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C’è spazio per tutti

C’è spazio per tutti

Nuovo evento editoriale per Panini Comics, realizzato con l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea (ESA). C’È SPAZIO PER TUTTI è il nome della nuova graphic novel che Leo Ortolani realizzerà dopo La Fine di Rat-Man, la saga attualmente in corso di pubblicazione sull’omonimo bimestrale. Il nuovo volume viene anticipato da un albo preview, rivelato in anteprima assoluta alla fiera del fumetto Romics. Insieme a Leo Ortolani, l’astronauta italiano Paolo Nespoli ha presentato ai visitatori del Romics “VITA”, la sua terza missione sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), che prevede una serie di esperimenti tutti italiani che vanno dalla biomedicina alle scienze dei materiali. La graphic novel di Ortolani prende “vita” proprio sulla ISS, nel corso della nuova missione. Tutto sta procedendo nel migliore dei modi nel cosmo, finché sulla stazione spaziale non arriva un certo supereroe della Città senza nome, con tutto quello che ne consegue.

Nel più grande viaggio mai affrontato da Rat-Man ci saranno avventura e divertimento, ma ad andare lontano sarà il fumetto stesso: quando in estate partirà a bordo della Soyuz MS-05 alla volta dell’ISS, Paolo Nespoli porterà infatti con sé una copia dell’albo, che viaggerà per circa sei mesi nello spazio. “È un onore che va al di là di quello che le parole esprimono poter essere parte di questo progetto”, ha commentato Marco M. Lupoi, direttore publishing Panini. “Io spesso dico nelle riunioni, quando ci sono dei problemi “tranquilli, non stiamo mica mandando l’uomo sulla Luna”. Ma in questo caso ci stiamo andando, beh, davvero vicino…. Leo Ortolani sta disegnando uno dei capitoli più appassionanti della sua carriera, innalzando la sua arte a livelli… spaziali. E noi come Panini siamo orgogliosi di essere parte di questo bellissimo viaggio nel fumetto e nel cosmo”.

“Conoscere Leo Ortolani è stato per me una sorpresa gradita e ringrazio l’ASI che ha promosso – afferma Nespoli – questa idea insieme alla Panini e l’ESA. Le missioni spaziali sono un momento importante per la crescita del genere umano. Ci permettono di fare tutta una serie di cose sulla terra impossibili, così come ci costringono a lavorare al limite delle nostre capacità. Ma non è solo tutta scienza e tecnologia, è anche vita, arte, cultura e piacere. Sarà per me un piacere volare con Rat-Man nello spazio!”

Leo Ortolani presenterà l’anteprima di C’È SPAZIO PER TUTTI al NAPOLI COMICON, che si terrà presso la Mostra d’Oltremare dal 28 aprile all’1 maggio. L’autore sarà presente inoltre, come ospite di Panini Comics, nel corso del Salone Internazionale del Libro di Torino, dal 18 al 22 maggio al Lingotto Fiere. L’uscita del volume è prevista per ottobre.

Life thriller marziano

Life thriller marziano

C’è vita su Marte, ma si scopre che essa ci è ostile. Una trama che richiama la saga di Alien, pellicola fantascientifica cult degli anni ’80 firmata da Ridley Scott, quella del film “Life – Non oltrepassare il limite”, in uscita il 23 marzo nelle sale cinematografiche, proiettato in anteprima nell’auditorium dell’Agenzia Spaziale Italiana a Roma e servito soprattutto a fare il punto sui programmi di ricerca della vita al di fuori della terra e la vita terrestre nello spazio, in un dibattito che ha preceduto la visione e ha visto protagonisti l’astronauta Paolo Nespoli, in collegamento da Houston dove sta preparando la missione VITA, Barbara Negri, responsabile dell’Osservazione dell’Universo, e Gabriele Mascetti, responsabile del Volo Umano dell’ASI, coordinati da Andrea Zanini. I contenuti reali di natura scientifica fanno i conti con la trama del film, per la regia di Daniel Espinosa, regista svedese trapiantato a Hollywood, inserito nelle categorie thriller e fantascienza.

