Seleziona una pagina
Il Countdown del Center for Near Space

Il Countdown del Center for Near Space

Near-SpaceIl 14 luglio 2015, alle ore 16:30, nella Reggia di Caserta, è stato scandito il countdown che ha sancito la nascita del Center for Near Space (CNS), centro di competenza dedicato allo Spazio con la finalità di contribuire ad una sempre maggiore diffusione della cultura spaziale tra le nuove generazioni ed il grande pubblico, favorendo un positivo orientamento della società verso lo sviluppo del settore privato dell’Astronautica Civile. Il termine “Near” esprime il desiderio di incoraggiare l’utilizzo crescente della parte più vicina del Quarto Ambiente, ossia la regione compresa tra la stratosfera e l’orbita bassa terrestre (LEO, low earth orbit). Puntando a stimolare lo sviluppo di un settore spaziale privato anche in Italia ed Europa, non si può che restare in quella parte nella quale per oltre 50 anni l’uomo ha maggiormente operato.  Ma “Near” ha in generale anche l’obiettivo di avvicinare i cittadini allo Spazio, da sempre fonte inesauribile di ispirazione e libertà di immaginazione, nonché volano di una miriade di ricadute tecnologiche sulla Terra. Questo consente di sviluppare attività anche al di là dell’orbita bassa, come ad esempio l’architettura delle future stazioni spaziali orbitanti, lunari o marziane.

Il CNS è il primo centro di competenza dell’Italian Institute for the Future (IIF), organizzazione not-for-profit con l’obiettivo di elaborare scenari e previsioni sul futuro e promuovere politiche sostenibili e di lungo termine per l’Italia del domani. Si ispira alla tradizione dei centri di Futures Studies diffusi in diversi paesi del mondo, con la differenza di non limitarsi a studiare e analizzare i diversi possibili futuri, ma di aiutare a costruire il miglior futuro possibile. Un autentico movimento per il futuro.

L’evento di presentazione del CNS, ospitato nella sede dell’Associazione Arma Aeronautica – sezione di Caserta, ha visto L’Ing. Gennaro (Rino) Russo, Vicepresident IIF e Head del CNS, illustrare le motivazioni, lo scenario globale e gli obiettivi principali del Centro, con proiezioni di filmati di grande ispirazione sui possibili scenari spaziali futuri e su alcuni progetti specifici come l’Hyplane; successivamente l’Ing. Vincenzo Torre, Secretary General del CNS, ha presentato l’assetto organizzativo del Centro e le linee strategiche ed i progetti per i prossimi tre anni.

Al battesimo del nuovo Centro sono intervenuti, tra gli altri, il Gen. Elia Rubino, presidente dell’Associazione Arma Aeronautica di Caserta, che ha omaggiato la nascita del CNS donando il gagliardetto dell’Associazione all’Ing. Rino Russo, ed il Dr. Roberto Paura presidente di IIF che introducendo le varie attività dell’Istituto ha più volte ribadito di credere nel sogno spaziale con la speranza che guardando al futuro le nuove generazioni possano ritrovare quella fiducia soprattutto nell’economia del nostro Paese. Il Prof. Luigi Carrino, presidente del CIRA e del Distretto Aerospaziale della Campania, ha sottolineato l’importanza di alimentare e supportare iniziative come CNS, capaci di sviluppare e sostenere delle vere e proprie “vision”; presente anche la Dott.ssa Antonella Ciaramella, Consigliere della Regione Campania, ha elogiato l’entusiasmo e la determinazione dei componenti del CNS, impegnandosi a seguirne da vicino gli sviluppi alla ricerca dei modi migliori per supportarne l’azione. La partecipazione di personalità e di una folta platea di pubblico hanno rappresentato la cornice ideale, arricchita dalla visita conclusiva che i partecipanti hanno fatto al velivolo sperimentale IXV (Intermediate eXperimental Vehicle) dell’Agenzia Spaziale Europea, che recentemente ha effettuato un importante test di rientro atmosferico guidato e che è in questi giorni in mostra alla Reggia di Caserta.

