La nuova era per il futuro del trasporto spaziale inizia ancora una volta dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana Francese, da dove mercoledì 11 febbraio il dimostratore europeo di rientro atmosferico IXV (Intermediate eXperimental Vehicle) inizia la sua prima missione sperimentale a bordo del lanciatore europeo Vega. Il veicolo è frutto del programma dell’Agenzia Spaziale Europea, che lo gestisce con un forte supporto dell’Italia che, attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana, detiene la leadership nel progetto finanziando circa il 40% dei costi delle attività.Per Vega, il lanciatore europeo che per soddisfare i requisiti di missione realizza per la prima volta una complessa traiettoria est-equatoriale, si tratta del primo lift-off del 2015.
IXV è destinato a raggiungere una altitudine di 320 km, dove viene inserito sulla sua traiettoria suborbitale, per poi salira fino a 412 km di altitudine e iniziare il rientro verso la Terra, effettuando alcune manovre che permettono di ridurre la propria velocità da ipersonica a supersonica, fino all’apertura dei paracadute a circa 30 km di altitudine. La missione, che dura in totale un’ora e quaranta minuti circa, si conclude con lo splash-down nell’Oceano Pacifico: il Descent System di IXV prevede 3 paracadute (supersonico, subsonico e principale) che hanno la funzione di decelerare e stabilizzare il veicolo attraverso i regimi di flusso supersonico, transonico e subsonico, e garantirne il corretto assetto e velocità (pari a 6 m/s) al momento dello splash down. IXV resta sulla superficie marina grazie a quattro galleggianti e viene messo in sicurezza da una nave di recupero appositamente attrezzata.
“È la prima volta nella storia – ha dichiarato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, professor Roberto Battiston – che un velivolo europeo effettua un rientro controllato e manovrato nell’atmosfera terrestre: IXV rappresenta un passo fondamentale per il futuro del trasporto spaziale e una conquista, sia per l’Italia sia per l’ESA. Con la missione IXV si avvia lo sviluppo di futuri veicoli di rientro riutilizzabili , destinati al volo orbitale e suborbitale, che vede l’Italia al primo posto in Europa grazie ai contributi del sistema della ricerca, con il CIRA a Capua, e dell’industria nazionale, con Thales Alenia Space Italia a Torino, città nella quale dal centro di controllo di Altec seguirà l’andamento della missione”.
La missione del veicolo IXV è stata programmata allo scopo di raccogliere dati scientifici, testare tecnologie e validare approcci progettuali. I dati saranno fondamentali per la concezione e realizzazione dei futuri sistemi di rientro riutilizzabili, destinati allo svolgimento di diverse attività nello spazio ‘vicino’, come ad esempio il recupero di detriti oppure il trasporto di rifornimenti e astronauti sulla Stazione Spaziale Internazionale.
Le attività industriali di progettazione e realizzazione della missione del veicolo IXV sono guidate dalla società Thales Alenia Space – Italia. Nel ruolo di primo contraente e system design authority, Thales Alenia Space Italia ha coordinato dal punto di vista tecnico e programmatico le attività di una compagine industriale di circa 40 aziende in tutta Europa, portando il progetto fino all’importante traguardo della sperimentazione in volo.
L’ASI ha supportato il programma attraverso attività di assistenza tecnica svolte, con il coinvolgimento del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali (CIRA), nelle aree della sperimentazione in volo, della aerodinamica e aero termodinamica e delle operazioni. CIRA ha inoltre guidato il “drop and recovery system test” che ha testato nel Mar Mediterraneo il paracadute principale, il funzionamento dei sistemi di galleggiamento e la sequenza di recupero del veicolo.
ASI ha messo a disposizione del progetto IXV la rete ASInet e la strumentazione del centro di controllo ALTEC di Torino, che seguirà il veicolo IXV per tutta la durata della sua missione. ALTEC avrà anche il compito di coordinare le attività del segmento di terra, comprese quelle delle stazioni di Libreville nel Gabon e del centro ASI di Malindi in Kenya oltre alla stazione navale che si occuperà del recupero del veicolo nell’Oceano Pacifico.