L’equipaggio di una stazione spaziale internazionale sta per tornare sulla terra, forte di una scoperta sensazionale: un campione che prova l’esistenza della vita extraterrestre su Marte. Al sicuro in una “incubatrice”, la neonata forma di vita raccolta sul pianeta rosso cresce a vista d’occhio, rivelandosi più intelligente e pericolosa di quanto il gruppo di astronauti pensasse. Di fronte alla minaccia che l’organismo alieno, battezzato Calvin, inizia a rappresentare per l’umanità intera, un pugno di uomini alla deriva nello spazio si prepara ad annientarlo prima che sbarchi sulla Terra. L’idea di base del film è nata il giorno in cui Mars Curiosity è atterrato su Marte, a partire dalla domanda: “cosa sarebbe successo se il rover avesse scoperto un organismo monocellulare vivente e lo avesse riportato nella Stazione Spaziale Internazionale per analizzarla?”. Per ricreare il mondo realistico della stazione spaziale internazionale, e per fare in modo che la nuova forma di vita fosse originale ma verosimile, sono stati consultati esperti di medicina spaziale e altri scienziati. In particolare il Dott. Adam Rutherford, genetista che ha pubblicato importanti libri sull’argomento, sebbene abbia escluso la possibilità della presenza di vita su Marte, ha suggerito l’idea di un alieno ibernato sotto la superficie del pianeta stesso. Per lo sviluppo della creatura “Calvin”, sempre Rutherford ha pensato a un fungo mucillaginoso, struttura monocellulare che si moltiplica e stratifica. Molte delle persone che si sono occupate degli effetti e delle scenografie avevano già lavorato per Gravity, Interstellar e Sopravvissuto – The Martian. L’elemento forse più fantascientifico del film è la creazione del modulo Harmony, un dormitorio spaziale con brandine personalizzate per i singoli componenti dell’equipaggio. In realtà, gli astronauti della stazione spaziale internazionale dormono in un sacco a pelo attaccato al muro con il velcro. Per imparare a “fluttuare”, prima dell’inizio delle riprese gli attori si sono allenati ogni giorno con la squadra stunt a utilizzare il sistema di cavi e imbracature con i quali si sarebbero dovuti muovere, ma hanno usato anche diversi attrezzi e modi per imitare al meglio l’assenza di gravità.

 

Planetario 3d a Città Scienza

Planetario 3d a Città Scienza

Alzare gli occhi e perdersi in un cielo stellato, viaggiare tra pianeti attraversare galassie. L’universo  è a portata di sguardo e le stelle non sono mai state così vicine: arriva il Planetario 3d più grande d’Italia, a Città della scienza di Napoli. Con un diametro di 20 metri, 120 posti a sedere, una delle migliori tecnologie al mondo, una macchina di ultima generazione e una particolare collocazione della cupola che garantisce un totale effetto immersivo, il pubblico potrà assistere ad uno spettacolo dell’universo unico e  avvolgente, rafforzato anche da una soluzione tecnologica innovativa che esalta l’acustica delle proiezioni.
Il Planetario propone spettacoli e filmati, sia live che registrati, con cui ci si potrà per immerge in un cielo notturno, scoprire le stelle dalle teorie degli antichi astronomi Greci fino ai grandi telescopi odierni, sapere come proteggere i cieli stellati dall’inquinamento luminoso, ripercorrere le missioni sula luna, seguire i viaggi di sonde e navicelle spaziali che hanno esplorato al nostro il Sistema Solare, o ancora esplorare la materia oscura per comprendere perché l’Universo è come ci appare, da dove veniamo, e come si è evoluto in miliardi di anni.

