da Sorrentino | Feb 9, 2021 | Attualità, Missioni, Primo Piano
La sonda Hope lanciata dagli Emirati Arabi Uniti è entrata nell’orbita di Marte. E’ il quinto paese ad aver immesso un veicolo spaziale intorno al Pianeta Rosso, dopo Stati Uniti e Russia, seguiti dall’Agenzia Spaziale Europea e dall’India che ci è riuscita al primo tentativo, nel 2013 con la sonda Mangalyaan. La manovra di inserimento in orbita di Hope è stata seguita dagli ingegneri del Mohammed bin Rashid Space Centre di Dubai. Durante i 27 minuti di accensione dei motori, servita a rallentare la velocità da 121mila a circa 18mila km/h, la sonda ha bruciato il 50% degli 800 kg di propellente disponibile a bordo. Questo ha permesso alla sonda di rallentare da 121 000 km/h a circa 18 000 km/h. Hope è destinato a diventare il primo satellite meteorologico di Marte perché ne studierà il clima. Nel giro di dieci giorni il Pianeta Rosso sarà raggiunto prima dalla sonda cinese Tianwen-1 e il 18 febbraio toccherà dalla missione della Nasa Mars 2020 con il rover “Perseverance”. Per la missione Exomars dell’ESA si dovrà attendere il 2022.
da Sorrentino | Feb 3, 2021 | Missioni, Politica Spaziale, Primo Piano
Anche l’Italia prenderà parte alla missione per realizzare la mappa globale delle riserve di acqua e ghiaccio su Marte. Risale al 18 gennaio scorso la dichiarazione d’intenti tra la NASA e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), che, insieme all’Agenzia Spaziale Canadese (CSA) e all’Agenzia Spaziale Giapponese (JAXA) si impegnano a consolidare il concept di missione robotica di mappatura del ghiaccio marziano nota come Mars Ice Mapper.
Le quattro agenzie spaziali, di comune accordo, si occuperanno di sviluppare un piano di missione per valutare e definire i rispettivi ruoli e responsabilità e le opportunità di partnership con altre agenzie o privati.
Mars Ice Mapper mapperà dall’orbita i depositi sub-superficiali di ghiaccio di alcune regioni marziane, rilevandone la posizione, la profondità, l’estensione e l’abbondanza, a medie latitudini, fino a 10 metri di profondità. La scelta di mappare queste regioni risiede nel fatto che esse potrebbero essere scelte per le future missioni esplorative, incluse quelle con equipaggio.
La sonda fungerà anche da ripetitore orbitale per le comunicazioni delle future missioni marziane. L’orbiter che trasporta il radar potrebbe aiutare ad identificare le proprietà delle polveri, del materiale roccioso sciolto – noto come regolite – e degli strati rocciosi che potrebbero influire sull’atterraggio e sull’accesso al ghiaccio. Inoltre, i dati acquisiti da Mars Ice Mapper sarebbero messi a disposizione della comunità scientifica internazionale, sia per la scienza planetaria che per le future missioni umane su Marte.
“La firma dello Statement of Intent per la missione Mars Ice Mapper – ha dichiarato Raffaele Mugnuolo, capo ufficio Missioni Robotiche di Esplorazione dell’ASI – è il primo passo per l’avvio di una collaborazione innovativa: per la prima volta la realizzazione di una missione di questo genere si basa sull’iniziativa comune di quattro partner come NASA, CSA, JAXA e ASI. La partecipazione alla missione Mars Ice Mapper è un segnale di continuità importante per l’Italia, ed è una opportunità unica per consolidare il nostro ruolo già acquisito in missioni di esplorazione di Marte come ExoMars e Mars Sample Return”.
Mars Ice Mapper, se confermata, sarà la prima missione di questo decennio dedicata ad una ricognizione marziana per rispondere al quesito what we need to know before we go (cosa dobbiamo sapere prima di andare) fondamentale per le future missioni, e potrebbe essere pronta al lancio già dal 2026.
