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BRITE AustriaUna costellazione di sei nanosatelliti equipaggiati di tutto punto per misurare fotometricamente le oscillazioni e le variazioni in temperatura delle stelle più luminose, quelle con magnitudine apparente inferiore a 4, visibili dunque anche a occhio nudo. Sei cubetti che servono a realizzare la missione BRITE (acronimo di BRIght Target Explorer), presentata a Vancouver, realizzata in parti uguali – un terzo a testa, ovvero due satelliti per ciascun paese – da Austria, Canada e Polonia. La prima coppia è già in orbita ed è il primo tassello di un minuscolo quanto efficiente telescopio spaziale concepito per studiare le stelle variabili più luminose. Sono i più piccoli telescopi della storia dell’era spaziale per svelare i segreti delle più grandi stelle della storia dell’universo. Massa e dimensioni sono grosso modo quelle d’una batteria per auto: ogni satellite BRITE è infatti un cubetto da 20 cm di lato per 8 kg di peso. Veri e propri gioielli di tecnologia spaziale in miniatura, in cui figurano celle fotovoltaiche, antenne UHF e S-band, l’immancabile computer di bordo e tutto il necessario per il controllo d’assetto: tre giroscopi, magnetometro, star tracker, sensori solari.

brite-schemaOgni nano satellite è dotato di mini-telescopio a cinque lenti, con un’apertura di 3 cm, accoppiato a un filtro e a un sensore CCD da 4008 x 2672 pixel. Quanto basta per misurare le variazioni di luminosità delle stelle bersaglio. Variazioni che possono essere dovute a fenomeni di astrosismologia, dunque vere e proprie pulsazioni originate nella struttura interna delle stelle. O alle macchie presenti in superficie, come quelle ben note legate ai cicli del nostro Sole. O ancora a eruzioni superficiali. A volte, poi, all’origine d’una variazione di luminosità può esserci un’eclissi, causata dal transito d’un esopianeta.

La costellazione di satelliti BRITE, una volta interamente dispiegata (al momento è in orbita la coppia austriaca, si prevede che sarà raggiunta dagli altri quattro entro la fine del 2014), promette di riuscire a catturare tutti questi mutamenti qualora avvenissero in una delle centinaia di stelle – quelle con magnitudine inferiore a 4 sono 513 – presenti nel suo paniere. Non male, per una flotta spaziale quasi tascabile.