Dopo aver portato a termine un viaggio di cinque anni ed essersi posizionata nell’orbita di Giove, la sonda Juno della NASA ha completato il suo primo giro attorno al gigante gassoso effettuando il transito più ravvicinato dell’intera missione ad appena 4.200 chilometri dalla superficie. Juno ha sfiorato il fitto mantello di nubi alla velocità di 200mila chilometri orari. Si tratta del primo flyby di Giove a cui ne seguiranno altri 35 stretti fino al completamento della missione previsto nel febbraio 2018. In occasione di questo passaggio ravvicinato, gli strumenti scientifici diventati tutti operativi hanno raccolto i primi dati. Gli otto strumenti a bordo sono infatti stati spenti durante l’inserimento in orbita, per semplificare le operazioni di una manovra considerata critica. Il flyby ha rappresentato il momento per rimetterli tutti in funzione ed eseguire un test. Tra questi ci piace ricordare l’italianissimo JIRAM, lo Jupiter InfraRed Auroral Mapper per lo studio delle aurore e dell’atmosfera gioviana fornito dall’ASI e sviluppato con il supporto scientifico dell’INAF IAPS e di Alberto Adriani, principal investigator dello strumento. Juno sonderà la struttura profonda di Giove, la circolazione atmosferica e la fisica delle alte energie del suo ambiente magnetico e potrà così rivelare importanti indizi sulla formazione e l’evoluzione del gigante del Sistema solare, che potranno aiutarci ad avere una maggiore comprensione della nascita del nostro sistema planetario.