da Sorrentino | Lug 3, 2015 | Eventi, Primo Piano, Programmi
Giovedì 2 luglio, nella prestigiosa cornice della Reggia di Caserta, il CIRA ha inaugurato lo stand che ospita la navicella IXV (Intermediate eXperimental Vehicle) dell’Agenzia Spaziale Europea, per illustrare al grande pubblico i primi risultati della missione e con essi il contributo fondamentale apportato al progetto europeo dalla comunità scientifica e industriale italiana e, in particolare, il ruolo svolto dal CIRA.
Alla cerimonia di inaugurazione, insieme al Presidente del CIRA, Luigi Carrino, sono intervenuti il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston, il Presidente di Confindustria Caserta Luciano Morelli, il Presidente del Centro Altec di Torino, Massimo Grimaldi. Il taglio del nastro, affidato a Paola Mercogliano, una delle più giovani ricercatrici del team CIRA IXV, ha preceduto di una settimana la conferenza di Giorgio Tumino, Program Manager ESA del progetto IXV, sugli sviluppi futuri del velivolo spaziale, in occasione dell’Assemblea nazionale di Confindustria a Caserta.
“La presenza di IXV a Caserta è il segno tangibile del desiderio del CIRA di condividere con il territorio i successi scientifici conseguiti a livello internazionale – ha dichiarato il Presidente del CIRA Luigi Carrino – IXV rappresenta il naturale proseguimento delle esperienze maturate dal CIRA con le due missioni eseguite nell’ambito del programma nazionale USV (Unmanned Space Vehicle) ed è la base di partenza per il programma PRIDE, sostenuto dall’ASI nel corso della Ministeriale ESA”.
“Nella cornice della Reggia Venvitelliana, passato e futuro si fondono e dimostrano – ha ricordato il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston – come la nostra capacità di creare abbia potuto dare vita a eccezionali opere dell’ingegno. Non c’è quindi luogo più simbolico della Reggia per ospitare uno degli oggetti più tecnologici prodotti dal nostro paese. IXV è un elemento determinante per il successo dei futuri e ambiziosi progetti spaziali nei quali l’Europa, grazie all’Italia, è coinvolta. Questa strada passa anche da qui, nella provincia di Caserta, con il CIRA. Dobbiamo ringraziare tutta la nostra industria, il mondo della ricerca e, in particolare, il Cira per aver saputo, con il supporto dell’ASI, realizzare questa sfida. IXV è la conferma che quando facciamo sistema il successo è garantito”.
L’IXV rimarrà esposto alla Reggia fino al 25 luglio: si tratta della tappa più lunga nell’ambito del tour che il veicolo sta compiendo presso gli enti che hanno preso parte all’importante programma spaziale europeo. All’interno dello stand, realizzato dal CIRA in collaborazione con Confindustria e Camera di Commercio di Caserta, è stata ricreata, attraverso un impianto scenografico di luci e musiche, una suggestiva e coinvolgente ambientazione spaziale. Qui i visitatori possono osservare da vicino il veicolo spaziale sperimentale che l’11 febbraio scorso, lanciato dal vettore europeo VEGA, ha effettuato con successo la sua missione di rientro in atmosfera da orbita terrestre bassa (300 km). Un viaggio che IXV, pur riportando segni evidenti sulla superficie esterna, ha superato brillantemente, aprendo nuovi orizzonti al futuro sistema di trasporto spaziale europeo.
