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In volo sull’asteroide Bennu

In volo sull’asteroide Bennu

Osiris-Rex, terza missione del programma Nuove Frontiere della Nasa, che si pone l’obiettivo di prelevare dei campioni dall’asteroide Bennu e riportarli sulla Terra, si avvicina alla fase culminante del viaggio iniziato l’8 settembre 2016. Dopo avere trasmesso il 17 agosto 2018 le prime immagini dell’asteroide, riprese a una distanza di 2,2 milioni di km, quasi sei volte la distanza tra la Terra e la Luna, che ne mostrano il movimento rispetto alle stelle della costellazione del Serpente, la sonda si prepara all’avvicinamento finale previsto il 3 dicembre 2018. Una sfida esaltante, di cui hanno parlato a BergamoScienza tre scienziati italiani dell’Istituto Nazionale di Astrofisica coinvolti nel progetto. John Brucato, che lavora all’Osservatorio Astrofisico di Arcetri e si occupa di astrobiologia, fa parte anche del team della missione Exomars 2020; Elisabetta Dotto dell’Osservatorio Astronomico di Roma e Maurizio Pajola ricercatore dell’Osservatorio Astronomico di Padova con esperienze al JPL e al centro Ames della NASA. Va ricordato che un altro italiano, Dante Lauretta dell’Università di Tucson in Arizona, ricopre il ruolo di principal investigator.

Dopo i successi delle sonde giapponesi Hayabusa, la prima atterrata nel primo decennio sull’asteroide 25143 Itokawa e la seconda che nel settembre 2018 ha fatto posare due piccoli robot sulla superficie dell’asteroide Ryugu distante 300 milioni di chilometri dalla Terra, a sonda Osiris-Rex sarà il primo veicolo spaziale della NASA a visitare un un asteroide vicino alla Terra, ispezionarne la superficie, raccoglierne un campione e riportarlo in sicurezza sul nostro pianeta. Un’operazione la cui complessità è legata all’assenza di un significativo gradiente di gravità (Bennu ha un diametro di appena 500 metri) che consenta il classico ancoraggio in superficie. L’avvicinamento sarà progressivo e il prelievo del materiale superficiale avverrà in pochi secondi con una manovra di tipo aeronautica “touch and go”. La perlustrazione di questi mondi primordiali è fondamentale per conoscerne la composizione chimico-fisica e ricostruire la formazione del sistema solare. La sonda Rosetta, per esempio, ci ha rivelato come la cometa 67P possieda ben 28 unità geologiche. Il ritorno di Osiris-Rex è atteso nel 2023 con il suo prezioso carico che sarà distribuito tra vari laboratori nel mondo. Una parte dei campioni sarà conservata in attesa di strumenti di indagine più evoluti che potranno svelare la natura dell’asteroide. Un po’ come è successo per i campioni riportati sulla Terra dalle missioni Apollo e conservati sotto azoto e ancora oggetto di analisi.

La tabella di avvicinamento all’asteroide ne prevede lo studio attraverso gli strumenti scientifici e riprese fotografiche per rivelarne forma e caratteristiche superficiali. Dal 1° ottobre sono iniziate le manovre destinate a rallentare la velocità di Osiris-rex e permettere l’inserimento nell’orbita di Bennu intorno al Sole. Il piano di volo della sonda prevede una serie di flyby dei poli e dell’equatore di Bennu a distanze comprese tra i 7 e i 19 chilometri. Bennu sarà il più piccolo oggetto attorno al quale qualsiasi veicolo spaziale abbia mai orbitato. Una volta identificate le zone ideali per la raccolta dei campioni, il contatto con la superficie è previsto nel luglio 2020. Quindi, Osiris-Rex farà ritorno verso il nostro pianeta lanciando una capsula contenente i campioni destinata ad atterrare nel deserto dello Utah, nel settembre 2023.

