da Sorrentino | Giu 21, 2017 | Industria, Primo Piano, Servizi Satellitari
Strumentazione elettronica di nuova generazione, realizzata in Belgio da Thales Alenia Space nell’ambito del progetto dell’Agenzia Spaziale Europea ARTES (Ricerca Avanzata nei Sistemi per Telecomunicazioni), è stata oggetto di contratto siglato al Paris Air Show OHB System AG per la piattaforma Electra. Sviluppata con una piattaforma pubblica-privata (PPP) dall’operatore SES, l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) e l’Agenzia spaziale tedesca DLR, Electra è una piattaforma geostazionaria generica dotata di una propulsione interamente elettrica. Sarà dotata di un payload con una capacità di 300 chili, con fino a 3 kW di potenza ed è stata progettata con un’aspettativa di vita di 15 anni. Questi prodotti rispondono ai requisiti per versioni di piattaforme geostazionarie europee di nuova generazione interamente elettriche progettate per affrontare le aspettative degli operatori in termini di flessibilità, e compatibilità con lanciatori diversi. “Thales Alenia Space, che conta sulle proprie controllate per ampliare la sua presenza sul mercato e per valorizzare il proprio contenuto tecnico attraverso diversi centri di competenze, già sviluppa la maggior parte dell’elettronica per la piattaforma Spacebus Neo in Belgio” – ha dichiarato Emmanuel Terrasse, CEO dell’unità belga di Thales Alenia Space.
Thales Alenia Space ha sviluppato, attraverso il programma ARTES, una nuova generazione di unità di alimentazione elettrica, la parte elettrica fondamentale del satellite, che gestisce la conversione e la gestione dell’energia elettrica da parte dei pannelli solari; un elemento modulare che controlla i motori di comando dello sterzo dell’antenna e del pannello solare; una unità di elaborazione elettrica, compatibile con tutti i propulsori (elettrici) al plasma attualmente disponibili sul mercato, destinata al controllo dei propulsori impiegati per il posizionamento orbitale e per il mantenimento della stazionarietà della nuova generazione di satelliti per telecomunicazioni interamente elettrici.
da Sorrentino | Giu 20, 2017 | Industria, Primo Piano, Programmi, Servizi Satellitari
Partenza a razzo per Avio al Salone Aerospaziale di Parigi Le Bourget, dove l’amministratore delegato Giulio Ranzo ha firmato due importanti contratti per Vega e Vega C. Dopo l’accordo sottoscritto da OHB Italia, per conto dell’Agenzia Spaziale Italiana, con Arianespace, per lanciare con Vega nel 2018 il satellite PRISMA, che sarà posizionato in un’orbita eliosincrona a un’altitudine di 615 km. Airbus Defence and Space è diventata invece il primo cliente commerciale per il futuro lanciatore Vega C. Questa versione evoluta del lanciatore leggero Vega, che ha già realizzato nove successi su nove lanci, è attualmente in sviluppo con il primo volo previsto a metà del 2019. Con questo contratto di lancio, il più performante Vega C dimostra di poter essere la soluzione perfetta anche per i satelliti di osservazione della Terra più avanzati. Airbus Defence and Space fu già il primo cliente commerciale del Vega originale nel maggio 2013, con il lancio del satellite VNREDSat-1 per il Vietnam. Da allora, Airbus Defence and Space ha scelto il Vega di Avio per molte altre missioni spaziali.
Giulio Ranzo, AD di Avio, sottolinea da un lato l’orgoglio di poter fornire la tecnologia abilitante per missioni dedicate all’osservazione del nostro pianeta, finalizzate sia alla protezione ambientale sia alla sicurezza nazionale, e contestualmente il grande riconoscimento per il livello di reputazione e affidabilità ottenuto da Airbus Defence and Space, che ha scelto il Vega C ancora in fase di sviluppo. Le due missioni sono pianificate per il 2020, solo un anno dopo il volo inaugurale.”
da Sorrentino | Giu 19, 2017 | Ambiente, Industria, Politica Spaziale, Primo Piano, Servizi Satellitari
Sarà il lanciatore Vega a portare in orbita il satellite italiano PRISMA. La firma dell’intesa per i servizi di lancio è avvenuta all’aeroporto di Le Bourget durante il Paris Air Show alla presenza di Stéphane Israël, presidente e direttore generale di Arianespace, e dai rappresentanti di OHB Italia, Roberto Aceti, e Leonardo, Marco Stanghini, rispettivamente amministratore delegato e vice presidente senior della “Airborne and Space Systems Division”, e del presidente e del direttore generale dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston e Anna Sirica. PRISMA (PRecursore IperSpettrale della Missione Applicativa), il cui lancio è previsto per la metà del 2018, è un sistema di Osservazione della Terra dotato di innovativa strumentazione elettro-ottica composta da un Hyperspectral Imager in grado di acquisire immagini nella banda spettrale da 400 a 2500 nm e da una Camera Pancromatica a media risoluzione.
