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La missione IXV seguita da ALTEC

La missione IXV seguita da ALTEC

Vega padLa trasmissione della sequenza di lancio del razzo Vega, dallo spazioporto dell’ ESA in Guyana francese, vede presenti i ministri per la ricerca di Francia e Italia, Geneviève Fioraso e Stefania Giannini, all’Altec di Torino, centro di controllo della missione dimostratore europeo di rientro atmosferico IXV, situato presso gli stabilimenti torinesi di Thales Alenia Space.

Ad accogliere i ministri di Francia e Italia, presso la sede ALTEC, Jean-Loïc Galle, Presidente e CEO di Thales Alenia Space, il quale ha sottolineato come lo stabilimento di Torino sia tra i gioielli della società aerospaziale, in particolar modo per lo sviluppo delle speciali tecnologie necessarie alle missioni automatizzate su Luna e Marte, così come per le attività legate alla Stazione Spaziale Internazionale e ai sistemi di rientro atmosferico, con e senza equipaggio.

Thales Alenia Space è prime contractor di questo programma dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), a capo di un consorzio di aziende, centri di ricerca e università europei. L’Italia, con un grande supporto da parte dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ricopre un ruolo guida nell’ambito del programma.

Il progetto IXV mira a sviluppare un sistema di rientro atmosferico autonomo per l’Europa, oltre a convalidare le tecnologie necessarie a raggiungere tale obiettivo. La missione, della durata di 1 ora e 40 minuti, viene fatta concludere con una discesa con paracadute e ammaraggio nell’Oceano Pacifico, dove il veicolo viene recuperato da una nave appositamente attrezzata.

“Con questa missione, Francia e Europa confermano l’eccellenza nell’esplorazione dello spazio, una delle sfide maggiori che ci attendono negli anni a venire,” – ha detto Geneviève Fioraso, Ministro francese per l’Istruzione Superiore e la Ricerca – “Ci stiamo confrontando con sfide di carattere scientifico, tecnologico e strategico, oltre che con la questione della sovranità francese ed europea. Allo stesso modo, questi progetti scientifici ci fanno sognare, portano alla ribalta le nostre ricerche sulle origini dell’universo e  spingono i giovani a scegliere una carriera tecnica o scientifica, aree in cui abbiamo gran bisogno di risorse umane. Per affrontare queste sfide dobbiamo acquisire know-how nelle tecnologie abilitanti, specialmente quelle necessarie ai vettori spaziali, con e senza equipaggio, per rientrare in sicurezza sulla Terra. Ciò di cui sono stata testimone oggi presso lo stabilimento Thales Alenia Space di Torino, insieme alla mia controparte italiana Stefania Giannini, dimostra che l’Europa possiede tutto il necessario per fronteggiare queste sfide emozionanti.”

“L’Italia è la grande protagonista del lancio del dimostratore europeo di rientro atmosferico IXV sviluppato da Thales Alenia Space per conto dell’ESA, con l’apporto tecnico-scientifico dell’ASI, del CIRA e delle Università italiane – ha affermato Stefania Giannini, Ministro italiano dell’Istruzione, Università e Ricerca, che si è detta “orgogliosa di questo nuovo passo dell’avventura italiana nello spazio che dimostra l’eccellenza italiana nel settore spaziale”.

I dati raccolti nel corso di questa missione daranno un contributo senza precedenti allo sviluppo delle future generazioni di sistemi di trasporto spaziale con fase di rientro atmosferico. Jean Jacques Dordain, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea, ha sottolineato da Kourou che l’11 febbraio è giorno di due grandi avvenimenti: il lancio del razzo Vega e la missione sperimentale del dimostratore di rientro atmosferico IXV, frutto interamente della tecnologia europea, caratterizzata dal forte contributo italiano. Accanto a lui, nella sala controllo di Arianespace, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston.