(photo credit: NASA)

BergamoScienza 2018 al via tra neuroscienze e dinosauri

BergamoScienza 2018 al via tra neuroscienze e dinosauri

Al via sabato 6 ottobre la XVI edizione di BergamoScienza, in programma fino al 21 ottobre con un calendario oltre 160 eventi, che comprendono conferenze, laboratori interattivi, spettacoli, mostre, tutti fruibili gratuitamente. Una manifestazione che concentra in 16 giorni l’attenzione sul mondo della ricerca, delle tecnologie e del sapere scientifico, attraverso la presenza di esperti e scienziati di fama mondiale, ma che ha sposato l’obiettivo della divulgazione scientifica tutto l’anno coinvolgendo i giovani e le scuole nelle attività che fanno perno sul Bergamo Science Center. L’apertura di BergamoScienza 2018 è stata affidata allo scrittore Ian McEwan e al neuroscienziato Ray Dolan, invitati a diagolare sulle emozioni tra scienza, cervello e letteratura indagando i punti di contatto fra due discipline solo apparentemente distanti. Domenica 7 ottobre alle ore 16, il paleontologo ed esperto di dinosauri Jack Horner, l’Alan Grant di Jurassik Park, consulente di Spielberg e autore della scoperta di nidi fossilizzati di dinosauri, sarà protagonista dell’incontro Riscoprire i dinosauri. Con le sue ricerche, Horner ha dimostrato che questi antichi rettili, da cui discendono i nostri uccelli moderni, accudivano i propri piccoli. Una testimonianza che ricade nella città sede dell’importante Museo di Scienze Naturali, in cui è custodito il calco del rettile volante più antico del mondo e dove è in corso la mostra sui dinosauri procrastinata fino al 6 gennaio 2019. Nel primo weekend di BergamoScienza tiene banco La Scuola in Piazza, kermesse scientifica on the road animata dagli stand di 45 istituti scolastici – dalle scuole d’infanzia all’Università – ai quali si affiancano quelli delle forze dell’ordine: Guardia di Finanza, Accademia della Guardia di Finanza, Polizia, Carabinieri, Stato Maggiore della Difesa. La Polizia scientifica propone la mostra fotografica Frammenti di storia – l’Italia attraverso le impronte, le immagini e i sopralluoghi di Polizia scientifica, curata dalla Direzione centrale anticrimine della Polizia di Stato. Nel secondo weekend di ottobre si parla di spazio con un focus sugli asteroidi, oggetto di studio e potenziali miniere oltre che di costante monitoraggio per il pericolo di impatto con la Terra, e un’analisi dei progetti che mirano a liberare l’orbita terrestre dalla moltitudine di detriti, residuo di sessant’anni di missioni spaziali. (credit immagine: Laura Pietra per BergamoScienza)

Lunar City sbarca in laguna

Lunar City sbarca in laguna

Dopo la prima assoluta del film Il Primo Uomo del regista Damien Chazelle con Ryan Gosling nel ruolo di Neil Armstrong del quale la pellicola racconta la vita tra il 1961 e il 1969, l’anno dello storico sbarco sulla Luna, la Mostra Internazionale del Cinema di Venezia torna a parlare di spazio. Sul red carpet gli astronauti italiani Roberto Vittori e Paolo Nespoli, tre missioni a testa in orbita, che sono intervenuti alla presentazione del docufilm Lunar City di Alessandra Bonavina, prodotto da Omnia Gold Studios Production in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Italiana e la Nasa. Lunar City, secondo capitolo della trilogia Expedition iniziata con il racconto dell’ultima missione di lunga durata condotta da Paolo Nespoli, è il racconto di come sarà il ritorno alla Luna. Un obiettivo che vede coinvolti non solo, come mezzo secolo fa, solo gli Stati Uniti, allora in competizione con la Russia, ma molti Paesi, Italia ed Europa comprese.