L’Italia attraverso l’ASI è stato in assoluto il paese che più ha contribuito al progetto IXV, la cui esecuzione è stata affidata ad un team di aziende e centri di ricerca guidato da Thales Alenia Space Italia. Significativo è stato il ruolo svolto dal CIRA durante tutte le fasi di sviluppo del progetto: dagli studi in materia di aerodinamica e aerotermodinamica, alle attività di qualifica del sistema di protezione termica, dall’integrazione di un prototipo in scala reale del velivolo IXV alla progettazione ed esecuzione del drop test da elicottero per la sperimentazione del sistema di discesa e di recupero. Ed anche nella fase di esecuzione della missione finale, ha fornito assistenza tecnica all’ESA attraverso la partecipazione di propri ricercatori al Team di Progetto impegnato nelle operazioni di lancio presso la Base di Kourou.
da Sorrentino | Giu 17, 2015 | Eventi, Politica Spaziale, Primo Piano
Charlie Bolden, amministratore della NASA, transita dal Salone Aerospaziale di Parigi al Politecnico di Milano e nel giro di 24 ore traccia il programma che dovrà consentire al primo equipaggio di approdare su Marte. Martedì 16 giugno, nel corso dell’air show parigino, Bolden ha sottoscritto con gli amministratori delle agenzie spaziali francese e spagnola per proseguire la collaborazione nei progetti riguardanti la futura esplorazione del Pianeta Rosso. In particolare, per lo sviluppo di una serie di strumenti scientifici destinati a equipaggiare il rover Mars 2020 e acquisire informazioni su geologia e atmosfera marziana e individuare potenziali tracce biologiche. La cooperazione con la Spagna si estende a Mars Insight Lander, il cui lancio è programmato nel 2016 e che disporrà di una coppia di sensori sviluppati dall’istituto di tecnologia aerospaziale iberico. Ben più importante la cooperazione con l’Agenzia Spaziale Italiana, ribadita all’indomani del rientro a terra di Samantha Cristoforetti nella cornice della conferenza dal titolo “Reaching for the stars” promossa dal Politecnico di Milano con la partecipazione del rettore Giovanni Azzone, Enrico Flamini, responsabile dei programmi scientifici dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giuseppe Morsillo, direttore Finanza, Controllo e Information Technology dell’ESA, e Luca Parmitano, astronauta dell’Esa e maggiore pilota dell’Aeronautica militare. Charlie Bolden, che ha comandato due volte lo Space Shuttle e ha all’attivo quattro missioni spaziali, conferma che prima di trasportare astronauti su Marte ci sarà lo sbarco su un asteroide precedentemente catturato e portato in orbita lunare. La NASA affida i suoi obiettivi futuri alla navetta Orion, mentre sono in corso di sviluppo le tute spaziali per affrontare l’ambiente del Pianeta Rosso e i sistemi vitali insieme ai laboratori dove produrre cibo vegetale e garantire le scorte di acqua, anche attraverso il riciclo, sufficienti per restare un anno sulla superficie marziana. Per raggiungere l’obiettivo sarà fondamentale la cooperazione internazionale. Quella con la Russia prosegue nello spazio a dispetto delle contrapposizioni geopolitiche in atto con gli Stati Uniti. Con la Cina la collaborazione è ancora limitata e non riguarda al momento i voli umani. Bolden tesse le lodi di Luca Parmitano e Samantha Cristoforetti, eccellenti astronauti e altrettanto bravi divulgatori delle attività spaziali. Anche grazie a loro la pubblica opinione prende coscienza dell’importanza dell’esplorazione cosmica, volta ad individuare forme biologiche su altri corpi planetari a cominciare da quelli a noi vicini. Non è un caso che Bolden insieme a Parmitano riscuotano un successo di interesse e ammirazione tra gli oltre 800 studenti del Politecnico di Milano. Popolarità sì, ma scientifica.
