesi la sonda madre Rosetta continuerà a seguire la cometa a distanza ravvicinato, pronta a segnalare il risveglio di Philae.

(nella foto artistica: come si immaginava potesse avvenire il touchdown sulla cometa)