 

COSMO-SkyMed va avanti

COSMO-SkyMed va avanti

skymedLa strada tracciata per la seconda generazione del sistema satellitare italiano COSMO-SkyMed proseguirà secondo i piani preventivati. Questo è il risultato di un emendamento governativo  approvato  nella Legge di Stabilità, che prevede specifici fondi per il settore spaziale nazionale,  in particolare  per il più importante programma italiano di osservazione della Terra. Nelle ultime settimane del 2014 si sono succedute prese di posizioni preoccupate relativamente alla disponibilità delle risorse necessarie per completare il programma satellitare italiano. Alcuni mezzi di informazione avevano lamentato la mancata attenzione alle attività spaziale, che, al contrario, ha ricevuto dal Governo un sostegno adeguato.

L’autorizzazione alla spesa contenuta nell’emendamento del Mef approvato dai due rami del parlamento prevede risorse per i programmi spaziali nazionali strategici in corso di svolgimento, autorizzando un contribuito all’ASI di 30 milioni per ciascuno degli anni dal 2015 al 2018. COSMO-SkyMed seconda generazione è un programma unico al mondo nel settore dell’osservazione della Terra con tecniche radar, prevede la messa in orbita di due satelliti, il primo nel 2017 e il secondo nel 2018, in sostituzione dei primi due dei quattro che compongono la prima generazione del sistema satellitare italiano. Si  tratta di un programma basato su attività industriali realizzate negli stabilimenti italiani di TAS-I e Telespazio, tese alla costruzione e operazione di un sistema duale di satelliti nazionali la cui operazione è affidata  congiuntamente ad ASI e alla Difesa.

‘Esprimo apprezzamento per l’ impegno straordinario del Governo nel settore spaziale, che permette all’Asi, grazie anche al supporto dei programmi bandiera del Miur,  di portare a temine – ricorda il presidente dell’Agenzia spaziale Italiana, prof. Roberto Battiston – la sostituzione  di due satelliti della costellazione Cosmo-Sky-Med che produce dati strategici e unici a livello internazionale per l’osservazione della terra e  per la sicurezza del Paese. Il settore spaziale è indubbiamente  tra i settori industriali più avanzati, in grado di produrre innovazione e ricadute importanti che riguardano  l’economia nazionale. Ricordo che COSMO-SkyMed è un sistema satellitare esclusivamente italiano e fornisce dati unici per accuratezza  in un  settore di importanza strategica.  Questa  costellazione rappresenta un asset strategico fondamentale per le attività spaziali legate al monitoraggio e controllo del nostro territorio e del nostro  pianeta, come si è potuto verificare regolarmente con la fornitura dei dati di Cosmo forniti alla Protezione Civile in occasioni delle recenti alluvioni.   Quindi  – conclude Battiston – non si tratta di spese  ma di investimenti caratterizzati da un ritorno industriale, occupazionale  e tecnologico di assoluto valore”.

La relazione tecnica che accompagna l’emendamento governativo descrive  come COSMO-SkyMed di seconda generazione  sia un programma promosso dall’ASI e dal ministero della Difesa con un accordo esecutivo che prevede un investimento complessivo di 500 milioni di euro per la realizzazione di due nuovi satelliti, di cui il 30% è già stato investito in attività industriali.  Per il  completamento del sistema sono sono state previste le dei progetti bandiera del Miur oltre alle risorse previste nell’autorizzazione di spesa nella legge  di bilancio appena approvata.

I satelliti e la strumentazione di Cosmo Sky Med sono realizzati in Italia, da un raggruppamento temporaneo di imprese formato da Thales Alenia Space Italia (TAS-I) e Telespazio. Negli stabilimenti della Thales Alenia Space Italia di Roma, L’Aquila e Torino vengono realizzati da i satelliti mentre Telespazio ha il compito di realizzare il segmento di terra ed il segmento operativo e logistico: al programma lavorano quasi 400 tra ingegneri e tecnici italiani altamente specializzati.