da Sorrentino | Giu 15, 2015 | Eventi, Industria, Politica Spaziale, Primo Piano
Paris AirShow vede protagonista l’Agenzia Spaziale Europea come poche volte era accaduto nelle precedenti edizioni del salone nel perimetro in cui campeggia il mock-up del razzo vettore europeo Ariane 5. Non a caso la giornata di apertura, lunedì 15 giugno, ha in calendario un evento dedicato al mondo dei lanciatori, la seconda più grande area manifatturiera dell’industria spaziale europea dopo quella dei satelliti commerciali. In tale contesto si inserisce Avio, industria italiana che debutta al Salone aerospaziale di Le Bourget con il nuovo logo della società controllata per 81% da Cinven, 14% Finmeccanica, 5% altri azionisti. Avio espone non solo il Vega già in produzione, ma il modello in scala del Vega C, il lanciatore che volerà la prima volta nel 2019, più potente del Vega attuale e con il 20% in più di capacità di carico utile per i satelliti. Sviluppato da Avio attraverso Elv (70% Avio e 30% Agenzia Spaziale Italiana), Vega fin dal suo primo lancio nel 2012 ha riscosso un successo crescente grazie alle sue doti di flessibilità, affidabilità ed efficienza. Il motore del primo stadio, il P80, è il motore a propellente solido monolitico più grande al mondo, mentre quello del terzo stadio, lo Z9, è quello più “spinto” al mondo, cioè con il più alto rapporto tra propellente e peso totale. Il quarto stadio infine, l’Avum, è capace di accensioni multiple e consente di mettere in orbita diversi satelliti in posizioni differenti con estrema precisione. Vega si prepara per la sua quinta missione in programma il 23 giugno per portare in orbita il satellite Sentinel 2 del programma europeo Copernicus.
Completano l’esposizione, l’ugello del motore Z23, capace di resistere a temperature superiori ai 3.000 gradi; la turbopompa a ossigeno liquido del motore criogenico Vulcain 2, il cuore pulsante dell’enorme motore di Ariane 5; il Mira, un avveniristico motore a ossigeno liquido e metano (sviluppato da Avio insieme ad Asi e alla russa KBKhA) che potrebbe in futuro essere impiegato su Vega C.
da Sorrentino | Mag 9, 2015 | Ambiente, Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Geologia, Primo Piano, Servizi Satellitari
L’EXPO 2015 è un’occasione per riflettere su quanto lo sviluppo delle tecnologie spaziali e le attività satellitari di osservazione della terra possano contribuire al miglioramento della produzione agricola e della disponibilità di cibo per le popolazioni del pianeta. Il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia propone, fino al 10 gennaio 2016, la mostra “Il mio Pianeta dallo Spazio – Fragilità e Bellezza”, progetto espositivo promosso e organizzato dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA), in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), la Presidenza Italiana del Consiglio dell’Unione Europea e la Commissione Europea. Una mostra per immagini e videoinstallazioni che offre l’opportunità di vedere il nostro pianeta con gli occhi dei satelliti e capire quanto questi preziosi strumenti possono contribuire alla sicurezza alimentare e allo studio del pianeta Terra. Curata da Viviana Panaccia e presentata al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2014, nell’edizione di Milano si focalizza su agricoltura, foreste e territorio essendo i temi della sicurezza alimentare e dell’agricoltura gli argomenti di EXPO 2015. Un evento concepito per esaltare il ruolo delle tecnologie spaziali per la corretta gestione delle risorse del pianeta e alla cui inaugurazione hanno partecipato l’astronauta Luca Parmitano, Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Volker Liebig, Direttore dei Programmi di Osservazione della Terra di ESA, Simonetta Cheli , capo dell’Ufficio di Coordinamento Direttorato Programmi Osservazione della Terra
“Nutrire il pianeta significa innanzitutto averne cura – sottolinea Fiorenzo Galli, Direttore Generale del Museo della Scienza e Tecnologia – Mostrare con queste straordinarie immagini la bellezza e la fragilità della ‘nostra casa’, dà la possibilità di comprendere il valore della gestione delle risorse naturali, della protezione dell’ambiente, della tutela delle foreste che ci fanno respirare, della terra da coltivare, della biodiversità, dell’aggressività antropocenica da contenere, per dare un giusto futuro ai nostri figli”.
