da Sorrentino | Giu 28, 2016 | Astronomia, Attualità, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
Il 30 giugno si celebra la seconda edizione dell’Asteroid Day, evento promosso nello stesso giorno in cui nel 1908 a Tunguska in Siberia si verificò l’impatto di un asteroide che provocò la distruzione di milioni di alberi e un sisma equivalente al quinto grado della scala Richter, rilasciando l’equivalente di 100 tonnellate di tritolo e devastando una superficie di circa 2.000 km quadrati. L’obiettivo dell’Asteroid Day, che vede l’Italia fungere da Paese coordinatore, è accrescere la conoscenza sulla minaccia che arriva dai cosiddetti NEO (Near-Earth Objects), i sassi cosmici più vicini alla Terra. Di quelli che comportano rischi potenziali si è arrivati a scoprirne 2000 all’anno per un totale di 15mila. Solo una parte rispetto al milione stimato di oggetti vaganti. Anche conoscerne la composizione chimico-fisica è importante per valutarne gli effetti che avrebbe un eventuale impatto con la nostra atmosfera. I governi e le organizzazioni spaziali cominciano a farsi carico del problema e la stessa Unione Europea ha fatto partire nel 2015 il progetto NeoShield. E l’Agenzia Spaziale Europea ha varato il programma Asteroid Impact Mission.
Partita come iniziativa di poche persone interessate allo studio dei corpi cosmici minori, l’Asteroid Day coinvolge migliaia di persone in tutto il mondo per diffondere conoscenza e consapevolezza sul tema degli asteroidi. La caduta di un meteorite nei cieli della città russa di Chelyabinsk il 15 febbraio del 2013 ha smosso le coscienze e riportato l’attenzione su quella che l’astrofisico Stephen Hawking definisce «una delle principali minacce alla vita intelligente nel nostro Universo, ovvero l’alta probabilità di una collisione tra un asteroide e un pianeta abitato».
In occasione dell’Asteroid Day, il canale televisivo Discovery Science, Sky canale 405, ha deciso di mandare in onda dal 28 al 30 giugno, alle ore 22:00, un programma speciale dal titolo “Asteroid days“, che comprende la prima visione di “Man vs Asteroid“, il documentario realizzato da Brian May, astrofisico e chitarrista dei Queen, il quale ha creato la fondazione AsteroidDay.org, a cui aderiscono scienziati, astronauti e tecnici dello spazio con l’obiettivo di approfondire la minaccia di asteroidi e meteoriti, e aumentare di un fattore 100 il numero annuo di oggetti cosmici a potenziale rischio di impatto con il nostro pianeta. «Il nostro obiettivo è quello di dedicare un giorno dell’anno alla conoscenza degli asteroidi, antichi mattoni che ci raccontano le origini del nostro sistema solare, e per sostenere le risorse necessarie alla ricerca di quei corpi con orbite potenzialmente pericolose», spiega Brian May, il quale sottolinea come «gli asteroidi sono un disastro naturale che siamo in grado di prevenire».
da Sorrentino | Mag 29, 2016 | Attualità, Eventi Scientifici e Culturali, Primo Piano, Programmi
Materiali innovativi ed estro creativo, con lo sguardo proiettato verso le immensità dello spazio e le tecnologie che da esso derivano: sono questi gli ingredienti alla base dei modelli realizzati nell’ambito del progetto “Couture in Orbit”, lanciato dall’ESA e dal Museo delle Scienze di Londra a dicembre 2015. E a cinque mesi dall’inizio di questa sfida, mirata ad abbinare arte e innovazione, la moda spaziale ha vissuto la sua consacrazione nella sfilata che si è tenuta lo scorso 25 maggio proprio al Museo delle Scienze. A impegnarsi per ideare e confezionare abiti ad alta tecnologia, ma che siano anche gradevoli nel look e di utilizzo pratico nel quotidiano, sono stati gli studenti di quattro scuole europee di moda e design, scelte nei paesi di origine degli astronauti ESA che dal 2014 in poi hanno soggiornato a bordo della Stazione Spaziale, come la nostra Samantha Cristoforetti.
L’Italia è stata rappresentata dal Politecnico di Milano, che ha un’offerta formativa specifica nell’ambito del fashion design, con particolare riferimento alle caratteristiche dei materiali, alle tecniche sartoriali e ai processi di lavorazione. Le altre scuole coinvolte sono state la Fashion Design Akademiet di Copenaghen, la Ravensbourne di Londra e l’École supérieure des arts et techniques de la mode (ESMOD) per la Francia e la Germania.
Gli aspiranti couturier hanno accolto con fervore la sfida e hanno lavorato alacremente riferendosi ai temi che l’ESA ha assegnato a ogni scuola, tratti dalle strategie dell’agenzia nei settori della sostenibilità, della tutela del clima e del riutilizzo. Tecnologia, ambiente, innovazione, salute e sport sono stati i ‘fari’ ispiratori per i giovani designer, coordinati da docenti altrettanto entusiasti e curiosi di sperimentare l’interazione alta moda-alta tecnologia. Il défilé, che ha visto lo staff del museo indossare trenta creazioni degli studenti e calcare poi la passerella, è stato introdotto da un video di saluto di Tim Peake, l’astronauta inglese dell’ESA che al momento è in orbita sulla ISS. L’evento è stato particolarmente seguito sui social network, soprattutto su Twitter dove ha spopolato l’hashtag #CoutureInOrbit.