Il sistema COSMO-SkyMed già operativo è stato utilizzato a supporto di interventi di protezione civile  e di monitoraggio di eventi e calamità naturali in tutto il mondo. Governi di ogni parte del globo hanno richiesto  all’Asi l’uso delle immagini di COSMO-SkyMed per  organizzare interventi di soccorso e monitorare le situazioni di crisi, in quanto si tratta dell’ unica costellazione satellitare in grado osservare il pianeta con qualsiasi condizione meteorologica, giorno e notte e con una altra frequenza di rivisitazione.

 

L’Italia spaziale celebra Broglio

L’Italia spaziale celebra Broglio

50-ANNI-DI-SPAZIO-ITALIANO-LOGOLa strada che porta allo spazio passa per il nostro Paese – recita la scritta che campeggia sotto il logo dell’Agenzia Spaziale Italiana e nel giorno del cinquantennale del lancio del satellite San Marco 1, che fece dell’Italia il terzo Paese ad accedere allo Spazio, non poteva esserci richiamo più emblematico all’impresa di Luigi Broglio, il von Braun italiano, come lo definisce Roberto Battiston, presidente ASI. Broglio, espressione congiunta di Aeronautica Militare e Università La Sapienza, iniziò a sperimentare lanci dal poligono militare di Salto di Quirra. Nel 1961 Edoardo Amaldi suggerì a Broglio un piano spaziale italiano che avrebbe condotto al lancio del primo satellite San Marco il 15 dicembre 1964 e alla creazione nel 1967 della base spaziale italiana al largo di Malindi, ancor’oggi attiva come centro di telemetria e controllo satellitare. Battiston ha annunciato che l’ASI sta contrattando il rinnovo di collaborazione con il Kenia per i prossimi 15 anni, che prevede una serie di ricadute tecnologiche anche per il Paese ospitante.

Il bilancio complessivo dell’attività spaziale nel nostro Paese è più che soddisfacente con un’attività industriale e scientifica di rilievo, dalla stazione spaziale al lanciatore Vega alla prossima missione Exomars. “Lo spazio italiano è controesempio della perdita di competenze denunciata dal Paese” .- sottolinea in un passaggio Battiston – Terzo contributore dell’ESA, l’Italia richiama la necessità di investire in un settore che promette ricadute multiple

Il capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, gen. Pasquale Preziosa, richiama la ompetenza e la passione che sono i pilastri della forza armata in cui Broglio si è formato. Nella nebbia in attesa del sole – scriveva Broglio nel libro in cui parlava di Marte. Laureato in ingegneria, matematica e fisica, Broglio diceva di essere consapevole di lavorare per il bene comune e il prestigio dell’Italia. “Spazio e aeronautica è binomio inscindibile – dichiara Preziosa – Spazio è estensione dell’ambiente operativo, sinonimo di sicurezza militare. Basti pensare che i Predator nello scenario dell’Afghanistan vengono controllati via satellite dalla base AMI di Amendola. Il Centro Sperimentale di Pratica di Mare ospita anche il settore di ricerca spaziale. Lo Spazio è tra noi – continua Preziosa – tante tecnologie, anche domestiche, sono fruibili grazie allo Spazio. Il lancio del San Marco fu il risultato dei precedenti 30 anni di lavoro. Nel 1938 Pezzi raggiunse con un velivolo dotato di motore a pistoni ed elica la quota di 50mila piedi, record tuttora imbattuto. L’accesso allo Spazio fu possibile grazie alla cooperazione tra mondo accademico, Aeronautica Militare e industria fu possibile. Nel 1964 non era facile lanciare un satellite, ma quell’impresa fu il segno dell’eccellenza di cui il nostro Paese è capace. Dai pionieri del volo ai nostri astronauti, sono tutti indistintamente interpreti di capacità straordinarie negli anni seguiti all’epopea del generale Broglio – conclude Preziosa. Al quale fa eco Gen. Giovanni Sciandra, presidente CESMA, il centro studi dell’Arma Aeronautica, con un richiamo al consenso e alla consapevolezza della presenza sempre più marcata dell’Italia nello Spazio

