Seleziona una pagina

exomarslanding_2La partenza della missione Exomars, la prima dell’Europa su Marte, destinata a culminare il 19 ottobre 2016 con la discesa della sonda Schiaparelli, viene celebrata anche dall’Osservatorio Astronomico di Brera, dove l’astronomo Giovanni Schiaparelli fu direttore dal 1862 al 1900 divenendo famoso per i suoi studi e osservazioni di Marte e dei cosiddetti “canali” (così definiti, benché frutto di un errore di traduzione), iniziati il 23 agosto 1977 e durati 13 anni. Nella Pinacoteca di Brera, insieme al direttore James Bradburne, affiancato da quello dell’osservatorio INAF, Gianpiero Tagliaferri, e dalla responsabile di biblioteca e archivio, Agnese Mandrino, sono convenuti Vincenzo Giorgio, Vice-President Marketing & Sales di Thales Alenia Space e Amministratore Delegato di ALTEC, Franco Bonacina, portavoce del Direttore Generale dell’Agenzia Spaziale Europea, e Amalia Ercole Finzi, professore emerito di Ricerche Spaziali al Politecnico di Milano e protagonista dell’esplorazione robotica. L’omaggio del mondo scientifico spaziale a Giovanni Schiaparelli si lega alla scelta dell’Agenzia Spaziale Europea, che ha raccolto la proposta dell’ASI e dell’INAF-Osservatorio Astronomico di Brera, di dedicargli la sonda che toccherà il suolo del pianeta rosso. La specola di Brera, uno dei punti di riferimento della rete dell’INAF, è tutt’uno con la famosa Pinacoteca che custodisce gli scritti dell’astronomo, al quale si deve la fioritura dell’interesse all’esplorazione di Marte. Rimossi dubbi e congetture circa la presenza di una civiltà sul Pianeta Rosso, la tecnologia astronautica ci ha progressivamente avvicinato alla conoscenza sempre più approfondita di questo mondo, avviata in superficie con l’approdo delle sonde Viking quarant’anni or sono e proseguita con i rover della NASA: Mars Pathfinder (arrivato nel 1997), Spirit e Opportunity, che a gennaio 2016 ha festeggiato 12 anni di attività, e Curiosity, in funzione dal 2012. Exomars è la nuova sfida dell’Agenzia Spaziale Europea, che, dopo aver contribuito negli ultimi dieci anni all’osservazione ravvicinata con la sonda orbitale Mars Express, nell’arco di un biennio ha programmato due missioni verso Marte, la seconda nelle quali nel 2018 culminerà con lo sbarco del primo rover sulla superficie marziana. exomars-edm1Un obiettivo che segue i passati successi maturati nell’esplorazione nel cuore di corpi planetari, dalla discesa nel 2005 del modulo Huygens sganciato dalla sonda Cassini nell’atmosfera di Titano, all’approdo del lander Philae rilasciato dalla sonda Rosetta sulla cometa 67P. Successi ottenuti con il contributo rilevante della tecnologia italiana.

Grazie al programma Exomars, al centro ESA di Darmstadt, la cosiddetta Houston europea, alla rete di controllo delle missioni interplanetarie si affianca il centro Altec di Torino. Il programma ha richiesto otto anni di lavoro e coinvolto 300 addetti solo in Thales Alenia Space. L’obiettivo principale della missione è la rilevazione delle tracce di metano. L’orbiter studierà l’atmosfera e fungerà da ripetitore anche per il secondo capitolo della missione, nel 2018, quando arriverà il rover da due tonnellate dotato di un drill in grado di penetrare il suolo per due metri, chiamato a riscattare il fallimento di Beagle 2, precedente tentativo europeo andato perso durante la discesa nel dicembre 2003. Sarà proprio la sonda Schiaparelli a testare la tecnica di atterraggio, basata su un sistema intrinsecamente sicuro che sfrutta algoritmi di guida, navigazione e controllo sviluppati in Italia. Peraltro l’arrivo sulla superficie marziana avverrà il 19 ottobre, nel periodo delle tempeste di sabbia. schiaparelliLa discesa a velocità supersonica (mach 2) sarà rallentata da due paracadute, poi entreranno in funzione i propulsori di frenata che si spegneranno quando il radar si bordo rileverà l’altezza di un metro e mezzo dal suolo. Un guscio protettivo in fibra di carbonio attutirà l’impatto con il terreno, dopodiché Schiaparelli attiverà la stazione meteo ed inizierà ad inviare a Terra i dati per un periodo previsto di otto giorni, fino all’esaurimento delle batterie. La discesa durerà sei minuti, ma a terra la conferma del successo arriverà dopo 20 minuti. A quel punto, a distanza di due secoli, Giovanni Schiaparelli avrà toccato il pianeta a lungo osservato.