da Sorrentino | Lug 11, 2019 | Industria, Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari
Primo fallimento per il piccolo lanciatore europeo Vega. La quindicesima missione, iniziata alle 1:53 della scorsa notte dallo spazioporto di Kourou, in Guyana Francese, sotto l’egida di Arianespace, si è interrotta due minuti circa dopo la partenza per un’anomalia di funzionamento in fase di spinta del secondo stadio Zefiro 23 del vettore, che ha abortito la sua traiettoria di salita quando si trovava a un’altezza di 61 km ed è precipitato in oceano Atlantico al largo della costa. Vega 15 avrebbe dovuto posizionare in orbita a 611 km di quota il suo carico di 1,2 tonnellate, il satellite Falcon Eye degli Emirati Arabi Uniti, realizzato da Airbus Space and Defense e Thales Alenia Space, destinato alla raccolta di informazioni mediante analisi di immagini. Il lancio, inzialmente previsto il 4 luglio, aveva subito due rinvii a causa di condizioni meteo avverse in Guyana Francese. Vega, acronimo di Vettore Europeo di Generazione Avanzata, frutto della collaborazione tra Agenzia Spaziale Europea e Agenzia Spaziale Italiana, è stato progettato e costruito da Avio e ha iniziato la sua vita operativa nel 2012. Il 21 marzo scorso il satellite Prisma dell’Agenzia Spaziale Italiana era stato lanciato con successo con Vega. Dopo questo primo fallimento, nel centro di controllo dello spazioporto di Kourou è iniziata la raccolta dei dati telemetrici della fase di lancio che dovranno aiutare a definire la causa del malfunzionamento del secondo stadio Zefiro 23, motore a combustibile solido progettato per entrare in azione dopo 107 secondi dal decollo e di spingere il Vega da 44 a 150 km di distanza dalla terra in 80 secondi.
da Sorrentino | Lug 3, 2019 | Lanci, Primo Piano, Programmi
La NASA ha completato con successo il test preliminare sul sistema di salvataggio al decollo (launch abort system) della capsula Orion, la navicella destinata a trasportare verso la Luna nel 2022 il primo equipaggio del programma Artemis. Orion esordì nel dicembre 2014 quando toccò i 5.800 km di quota per poi rientrare in atmosfera e ammarare nel Pacifico, frenata da tre paracadute come accadeva con le capsule Apollo. E’ bastato un volo di soli tre minuti per testare il sistema di salvataggio che, in caso di aborto del lancio, allontanerebbe l’equipaggio dal razzo mettendolo in sicurezza. Per eseguire il test, che ha avuto luogo alle 13 ora italiana del 2 luglio, è stato utilizzato il missile balistico intercontinentale “Peacekeeper”.
Il Launch abort system è stato attivato 52 secondi dopo il distacco dalla rampa di lancio, quando la capsula aveva raggiunto la quota di 9,5 km, fornendo una spinta di 7g. Un potente strappo salvavita, prima che entri in funzione il motore necessario a stabilizzare la capsula, che rientrerebbe rallentata dai paracadute. Il test, invece, si è concluso con il funzionamento di un motore supplementare che ha spinto lontano il modulo facendolo disintegrare nell’oceano Atlantico a quasi 500 km orari.
Entro fine luglio la NASA conta di effettuare le prove di sollecitazione del modulo principale e quello di servizio della capsula Orion. La missione Artemis 1, ovvero il primo volo senza equipaggio in orbita lunare, è previsto nell’autunno 2020, mentre la missione Artemis 2 che riporterà astronauti intorno alla Luna dovrebbe essere effettuata nel 2022. Il futuro di Orion dipende comunque dal nuovo grande lanciatore americano, lo Space Launch System sviluppato da Boeing, che è in ritardo sulla tabella di marcia.