L’identificazione e la caratterizzazione del ghiaccio d’acqua è essenziale per identificare i potenziali siti di atterraggio delle future missioni umane su Marte. L’accesso al ghiaccio d’acqua rappresenta, infatti, un obiettivo chiave per condurre indagini scientifiche, durante le quali i futuri esploratori umani potrebbero scavare, campionare e analizzare il ghiaccio per comprendere il cambiamento climatico e geologico su Marte e il suo potenziale astrobiologico.
Il ghiaccio è anche una risorsa naturale fondamentale che potrebbe fornire idrogeno e ossigeno per il carburante e per il supporto vitale. Il trasporto di acqua dalla Terra allo spazio profondo è estremamente costoso, quindi, una risorsa locale nello spazio è essenziale per un’esplorazione sostenibile.
L’esplorazione robotica e quella umana vanno di pari passo, ma solo grazie alla prima è possibile spianare la strada a missioni umane più sicure nel Sistema Solare. In questo scenario, la cooperazione tra agenzie spaziali è fondamentale per raggiungere questi obiettivi.
da Sorrentino | Feb 2, 2021 | Industria, Primo Piano, Programmi
L’Agenzia Spaziale Europea ha firmato un ulteriore contratto con Airbus per la costruzione di altri tre Moduli di Servizio Europei per Orion, la navicella spaziale della NASA che porterà gli astronauti verso la Luna e il Gateway lunare con il programma Artemis. I tre moduli saranno integrati a Brema, Germania, con componenti e hardware costruiti e forniti da società provenienti da dieci Paesi europei: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia, Svizzera. Con questi Moduli di Servizio Europei – in aggiunta ai tre già in produzione – l’ESA assicura che il programma Artemis della NASA continui a sviluppare una presenza sostenibile su e intorno alla Luna nella collaborazione internazionale.
Il Modulo di Servizio Europeo sarà usato per portare gli astronauti sulla Luna. Come centrale elettrica della navetta spaziale Orion, il modulo fornisce la propulsione e i materiali di consumo necessari per la sopravvivenza degli astronauti.
David Parker, Direttore di Esplorazione Umana e Robotica dell’ESA, ha sottolineato che questo contratto raddoppia l’impegno dell’Europa nella fornitura dell’hardware vitale per mandare il genere umano verso la Luna con Orion. “Insieme agli elementi che stiamo costruendo per il lunar Gateway, assicuriamo i posti per gli astronauti dell’ESA per esplorare il nostro Sistema Solare oltre a garantire l’occupazione e la competenza per l’Europa” – ha dichiarato Parker.
L’Europa è entrata in una nuova decade di esplorazione. Costruire sei Moduli di Servizio Europei per Orion è un’impresa come nessun’altra. Airbus ha alcune delle migliori menti al mondo dell’esplorazione spaziale che lavorano a questo fenomenale veicolo e questo nuovo accordo faciliterà molte delle future missioni lunari attraverso collaborazioni internazionali”, ha commentato Andreas Hammer, Capo dell’Esplorazione Spaziale di Airbus. “L’Europa è un partner valido e affidabile nelle missioni Artemis della NASA e il Modulo di Servizio Europeo Orion ne rappresenta un contributo fondamentale”.
I Moduli di Servizio Europei sono cilindri di quattro metri per diametro e altezza. Hanno quattro pannelli solari che raggiungono i 19 metri in larghezza quando dispiegati, i quali generano sufficiente energia per alimentare due residenze domestiche. Le 8,6 tonnellate di carburante del modulo di servizio possono alimentare un motore principale e 32 propulsori più piccoli. Il modulo fornisce inoltre l’equipaggio con gli elementi centrali di supporto vitale come acqua e ossigeno, e regola il controllo termico quando agganciato al modulo dell’equipaggio.