Il processo creativo che ha portato la linea di abbigliamento spaziale dall’immaginario degli studenti-stilisti alla realizzazione effettiva può essere seguito sulla pagina Tumblr dedicata al progetto (cliccare qui), ricca sia di schizzi e bozzetti, sia di immagini e video dell’evento finale, dal backstage, alle prove sino alla passerella.
(fonte: Asi)
da Sorrentino | Mag 25, 2016 | Lanci, Primo Piano, Programmi
Lo Space Launch System verrà inaugurato per la seconda metà del 2018. Più potente del Saturn V, sarà in grado di lanciare la capsula Orion oltre la Luna, nello spazio profondo, fino a raggiungere Marte. Con questa opportunità la NASA ha deciso di lanciare un totale di 13 CubeSat, 10 degli USA e 3 da partner internazionali. Di questi ultimi, due saranno costruiti dal Giappone, EQUULEUS e OMOTENASHI, mentre il terzo, ArgoMoon, dall’Italia. I CubeSat sono piccoli satelliti che pesano un massimo di 14 kg e sono grandi quanto una scatola per stivali. EQUULEUS e OMOTENASHI verranno realizzati dalla Japan Aerospace Exploration Agency (JAXA) e l’Università di Tokyo. EQUULEUS, che sta per EQUilibriUm Lunar-Earth point 6U Spacecraft, studierà l’ambiente radioattivo che circonda la Terra. Catturerà immagini della plasmosfera terrestre e misurerà il plasma che circonda il pianeta. Inoltre, farà diversi flyby vicino alla Luna, studiando la resistenza degli apparati elettronici alle radiazioni in quella regione. OMOTENASHI (Outstanding MOon exploration TEchnologies demonstrated by NAno Semi-Hard Impactor) servirà per dimostrare tecnologie low-cost per l’esplorazione del suolo della Luna. Questo CubeSat ha il potenziale di aprire nuove strade allo studio a basso costo della superficie lunare. Fornirà anche delle misurazioni delle radiazioni dal suolo del satellite e dell’ambiente circostante.
Infine, ArgoMoon, costruito dall’azienda italiana Argotec e sotto la supervisione dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), è fornito di una fotocamera che scatterà immagini dello stadio di propulsione criogenico della capsula Orion (ICPS). In questo modo fornirà, non solo documentazioni storiche dello stadio agli scienziati, ma anche informazioni della missione per lo spiegamento di futuri CubeSat. ArgoMoon servirà anche per studiare le capacità di comunicazione ottica tra un CubeSat e la Terra.
“ASI è entusiasta di poter condividere questo sforzo attraverso la partecipazione di un CubeSat italiano, che potrà testare queste tecnologie nell’ambiente dello spazio profondo. Un primato per questa classe di satelliti,” spiega Arturo De Lillis, program manager del satellite. ArgoMoon è stato proposto dall’Agenzia Spaziale Europea (ESA) in coordinamento con l’Italia, quale paese membro.
da Sorrentino | Mag 25, 2016 | Lanci, Missioni, Primo Piano, Programmi
Chi ipotizzava che l’epoca dello Space Shuttle e dei veicoli similari fosse finita, ebbene si è dovuto ricredere. Il collaudo del prototipo di una spaceship riutilizzabile, progettato e sviluppato dall’agenzia spaziale indiana ISRO, avvenuto con successo all’alba di martedì 24 maggio, riapre la possibilità di rilanciare questa filosofia di volo orbitale. Il lancio dello RLV-TD, acronimo di Reusable Launch Vehicle-Technology Demonstrator, lungo appena 6,5 metri, del peso di pesa 1,75 tonnellate e posto su un vettore monostadio, è stato effettuato dallo Satish Dhawan Space Center, sulla costa orientale dell’India e ha consentito di effettuare un volo suborbitale della durata di 12 minuti e 50 secondi. La missione si è conclusa con un ammaraggio nel golfo del Bengala, senza che il veicolo potesse essere recuperato. Il test era mirato sostanzialmente a verificare il comportamento durante il volo ipersonico, il controllo della navigazione e l’efficacia degli scudi termini. Prossima tappa sarà il rilascio del prototipo da un aereo per provare l’atterraggio su pista. L’obiettivo dell’ISRO è sviluppare un veicolo riutilizzabile a basso costo per il lancio di piccoli satelliti. Il modello definitivo della navetta riutilizzabile indiana sarà dimensionalmente sei volte più grande e si prevede che possa diventare operativo a metà del prossimo decennio.