PRIMA rientra nella gamma deI satelliti ad alta risoluzione spaziale e spettrale, che hanno cambiato il modo di considerare l’ambiente e i fenomeni ambientali, poiché è in grado di distinguere non solo le caratteristiche geometriche degli oggetti osservati, ma anche la composizione chimico-fisica della superficie terrestre. Mentre i sensori ottici passivi satellitari attualmente operativi registrano la radiazione solare riflessa dal nostro pianeta in un numero limitato di bande spettrali – tipicamente al massimo una decina – il sensore a bordo del satellite PRISMA è in grado invece di acquisirne 240 (239 bande spettrali più il canale pancromatico); ciò permetterà di ottenere informazioni al di là della struttura geo-morfologica. Obiettivo della missione PRISMA è quello di fornire informazioni sia di carattere scientifico che di tipo più strettamente applicativo, a supporto per esempio delle attività della protezione civile e delle agenzie di protezione ambientale. Nell’ambito scientifico, PRISMA consentirà di raffinare le conoscenze riguardanti le risorse naturali ed i principali processi ambientali in atto, come i fenomeni legati al cambiamento climatico. PRISMA fornirà informazioni a supporto dello studio dei processi e dei meccanismi di feedback che interconnettono le zone del nostro pianeta, quali l’atmosfera, la biosfera e l’idrosfera; dei cambiamenti dell’ambiente e del clima livello globale; degli effetti delle attività antropiche sugli ecosistemi; della disponibilità delle risorse naturali e della sostenibilità ambientale. Nell’ambito applicativo, PRISMA sarà in grado di fornire preziose informazioni a supporto delle opere di prevenzione rispetto ai rischi naturali (come quello idrogeologico) ed antropici (tra cui l’inquinamento del suolo), del monitoraggio del beni culturali, delle azioni di ausilio alle crisi umanitarie, delle attività agricole e di sfruttamento delle risorse minerarie.
Grande soddisfazione è stata espressa da Roberto Battiston, per l’utilizzo, per il satellite, dei servizi di lancio offerti dal VEGA in quanto “il nostro Paese si è impegnato, in varie sedi istituzionali nazionali ed europee, a supportare una politica a favore dell’utilizzo dei lanciatori europei ed in particolare del VEGA, lanciatore nato in Italia e in seguito fatto proprio dall’Agenzia Spaziale Europea in cui, dal punto di vista industriale, i ruoli chiave sono assunti da società italiane”. Anna Sirica ha ribadito che “con questo contratto si dà il via al completamento della fase realizzativa della missione che permetterà all’Italia, già dall’anno prossimo, la ricezione di preziose informazioni a supporto delle attività di gestione dei rischi naturali e antropici, del monitoraggio e gestione delle risorse agricole e forestali e del controllo delle attività antropiche e di sfruttamento delle risorse minerarie”.
da Sorrentino | Giu 19, 2017 | Ambiente, Industria, Primo Piano, Servizi Satellitari, Tecnologie
Il Paris Air Show di Le Bourget è stato teatro di un accordo tra e-GEOS (joint venture tra Telespazio e Agenzia Spaziale Italiana), controllata da Leonardo, e la società statunitense Orbital Insight per la fornitura di rivoluzionari servizi satellitari. Dalla convergenza tra tecnologie spaziali e big data analytics resa possibile da questa intesa, nasceranno prodotti e servizi radicalmente nuovi per molteplici applicazioni, dalla gestione delle emergenze all’agricoltura di precisione, dal monitoraggio dell’ambiente alla sicurezza. Con il patrocinio dell’Agenzia Spaziale Italiana, la collaborazione tra le due aziende consentirà di sfruttare le soluzioni di cloud computing e le innovative tecniche di apprendimento automatico (machine learning) e intelligenza artificiale sviluppate da Orbital Insight per analizzare le immagini satellitari ad altissima risoluzione provenienti dalla costellazione COSMO-SkyMed, acquisite ed elaborate da e-GEOS, e integrarle con i dati provenienti da altre fonti informative. Le immagini satellitari, e in particolare quelle radar, concorreranno ad esempio a garantire informazioni esaustive sul grado di sviluppo economico e urbano di un territorio, sul reddito e i consumi delle persone che lo abitano, sull’intensità delle attività industriali, per elaborare “mappe di povertà” anche nelle regioni che, a causa della scarsità di fondi per condurre indagini ad hoc o dei conflitti in corso, dispongono di pochi dati ufficiali per definire le politiche di sostegno e di crescita.