da Sorrentino | Giu 25, 2019 | Politica Spaziale, Primo Piano

A Montecitorio una ventina tra senatori e deputati hanno ridato vita al gruppo interparlamentare dello spazio, particolarmente attivo negli anni ’80 e ’90 in chiave di sensibilizzazione dei componenti le due Camere sui temi legati ai programmi spaziale italiani. La rinascita del gruppo riprende l’obiettivo nella sua trasversalità, con il proposito di agire attraverso le commissioni e i gruppi politici. Alla firma del documento di creazione del gruppo erano presenti il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Giorgio Saccoccia, il Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, il segretario del Comitato interministeriale per lo spazio di Palazzo Chigi, Carlo Massagli, il consigliere del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Stefano Gualandris, il capo del Dipartimento per la formazione superiore e la ricerca del ministero per l’Istruzione, Universita’ e Ricerca (MIUR) Giuseppe Valditara, il presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF), Nichi D’Amico e i rappresentanti delle industrie.
Il nuovo Intergruppo – si legge in una nota dell’ASI – sarà uno strumento per dare visibilità e attenzione allo Spazio quale settore trainante per lo sviluppo del Paese e per il suo posizionamento nel novero delle potenze spaziali. L’iniziativa segue l’esperienza della passata legislatura, quando l’Intergruppo costituito nell’ottobre del 2014 fu protagonista del processo che portò all’adozione della nuova governance nazionale, accentrando la responsabilità politica del comparto nelle mani del presidente del Consiglio fornendogli così il supporto di un apposito Comitato interministeriale. Oggi come allora, l’esigenza su cui poggia l’iniziativa è quella rafforzare l’approccio da sistema-Paese, coinvolgendo sul tema il Parlamento, il governo, le istituzioni, le componenti industriali e il mondo della ricerca. Nell’incontro inoltre è emerso che l’Europa investirà 16 miliardi di euro nel settore spaziale e della cosiddetta space economy nel periodo 2021-2027.
Per Saccoccia, “la capacità industriale e di ricerca italiana nel settore spaziale è eccezionale. Lo dimostrano i numeri: circa 250 aziende, soprattutto piccole e medie imprese, con circa 7.000 addetti il cui numero è cresciuto del 15% negli ultimi 5 anni, e quasi 2 miliardi di fatturato nel 2017. Inoltre – ha aggiunto il Presidente ASI – per ogni euro investito in questo settore il ritorno è di circa 4 euro, e le nostre previsioni, grazie ad esempio al programma di osservazione della Terra in cui il nostro Paese ha investito molto, è di crescere fino a 7 euro”, ha precisato. “Questi risultati sono stati raggiunti, nonostante l’Italia investa nello spazio un terzo di Francia e Germania. È quindi importante – ha concluso Saccoccia – aumentare i finanziamenti italiani in vista della ministeriale di novembre dell’Agenzia Spaziale Europea”.
da Sorrentino | Giu 25, 2019 | Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari
Ennesimo esame superato per SpaceX che ha effettuato un lancio notturno con il potente razzo Falcon Heay, alla sua terza missione denominata “Space Test Program-2 (STP-2), lo stesso che nel 2018 accompagnò il viaggio di una Tesla Roadstar verso Marte. A bordo 24 satellite da posizione in tre orbite diverse durante le sei ore successive alla partenza da Cape Canaveral, avvenuta quando in Italia erano le 8.28 del mattino. L’operazione di rilascio in tempi e a quote orbitali differenti del carico utile è stata prevista mediante quattro accensioni del secondo stadio del Falcon Heavy. Come da programma, SpaceX ha recuperato e fatto riatterrare sulla piattaforma del centro spaziale in Florida i due booster del razzo vettore, che hanno toccato terra in verticale rispettivamente 8’45” e 11’15” dopo il lancio. Il carico utile per complessivi 3,7 tonnellate comprende una serie di strumentazioni ed esperimenti scientifici della NASA, del NOAA, dell’Aeronautica militare statunitense, e quelli messi a punto da università e piccole compagnie spaziali private. Tra gli utenti privati figura anche Celestis, azienda specializzata nel lancio di ceneri umane nello Spazio, che ha trasferito in orbita, all’interno della capsula Orbital Test Bed (in cui peraltro la NASA ha posizionato l’orologio atomico miniaturizzato Deep Space Atomic Clock,, le urne con le cremazioni di 152 persone, comprese quelle dell’astronauta americano Bill Pogue, protagonista di una missione di 84 giorni a bordo dello Skylab negli anni ’70. Heritage Flight, questo il nome del carico dell’ultimo viaggio, resterà in orbita 25 anni prima di ricadere e bruciare dissolvendosi nell’atmosfera terreste. La parte scientifica più interessante è legata alla Planetary Society, che ha lanciato LightSail 2, un piccolo satellite che una volta in orbita dispiegherà una vela solare. Un programma sostenuto da crowfunding che permetterà di testare i vantaggi della spinta prodotti dai fotoni per viaggiare nel sistema solare senza ausilio di motori e pannelli solari.