Il percorso espositivo, in un’area attigua all’esposizione permanente dedicata allo Spazio e all’Astronomia, verte su quattro aree tematiche; ghiacci e acqua, foreste, agricoltura e città, Gli occhi dei satelliti ci inviano immagini della Terra in cambiamento e sottolineano l’importanza fondamentale delle piattaforme orbitale di osservazione terrestre come strumento per la gestione delle risorse naturali e la protezione dell’ambiente. Oggi esistono oltre 30 aree metropolitane con più di 10 milioni di abitanti ciascuna. I dati ad alta risoluzione forniti dai satelliti sono importanti per la pianificazione e uno sviluppo sostenibile delle aree urbane e possono essere utilizzati per controllare l’inquinamento dell’aria, i rischi ambientali e le risorse idriche.
Anche la Facoltà di Ingegneria Civile e Industriale dell’Università La Sapienza di Roma (Aula del Chiostro di Via Eudossiana 18, dalle 14:30 di mercoledì 13 maggio), su iniziativa del prof. Marcello Onofri, promuove una conferenza per analizzare il contributo possibile della ricerca spaziale al miglioramento della produzione agricola e alla crescita dell’agricoltura sostenibile sulla Terra. A parlarne è stata chiamata Ellen Stofan, Chief Scientist della Nasa, insieme a Volker Liebig, Direttore ESA- ESRIN, Enrico Flamini, Coordinatore Scientifico dell’Agenzia Spaziale Italiana. Un’opportunità per discutere i progressi fatti nello sviluppo di nuovi metodi di alta tecnologia per affrontare le diverse sfide in agricoltura, sicurezza alimentare e cambiamenti climatici.
Nell’immagine in evidenza, l’isola di Pantelleria (credit: ESA)
da Sorrentino | Mag 4, 2015 | Eventi, Eventi Scientifici e Culturali, Primo Piano
Una mostra che punta direttamente sullo spaccato del nostro pianeta visto dallo Spazio, proponendo una visione di particolare impatto oggettivo, tale da evidenziare i fenomeni macroscopici come quelli che segnano i progressivi cambiamenti cui sono soggetti le terre abitate e non e la vasta distesa dei ghiacci. Dopo la kermesse al Palazzo delle Esposizioni di Roma nel 2014, arriva al Museo della Scienza e della Tecnica di Milano (9 maggio – 31 ottobre 2015) “Il mio pianeta dallo Spazio. Fragilità e bellezza”, a cura di Viviana Panaccia, già direttore della comunicazione di aziende del settore spaziale, e realizzata dall’Agenzia Spaziale Europea in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana. Una raccolta di immagini, riprese dai satelliti di osservazione terrestre e dalla stazione spaziale internazionale, che dimostra la fragilità del nostro pianeta e le sfide poste dal cambiamento climatico, ma che rappresenta anche un viaggio in alcuni dei posti più belli e remoti della Terra. L’allestimento pensato per il sito museale di Milano è stato rivisto e orientato al tema di Expo 2015, ovvero alle risorse e al patrimonio naturale del pianeta da difendere e valorizzare per consentire all’umanità di usufruirne in modo equo e garantire un futuro di vivibilità alle generazioni a venire.
Dallo Spazio si percepisce l’ immagine di una Terra in evoluzione: scioglimento dei ghiacciai, livelli del mare che si innalzano, foreste pluviali minacciate dalla deforestazione, desertificazione crescente che colpisce le terre coltivate e dell’espansione urbana. Sottolineano l’importanza della tecnologia dallo Spazio nella gestione delle risorse naturali e nella gestione dell’ambiente globale.