 

Un film su Neil Armstrong

Un film su Neil Armstrong

Ryan Gosling e Neil Armstrong

La vita di Neil Armstrong, l’uomo che per primo mise piede sulla Luna il 20 luglio 1969, raccontata in un film, le cui riprese partiranno agli inizi del 2017. Si intitolerà “First Man”, sarà diretto da Damien Chazelle e vedrà Ryan Gosling nel ruolo del celebre astronauta. A sceneggiarlo è stato Josh Singer, premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Spotlight, il quale si è ispirato alla biografia scritta da James Hansen e intitolata “First Man: A Life Of Neil A. Armstrong”.

Armstrong, nato e vissuto in Ohio, fu pilota di jet della marina militare durante la guerra di Corea portando a termine 72 missioni, si laureò in ingegneria aeronautica e fu pilota collaudatore dell’aereo X-15 della NASA prima di essere selezionato come astronauta nel 1962. Il film si concentrerà proprio sul programma spaziale americano, che vide Armstrong in orbita nel 1966 quale comandante della missione Gemini 8, la prima culminata con l’aggancio di due veicoli e che ebbe successo grazie alla sua abilità nel risolvere una complicata situazione provocata dal malfunzionamento di uno dei propulsori utilizzati per la manovra orbitale. Dopo essere stato comandante dell’equipaggio di riserva nella missione Apollo 8, la prima a raggiungere la Luna nel Natale 1968, Armstrong comandò la missione Apollo 11 culminata con il primo allunaggio. Fu proprio lui, durante le ultime fasi della discesa, a decidere di pilotare manualmente il modulo lunare Eagle consentendo di posarsi in una zona pianeggiante e idonea. Alle sue prime parole, “Houston, qui Base della Tranquillità. L’Aquila è atterrata”, seguì sette ore più tardi la frase storica “”Questo è un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”, pronunciata al momento di lasciare la prima impronta sul suolo lunare.

Dopo essere diventato “The First Man on the Moon”, Armstrong lasciò la NASA e insegnò ingegneria all’Università di Cincinnati, ma fu chiamato a fare parte delle commissioni che indagarono sugli incidenti dell’Apollo 13 nel 1970 e dello Space Shuttle Challenger nel 1986. Lo si rivide in pubblico in occasione del 30ennale e, più recentemente, del 40ennale della missione Apollo 11, ritrovandosi con i compagni di viaggio Aldrin e Collins, e ricevendo insieme a loro nel 2011 la Medaglia d’oro del Congresso, la più alta onorificenza civile statunitense. Per lui il programma Apollo era servito a dimostrare che l’umanità può aspirare a superare i confini del pianeta Terra. Neil Armstrong è scomparso nel 2012 all’età di 82 anni.

 

INAF n. 2 al mondo per Nature

INAF n. 2 al mondo per Nature

INAF-compatto-biancoLa rivista scientifica Nature ha annunciato la classifica delle 100 migliori istituzioni scientifiche al mondo per quanto riguarda le collaborazioni internazionali e la produzione scientifica, e l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) risulta al secondo posto assoluto a livello mondiale. Al primo posto si è piazzato il CNRS francese con un vantaggio sull’INAF di appena l’uno per cento. L’INAF in questa classifica precede il CERN (al terzo posto) e la NASA (sesta), confermando inoltre il suo elevato ranking a livello mondiale in un’altra graduatoria più specifica, ovvero quella delle collaborazioni internazionali nell’ambito delle scienze fisiche, fra le quali spicca la collaborazione Italia-USA per la gestione del Large Binocular Telescope (LBT) in Arizona, un impianto che porta il marchio industriale “Made in Italy”. Questi risultati emergono dal documento “Nature Index Collaboration 2016”, pubblicato online, che ha monitorato la produzione scientifica degli enti di ricerca e università di tutto il mondo tra settembre 2015 e agosto 2016.