da Sorrentino | Giu 22, 2019 | Eventi Scientifici e Culturali, Primo Piano, Stazione Spaziale

Paolo Nespoli training
Si è definito “ingegnere al cubo” Paolo Nespoli, che ieri ha ricevuto dal Politecnico di Torino una prestigiosa laurea honoris causa, potendo annoverare insieme alle tre missioni in orbita altrettanti titoli accademici in ingegneria: la laurea in ingegneria aerospaziale conseguita a New York, in ingegneria meccanica all’Università di Firenze, e quello del Dipartimento di ingegneria meccanica e aerospaziale a Torino, dove ha tenuto la“lectio magistralis” al cospetto di centinaia di studenti nell’Aula Magna Agnelli.
Mezz’ora per ripercorrere l’intensa carriera di astronauta, con la prima missione nel 2007 a bordo dello Shuttle Endeavour, con cui raggiunse la stazione spaziale supervisionando la manovra di attracco di uno dei “Nodi” alla stazione, realizzati proprio a Torino da Thales Alenia Space. Nel dicembre 2010 la seconda esperienza con la missione di lunga durata a bordo della Soyuz e sei mesi trascorsi in orbita partendo con una Soyuz, per poi culminare da sessantenne nel 2017 con la seconda missione di lunga durata. In totale, Paolo Nespoli ha accumulato quasi 10 mesi di permanenza nello spazio. L’invito rivolto agli studenti, tra i quali si è augurato potesse esserci colui o colei che metterà piede su Marte, è stato di «non smettere di sognare» ed essere «predisposti a superare sempre nuovi esami e nuove sfide».
da Sorrentino | Giu 21, 2019 | Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari

Il satellite per le telecomunicazioni T-16 realizzato da Airbus è stato lanciato con successo da Kourou, nella Guyana francese, tramite il lanciatore Ariane 5. T-16 è basato sulla piattaforma geostazionaria Eurostar E3000 di Airbus, estremamente affidabile, ed è il 50° satellite di questo tipo a essere lanciato. Fornirà una capacità satellitare ad alta potenza per i servizi di trasmissione televisiva ad alta disponibilità, incluso il superamento dell’effetto “rain fade”.
Una volta separato dal lanciatore, il satellite Eurostar E3000 utilizzerà il proprio sistema di propulsione chimica per raggiungere l’orbita geostazionaria, cosa che richiederà circa una settimana. Il T-16 fornirà servizi di trasmissione ad alta potenza in bande Ku, Ka e Reverse. Grazie alla sua flessibilità, il satellite può essere utilizzato su cinque diversi slot orbitali (da 99° Ovest a 119° Ovest) e coprirà gli Stati Uniti continentali, l’Alaska, le Hawaii e Porto Rico. Con una massa al lancio di 6.330 kg e una potenza di 18 kW, il satellite è progettato per svolgere un servizio in orbita della durata di 15 anni