“Il ritorno verso la Luna servirà a definire il futuro dell’esplorazione umana nello spazio – ha detto Dylan Mathis, communication manager della NASA per la stazione spaziale internazionale, sottolineando come l’agenzia si stia preparando a mandare astronauti nell’orbita cislunare per attività orientate alla preparazione del viaggio verso Marte. Un obiettivo che si vuole perseguire con uno sforzo tecnologico internazionale molto esteso e partecipato”. Dunque, come ha sottolineato Alessandra Bonavina, il ritorno alla Luna è destinato a essere vissuto come genere umano, non come spettatore passivo, ma come attore della preparazione ed esecuzione delle missioni. Roberto Vittori e Paolo Nespoli, che si sono ritrovati a Venezia esattamente vent’anni dopo essere entrati a far parte del corpo astronauti, hanno sottolineato l’importanza di divulgare la funzione strategica delle missioni spaziali, attraverso cui allargare le frontiere dell’umanità e trasferire le conoscenze e le nuove tecnologie impiegate per i viaggi di esplorazione e la lunga permanenza lontano dal pianeta Terra. Paolo Nespoli, con le due missioni di lunga durata, ha fornito un contributo rilevante allo studio della fisiologia umana nello spazio. Alessandra Bonavina, che ha realizzato il docufilm proprio in vista del cinquantennale dello sbarco dell’uomo sul nostro satellite, il 20 luglio 1969, ha annunciato che la trilogia è destinata a completarsi con la presentazione della prossima tappa dell’esplorazione spaziale dopo la Luna, ovvero Marte.

Charity per la pediatria con il Sogno di un Astronauta

Charity per la pediatria con il Sogno di un Astronauta

“Sogno di un Astronauta“, la sinfonia commissionata al compositore Leonardo Di Lorenzo dal CALTECH (California Institute of Technology) per celebrare il lancio della navetta spaziale ATLANTIS l’11 maggio 2009, ha reso possibile concretizzare il proposito di contribuire al sostegno delle attività dell’Ospedale dei Bambini di Brescia, uno dei 13 Ospedali Pediatrici italiani e centro di riferimento italiano ed europeo per diverse patologie. Proprio a Brescia, città in cui Leonardo Di Lorenzo ha studiato e si è formato musicalmente per approdare sulla scena internazionale e scegliere di vivere e lavorare a Londra, l’autore ha voluto eseguire per la prima volta in Italia questa opera in un concerto sold out svoltosi al Teatro Grande nel febbraio 2018. Un’iniziativa di arte e charity patrocinata, tra gli altri, dall’Unione Giornalisti Aerospaziali Italiani, Associazione Culturale Orbitale e dal Comune di Brescia, e che ha consentito di devolvere il ricavato della serata alla struttura sanitaria dove ogni anno vengono assicurate oltre 35.000 prestazioni a favore dei piccoli pazienti.

La sinfonia “Sogno di un astronauta” fu eseguita in anteprima nella storica “Dabney Lounge” del campus californiano ed è stata rimessa in scena al Teatro Grande di Brescia con L’Orchestra Sinfonica dei Colli Morenici, diretta dal Maestro Giuseppe Orizio. L’obiettivo della missione dello Space Shuttle Atlantis, partita l’11 maggio 2009, era l’ultima manutenzione del telescopio orbitante Hubble; ai comandi c’era Scott Altman, il quale fu anche uno dei “veri” piloti nel film cult “Top Gun”. Due anni dopo, il 21 luglio 2011, la stessa navetta spaziale toccava per l’ultima volta la pista di atterraggio del Kennedy Space Center, facendo calare il sipario sul Programma Space Shuttle, durato 30 anni.

“Sognare di essere un astronauta e quindi creare questo sogno in musica è stata una cosa molto affascinante – ha spiegato il maestro Leonardo Di Lorenzo – La suite si divide in 3 movimenti: il decollo, il paesaggio lunare e infine il movimento che si chiama ‘Non siamo soli’, che rappresenta l’incontro degli astronauti con gli alieni. Un messaggio di fiducia e non di paura nei confronti delle cose che non conosciamo. Una metafora – ha concluso il compositore – perché alla fine siamo tutti un po’ astronauti, vogliamo tutti decollare e andare sulla Luna”.

