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Philae 67PNella storia dell’esplorazione spaziale ci sono stati tanti momenti emozionanti, uno su tutti il primo passo dell’uomo sulla Luna. Nella ristretta enciclopedia degli eventi da ricordare figurerà sicuramente il ritrovamento di Philae, il modulo rilasciato dalla sonda Rosetta e approdato sulla rugosa e irregolare superficie della cometa 67P Chryumov-Gerasimenko. Se la discesa di un oggetto costruito dall’uomo su un remoto oggetto cosmico è stata una impresa straordinaria, essere riusciti a inquadrare il punto esatto in cui si trova Philae completa in modo esemplare il quadro di un viaggio interplanetario senza precedenti. Tutto merito della camera ad alta risoluzione Osiris a bordo di Rosetta, che ha individuato Philae nella regione di Abydos situata sul lobo più piccolo della cometa, grazie alle immagini scattate il 2 settembre 2016 (un mese prima del termine fissato della missione) da una distanza di 2,7 chilometri dalla superficie mostrano chiaramente il corpo principale del lander insieme a due delle tre gambe. “Ora abbiamo la prova visiva che ci permetterà di inserire nel giusto contesto le analisi effettuate da Philae durante i primi tre giorni sulla cometa – ha sottolineato Matt Taylor, project scientist di Rosetta. Philae si trova in una fessura tra le rocce e la sua posizione chiarisce i motivi per i quali è stato così difficile stabilire e mantenere un contatto con la Terra. Il lander è stato visto per l’ultima volta il 12 novembre 2014 dopo il primo atterraggio su Agilkia, il sito inizialmente previsto per il landing; subito dopo è rimbalzato e ha continuato a volare per altre due ore prima di fermarsi su Abydos.

“Una nuova emozione regalataci da Philae! – esclama Mario Salatti responsabile ASI per il contributo italiano alla missione  – dopo il primo atterraggio su una cometa, le prime osservazioni in-situ, il risveglio 7 mesi dopo l’esaurimento della batteria primaria e gli infruttuosi ma appassionanti tentativi di riprendere le operazioni, ecco quanto gli scienziati attendevano di sapere per poter contestualizzare i dati raccolti durante le circa 52 ore della prima fase scientifica.” Trovare il punto di atterraggio finale di Philae era ormai divenuta una corsa contro il tempo, con la fine delle operazioni di Rosetta pianificata per il prossimo 30 settembre. “E’ stato fondamentale – prosegue Salatti –  l’impegno del team della camera italo-tedesca OSIRIS e del centro ESAC dell’ESA che hanno perseguito fino all’ultimo questo importante obiettivo”. Le triangolazioni radio l’avevano circoscritta entro un’area che s’estendeva per poche decine di metri. Ora, da una distanza di 2.7 km, la risoluzione della telecamera ad angolo stretto OSIRIS è di circa 5 cm per pixel, dunque sufficiente per distinguere, fra i tanti “candidati” presenti in quell’area, il corpo principale di Philae – grande circa un metro – e le sue gambe, come si vede nelle immagini allegate.

La ricerca di Philae negli ultimi due anni non si è mai fermata nonostante le possibilità sempre più remote di individuazione a causa della difficoltà di analisi delle immagini. I dati collezionati grazie alla triangolazioni radio limitavano la posizione di Philae in un’area ampia una decina di metri. La risoluzione pari a 5 cm/pixel delle ultime immagini OSIRIS ha permesso di realizzare un’indagine approfondita del sito e il ritrovamento del lander. Non  resta che aspettare l’epilogo della missione fissato per il 30 settembre . Durante la sua discesa controllata, Rosetta si porterà a meno di due chilometri da 67P e catturerà la superficie della cometa con una precisione mai ottenuta fino ad ora.