Il cinquantennale dell’Italia nello Spazio coincide con l’anniversario di fondazione dell’Agenzia Spaziale Europea, un modello di integrazione continentale che risponde alla visione del fisico Edoardo Amaldi. A testimoniare questo binomio è l’ing. Giuseppe Morsillo, direttore finanza e controllo dell’Agenzia Spaziale Europea. “I risultati conseguiti nella Ministeriale ESA premiano la politica spaziale italiana al 12,8% e corrispondono in totale a programmi per un valore di 15,8 miliardi milioni, di cui 9,9 già in portafoglio, con aggiunta 80 milioni per programmi in corso. Anche la missione Exomars, esempio avanzato di esplorazione robotica, con il nostro Paese in prima linea, può procedere nei tempi previsti, anche grazie all’ingresso della Spagna come quarto partner.

“L’Italia può vantare il 50% del volume abitabile della stazione spaziale, un programma strategico come Cosmo Skymed, la partecipazione a un’impresa straordinaria come quella di Rosetta – ricorda Morsillo – Lo Spazio costa a ciascuno italiano l’equivalente di una pizza all’anno. E il ritorno economico è sempre più una certezza nell’alimentare servizi e applicazioni a beneficio della società civile”.

L’ing. Mauro Moretti, ad Finmeccanica, va al nocciolo dei problemi: “Il Parlamento italiano sta discutendo gli investimenti necessari a sostenere i programmi di ricerca e industriali. Le operazioni di joint-venture, ancorché necessarie, hanno tolto il ruolo di prim’attore all’industria aerospaziale italiana. Lo Spazio è una leva potente e il piano industriale di Finmeccanica prevede che lo Spazio torni ad avere una funzione centrale”. Un messaggio chiaro per sottolineare che, in un momento celebrativo di tale importanza, occorre guardare avanti con la responsabilità di dotarsi di strumenti idonei a sostenere le sfide presenti e future.

La testimonianza di Ugo Ponzi, tra i collaboratori e i protagonisti del progetto San Marco, assegna a Broglio il merito di aver rilanciato le infrastrutture di ricerca aeronautiche, per lo studio dell’aerodinamica delle alte velocità e la sperimentazione missilistica, e stretto la collaborazione con la NASA. L’obiettivo era il raggiungimento dell’orbita equatoriale bassa nel modo più efficiente, per mettere in pratica un metodo nuovo per la misurazione della densità dell’alta atmosfera.

Prof. Maurizio Di Ruscio

“Il satellite San Marco 1 – ricorda il prof. Maurizio Di Ruscio – recava a bordo due esperimenti, uno di Broglio, l’altro dell’Istituto microonde del Cnr di Firenze. La bilancia di Broglio offriva la possibilità di registrare con continuità, punto per punto, in particolare al perigeo, la densità atmosferica, restando all’interno delle fasce di van Allen”.

La conferenza celebrativa ripercorre il lancio del San Marco 1, con il gen. Basilio Di Martino, l’eredità di quel programma ai fini della formazione e ricerca nel settore aerospaziale, a cura dei docenti dell’Università La Sapienza, Filippo Graziani e Marcello Onofri, e la figura stessa di Luigi Broglio, affidata alla biografia di Giorgio Di Bernardo.

