Lo European Space Operations Centre (ESOC) dell’ESA a Darmstadt, in Germania, ha celebrato il decennale della missione Mars Express. La sonda europea, lanciata il 2 giugno del 2003 da Baikonour, in Kazakistan, con il razzo Soyouz/Fregat, ha svolto osservazioni fondamentali per approfondire la conoscenza del Pianeta Rosso. La due giorni celebrativa, che ha riunito i membri scientifici del Team di Mars Express, è stata l’occasione per presentare l’ultima e più completa mappa mineralogica di Marte, che riassume la storia della presenza dell’acqua su Marte e rappresenta lo strumento di supporto per la scelta dei luoghi di atterraggio della futura missione Exomars. Domani, 4 giugno, i festeggiamenti cederanno il passo a un Meeting scientifico riservato ai membri del Team di Mars Express.
La missione Mars Express fu proposta dall’Agenzia Spaziale Europea dopo il fallimento dellamissione russa Mars ’96, inserita nel programma Horizon 2000 e realizzata e lanciata in soli sei anni. L’Agenzia Spaziale Italiana ha contribuito in modo sostanziale al programma e ai risultati scientifici che hanno straordinario valore propedeutico all’esplorazione presente e futura di Marte. Dei sette strumenti imbarcati su Mars Express – come ricorda Enrico Flamini, Chief Scientist dell’ASI – l’Italia ha fornito due strumenti: lo spettrometro di Fourier PFS per lo studio dell’atmosfera (per il quale è principal investigator il Prof. Vittorio Formisano dell’INAF) e il radar subsuperficiale MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding), realizzato con il contributo della NASA/JPL (principal investigator il Prof. Giovanni Picardi dell’Università “La Sapienza”). Il contributo italiano alla missione include anche lo spettrometro ad immagini VNIR per lo strumento OMEGA; il sensore di atomi neutri per l’esperimento ASPERA, e la partecipazione all’analisi scientifica dei dati della telecamera stereo HRSC.
Roberto Orosei dello INAF-IAPS, Deputy Principal Investigator del radar MARSIS, sottolinea come la missione Mars Express abbia fornito la prima evidenza incontrovertibile dell’esistenza di minerali che si formano solo in presenza di acqua liquida e rivelato per la prima volta un gas, il metano, che sulla Terra è prodotto soprattutto dall’attività biologica. Ha reso possibile misurare la quantità di ghiaccio presente nelle calotte polari, e osservare l’erosione dell’atmosfera da parte del vento solare, un processo che ha contribuito a trasformare il pianeta da un luogo dove esistevano laghi e fiumi all’arido e gelido deserto di oggi.
La missione di Mars Express non era iniziata nel migliore dei modi. Il lander Beagle 2 che doveva atterrare sulla superficie del Pianeta, una volta staccatosi dalla navicella madre il 19 dicembre del 2003, è andato disperso. L’orbiter invece, ha svolto alla perfezione la sua attività scientifica, che ha consentito di realizzare la caratterizzazione mineralogica completa della superficie di Marte, studiarne l’atmosfera e le sue interazioni con il vento solare, completare la mappatura fotografica ad alta risoluzione del pianeta e infine studiare la composizione della superficie e dello strato sottostante per la ricerca di acqua o ghiaccio.
Dopo dieci anni l’attività di Mars Express è ancora piena di appuntamenti. Dopo il flyby molto ravvicinato di fine 2013 a Phobos, che vedrà Mars Express sfiorare letteralmente la superficie della luna principale di Marte, raggiungendo la distanza minima di soli 45 km, nel 2014 è in programma un altro flyby di Phobos preceduto di qualche giorno dal passaggio della cometa C/2013 A1, che il 19 ottobre raggiungerà la sua distanza minima da Marte, sfilando a circa 100.000 chilometri dalla superficie del pianeta. Mars Express aspetterà poi l’arrivo a Marte dell’orbiter e del rover che comporranno la missione ExoMars, in partenza, secondo i programmi attuali, rispettivamente nel 2016 e 2018. Mars Express fungerà da ‘ponte radio’ per raccogliere e re inviare a Terra i dati raccolti.









