La sonda Rosetta ha posto termine alla sua lunga missione interplanetaria arrivando a toccare la cometa 67P, su cui due anni or sono era approdato il lander Philae. L’atto finale si è compiuto alle 13.19 (ora italiana) del 30 settembre. Un fine corsa ampiamente preannunciato e programmato per consentire un impatto dolce alla modesta velocità di 50 cm al secondo sulla regione denominata Ma’at, densa di crateri e situata sul lobo inferiore della cometa, muovendo da una distanza di 19 chilometri dalla superficie. Negli ultimi due anni, dopo il decennio di viaggio per raggiungere l’obiettivo e 7 chilometri percorsi negli spazi siderali, Rosetta ha orbitato intorno al nucleo cometario, osservandolo e analizzandone la composizione. Alla fine dal centro di controllo dell’Agenzia Spaziale Europea Damstadt in Germania è partito il comando che dato il via all’avvicinamento lento e inesorabile che è parso più un abbraccio e ha fatto tornare alla mente le discese dei Lem in fase di allunaggio. Rosetta ci ha regalato immagini ravvicinate fino a 20 metri dal punto di contatto, molto nitide quelle riprese da qualche centinaia di metri di quota, grazie allo strumento Osiris. La manovra che ha portato la sonda ad affrancarsi per sempre alla cometa è stato un capolavoro di meccanica del volo. Arrivare a impattare a grande velocità avrebbe fatto rimbalzare Rosetta, a causa della debole gravità del corpo planetario. La sonda ha fatto fino in fondo il suo dovere e gli strumenti di bordo hanno regalato una ulteriore messe di dati che saranno preziosissimi per arricchire la conoscenza sui mattoni primordiali. Quando il segnale si è spento, la visione è passata dallo schermo alla sale del centro di controllo, sugli sguardi incollati dei tecnici. Tra essi il direttore delle operazioni della missione Rosetta, Paolo Ferri, e il direttore di volo, Andrea Accomazzo. Anche il momento conclusivo della missione Rosetta ha regalato un sogno straordinario, perché è stata data la possibilità di seguire tutte le fasi in diretta streaming sul sito dell’Agenzia Spaziale Italiana e sul canale tv Rai Scuola. Si è dovuto attendere 40 minuti per vivere l’impatto e averne conferma.
Dietro questo spettacolo dell’astronautica e della scienza c’è la capacità dell’Europa e dell’Italia di sviluppare tecnologie all’avanguardia per esplorare il sistema solare. Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, e Nichi D’Amico, alla guida dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, sottolineano il ruolo primario del nostro Paese, sia per il coinvolgimento degli scienziati, sia per la componente industriale, che ha contribuito in modo determinante a realizzare un’impresa estrema, facendo scendere un lander sul nucleo di una cometa. Fabrizio Capaccioni, ricercatore dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e principal investigator dello strumento VIRTIS a bordo di Rosetta, definisce la missione Rosetta “un miracolo di maestria tecnica, di programmazione e di dedizione dei team coinvolti. Sono stati superati ostacoli che nessun’altra sonda planetaria aveva mai dovuto affrontare. La sonda Rosetta e la strumentazione di bordo, con un rilevante contributo italiano per gli strumenti GIADA, VIRTIS, il canale WAC di OSIRIS ed il trapano del lander Philae, ha prodotto risultati scientifici di eccezionale valore; risultati che permetteranno di mantenere la comunità scientifica europea che si occupa dei Piccoli Corpi del Sistema solare al livello di eccellenza conseguito con Rosetta almeno per i prossimi dieci anni.