INTERVISTA AL GEN. PASQUALE PREZIOSA, Capo di Stato Maggiore AMI

I 50 anni del San Marco 1

I 50 anni del San Marco 1

Satellite_San_Marco_2_crCinquant’anni fa, il 15 dicembre 1964, veniva lanciato in orbita il primo satellite italiano: il San Marco 1. Dopo URSS e USA, l’Italia diventava così il terzo paese al mondo a mettere in orbita un satellite artificiale, entrando da protagonista nella storia della conquista dello spazio. Il San Marco 1 partì dal poligono americano di Wallops Island in Virginia, con un vettore Scout (Sv-137). Collocato su un’orbita ellittica (205 km al perigeo, 820 km all’apoge) era una sfera di 66 centimetri per 115 chilogrammi, in grado di misurare la densità dell’alta atmosfera in modo continuo e con una precisione mai raggiunta prima, attraverso uno strumento scientifico di bordo chiamato Bilancia Broglio, dal nome del suo ideatore il prof. Luigi Broglio. Il satellite venne realizzato nel Centro ricerche aerospaziali dell’Università di Roma e fu il frutto della competenza tecnica accademica associata alla lungimiranza dell’Aeronautica Militare Italiana, due istituzioni che trovarono la loro sintesi nella figura di Luigi Broglio, ufficiale dell’aeronautica e professore universitario, pioniere delle attività spaziali italiane.  .

Il lancio del San Marco 1 fu reso possibile dall’accordo di collaborazione bilaterale per la ricerca scientifica e la sperimentazione spaziale tra Italia e Stati Uniti, siglato nel gennaio del 1962, che avrebbe dato slancio alle nuove tecnologie sviluppate nel nostro Paese. Qualche mese prima dell’accordo era nata Telespazio, prima società spaziale italiana, fondata il 18 ottobre 1961, su iniziativa di RAI e Italcable. Telespazio ricoprì subito un ruolo fondamentale  nella sperimentazione di nuove forme di telecomunicazioni attraverso i satelliti artificiali tra Italia e Stati Uniti ed è oggi una delle realtà più avanzate al mondo.

Va ricordato che nel 1964, mentre l’Italia si apprestava a lanciare il suo primo satellite, venne formalizzata la creazione delle due strutture spaziali europee, l’ESRO per i satelliti e l’ELDO per i lanciatori, primo passo verso la creazione dell’Agenzia Spaziale Europea, al quale contribuì un altro illustre italiano, il fisico Edoardo Amaldi.

Dopo il San Marco 1 seguirono altri quattro satelliti italiani della stessa serie. Il San Marco 2, lanciato il 26 aprile 1967 (perigeo, 218,46 km; apogeo, 748,91 km) restò in orbita per 171 giorni per un totale di 2680 orbite giri completi intorno alla Terra, effettuando una serie di esperimenti sulla densità dell’aria e sulla ionosfera.  Per il terzo satellite italiano, San Marco 3, bisognò attendere il 24 aprile 1971. Aveva bordo una versione avanzata della bilancia di Broglio integrata con due sperimentazioni progettate dalla NASA, e permise di ottenere misure molto accurate della temperatura cinetica dell’atmosfera tra 200 e 400 km di altezza; restò in orbita per 219 giorni, con perigeo e apogeo iniziali di 213,4 e 717,7 km.  Un’esperienza replicata dal San Marco 4, lanciato il 18 febbraio 1974. Il quinto e ultimo satellite della serie San Marco (San Marco D/L Spacecraft) fu lanciato il 25 marzo 1988 da un razzo Scout e messo in un’orbita ellittica con perigeo di 263 km e apogeo di 615 km, per lo studio della relazione tra l’attività solare e i fenomeni che si verificano al confine tra termosfera e ionosfera. Il satellite, che rientrò in atmosfera il 6 dicembre 1988 dopo 255 giorni di volo, chiuse anche l’attività di lancio del poligono San Marco.

Il  programma nazionale San Marco avrebbe avuto la sua naturale evoluzione in SIRIO (Satellite Italiano per la Ricerca Industriale Operativa), il satellite geostazionario SIRIO progettato per esperimenti di telecomunicazioni, che vide la partecipazione di varie industrie italiane operanti nel settore aerospaziale. I due programmi aprirono la strada alla definizione del primo piano spaziale nazionale a lungo termine, che portò alla fondazione dell’Agenzia spaziale italiana.

Il 16 dicembre 2014, nella sede dell’Agenzia Spaziale a Roma, la celebrazione del 50° anniversario del lancio del San Marco 1, evento organizzato dall’Aeronautica Militare, dall’ASI e dal Centro Studi Militari Aeronautici “Giulio Douhet”, con la collaborazione dell’Università di Roma 1.