Proprio per questo motivo la curatrice e le agenzie spaziali, insieme al Museo della Scienza e della Tecnica, hanno voluto amplificare la sezione dedicata a foreste e agricoltura, con particolare accento alle foreste pluviali minacciate dalla deforestazione, desertificazione crescente che colpisce le terre coltivate e all’espansione urbana che dà origine alle megalopoli. Le immagini riprese dall’orbita documentano i processi di de forestazione e la conversione delle foreste in terreni agricoli, risaie, uliveti e agricolture a pivot. Evidenziano come il satellite contribuisce alla gestione delle zone agricole e alla previsione dei raccolti. Un richiamo all’importanza delle foreste per l’ecosistema del pianeta: essenziali per la biodiversità e laboratorio naturale per l’assorbimento di CO2.
Immagini satellitari, in aggiunta quelle riprese da Luca Parmitano, l’astronauta dell’ESA che ha condotto la prima missione di lunga durata dell’ASI ed è testimonial della mostra, e una serie di videoinstallazioni, compongono un percorso di rara bellezza che nel contempo invita a riflettere sulla fragilità del nostro pianeta. Una testimonianza della Terra presente che è soprattutto invito a essere più sensibili alla necessità di uno stile di vita eco-sostenibile, di un utilizzo più consapevole delle risorse naturali e alle potenzialità innovative dell’utilizzo delle tecnologie spaziali. Un’immagine notturna del pianeta rivela al visitatore il livello di affollamento globale mostrando la concentrazione delle zone illuminate. Altre immagini mostrano gli sviluppi recenti delle calotte nella regione Artica e Antartica, dal momento che le regioni polari sono considerate le più sensibili ai cambiamenti climatici e i migliori sensori per il monitoraggio della salute del pianeta. Particolari delle distese di acqua, deserti e i moti dell’atmosfera completano il suggestivo sguardo fotografico sul pianeta, che dallo Spazio rivela le mutazioni compiute e quelle in corso.
Foto ESA: in evidenza, il Lazio; al centro, il delta del Mississipi
da Sorrentino | Apr 15, 2015 | Astronomia, Eventi, Fisica, Primo Piano, Stazione Spaziale, Telescienza
I risultati della collaborazione internazionale Alpha Magnetic Spectrometer (AMS), il cacciatore di antimateria installato dal 2011 sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), al centro di una tre giorni al CERN di Ginevra, dedicata alla presentazione delle nuove misure di precisione di positroni e antiprotoni in orbita, che vede coinvolti alcuni tra i più importanti fisici teorici e sperimentali a livello mondiale tra cui i responsabili dei più importanti esperimenti dedicati allo studio della fisica dei raggi cosmici. L’obiettivo dell’evento scientifico è comprendere il significato dei più recenti risultati di AMS e confrontarlo con quelli degli altri esperimenti e con le teorie oggi più accreditate sulla fisica dei raggi cosmici.
In particolare, AMS presenta la nuova misura di precisione del rapporto tra il flusso di antiprotoni e di protoni nei raggi cosmici, risultato che mostra per la prima volta una inattesa abbondanza di antiprotoni ad energie di centinaia di GeV. Questa misura risulta complementare alla misura di precisione del flusso di antielettroni (positroni) pubblicata da AMS nel 2014, che evidenzia anch’essa un eccesso di antimateria ad alta energia. L’inaspettata abbondanza dell’antimateria nei raggi cosmici di alta energia potrebbe essere dovuta ad un nuovo fenomeno fisico di tipo fondamentale. Saranno inoltre presentate le misure di precisione del flusso di protoni e di nuclei di elio fino a energie superiori al teraelettronvolt.
Gli attuali modelli delle interazioni dei raggi cosmici ordinari con la materia interstellare non possono spiegare questi nuovi risultati di AMS: queste osservazioni forniscono informazioni importanti sui meccanismi di produzione e di propagazione dei raggi cosmici. Anche se non è ancora possibile escludere che i risultati siano riconducibili all’esistenza di nuove sorgenti astrofisiche o a nuovi meccanismi di accelerazione e propagazione, tuttavia i più recenti risultati di AMS potrebbero essere interpretabili come l’effetto di collisioni tra particelle di materia oscura, e quindi una possibile evidenza indiretta della sua esistenza e della sua natura particellare.
