da Sorrentino | Mag 29, 2017 | Missioni, Primo Piano, Programmi
Studiano il comportamento umano su Marte vivendo in una cupola geodetica nell’ambiente isolato del vulcano Mauna Loa, sull’Isola Grande delle Hawaii. Sono sei ricercatori della missione Hawaii Space Exploration Analog and Simulation (HI-SEAS), un progetto di ricerca realizzato dall’Università delle Hawaii e finanziato dalla NASA che mira, tra l’altro, a determinare quali siano i requisiti individuali e di gruppo funzionali durante missioni di esplorazione spaziale a lungo termine. Si tratta di una simulazione di isolamento della durata di otto mesi, iniziata il 19 gennaio 2017, che sarà seguita da una seconda missione a partire da gennaio 2018. Lo scopo degli “astronauti” è quello di affrontare e trovare contromisure al rischio del calo di performance del gruppo dovuto alle dinamiche di interazione, cooperazione, comunicazione e adattamento psicologico, che possono rivelarsi inadeguate in condizioni particolari ed estreme come quelle di un viaggio interplanetario. L’equipaggio “marziano” può contare anche sulla tecnologia dell’italiana ESTECO, impresa attiva nell’Area Science Park, che ha messo a disposizione dei ricercatori il software di ottimizzazione modeFRONTIER per migliorare l’uso efficiente delle risorse a disposizione e progettare un sistema di vita sostenibile su Marte, grazie al quale ridurre a livelli minimi la produzione di rifiuti.
“Durante una missione spaziale – spiega Ansley Barnard, ingegnere responsabile per monitorare i sistemi di supporto vitale durante la missione – il cibo, l’acqua, i materiali per la ricerca e gli effetti personali da portare a bordo sono limitati e quindi ogni oggetto a disposizione degli astronauti deve essere accuratamente scelto in base a criteri di efficienza, in termini di peso e dimensioni. Questo rende l’ottimizzazione delle risorse un fattore cruciale. Gli strumenti per la modellazione parametrica e per l’ottimizzazione come modeFRONTIER sono di grande aiuto per introdurre cambiamenti che devono poi essere adottati dall’equipaggio”. L’obiettivo finale della simulazione in corso alle Hawaii è migliorare il modo in cui i ricercatori coinvolti vivono giorno per giorno la missione, procurando ai team futuri di HI-SEAS procedure e informazioni ingegneristiche aggiornate.
Prima di collaborare al progetto HI-SEAS, Ansley Barnard ha lavorato nel campo dell’ottimizzazione ingegneristica per la Ford Motor Company, dove ha avuto modo di esplorare i vantaggi delle tecnologie ESTECO per ottenere la riduzione del peso di un veicolo così come dei suoi costi e tempi di progettazione. Ha conseguito una laurea in aeronautica e astronautica all’Università di Washington e spera in futuro di poter servire gli USA come astronauta.