 

CIRA rilanciato da Ministeriale ESA

CIRA rilanciato da Ministeriale ESA

Carrino e Battiston con ricercatori CIRALe importanti ricadute sulle attività del CIRA derivanti dal successo ottenuto dall’Italia alla Ministeriale ESA del 2 dicembre 2014, sono state presentate dal prof. Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, nel corso di un seminario che si è tenuto presso il Centro di Capua. Il prof. Battiston, che insieme al Ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Stefania Giannini, ha rappresentato l’Italia alla Conferenza che ha riunito a Lussemburgo i Ministri dei 20 paesi membri dell’Agenzia Spaziale Europea, ha sottolineato il coinvolgimento del CIRA in tutti i principali programmi di medio e lungo termine, a cui partecipa l’Italia, varati dalla Ministeriale.

A partire dall’accesso europeo allo spazio con una nuova generazione di lanciatori Ariane 6 e Vega C, alla prosecuzione del programma Exomars che prevede due missioni sul pianeta rosso entro il 2018. I lanciatori avranno entrambi un unico motore, il P120, che sarà sviluppato da Avio anche con la partecipazione del CIRA che da tempo collabora con l’azienda di Colleferro nel campo della propulsione spaziale. Per quanto riguarda Marte, il CIRA ha già svolto in passato delle prove per verificare l’efficacia degli airbag che consentiranno al lander di arrivare sulla superficie del pianeta rosso senza danni e continuerà a dare il suo contributo in tema materiali di protezione termica e di prove di simulazione di ingresso nell’atmosfera di Marte. Il maggiore successo per il CIRA è, però, rappresentato dalla decisione, sottoscritta da tutti i più importanti paesi, di finanziare il programma PRIDE che prevede lo sviluppo di tecnologie per i veicoli spaziali automatici con capacità di rientro sulla terra.

Per questo programma il CIRA intende sfruttare le competenze e i risultati acquisiti con le due missioni svolte nell’ambito del programma nazionale USV (unmanned space vehicle) e con il programma ESA-IXV (intermediate experimental vehicle) per il quale il Centro ha avuto e continua ad avere un ruolo importante, sia durante la fase di sperimentazione in volo del prototipo in scala reale della navicella IXV, sia nella attuale fase di esecuzione della missione finale che si svolgerà a febbraio 2015, fornendo assistenza tecnica all’ESA attraverso la presenza di propri ricercatori al Team di Progetto impegnato nelle operazioni di lancio presso la Base di Kourou.

Per le sue competenze professionali e per i suoi impianti, il CIRA entra a pieno titolo nella strategia dell’Agenzia Spaziale Italiana – ha dichiarato il prof Roberto Battiston, secondo il quale “il bilancio della ministeriale appena conclusa è più che positivo, superiore alle aspettative, per l’Europa e per l’Italia spaziale dei prossimi anni. Una grande affermazione soprattutto per il nostro Paese e un appuntamento che si è chiuso nel segno di Vega, che diventa il punto di riferimento nella famiglia dei lanciatori europei. Questo grazie al motore solido del P120, sviluppato da Avio a Colleferro e di derivazione dal P80, che sarà impiegato sia per i nuovi vettori Ariane sia per Vega. Questo si tradurrà in positivi effetti e notevoli ritorni per la nostra industria. Parliamo di un investimento di 8 miliardi in 10 anni. L’Italia diventa, così, centrale anche per garantire all’Europa l’accesso allo spazio, competitivo e adatto alla situazione di evoluzione mondiale in rapido cambiamento. Note positive derivano anche dagli altri due temi sul tappeto, ExoMars e la Stazione Spaziale Internazionale. A Lussemburgo – ha concluso Battiston – abbiamo visto l’Europa che ci piace, un grande gioco di squadra che ha aperto la strada al futuro di crescita e di sviluppo ulteriore delle attività spaziali del nostro continente”.