 

Parker Solar Probe in viaggio

Parker Solar Probe in viaggio

La sonda Parker Solar Probe della Nasa è partita da Cape Canaveral alle 9:31 (ora italiana) di domenica 12 agosto nell’ogiva del razzo Delta IV Heavy. Il rinvio di 24 ore del lancio, dovuto a problemi legati alla pressione dell’elio che alimenta i motori, non influenzerà il programma della missione che porterà il veicolo, progettato per studiare il Sole da vicino come mai prima d’ora, a soli 6 milioni di km dalla nostra stella. Una distanza estrema per le altissime temperature che si sviluppano, fino a due milioni di gradi, ma indispensabile per riuscire a studiare la corona, la parte più esterna dell’atmosfera solare.
Parker Solar Probe, che pesa 635 kg, ha dovuto ricorrere alla spinta del più potente lanciatore attualmente disponibile e lascerà la Terra a una velocità di 85.000 chilometri all’ora. La sua missione è destinata a durare sette anni, periodo che la vedrà avvicinarsi progressivamente al Sole effettuando il primo flyby del viaggio interplanetario il 28 settembre, quando sfiorerà Venere per ottenere una spinta gravitazionale per poi raggiungere il 1 novembre il primo perielio, il punto più vicino della prima delle 24 orbite previste attorno al Sole, una ogni 88 giorni, fino a giugno 2025. Nel corso delle ultime orbite, alla minima distanza dal Sole, la sonda Parker Solar Probe toccherà i 200 km al secondo, quasi 690.000 chilometri all’ora. A bordo quattro strumenti principali: Fields, progettato per la misurazione dei campi elettrico e magnetico dell’atmosfera e del vento solare; Wispr, la camera che riprenderà le immagini delle eruzioni nella corona solare; Sweap (Solar Wind Electrons Alphas and Protons investigation) che misurerà velocità e temperatura delle particelle sprigionate dal Sole; Is-is (Integrated Science Investigation of the Sun) seguirà il moto delle particelle. A proteggere la struttura della sonda, intitolata all’astrofisico Eugene Parker che per primo teorizzò l’esistenza del vento solare, e la strumentazione di bordo uno scudo termico avanzato, basato su un avvolgimento di carbonio ad altissima resistenza. Gli strumenti di bordo cattureranno i dati necessari a spiegare la differenza di temperatura, inspiegabile per le nostre conoscenze termodinamiche, che si registra tra la superficie della nostra stella, 6.000 gradi, e la corona che raggiunge i due milioni di gradi. L’energia che si sprigiona nella corona solare è comparabile a centinaia di milioni di bombe all’idrogeno, ma durante le tempeste periodiche il valore equivalente è di miliardi di ordigni atomici. L’attenzione si concentra soprattutto sulle tempeste che, oltre a produrre danni ai satelliti e blackout nelle telecomunicazioni terrestri, possono esporre a forti radiazioni gli astronauti. E le informazioni saranno utili e faranno da apripista anche alla missione congiunta ESA/NASA Solar Orbiter, destinata a partire nel 2019 con l’obiettivo di porre le basi per le previsioni meteo spaziali.

 

Il primo uomo

Il primo uomo

In coincidenza con il 49esimo anniversario del primo sbarco umano sulla Luna, l’annuncio del film dedicato a Neil Armstrong, comandante della missione Apollo 11, che sarà proiettato in in prima mondiale mercoledì 29 agosto nella Sala Grande del Palazzo del Cinema al Lido di Venezia, in occasione della 75. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. “Il primo uomo”, diretto da Damien Chazelle (il regista di La La Land, premiato con 6 Oscar) vede l’attore Ryan Gosling nelle vesti di Nei Armostrong, sulla cui figura si concentra il racconto della pellicola negli anni dal 1961 al 1969 che precedettero l’allunaggio. Un profondo resoconto e una narrazione in prima persona, basata sui libri di Kames R. Hansen, il film esplora i sacrifici e il costo – per Armstrong e per gli Stati Uniti – di una delle missioni più pericolose della storia. “Questo è un piccolo passo per [un] uomo, un gigantesco balzo per l’umanità”. La sua frase è rimasta famosa, la sua missione ha rivoluzionato la storia dell’umanità. Neil Armstrong è stato il primo uomo ad aver messo piede sulla Luna il 20 luglio del 1969. La storia della missione Apollo 11 della NASA è quella della realizzazione di un sogno di tutti i tempi che Il primo uomo torna a raccontare.