“Lo spazio fornisce già una quantità di informazioni inimmaginabile per una moltitudine di utilizzi, la vera sfida è sfruttarle al meglio”, ha dichiarato Luigi Pasquali, Direttore del Settore Spazio di Leonardo e Amministratore Delegato di Telespazio. “Le più sofisticate soluzioni di analisi dei big data arrivano oggi dal settore commerciale, per il quale è necessario sviluppare nuove modalità di gestione ed elaborazione dell’enorme mole di informazioni prodotte dai sensori spaziali, da una grande varietà di piattaforme e, infine, ogni giorno da industrie, istituzioni e cittadini. La collaborazione con Orbital Insight ci permette di coniugare la nostra consolidata esperienza nell’elaborazione dei dati satellitari con queste tecniche innovative, per esplorare nuovi servizi e applicazioni”.
da Sorrentino | Giu 18, 2017 | Industria, Primo Piano, Programmi
Al Paris Air Show, il Salone Internazionale dell’Aerospazio che si svolge all’aeroporto parigino di Le Bourget, Avio ha annunciato che si concluse con successo nello stabilimento di Colleferro le prove funzionali del primo involucro P120C, il motore a propellente solido, monolitico in fibra di carbonio più grande al mondo, destinato ad equipaggiare i nuovi lanciatori Vega C ed Ariane 6, che voleranno per la prima volta nel 2019 e nel 2020.
Questo primo esemplare, costruito in fibra di carbonio ad alta resistenza, è stato realizzato nello stabilimento Avio di Colleferro impiegando le tecnologie più avanzante di Fiber Placement e Filament Winding di materiale composito specificamente sviluppato e prodotto da Avio per le applicazioni spaziali. I test meccanici sono stati realizzati mediante un banco specificamente sviluppato e realizzato per simulare le condizioni di un vero lancio nello spazio: la pressurizzazione all’interno della camera di combustione, la spinta del motore ed i carichi meccanici derivanti dalle fasi operative del lanciatore. L’involucro tecnologico, equipaggiato e strumentato, è stato sottoposto ad un ciclo di prova fino alla pressione massima di funzionamento del motore e ad una serie di cicli di carico assiali che hanno dimostrato la piena rispondenza del prototipo alle previsioni ingegneristiche del suo comportamento meccanico. Il nuovo e avveniristico motore Avio verrà inviato negli stabilimenti in Guyana Francese per effettuare il primo caricamento con propellente inerte presso gli impianti Regulus e, successivamente, proseguirà con i test di integrazione motore nell’impianto di Europropulsion.
Allo Stand 318 nella Hall 1 del Salone, Avio espone i modelli in scala 1:10 del Vega C, del Vega E, del Vega Light e il nuovissimo modellino dell’SSMS (Small Spacecrafts Mission Service) per lanci multipli di satelliti. Si potranno ammirare anche prodotti veri, quali la prima turbopompa Vinci per Ariane 6, il motore LOx Mira, l’ugello dello Zefiro 23 e le skirt in composito dei seguenti motori: Z23, Z40, P80 e P120C.
