Niente da fare per l’operazione di rientro del primo stadio del razzo Falcon 9, lanciato con successo dall’agenzia spaziale privata SpaceX dalla base di Vandenberg in California e destinato ad atterrare su una piattaforma marina ancorata nel Pacifico. Dopo che il secondo stadio del Falcon 9 ha messo regolarmente in orbita il satellite meteorologico Jason 3, destinato a una missione di monitoraggio degli oceani per conto di NASA, NOAA e CNES, il primo stadio si è separato dalla parte superiore del razzo vettore di Space X per procedere alla prevista manovra di atterraggio su una chiatta robotica che però non è andata a buon fine. Ciò che era riuscito il 21 dicembre 2015 in Florida, quando il primo stadio si era posato con successo sulla terra rientrando dall’atmosfera, non è stato replicato in mare aperto, circa 300 chilometri al largo delle coste californiane, con onde alte fino a sei metri che però non sarebbero la causa del fallimento.
Il primo stadio ha eseguito quattro manovre, attivando prima i propulsioni di controllo dell’assetto ad azoto per allontanarsi dal secondo stadio e poi utilizzando tre dei nove motori principali per indirizzare lo stadio verso la chiatta robotica, “Just Read The Instructions”. In seguito i motori hanno funzionato per rallentarne la discesa e infine procedendo all’atterraggio, attraverso l’impiego del solo propulsore centrale.
Elon Musk, fondatore della SpaceX, Elon Musk, attribuisce il fallimento a una delle quattro gambe robotiche del primo stadio. Il primo stadio avrebbe impattato duramente impattato sulla chiatta, abbattendosi lateralmente a causa del cedimento di una delle gambe robotiche.”Atterrare su una barca è molto più difficile che atterrare sulla terraferma. È un po’ come atterrare su una portaerei: il bersaglio è molto più piccolo, e in più si muove in tre dimensioni,” ha scritto Musk su Twitter. “Tuttavia, non è stato questo a rovinare il tentativo di oggi: la velocità di atterraggio era perfetta, ma una gamba non si è spiegata correttamente, portando al ribaltamento del razzo.” La manovra è stata seguita in diretta video dalla Nasa e la trasmissione si è interrotta al momento dell’esplosione del primo stadio del Falcon 9 sulla piattaforma marina. «First stage on target at droneship but looks like hard landing; broke landing leg» – ha dichiarato il centro di controllo della missione. L’insuccesso segue i due atterraggi falliti nel 2015 da Space X sempre sulla chiatta robotica.
Tutto bene, per fortuna, per Jason 3: lanciato alle 19:42 ora italiana, il satellite si è separato 56 minuti dopo dal secondo stadio del Falcon 9 e ha raggiunto la sua orbita di attesa di 1305 per 1320 chilometri con inclinazione di 66.05 gradi. Dopo l’apertura dei pannelli solari, il satellite è entrato in comunicazione con le stazioni di controllo di terra della NASA, predisponendosi a spostarsi nella sua orbita definitiva di 1328 per 1380 chilometri.