“Il Presidente Battiston ci ha portato splendide notizie – ha sottolineato Luigi Carrino, presidente del CIRA – l’Italia esce dalla Ministeriale europea dello spazio con importanti risultati e ottime prospettive per la ricerca e l’industria del settore. L’attenzione che il Ministro Giannini e il Presidente Battiston hanno riservato alle capacità del CIRA, consente al nostro Centro un piano di attività che prevede impegni in tutti i programmi di interesse italiano”.

La visita del presidente ASI, Roberto Battiston, coincide con la nomina dell’Ing. Mario Cosmo, fino al 2014 Direttore Tecnico dell’Agenzia Spaziale Italiana, a Direttore Generale del Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali.

(nella foto: Roberto Battiston e Luigi Carrino con i ricercatori del CIRA)

 

Il lanciatore Vega diventa grande

Il lanciatore Vega diventa grande

Battiston e GianniniSi è svolta a Lussemburgo il 2 dicembre la Conferenza dei ministri degli Stati membri dell’Agenzia Spaziale Europea: la delegazione italiana è stata guidata dal ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e dal presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston. Il Consiglio ha assunto una decisione storica, approvando un programma pluriennale di sviluppo di una nuova generazione di lanciatori europei (Ariane 6 e VEGA C). Grazie a questa decisione l’Europa continuerà ad avere una capacità autonoma di accesso allo spazio per i lanci istituzionali e anche un lanciatore più competitivo che potrà assicurarsi una fetta importante del mercato commerciale. Una nuova organizzazione industriale consentirà inoltre una gestione più efficiente del programma lanciatori e un risparmio importante per gli stati membri dell’ESA. “Il Consiglio Ministeriale dell’ESA è stato un successo pieno per l’Europa e per l’Italia – ha dichiarato il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini – per la definizione del futuro percorso delle attività spaziali europee. L’Italia, oggi, si è affermata come mediatore tra i principali players nel settore spaziale. Questo è anche un risultato importante per gli effetti che porterà a livello economico, con ricadute industriali notevoli, con posti di lavoro e crescita di conoscenza e tecnologica. La ricerca spaziale si conferma fattore chiave per affrontare le grandi sfide della globalizzazione ed elemento fondamentale per supportare  la crescita economica  europea. È importante sottolineare la decisione legata alla nuova generazione di lanciatori Ariane 6 e Vega C, che permetterano al nostro continente  di  restare indipendente in questo settore. Entrambi i lanciatori avranno un unico motore, di produzione italiana: questo porterà all’industria del nostro Paese oltre dieci anni di attività produttiva di alta tecnologia”. Il nuovo programma assicura importanti vantaggi per l’Italia grazie a una forte sinergia tra Ariane 6 e VEGA-C, un programma a leadership italiana, centrata in particolare sui motori P120C che saranno impiegati sia per i vettori Ariane, sia per il Vega. Il VEGA-C diventa così un componentefondamentale della nuova famiglia di lanciatori, un ruolo riconosciuto anche dalla Germania che proseguendo nell’impegno assunto a Napoli nel 2012 ha deciso diinvestire ulteriormente nel programma. Per l’Italia si tratta di un risultato molto importante che assicura uno sviluppo decennale delle capacità industriali italiane, la salvaguardia di posti di lavoro qualificati e l’ulteriore valorizzazione e crescita delle nostre capacità tecnologiche. “Vega diventa grande – ha dichiarato il presidente dell’ASI, Roberto Battiston – la Ministeriale ESA 2014 affrontava un programma strategico per i nuovi lanciatori per l’Europa, in questo contesto l’Italia con Vega fornisce una competenza centrale per tutta la famiglia dei lanciatori  Ariane e Vega. Grazie al motore solido del P120 sviluppato da Avio a Colleferro e di derivazione dal P80. Passaggio, questo, fondamentale, per garantire l’accesso europeo alla spazio in modo competitivo e adatto alla situazione di evoluzione mondiale in rapido cambiamento. Abbiamo visto L’ESA al lavoro per rappresentare l’Europa che vogliamo e per mantenere tutte le potenzialità del vecchio continente alla frontiera della tecnologia. Lo sviluppo dei lanciatori è stato uno dei tre temi su cui i paesi membri hanno trovato, oggi, la definizione di un accordo strategico. Sul tavolo la continuazione della Stazione Spaziale Internazionale fino al 2017 con la prospettiva della continuità fino  al 2020 e insieme al finanziamento della missione 2018 del programma ExoMars. Un elemento, questo, che garantisce lo sviluppo delle strumentazioni senza ritardi sui piani previsti per lamissione europea su Marte, un programma di cui l’Italia è leader”. Il secondo traguardo raggiunto dall’Italia riguarda il programma di esplorazione di Marte Exomars che è la prosecuzione naturale dell’esplorazione lontana, dopo il programma Rosetta. Con le nuove sottoscrizioni, in particolare da parte della Gran Bretagna con la quale Asi ha registrato una forte condivisione di obiettivi e responsabilità, il programma raggiunge la soglia necessaria per proseguire. Molto importanti anche gli impegni di Francia, Spagna e Germania. Un altro importante impegno italiano ha riguardato la prosecuzione delle attività relative alla Stazione Spaziale Internazionale (ISS). L’Italia ha, infatti, deciso di aumentare il proprio contributo ritenendo importante sostenere la Stazione Spaziale Internazionale come  infrastruttura unica per le attività di ricerca che potranno essere realizzate in particolare anche da astronauti italiani. Proprio in questo momento un’astronauta italiana dell’ESA, Samantha Cristoforetti, è a bordo della ISS per realizzare importantiesperimenti scientifici italiani grazie ad un accordo bilaterale tra l’ASI e la NASA. Da sottolineare anche la sottoscrizione italiana alla seconda fase del periodo 3 del programma Copernicus space component per garantire la partecipazione del nostro paese alle missioni Sentinella 5 e Jason CS e agli studi della futura generazione di Copernicus. Un ultimo significativo passo fondamentale per l’Italia è stata la sottoscrizione da parte di importanti paesi (Francia, Spagna, UK e Svezia) del Programma PRIDE, che prevede lo sviluppo di tecnologie per i veicoli spaziali automatici concapacità di rientro sulla terra.

