La sonda giapponese Akatsuki, meglio nota come Venus Climate Orbiter, lanciata il 20 maggio 2010, è entrata nell’orbita di Venere il 7 dicembre 2015, esattamente cinque anni dopo la data prevista. Un ritardo macroscopico, causato da un problema sorto nel serbatoio che alimenta il motore principale e che avrebbe potuto compromettere totalmente la missione proprio nella fase di avvicinamento al globo venusiano. Al momento stabilito per rallentare la velocità e completare l’inserimento in orbita, una occlusione dovuta a un deposito di sale accumulatosi su una valvola, ha fatto surriscaldare il motore provocandone lo spegnimento dopo tre minuti anziché gli undici previsti di funzionamento. Di conseguenza la sonda è sfuggita alla gravità di Venere finendo per essere attratta dal Sole. I tecnici dell’agenzia spaziale giapponese Jaxa sono stati bravi a trasformare l’incidente in opportunità e con pazienza hanno atteso che Akatsuki completasse il lungo giro intorno alla nostra stella e si riavvicinasse a Venere. Facendo funzionare per venti minuti i quattro propulsori ausiliari della sonda, essi sono riusciti a completare l’inserimento in orbita anche se a una quota più alta di quella prevista. Il salvataggio della missione è da considerarsi un successo e il centro di controllo giapponese si è messo al lavoro per rendere l’orbita compatibile con la tipologia di osservazioni scientifiche, a cominciare dallo studio dell’atmosfera venusiana e dei parametri di superfici che potranno essere utili a ricostruire l’evoluzione del pianeta interno più prossimo alla Terra. L’obiettivo è avviare l’attività di osservazione a metà aprile 2016.