“Le collaborazioni internazionali sono da sempre uno dei principali obiettivi dell’INAF” afferma il Presidente dell’Istituto Nazionale di Astrofisica Nichi D’Amico “ed è per noi motivo di orgoglio poter affermare che buona parte degli impianti scientifici dell’astronomia moderna, localizzati in tutte le parti del mondo, portano il prestigioso marchio del “Made in Italy”, sia sotto il profilo scientifico, grazie alla eccellenza delle nostre ricercatrici e ricercatori che vi lavorano, sia sotto il profilo tecnologico, grazie alla efficace sinergia che l’INAF ha avviato con l’industria nazionale”. Per Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, “questo risultato attesta la straordinaria qualità della ricerca pubblica italiana, su cui questo governo ha deciso di investire con risorse senza precedenti e semplificazioni attese da molti anni. L’elevato riconoscimento all’Istituto Nazionale di Astrofisica nel campo delle collaborazioni internazionali conferma la capacità del nostro Paese di giocare un ruolo da protagonista nella comunità scientifica e tecnologica globale. Complimenti a INAF per questo traguardo che ci riempie di orgoglio e ci spinge ad andare avanti, come governo, nel sostenere i nostri talenti e le nostre eccellenze, creando le migliori condizioni per fare ricerca in Italia.”

MARS: futuro in 6 puntate

MARS: futuro in 6 puntate

MARSIl Pianeta Rosso e il desiderio di mettervi piede entro la prima metà degli anni ’30. Un riassunto del futuro prossimo nelle sei puntate della serie “Mars” in onda su National Geographic Channel a partire dal 15 novembre 2016. Il tutto lascia immaginare cosa dovrebbe avvenire nei successivi 17 anni, culminante con la prima missione con equipaggio che sbarca su Marte. La regia è di Ron Howard (lo stesso che ha firmato Apollo 13), decisamente nutrita la lista dei consulenti che hanno concorso alla stesura quanto più veritiera dell’impresa destinata a venire. Si va dal CEO di SpaceX Elon Musk, il cui annuncio di una missione umana su Marte alla platea del congresso internazionale di astronautica a Guadalajara a fine settembre ha fatto scalpore nella comunità scientifica e spaziale, all’astrofisico Neil deGrasse Tyson, direttore dello Hayden Planetarium, Jennifer Trosper, manager della missione Mars 2020 al JPL, Andy Weir, autore di “The Martian”, Robert Zubrin, presidente di The Mars Society e di Pioneer Astronautics.

Il docufilm “Mars” regala una eccezionale qualità delle immagini, che danno la sensazione di tuffarsi nei panorami rimandati dalle sonde in orbita marziana, Mars Recoinassance Orbiter della NASA e Mars Express dell’ESA, e il rover Curiosity. Tuttavia, come riportano le recensioni, la sensazione di realismo arriva prima di tutto dalla tempistica: il calendario segna la data del 2033. Musk ha prospettato lo sbarco dell’uomo su Marte per il 2024, ma ha precisato che rispetterà questa data “se le cose andranno super bene”, e che nonostante farà del suo meglio, non è sicuro di farcela. Di fatto, la prima missione viene ipotizzata con un posticipo di 9 anni e ciò corrisponde ai tempi indicati dalla NASA.

La temperatura media su Marte è di -75°C e la sua sottile atmosfera è composta per oltre il 90% da anidride carbonica. Nonostante le condizioni proibitive, lo scienziato della NASA Chris McKay è convinto che un giorno l’uomo vivrà su Marte, trasformato nel corso del tempo in un pianeta dai cieli blu, con oceani, fiumi e foreste di conifere. National Geographic Channel in questo documentario mostra cosa significa trasformare un pianeta come Marte in una seconda Terra. Si viaggia in Messico sulla cima di un vulcano, dove insediamenti di alberi d’alta quota possono svelare il segreto di come far crescere alberi su Marte. Attraverso una computer grafica assolutamente realistica si prova ad immaginare come potrà apparire un giorno il Pianeta Rosso ormai divenuto “Verde”.

Inoltre c’è il sito MakeMarsHome.com con il conto alla rovescia per l’atterraggio su Marte, il percorso che sta seguendo l’astronave Daedalus per arrivare a destinazione, il sito di atterraggio su Marte e – fra le altre cose – un documentario “reale” della International Mars Science Foundation con il riepilogo della missione, la spiegazione degli obiettivi e dettagli sull’equipaggio.