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La missione lunare Chang’e-5, iniziata con il lancio avvenuto alle 21:30 ora italiana del 23 novembre nell’ogiva del razzo vettore cinese Lunga Marcia 5, prosegue seconda il programma che prevede di arrivare nell’orbita del nostro satellite naturale e fare scendere in superficie una sonda dotata di sistema robotico per raccogliere materiale dal suolo selenita e riportarlo sulla Terra una volta risalita e riagganciatasi in orbita al veicolo principale. La missione cinese ricalca, sebbene in modo automatico, quanto fu compiuto nel corso delle sei missioni del programma Apollo tra il 1969 e il 1972. Chang’e 5 è composta da quattro moduli, due dei quali rimarranno in orbita lunare. I due moduli abbinati che effettueranno la discesa in superficie saranno impiegati, uno per raccogliere circa 2 kg di campioni (mediante una pala meccanica e una trivella in grado di arrivare fino a 2 metri di profondità), l’altro per riportare i campioni verso i moduli principali in attesa in orbita lunare per poi rientrare verso la Terra.

La zona di allunaggio prevista è quella denominata Oceanus Procellarum (Oceano delle tempeste), già oggetto di esplorazione dalla missione Apollo 12 e dalle missioni robotiche russe Luna 9 e Luna 13 e americane Surveyor 1 e Surveyor 3. La missione si concluderà a metà dicembre con l’atterraggio della sonda Chang’e-5 nel deserto della Mongolia.

L’Agenzia Spaziale Europea, dopo avere fornito assistenza alla missione cinese durante la fase di lancio attraverso la stazione di comunicazione di Kourou nella Guiana Francese, con il tracciamento della traiettoria di allontanamento del razzo, sarà ancora di supporto nella fase di rientro sulla Terra utilizzando la stazione di comunicazione spagnola di Maspalomas.