Lo sviluppo del prototipo, iniziato cinque anni fa, ha comportato un costo di 14 milioni di dollari. La NASA, che ha mandato in pensione nel 2011 lo Space Shuttle (il cui costo per missione era di 500 milioni di dollari), ha trasformato in parata ciò che è ancora rimasto di quella epopea iniziata il 12 aprile 1981 e durata perciò trent’anni. L’ultimo serbatoio esterno, lungo 47 metri e del diametro di 10 metri, che serviva a lanciare la navetta americana ha lasciato Los Angeles su un mezzo su gomma, destinato a essere esposto dal 2018 al Samuel Oschin Air and Space Center.
da Sorrentino | Mag 22, 2016 | Primo Piano, Programmi, Servizi Satellitari
A pochi mesi dal lancio dei satelliti numero 11 e 12, pronta a entrare in orbita la nuova coppia 13 e 14 della costellazione Galileo, programma europeo per la localizzazione e la navigazione satellitare, con liftoff in programma il 24 maggio 2016 dallo spazioporto di Kourou nella Guyana francese, a bordo di un vettore Soyuz. L’Agenzia Spaziale Europea ha ribattezzato Danielè e Alizée i due nuovi satelliti. L’operazione di lancio è in linea con le raccomandazioni dell’Unione Europea che spinge per velocizzare il dispiegamento della costellazione: nell’ultimo anno sono stati consegnati in orbita ben 6 satelliti ed entro la fine del 2016 dovrebbe avviarsi la nuova stagione di lancio con Ariane 5, in grado rilasciare ben 4 esemplari alla volta.
Della dozzina di satelliti già in orbita della costellazione Galileo, nove sono pienamente operativi. Entro tre mesi dopo il lancio, anche la settima coppia di satelliti potrà ritenersi pronta a entrare in servizio. Entro fine 2016 Galileo dovrebbe contare 18 satelliti sui 30 della configurazione definitiva, 24 operativi e sei di riserva. A ottobre 2016 è atteso il sì della Commissione Europea all’erogazione degli Initial services, in cui sono previsti la navigazione integrata con gli altri sistemi, il search&rescue e il servizio governativo PRS (Public Regulated Service) per gli Stati membri. La piena operatività della costellazione è prevista per il 2020.
da Sorrentino | Mag 21, 2016 | Missioni, Politica Spaziale, Primo Piano, Programmi
NASA e Agenzia Spaziale Italiana stanno studiando una potenziale collaborazione per la Asteroid Redirect Mission. Dall’annuncio della missione ARM nel 2013, la NASA ha continuato a cercare idee da comunità esterne per identificare concetti innovativi, finché la missione è ancora nelle prime fasi di formulazione. Lo studio sviluppato con l’Agenzia Spaziale Italiana fornisce un’opportunità per le due agenzie di avere uno dialogo focalizzato sulla potenziale collaborazione. La missione ARM, divisa in due parti, prevede un primo segmento che include un volo robotico con propulsione elettrica (solare) verso un asteroide vicino alla Terra nei primi anni 2020. L’intento è di catturare un grande masso dalla sua superficie, per poi inserirlo in un orbita intorno alla Luna. Il secondo segmento è una missione con equipaggio a metà degli anni 2020 per investigare la massa dell’asteroide vicino alla Luna e riportare campioni sulla Terra. ARM dimostrerà un certo numero di capacità necessarie per la NASA per il futuro viaggio per Marte. Tra queste ci sono: una forte propulsione elettrica solare e l’interazione degli astronauti con oggetti naturali nello spazio profondo. Permettendo, tra l’altro, di esplorare le risorse (naturali, minerarie) di un asteroide.
“Abbiamo ricevuto un grande interesse per la Asteroid Redirect Mission da parte dell’industria, il mondo accademico e altre agenzie spaziali”, spiega Michael Gates, direttore del programma ARM. “ASI ha una grande esperienza in missioni di esplorazione robotica, in particolare possono contribuire con la loro significante competenza e le loro tecnologie. Siamo quindi entusiasti di poter discutere di una potenziale collaborazione per l’ARM con loro”. NASA e ASI hanno deciso di studiare diverse aree di potenziale cooperazione per il segmento robotico dell’ARM, inclusi i mezzi per caratterizzare l’asteroide, che permetterà di scegliere e acquisire la roccia dell’asteroide, ma anche altri modi per fare uso delle capacità di ASI nell’ambito di interessi comuni con la NASA.
“L’Agenzia Spaziale Italiana – spiega il presidente ASI Roberto Battiston – segue il programma ARM con molto interesse. Ha importanti implicazioni scientifiche per quanto riguarda possibili minacce da parte di asteroidi e può permettere di sviluppare nuove tecnologie per controllare i rischi di possibili impatti. Inoltre, lo sfruttamento commerciale di risorse minerarie di asteroidi è un motore trainante per sviluppare la space economy, che può introdurre nuove aziende e nuove abilità nel settore spaziale”. Il concetto per la missione robotica ARM si sta avvicinando al Key Decision Point-B della NASA, o KDP-B, programmato nell’estate 2016. Durante il KDP-B, la NASA deciderà sui requisiti di sistema preliminari e i concetti operativi, come anche le linee guida per i requisiti del progetto e gli accordi lavorativi tra i vari centri NASA per la prossima fare di sviluppo della missione. Il lancio della missione robotica ARM è programmata per il tardo 2021.