vega01_3Questo programma,fortemente voluto da parte italiana, raccoglie l’heritage del progetto IXV a guida italiana che sarà lanciato a febbraio 2015 con il lanciatore Vega. Da un punto di vista politico sono state approvate tre importanti Risoluzioni: – Resolution on access to space La Risoluzione prevede di dotare l’Europa di una nuova famiglia di lanciatori di nuova generazione più affidabili e competitivi sul mercato per lanci istituzionali e commerciali. I Paesi partecipanti al programma dei lanciatori hanno individuato nella realizzazione deilanciatori Ariane 6 (primo lancio nel 2020) e Vega C(primo lancio nel 2018) gli obiettivi del prossimo decennio. – Resolution on Europe’s space exploration strategy La Risoluzione evidenzia il valore scientifico, tecnologico e strategico delle attività di esplorazioneper l’Europa ed identifica tre destinazioni privilegiate per i programmi futuri: Esplorazione in orbite basse, incluso ISS; Luna; Marte.

– Resolution ESA evolution La Risoluzione sull’evoluzione dell’ESA valorizza i rapporti con l’Unione Europea riconoscendolo un partner privilegiato, maribadisce l’interesse degli Stati Membri ad un’agenzia per lo spazio indipendente ed autonoma che operi nel rispetto dell’attuale Framework Agreement valorizzando le competenze del settore spaziale, garantendo importanti ricadute economiche e sociali per i cittadini europei e realizzando programmi di rilevanza internazionale e missioni con obiettivi scientifici di eccellenza. La Risoluzione prevede inoltre la valorizzazione della cooperazione internazionale conPaesi che non fanno parte dell’Unione Europea, sia per massimizzare le sinergie scientifiche e tecnologiche  a livello globale sia come strumento di carattere strategico e politico.