da Sorrentino | Mag 7, 2017 | Missioni, Primo Piano, Programmi
Lo spazioplano sperimentale e riutilizzabile Boeing X-37B OTV-4 (Orbital Test Vehicle mission 4) dell’USAF ha fatto rientro a terra alle 14 ora italiana di domenica 7 maggio, dopo una permanenza di 718 giorni in orbita, effettuando la manovra di discesa guidato dal siste,a di guida automatica GPS e toccando la pista dello Shuttle Landing Facility del Kennedy Space Center della Nasa a Cape Canaveral. Il veicolo spaziale, uno shuttle in miniatura con i suoi 8,92 metri di lunghezza e un’apertura alare di 4,55 metri, lanciato il 20 maggio 2015 con un vettore Atlas 5 e un peso al decollo di 5 tonnellate, ha concluso con successo la missione che rappresenta il quarto test orbitale condotto dall’Aeronautica Militare degli Stati Uniti nell’ambito del programma OTV. Il primo dei due X-37B, denominato Otv-1, ha esordito in orbita il 22 aprile 2010 ed è rientrato il 3 dicembre dello stesso anno. La seconda missione si è svolta dal 5 marzo 2011 al 16 giugno 2012, la terza dall’11 dicembre 2012 al 17 ottobre 2014. Durante le quattro missioni sono stati accumulati 2.085 giorni in orbita. La quinta missione dell’X-37B, sempre sotto l’egida dell’USAF, partirà da Cape Canaveral entro la fine del 2017. Il carattere militare delle missioni non consente di approfondire gli obiettivi che, seppure in buona parte intuibili, restano top secret. Di certo i test hanno riguardato materiali innovativi, sistemi di propulsione e strumenti avanzati di osservazione
da Sorrentino | Mag 3, 2017 | Industria, Missioni, Primo Piano, Programmi
Thales Alenia Space è stata selezionata da TeamIndus, compagnia privata indiana di esplorazione spaziale, per fornire il trasponder integrato in banda S a bordo del suo sistema di comunicazioni del veicolo che giungerà sulla Luna per trasmettere video e immagini dal rover. Il veicolo che TeamIndus sta costruendo è destinato, secondo il programma della missione, ad allunare nei primi del 2018. Il veicolo rilascerà un rover che si sposterà di almeno 500 metri e trasmetterà video e immagini in alta risoluzione sulla Terra. “Il veicolo di TeamIndus è progettato per trasportare 20 Kg di carico sulla superficie lunare e si basa su solidi sistemi di volo e per le operazioni di superficie” – ha dichiarato Rahul Narayan, Fleet Commander di TeamIndus, che ha scelto di avvalersi di Thales Alenia Space come valido partner per la fornitura dei sottosistemi essenziali per il successo della missione. TeamIndus è uno dei 5 finalisti della gara Google Lunar XPRIZE®. TeamIndus ha siglato un contratto di lancio commerciale con Antrix Corporation per il lancio di un PSVL (Polar Satellite Launch Vehicle) e ha vinto precedentemente un premio da 1 Milione di dollari come riconoscimento del suo avanzamento tecnologico.
da Sorrentino | Apr 28, 2017 | Astronomia, Missioni, Primo Piano, Programmi, Servizi Satellitari
L’Italia avrà un importante ruolo scientifico e industriale nella missione Solar Orbiter, il satellite dell’Agenzia Spaziale Europea, che osserverà il Sole ad una distanza ravvicinata senza precedenti e il cui lancio è previsto nel 2019. Thales Alenia Space ha annunciato il completamento dello scudo termico del satellite Solar Orbiter, realizzato per conto di Airbus Defence and Space, e la consegna dello strumento Metis (Multi Element Telescope for Imaging and Spectroscopy) dell’Agenzia Spaziale Italiana. Solar Orbiter investigherà in dettaglio i principali fenomeni legati al Sole ed alla corona solare. Inserito nell’ orbita ellittica intorno al Sole, questo satellite così avanzato osserverà per la prima volta il Sole e il suo ambiente circostante ad una distanza molto ravvicinata Terra-Sole, inferiore alla distanza dal Sole del pianeta Mercurio. Come in tutte le principali missioni ESA di esplorazione del Sistema Solare, il puntamento del satellite sarà garantito dai sensori stellari realizzati da Leonardo.
Solar Orbiter ospiterà dieci strumenti scientifici, tra cui Metis, promosso da un consorzio scientifico internazionale a guida italiana e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana, prodotto Thales Alenia Space Italia in consorzio con la società OHB Italia. Per la prima volta questo strumento davvero innovativo produrrà immagini della corona solare ad alta risoluzione in luce visibile polarizzata e nell’ultravioletto. Queste informazioni acquisite da Metis permetteranno agli scienziati di caratterizzare completamente due delle più importanti componenti del plasma della corona solare e del “vento solare” (elettroni e protoni) e di rispondere a questioni fondamentali sull’origine e sui meccanismi di riscaldamento ed accelerazione del “vento solare”, l’origine delle particelle energetiche del sole, nonché l’eruzione e la prima evoluzione della massa delle eruzioni coronali.