AMS, al quale l’Italia partecipa con l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), è l’unico esperimento di fisica delle particelle presente sulla ISS e il suo livello tecnologico è tale da permetterne la lunga permanenza nell’ambiente ostile dello spazio. Nei suoi primi quattro anni di orbita, agganciato esternamente alla Stazione Spaziale, il rivelatore ha raccolto più di 60 miliardi di eventi di raggi cosmici (elettroni, positroni, protoni, antiprotoni e nuclei di elio, litio, boro, carbonio, ossigeno, etc) fino a energie dell’ordine del TeV.
“Siamo eccitati per questi risultati che presentano un quadro difficilmente interpretabile nell’ambito della fisica tradizionale dei raggi cosmici. Questo straordinario rivelatore che opera nello spazio e al quale l’Italia ha contribuito in maniera molto significativa anche grazie al ruolo dell’industria nazionale, ci sta portando, con l’estensione dei risultati già ottenuti dal rivelatore spaziale PAMELA e raggiungendo energie molto più alte, alla soglia di una possibile importante scoperta. Aspettiamo con trepidazione i futuri risultati”, è il commento di Fernando Ferroni, presidente dell’INFN.
L’identificazione diretta di antimateria, in particolare di positroni e antiprotoni, nella radiazione cosmica è determinante per lo studio di fenomeni non ancora noti. Piccole quantità di antimateria, infatti, possono essere generate nell’urto tra le particelle che compongono la radiazione cosmica e le polveri interstellari, ma i primi risultati di AMS su elettroni e positroni, già pubblicati sulla rivista Physical Review Letters nel settembre del 2014, indicano l’esistenza di una nuova sorgente di questa componente di antimateria rispetto a quanto previsto dalla loro produzione “standard” nella radiazione cosmica. Durante la tre giorni al CERN, insieme a nuovi risultati sulle misure del rapporto tra anti-protoni e protoni, sul flusso di protoni, nuclei di elio e altri nuclei, saranno discussi anche risultati più precisi e a più alta energia sulla componente a elettroni e positroni.
“Quando 20 anni fa ho fondato assieme al premio Nobel Sam Ting l’esperimento AMS ero sicuro che avremmo scoperto qualcosa di interessante ma non avrei mai immaginato gli straordinari risultati che abbiamo presentato oggi al CERN. AMS è un caso di eccellenza italiana nel settore della ricerca internazionale, gran parte degli strumenti che permettono per la prima volta la misura di precisione dell’antimateria nei raggi cosmici sono stati ideati e sviluppati nei laboratori dell’INFN all’interno dell’Università e dell’industria nazionale con il contributo fondamentale dell’ASI. L’eccesso di antiprotoni presentato oggi al CERN si aggiunge a quello di positroni pubblicato in precedenza da AMS, rendendo sempre più plausibile l’ipotesi che stiamo osservando un nuovo processo fisico fondamentale”, è il commento di Roberto Battiston, Presidente dell’ASI e fino a pochi mesi fa vice-responsabile della Collaborazione AMS .
Per comprendere estensivamente questi risultati è necessaria una conoscenza approfondita del processo coinvolto nelle collisione di raggi cosmici. Il confronto delle osservazioni di AMS con i risultati dei principali esperimenti per lo studio dei raggi cosmici (IceCube, Pierre Auger Observatory, Fermi-LAT, Magic, Hess e CTA, JEM-EUSO e ISS-CREAM) fornirà importanti contributi alla comprensione della produzione di raggi cosmici e dei loro meccanismi di propagazione.
AMS continuerà a operare per tutta la vita della Stazione Spaziale Internazionale, fino al 2024, raccogliendo e analizzando un volume crescente di dati a energie più elevate e rendendo così disponibile una ingente quantità di informazioni.