da Sorrentino | Mag 22, 2017 | Astronomia, Industria, Primo Piano, Programmi

Prosegue il cammino verso il completamento della sonda Solar Orbiter dell’Agenzia Spaziale Europea, che permetterà di intraprendere l’esplorazione del confine più interno del Sistema Solare. Il programma si avvale del contributo italiano per alcuni dei suoi strumenti, sviluppati per osservare il Sole a distanza estremamente ravvicinata. A bordo della sonda sono previsti 10 strumenti uno dei quali italiano, il coronografo METIS, che osserverà nei minimi dettagli l’atmosfera della nostra stella in continua espansione per la sua altissima temperatura, a milioni di gradi, e frequentemente perturbata da gigantesche eruzioni di plasma. Lo strumento METIS, finanziato e gestito dall’Agenzia Spaziale Italiana, è stato ideato e realizzato da un team scientifico di diversi istituti INAF e università italiane, principalmente di Torino, Milano, Padova, Firenze, Napoli e Catania, e da un consorzio industriale formato dalla OHB Italia di Milano e la ThalesAlenia Space di Torino, in collaborazione con l’istituto Max Planck per lo Studio del Sistema Solare (MPS) di Göttingen in Germania, e l’Accademia della Scienze della Repubblica Ceca. Il contributo italiano alla sonda si rafforza anche con lo strumento Solar Wind Analyzer (SWA) per il quale l’ASI ha realizzato la Data Processing Unit (DPU). La consegna dell’unità al Mullard Space Science Laboratory, da parte del Raggruppamento Temporaneo di Imprese composto da Technosystem Developments, Sitael, Leonardo, Planetek, responsabile della realizzazione della DPU, è prevista nel mese di giugno 2017.
Il coronografo METIS è arrivato a Stevenage (UK), presso Airbus Defence & Space, dove sarà integrato sulla sonda. Questa importante tappa nello sviluppo del progetto si colloca al termine delle attività di integrazione, verifica funzionale e calibrazione dello strumento che dallo scorso dicembre fino ai giorni scorsi è stata realizzata nella facility OPSys dell’INAF presso l’ALTEC di Torino. Solar Orbiter, il cui lancio è previsto per il 2019, si avvicinerà alla nostra stella più di Mercurio, il pianeta più interno del Sistema Solare, e uscirà dal piano dell’orbita terrestre per osservare per la prima volta i poli del Sole.
“La complessità del programma METIS è consistita principalmente nel coordinare i vari contributi, inclusi quelli dei partner stranieri, all’interno della pianificazione temporale della missione Solar Orbiter estremamente sfidante, che ha portato alla consegna dello strumento in meno di 3 anni dall’inizio della fase realizzativa” dice Marco Castronuovo, Program Manager ASI di METIS. “Garantire poi il rispetto dei requisiti tecnici molto stringenti del coronografo, quali la cleanliness e l’accuratezza di lavorazione delle superfici degli specchi, ha richiesto l’utilizzo di tecnologie al limite dello sviluppo attuale”.
Il coronografo METIS creerà un’eclisse artificiale, permettendo l’osservazione dell’emissione della corona solare che, anche dove appare più intensa, è milioni di volte più debole di quella del disco. Grazie ad un innovativo ed ingegnoso disegno ottico, METIS è il primo coronografo in grado di ottenere immagini della corona solare simultaneamente in luce visibile e ultravioletta. Le sue osservazioni saranno cruciali per arrivare a svelare finalmente i meccanismi di innesco e propagazione delle eruzioni e onde d’urto solari, causa di violente perturbazioni di eliosfera e magnetosfere planetarie inclusa quella terrestre.
“Per il nostro team di fisici solari e tecnologi con la consegna del coronografo METIS all’Agenzia Spaziale Europea si concludono con soddisfazione anni di impegno volti a contribuire all’idea del Solar Orbiter e a dotarlo di METIS, lo strumento unico nel suo genere che continua la tradizione della coronografia spaziale italiana iniziata più di vent’anni fa con il successo di UVCS durante la missione SOHO” dice Ester Antonucci dell’Istituto Nazionale di Astrofisica a Torino, Principal Investigator di METIS. “L’obiettivo di METIS è osservare da vicino la tempestosa atmosfera solare per studiarne l’incessante espansione e soprattutto capire come si originano le enormi eruzioni di plasma solare che investono di quando in quando la Terra, sconvolgendo improvvisamente la sua magnetosfera”. Per questo programma l’ASI ha anche selezionato un logo, scelto sulla base di un concorso aperto al pubblico. Il simbolo rappresenta perfettamente l’obiettivo di METIS e il suo impegno: un tondo nero dal quale spunta, sfumata, la corona solare stilizzata nei colori dell’arcobaleno fino al violetto, e dove si staglia il profilo della sonda Solar Orbiter.