Lo scudo termico, interamente progettato e realizzato da Thales Alenis Space per conto di Airbus Defence and Space, sarà spedito verso il centro ESA IABG, in Germania, dove saranno eseguite le prove finali di termo-meccanica. La sfida tecnologica dello scudo consiste proprio nella sua funzione, quella di proteggere il satellite dalla intensissima radiazione solare presente ad una distanza cosi ravvicinata, creando un ambiente termico favorevole ad operare la strumentazione di bordo. Le sue dimensioni sono tali da mantenere in ombra tutto il satellite, irradiando il calore accumulato verso lo spazio profondo. In particolare, lo strato più esterno in Titanio è progettato per resistere a temperature fino a 600 ºC.
Con queste due milestone, Thales Alenia Space conferma ancora una volta il suo expertise tecnologico in missioni di esplorazione spaziale all’avanguardia. L’azienda ha già sviluppato strumenti scientifici avanzati per le missioni Planck e GOCE e fornirà sofisticati strumenti di Radio-scienza per le future missioni BepiColombo, per l’esplorazione di Mercurio, ed Euclid, per la geometria dell’“universo oscuro”.
da Sorrentino | Apr 28, 2017 | Missioni, Primo Piano, Programmi
NASA e Agenzia Spaziale Europea stanno pianificando una missione congiunta su Europa, la luna ghiacciata di Giove per raggiungere la quale ci vorranno cinque anni. L’annuncio – rilanciato dall’Agenzia Spaziale Italiana – è avvenuto durante l’annuale meeting della European Geosciences Union a Vienna. La missione, denominata Joint Europa Mission (JEM), dovrebbe partire intorno al 2025 e sarebbe composta da un orbiter e un lander. Il primo, una volta giunto a destinazione, passerebbe tre mesi in orbita intorno alla luna per studiarne la struttura, focalizzandosi sulle caratteristiche dell’oceano celato al di sotto della superficie. Una volta completate le osservazioni, si schianterebbe sulla crosta ghiacciata raccogliendo nel frattempo preziose informazioni sulla composizione dell’atmosfera, identificando i gas presenti. Il lander invece, avrebbe una vita operativa di 35 giorni e l’obiettivo di collezionare campioni di materiale alla ricerca di biomolecole e metaboliti. “L’esplorazione di Europa dovrebbe essere un’avventura internazionale – ha commentato Michel Blanc dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia di Tolosa – l’obiettivo finale è arrivare alla superficie e cercare tracce di vita”. Europa è considerata una buona candidata per la ricerca di forme di vita proprio per via dell’oceano che si nasconde sotto la superficie. In particolare, la scoperta di geyser composti da vapore acqueo messa a punto dal telescopio spaziale Hubble ha ulteriormente rafforzato queste teorie.
La missione avrebbe una durata di sei anni e mezzo, di cui quasi cinque saranno impiegati per raggiungere Giove e per completare alcune manovre in vista della meta finale. Il piano di costruzione della sonda inoltre dovrebbe tener conto di due rischi che la strumentazione di bordo si troverà ad affrontare: l’intensità delle radiazioni intorno a Giove e la necessità di evitare qualsiasi tipo di contaminazione di Europa con microrganismi provenienti dalla Terra.