Artemis I, il primo volo di prova di Orion senza equipaggio con un Modulo di Servizio Europeo, è in fase di preparazione presso il Centro Spaziale Kennedy della NASA in Florida, Stati Uniti d’America, in preparazione per il suo primo volo entro quest’anno. La missione successiva, Artemis II, vedrà i primi astronauti in volo intorno alla Luna e tornare sulla Terra; a Brema si sta finalizzando l’integrazione del suo Modulo di Servizio Europeo. Con Artemis III, NASA porterà la prima donna e il prossimo uomo sulla Luna. I moduli presentati oggi saranno utilizzati per le missioni Artemis IV e VI. I primi due di questi tre Moduli nel contratto sono il contributo europeo al Gateway lunare internazionale.
da Sorrentino | Gen 29, 2021 | Industria, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
L’Italia sta muovendo i primi passi verso Luna, grazie alle relazioni internazionali tra Italia e Stati Uniti e tra le rispettive Agenzie Spaziali ASI e NASA, che si sono intensificate sulla base del reciproco interesse a collaborare sul programma di esplorazione Artemis. Nasce in questo quadro strategico un contratto tra l’Agenzia Spaziale Italiana e Thales Alenia Space Italia dedicato allo studio di fattibilità e alla progettazione preliminare (fasi A/B) di un modulo multi-purpose legato alla missione Artemis della NASA che prevede un equipaggio umano sulla Luna.
Lo studio di fattibilità ha una durata di 10 mesi e dovrà portare alla ideazione di una struttura pressurizzata polivalente, flessibile ed evolvibile, in grado di adattarsi a un ampio ambito di applicazioni. La prima di queste è la cabina equipaggio dello Human Landing System (HLS) NASA in fase di progettazione anche da parte di un team guidato dall’azienda statunitense Dynetics, per la realizzazione della quale è coinvolta anche Thales Alenia Space Italia. La cabina ospiterà gli astronauti durante la loro discesa sulla Luna e li riporterà in orbita lunare una volta conclusa la missione. Altri programmi di riferimento riguardano futuri habitat per la superficie lunare, sia stanziali (shelter) che mobili (rover pressurizzato), nonché cargo per la logistica lunare.
La firma è un fondamentale passaggio dalle caratteristiche importanti per le ricadute del settore spaziale italiano attraverso la partecipazione nella missione Artemis, che poggia su esperienza e capacità di progettazione e costruzione di habitat spaziali, riconosciuta a livello mondiale, Competenze e capacità produttive che consentono all’Italia di ambire a sviluppare una soluzione abitativa evoluta, compatibile con l’ambiente di superficie lunare e in grado di servire sia moduli di trasferimento (lander) che successivi habitat permanenti (shelter) che veicoli pressurizzati per lunghe percorrenze (pressurized rover). A questo si affianca la possibilità di valutare il trasferimento di alcuni elementi tecnologici di una simile struttura anche ad applicazioni di logistica per lo spazio profondo (deep space cargo).
da Sorrentino | Gen 27, 2021 | Astronomia, Attualità, Politica Spaziale, Primo Piano
Mai un corpo cosmico minore aveva ricoperto tanta importanza nell’assumere una intitolazione al di là della classificazione alfanumerica astronomica. Si tratta dell’asteroide noto con la sigla 1999 VD169, scoperto alla fine degli anni Novanta nella Fascia principale degli asteroidi situata tra le orbite di Marte e Giove, che è stato dedicato alla senatrice a vita e testimone dell’olocausto Liliana Segre con la denominazione 75190 Segreliliana. L’Unione Astronomica Internazionale aveva assunto il 17 novembre 2020 la decisione di attribuire l’asteroide alla sopravvissuta alla Shoah italiana e alla deportazione al campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau, richiamando lo stesso numero che Liliana Segre porta tatuato sul braccio. La denominazione ufficiale è stata dichiarata alla vigilia della Giornata della Memoria del 27 gennaio 2021, nel corso del convegno dal titolo “Convivere cin Auschwitz”, organizzato dall’Università di Trieste in collaborazione con il Memoriale della Conferenza di Wannsee e l’Istituto italiano di cultura di Berlino. «Che il mio nome e il numero a cui ciascuno di noi era ridotto ad Auschwitz, traslato in un corpo celeste, possa valere da memento e monito ‘che questo è stato’ e potrebbe accadere di nuovo senza informazione, conoscenza, coscienza e responsabilità», ha commentato Liliana Segre.
