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La più lunga eclissi lunare

La più lunga eclissi lunare

La sera del 27 luglio 2018 è destinata a passare alla storia per l’eclissi totale di Luna più lunga del secolo, accompagnata dalla contemporanea, grande e luminosa opposizione di Marte. La Luna, che sarà alla massima distanza dalla Terra, raggiungerà il centro dell’ombra terrestre, generando un’eclissi della durata di circa 103 minuti. Nella stessa notte, il Pianeta Rosso si troverà alla distanza minima dal Sole, al quale sarà opposto (la cosiddetta grande opposizione) e dunque in condizione tale da rendersi massimamente visibile. La Luna piena sorgerà poco prima delle 21, quando sarà già in penombra, mentre la fase di totalità dell’eclissi si verificherà tra le 21.30 e le 23.13. Il culmine dell’evento astronomico è previsto alle 22.22 ora italiana e per 11 minuti il nostro satellite naturale di colorerà di rosso. Ciò in quanto l’atmosfera terrestre filtra la maggior parte della luce blu della radiazione solare, rilasciando la luce arancione e rossa. Marte, sorgerà alle 21, poco al di sotto della Luna già in penombra. Luna in eclissi e Marte, distanziati di sei gradi nella stessa regione di cielo, creeranno un’immagine astronomica rara e spettacolare. Quello che l’astrofisico Gianluca Masi, Responsabile Scientifico del Virtual Telescope Project, definisce un raro e spettacolare abbraccio tra i due corpi celesti. Nel contempo, altri tre pianeti – Venere, Giove e Saturno – saranno ben visibili nel cielo. Ad arricchire l’osservazione celeste, anteprima del grande evento astronomico, il passaggio sull’Italia, intorno alle 21.15, della Stazione Spaziale internazionale.

La lunghezza temporale dell’eclissi lunare richiama la seconda legge di Keplero. La luna, perfettamente allineata a Sole e Terra, si troverà in prossimità dell’apogeo, poco oltre 400mila chilometri, percorrendo il tratto di orbita più lentamente rispetto a quando si trova in altri punti del suo percorso e permanendo di più nel cono d’ombra terrestre.

 

Il primo uomo

Il primo uomo

In coincidenza con il 49esimo anniversario del primo sbarco umano sulla Luna, l’annuncio del film dedicato a Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, che sarà proiettato in in prima mondiale mercoledì 29 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia, in occasione della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. “Il primo uomo”, diretto da Damien Chazelle (il regista di La La Land, premiato con 6 Oscar) vede l’attore Ryan Gosling nelle vesti di Nei Armostrong, sulla cui figura si concentra il racconto della pellicola negli anni dal 1961 al 1969 che precedettero l’allunaggio. Un profondo resoconto e una narrazione in prima persona, basata sui libri di Kames R. Hansen, il film esplora i sacrifici e il costo – per Armstrong e per gli Stati Uniti – di una delle missioni più pericolose della storia. “Questo è un piccolo passo per [un] uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”. La sua frase è rimasta famosa, la sua missione ha rivoluzionato la storia dell’umanità. Neil Armstrong è stato il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna il 20 luglio del 1969. La storia della missione Apollo 11 della NASA è quella della realizzazione di un sogno di tutti i tempi che Il primo uomo torna a raccontare.

Busalla casa dello Spazio

Busalla casa dello Spazio

Alla vigilia del 49esimo anniversario dello sbarco umano sulla Luna, l’astronauta Franco Malerba ha presentato la seconda edizione del Festival dello Spazio che si tiene a Busalla, la cittadina nell’entroterra ligure che ha dato i natali al primo italiano andato in orbita 500 anni dopo la navigazione di Cristoforo Colombo verso il continente americano. La manifestazione, ideata nel 2017 per festeggiare il 25ennale del volo di Franco Malerba a bordo dello Space Shuttle, torna con nuovi e sempre più interessanti ingredienti. Il programma del Festival 2018, dal 27 al 29 luglio, è ispirato all’attualità dell’anno spaziale in corso, a cominciare dal lancio, previsto il 25 luglio, degli ultimi satelliti che completano la costellazione del sistema di navigazione europeo Galileo. Un’occasione per parlare del connubio di dati satellitari e terrestri nel mondo, in rapida evoluzione, delle telecomunicazioni. In occasione del trentennale di fondazione dell’Agenzia Spaziale Italiana, nella giornata inaugurale del Festival, il 27 luglio, protagonisti Luciano Guerriero, primo presidente dell’ASI, e l’attuale presidente Roberto Battiston. La sera del 27 luglio appuntamento con l’eclissi totale di luna. Un evento che offre l’opportunità di parlare, a 50 anni dalla prima storica prima circumnavigazione della Luna, delle conoscenze acquisite sul nostro satellite, degli enigmi ancora irrisolti e dei piani di esplorazione e di utilizzo come base per l’esplorazione umana di Marte. Altro anticipazione è il lancio, previsto nell’ottobre 2018, della sonda intitolata a Bepi Colombo, destinata a raggiungere il pianeta Mercurio nel 2025: una missione tecnicamente molto difficile, di altissimo interesse scientifico. In chiusura di manifestazione la presenza dell’astronauta Paolo Nespoli alle 10:30 di domenica 29 luglio.