SCHEDA DELL’ESPERIMENTO
AMS è frutto di una collaborazione internazionale, diretta dal Premio Nobel S.C.C. Ting del MIT, i cui membri provengono da 15 nazioni in tre continenti, America (USA, Messico), Europa (Italia, Germania, Francia, Spagna, Olanda, Finlandia, Portogallo, Russia, Svizzera, Turchia) e Asia (Repubblica Popolare Cinese, Taiwan, Corea). L’Italia ha dato un contributo fondamentale alla realizzazione di questa impresa scientifica: la maggior parte dei rivelatori a bordo di AMS sono stati realizzati nel nostro paese grazie all’eccellenza scientifica e tecnologica raggiunta nel settore dai gruppi dell’INFN e delle Università coinvolte in questo esperimento e il contributo delle principali industrie aerospaziali italiane sotto il coordinamento dell’ASI.
Portato in orbita nel 2011 grazie alla missione dell’ASI – STS 134 Shuttle Endevour, con a bordo anche l’astronauta italiano dell’ESA e colonnello dell’Aeronautica Militare, Roberto Vittori – e istallato sulla ISS in base ad un accordo tra la NASA e il DoE (Department of Energy), le operazioni dello strumento sono condotte dai membri della collaborazione nel centro di controllo (Payload Operation Control Center) situato al CERN di Ginevra e in stretto coordinamento con il team di supporto della NASA presso il Johnson Space Center. Copia integrale dei dati dall’esperimento è trasmessa e analizzata al centro di calcolo CNAF dell’INFN e distribuita quindi all’ASI Science Data Center (ASDC).
In Italia, la missione è stata realizzata congiuntamente da INFN e ASI sia nella fase di sviluppo della strumentazione (2000-2011) che nell’attuale fase di operazione in orbita e di analisi dei dati scientifici. Roberto Battiston, presidente dell’ASI e fino a pochi mesi fa vice-responsabile della collaborazione internazionale. Bruna Bertucci dell’Università di Perugia/INFN-Perugia coordina la collaborazione italiana, che vede la partecipazione di cinquanta ricercatori dell’Università e delle Sezioni INFN di Bologna, Milano Bicocca, Perugia, Roma “La Sapienza”, Pisa, Trento e presso il centro ASDC.
Lo strumento. AMS è un esperimento che, utilizzando lo stato dell’arte nel campo dei rivelatori di particelle elementari, studia problemi di fisica delle astro particelle, misurando con altissima precisione il flusso dei diversi tipi di raggi cosmici nello spazio. Opera ininterrottamente dal 2011 e continuerà la sua ricerca fino al mantenimento in funzione della ISS. Le caratteristiche tecniche dello strumento e la sua attività per almeno una decade, permetteranno lo studio di precisione dei raggi cosmici nell’intervallo di energie che va da centinaia di MeV a parecchi TeV, al fine di effettuare ricerche per verificare l’esistenza o l’assenza dell’antimateria generata nei primi istanti di vita dell’universo e la natura della materia oscura, due problemi di fondamentale importanza nel campo delle astroparticelle. Gli obiettivi scientifici primari di AMS coprono problemi sostanziali della fisica delle astroparticelle: l’esistenza o assenza dell’antimateria nucleare (nuclei di antielio o di anticarbonio) fino a energie di migliaia di miliardi di elettronvolt. La rivelazione di anche un solo antinucleo di elio avrebbe conseguenze rivoluzionarie per la nostra comprensione del Big Bang; la ricerca indiretta dell’esistenza della materia oscura nella nostra galassia attraverso la misura di precisione di positroni, antiprotoni e raggi gamma di alta energia. AMS affronta anche questioni importanti nel campo dell’astrofisica: la misura dell’abbondanza degli isotopi leggeri nei raggi cosmici; la misura di precisione del flusso e della composizione di raggi cosmici prima del loro ingresso nell’atmosfera; lo studio dell’interazione dei raggi cosmici con il campo geomagnetico.