75190 Segreliliana è un asteroide di 1498 metri di diametro e di magnitudine assoluta di 15,8, appartenente alla Fascia principale, situata tra le orbite di Marte e Giove, con un periodo di rivoluzione di 3,74 anni. La sua scoperta, il 14 novembre 1999, si deve a Grant Stokes, responsabile del progetto Linear (The Lincoln Near-Earth Asteroid Research) per il Massachusetts Institute of Technology.
«Alla fine della giornata, il mio mondo di fantasia, al quale mi aggrappavo per ‘fuggire’ dal campo, era diventato una piccola stella che vedevo nel cielo. Sempre la stessa. L’avevo notata una sera di cielo terso, quando i nostri aguzzini ci davano pochi minuti di tregua, Da quella sera, ogni giorno quando arrivava buio la cercavo, le parlavo. Ero felice di ritrovarla, significava che un altro giorno era passato». Così ricorda la stessa Liliana Segre nella sua autobiografia “Fino a quando la mia stella brillerà”.
L’attribuzione è stata comunicata alla senatrice Segre da Ewine van Dishoeck, presidente dell’Unione Astronomica Internazionale, in una lettera firmata da tutti i membri del comitato esecutivo della Iau, che termina con queste parole: «Un asteroide è un corpo celeste che riflette la luce della nostra stella, il Sole: ed è quindi un riconoscimento molto appropriato a Lei che riflette la luce di tutti gli innocenti spenti dalla follia umana».
(Nell’immagine: orbita dell’asteroide 75190 Segreliliana il 26 gennaio 2021. Crediti: Klet Observatory/WG-SBN IAU)
da Sorrentino | Gen 17, 2021 | Attualità, Primo Piano, Programmi
La NASA ha condotto, nella notte italiana tra sabato 16 e domenica 17 gennaio, la prova di accensione dei grandi motori del razzo Space Launch System (SLS), che sarà utilizzato per lanciare la missione Artemis I e successive per il nuovo programma di esplorazione lunare.
Il test prevedeva che i quattro motori RS-25 del razzo si attivassero per poco più di otto minuti, un tempo di funzionamento che corrisponde a quello necessario a inviare il razzo in orbita. Il team di prova ha completato con successo il conto alla rovescia e ha acceso i motori, che però si sono spenti dopo poco più di un minuto. I tecnici della NASA stanno esaminando i dati per determinare cosa ha causato l’arresto anticipato.
I test prevedeva il caricamento di 733.000 libbre di ossigeno liquido e idrogeno liquido, la procedura del conto alla rovescia del lancio e l’accensione dei motori. Tutto si è svolto regolarmente, come se si fosse trattato della sequenza reale sulla rampa di lancio.
“Il test di sabato è stato un importante passo avanti per garantire che lo stadio principale del razzo SLS sia pronto per la missione Artemis I e per trasportare l’equipaggio delle missioni future intorno alla Luna” – ha detto l’amministratore della NASA Jim Bridenstine, presente al test che si è svolto allo Stennis Space Center vicino alla Baia di St. Louis in Mississippi, lo stesso dove si svolsero le prove del grande razzo Saturno V utilizzato per il programma Apollo. “Anche se i motori non hanno funzionato per l’intera durata prevista, il team ha completato con successo il conto alla rovescia, ha acceso i motori e ha ottenuto dati preziosi per la definitiva messa a punto del sistema di lancio” – ha aggiunto Bridenstine.