 

Blue Origin brucia le tappe

Blue Origin brucia le tappe

Pieno successo del secondo volo suborbitale del 2018 condotto da Blue Origin con il razzo New Shepard, partito dalla rampa di lancio di Van Horn in Texas alle 17:12 del 18 luglio. La missione, della durata complessiva di 7 minuti e mezzo, ha permesso di testare la sicurezza del motore riutilizzabile durante il volo suborbitale, facendo raggiungere al razzo in soli 4 minuti i 119 chilometri di altezza, ben più della quota record durante il volo effettuato nell’aprile 2018, per poi rientrare a terra con un perfetto atterraggio da manuale.  Si tratta della nona missione dal debutto di Blue Origin, la terza con la versione più avanzata del razzo impiegata per la prima volta nel dicembre 2017. In cima al razzo New Shepard la Crew Capsule 2.0, destinata a trasportare i futuri turisti spaziali durante i voli suborbitali, che si è regolarmente staccata dal razzo madre per poi atterrare autonomamente 11 minuti dopo il lancio grazie all’uso dei paracadute. A bordo della capsula il manichino Skywalker, utilizzato durante i voli di test, mentre all’interno del razzo hanno funzionato alcuni esperimenti scientifici sviluppati dalla Nasa e da enti di ricerca americani, europei e tailandesi. Tali esperimenti riguardavano la misurazione di temperatura e livelli di anidride carbonica nella capsula, un trasmettitore wifi e sensori per la misurazione della pressione interna. Jeff Bezos, patron di Blue Origin, ha ribadito l’intenzione di aprire le porte al turismo spaziale già dal 2019, mentre il volo inaugurale del successore del razzo New Shepard, ribattezzato New Glenn, potrebbe avvenire alla fine del 2020.

Il tramonto di Dawn

Il tramonto di Dawn

La sonda spaziale Dawn della NASA, a cui l’Italia contribuisce con un significativo contributo scientifico grazie all’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e il supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), si prepara a concludere, dopo 11 anni, la sua missione, la cui durata, grazie agli importanti risultati raggiunti, è stata estesa due volte. La sonda comunque continuerà ad esplorare e raccogliere immagini e altri dati anche durante queste ultime fasi di vita. Entro pochi mesi si prevede che Dawn esaurirà il carburante principale, l’idrazina, che le permette di controllare il suo posizionamento e la mantiene in comunicazione con la Terra. Quando ciò accadrà, probabilmente tra agosto e ottobre 2018, la navicella smetterà di funzionare ma rimarrà in orbita attorno al pianeta nano Cerere.

“Dawn è l’unico veicolo spaziale ad aver orbitato attorno a due destinazioni distinte dello spazio profondo. – commenta Raffaele Mugnuolo responsabile ASI per la missione Dawn – Ci ha dato vedute ravvicinate di Cerere e Vesta, i corpi più grandi tra gli asteroidi che si trovano nella fascia tra Marte e Giove. Durante 14 mesi in orbita dal 2011 al 2012, Dawn ha osservato e studiato Vesta dalla sua superficie al suo nucleo. In seguito ha effettuato una manovra senza precedenti abbandonando l’orbita e viaggiando attraverso la fascia principale degli asteroidi per più di due anni per raggiungere e orbitare attorno a Cerere, che ha poi osservato dal 2015”.

Su Cerere, la navicella spaziale ha scoperto depositi brillanti di sale che decorano il pianeta nano come un’infarinatura di diamanti. Ma i risultati scientifici che ne sono scaturiti sono ancora più avvincenti: i punti luminosi sono la prova di un oceano brillante i cui resti congelati, principalmente carbonato di sodio e cloruro di ammonio, sono esposti sulla superficie. La scoperta delle macchie, ora chiamate faculae, ha fornito un solido sostegno all’idea che Cerere possedesse un tempo un oceano globale, garantendogli un posto nella schiera dei mondi oceanici del Sistema solare che comprende anche diverse lune di Giove e Saturno. Tali scoperte sono state alimentate dalla grande efficienza della propulsione ionica. Dawn non è stata la prima sonda ad utilizzare la propulsione ionica, familiare ai fan della fantascienza e agli appassionati di spazio, ma ha spinto questa tecnologia fino ai suoi limiti di prestazioni e resistenza.

Dawn continua a inviare, di settimana in settimana, fotografie di Cerere molto ravvicinate, scattate da sole 22 miglia (35 chilometri) dalla superficie.

“Lo spettrometro italiano VIR sta tuttora acquisendo dati da bassa quota, che risultano essere i dati a più alta risoluzione spaziale finora acquisiti della superficie di Cerere. I nuovi dati, insieme a quelli degli altri strumenti, aiuteranno a capire meglio la formazione delle zone chiare ricche di carbonati caratteristiche della superficie di Cerere” dice Maria Cristina De Sanctis, principal investigator dello strumento VIR.

Anche se Dawn sta per concludere la propria missione, ulteriori scoperte scientifiche sono in arrivo. Oltre alle immagini ad alta risoluzione, la sonda raccoglie informazioni da diversi spettri, misure del flusso di raggi gamma e neutroni, riprese nell’infrarosso e visibile, nonché dati sulla gravità. Le osservazioni si concentrano sull’area attorno ai crateri Occator e Urvara, con l’obiettivo principale di comprendere l’evoluzione di Cerere e verificare, come ipotizzato, se vi sia attività geologica in corso sul pianeta nano, la cui superficie sembra essere modellata dagli impatti con altri asteroidi.

La missione Dawn è gestita dal Jet Propulsion Laboratory (JPL) per il Science Mission Directorate di Washington della NASA. Dawn è un progetto del Discovery Program, gestito dal Marshall Space Flight Center in Huntsville, Alabama della NASA. Il JPL è responsabile scientifico generale della missione. Lo spacecraft è stato progettato e costruito da Orbital ATK, Inc., di Dulles, Virginia. Il Centro aerospaziale tedesco, l’Istituto Max Planck per la ricerca sul sistema solare, l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Istituto Nazionale di Astrofisica Nazionale sono partner internazionali del team di missione. Lo spettrometro VIR è stato realizzato dalla società Leonardo con il finanziamento e coordinamento dell’ASI e la supervisione scientifica dell’INAF.