NASA ed ESA coordinerebbero gli sforzi ed ognuna di loro metterebbe a disposizione le varie tecnologie secondo i propri punti di forza. Le due agenzie hanno già in programma delle missioni dirette sulle lune di Giove, anche se nessuna di loro prevede la presenza di un lander. La NASA punta al fly-by di Europa con Europa Clipper, mentre l’ESA è diretta con JUICE (JUpiter ICy moons Explorer) verso Giove e il suo sistema di satelliti. La Joint Europa Mission si basa sui progetti presentati dalla NASA per l’esplorazione di Europa – ha detto Luigi Colangeli, a capo del direttorato ESA per l’esplorazione del Sistema Solare, il quale è in attesa di conoscere la risposta da parte della NASA alle proposte formulate.
da Sorrentino | Apr 26, 2017 | Attualità, Missioni, Primo Piano, Programmi
Dopo 20 anni la missione della sonda interplanetaria Cassini, realizzata in collaborazione tra NASA e le agenzie spaziali europea e italiana, ha avviato la spettacolare manovra finale che la condurrà a tuffarsi nell’atmosfera di Saturno il 15 settembre 2017. Lanciato nell’ottobre 1997, l’orbiter Cassini (realizzato dalla NASA) e il modulo di discesa Huygens (sviluppato dall’ESA) hanno raggiunto il sistema di Saturno nel luglio 2004 e la sonda Huygens è atterrata sulla superficie di Titano il 14 gennaio 2005. Per tredici anni Cassini ha orbitato intorno al pianeta degli anelli, esplorando le sue lune e raccogliendo migliaia di immagini e fornendo informazioni con un dettaglio mai raggiunto prima. L’atto finale, salutato anche da Google con uno speciale doodle, è iniziato alle 8 ora italiana del 26 aprile e, dopo 25 ore di silenzio radio con la Terra, la sonda si troverà sulla traiettoria balistica prevista e calcolata dal team di missione nel 2010.
Il 22 aprile scorso Cassini ha raggiunto la massima distanza da Saturno, il giorno dopo aver effettuato il suo 127esimo e ultimo passaggio ravvicinato su Titano, fotografando l’obiettivo da una distanza di 979 chilometri dalla superficie. Con le nuove informazioni a disposizione, gli scienziati saranno in grado di completare il quadro sui laghi e i mari di idrocarburi individuati sul satellite naturale di Saturno, svelando inoltre i dettagli di una regione già osservata ma mai prima d’ora a queste lunghezze d’onda, per comprendere la natura delle strutture presenti su Titano, inclusa l’area individuata sulla nebbiosa luna e ribattezzata “isola magica”. Il recente flyby d’addio alla luna, oltre a permettere agli esperti di catturare un’ultima preziosa istantanea, ha fornito a Cassini la spinta giusta per il volo finale. Durante il rendez vous spaziale, la gravità della luna infatti ha fatto deviare la traiettoria della sonda, immettendola sul corretto percorso orbitale verso il tuffo conclusivo e le ha impresso un’accelerazione pari a 860,5 metri al secondo.
Con la velocità acquisita, Cassini è entrata per la prima volta nello spazio tra Saturno e i suoi anelli dando il via alle 22 sequenze di immersioni ognuna della durata di circa una settimana, che porteranno la missione Nasa-Esa-Asi all’appuntamento conclusivo. A metà settembre Cassini invierà l’ultimo set di dati sul pianeta prima di “suicidarsi” precipitando dentro la sua atmosfera. Nessuna sonda è mai arrivata così vicino al pianeta e al suo sistema di lune, svelando tra l’altro l’esistenza di un oceano con attività idrotermale sulla luna ghiacciata Encelado e mari di metano liquido su Titano. In altri termini, la missione Cassini ha cambiato la storia dell’esplorazione spaziale. Rilevante il contributo italiano al raggiungimento degli obiettivi di volo, esplorazione e osservazione. In base a un accordo di collaborazione con la NASA, l’Agenzia Spaziale Italiana ha sviluppato per Cassini l’antenna ad alto guadagno con incorporata un’antenna a basso guadagno (che assicurano le telecomunicazioni con la Terra per l’intera durata della missione), lo spettrometro VIMS, il sottosistema di radioscienza (RSIS) e il Radar che utilizza ugualmente l’antenna ad alto guadagno. Inoltre, l’ASI ha sviluppato, per la sonda Huygens, lo strumento HASI che ha misurato le proprietà fisiche dell’atmosfera e della superficie di Titano.