Obiettivi e strategie del Center for Near Space

I principali progetti strategici del Center for Near Space che sono stati illustrati nel corso dell’evento sono:

“CaelestiaSydera”, una serie di iniziative scientifiche (conferenze, workshop e seminari) per avvicinare il pubblico e soprattutto i giovani all’ambiente “Spazio”, su tematiche quali sistemi economici di accesso allo Spazio sub-orbitale e relative tecnologie, mezzi di trasporto, permanenza e vita dell’umanità nello Spazio;

“EduSpace”, momenti formativi orientati agli studenti delle scuole medie inferiori e superiori, per identificare modi e possibilità di coinvolgimento nelle attività del CNS, e far crescere nei giovani l’entusiasmo verso le discipline scientifiche;

“NearSpaceExplo”, progetto che va nella direzione di incentivare l’utilizzo dello Spazio da parte dell’uomo comune, stimolando le istituzioni, i centri di ricerca e le industrie ad investire nella progettazione e sviluppo tecnologico in ambito Near Space sia per scopi scientifici che ludici (come il turismo spaziale),  avendo come principale perimetro d’interesse la capacità italiana di progettazione di sistemi per il volo sub-orbitale, facendo leva su una forte integrazione tra aeronautica e spazio. Ne è un esempio il progetto Hyplane, veicolo ipersonico, concepito e coordinato dall’ing. Russo (nella sua veste di CEO della startup innovativa Trans-Tech srl) e dal Prof. Raffaele Savino del Politecnico “Federico II” di Napoli, e membro dello Scientific Committee del CNS. Hyplane è uno spazioplano da 6 posti e Mach 4-5, in grado di decollare e atterrare orizzontalmente all’interno del sistema di norme che disciplinano gli aeroporti comuni, e può adottare profili di volo atti a realizzare una serie di parabole tipiche per sperimentare condizioni di microgravità, raggiungendo quote superiori a 70 km, oppure può volare su distanze di 6000 km in meno di 2 ore ad una quota di crociera di 30 km;

“OrbiTecture”, dedicato alla fase più a lungo termine del turismo spaziale orbitale, prevede lo studio di architetture infrastrutturali spaziali, in termini di fattibilità e progettazione concettuali, con specifico riguardo a laboratori, hangar di integrazione, hotel (strutture gonfiabili, produzione di gravità artificiale per mezzo di sistemi rotanti), con posizionamento in LEO o in un punto lagrangiano, così come stazioni spaziali lunari e/o marziane;

“JumpinFuture”, per promuovere la commercializzazione dell’uso di velivoli dell’aviazione generale esistenti in Italia ed altrove per fare campagne di volo con manovre simili a piccoli voli parabolici con circa 5 secondi di gravità ridotta, come viatico per attrarre persone verso i voli parabolici veri (sensazione fisica di assenza di gravità) e quindi verso il turismo spaziale.

Il Center for Near Space opera presso la sede di IIF a Napoli e presso gli uffici del DAC (Distretto Aerospaziale Campano) nella sede dell’Unione Industriali di Caserta.

https://www.nearspace-iif.it

 

Anche SpaceX fa cilecca

Anche SpaceX fa cilecca

Falcon-9-Two-stage-Launch-VehicleFalcon-9-Two-stage-Launch-VehicleEnnesimo insuccesso, il terzo in nove mesi, per una missione di rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale. A fallire, dopo l’esplosione del razzo Antares con la navetta Cygnus nell’ottobre 2014 e la perdita del cargo spaziale russo Progress M-27M nel maggio 2015, è stato il razzo vettore Falcon 9  della compagnia privata SpaceX con a bordo il modulo Dragon. Dopo sette lanci andati a buon fine, con puntuale arrivo a destinazione e consegna del materiale, la californiana SpaceX accusa il primo guasto grave subito dopo la partenza da Cape Canaveral in Florida. Il volo è durato 2 minuti e 19 secondi, ma i problemi si erano manifestati già durante la fase finale di spinta del primo stadio, culminando nella esplosione e distruzione del vettore e del suo carico. La Nasa non ha mascherato la delusione per la perdita del cargo, precisando che gli astronauti sono al sicuro a bordo della stazione e hanno scorte sufficienti per i prossimi mesi, ricordando laconicamente che ogni volo spaziale è una sfida incredibile e c’è sempre qualcosa da imparare da ogni successo o battuta d’arresto. Di fatto è stata aperta subito un’inchiesta insieme ai tecnici di SpaceX per individuare le cause del fallimento.

razzo esplosoPeraltro questa missione era incentrata non solo sul volo di rifornimento del modulo cargo Dragon, ma anche sul rientro e recupero del primo stadio da riutilizzare del Falcon 9, operazione per la quale era stata predisposta una piattaforma galleggiante in mezzo all’oceano. Nei due precedenti tentativi di rientro, dopo aver rilasciato in orbita i moduli cargo Dragon diretti sulla ISS, il razzo si è disintegrato.

Il Falcon 9 è un lanciatore a razzo progettato e costruito dalla Space Exploration Technologies (SpaceX). È in grado di trasportare 13 150 kg di carico utile in orbita terrestre bassa (LEO), e 4 850 kg in orbita di trasferimento geostazionaria (GTO). Falcon 9 è composto da due stadi, entrambi spinti da motori Merlin a ossigeno liquido. La NASA ha assegnato a SpaceX, che utilizza il Falcon 9 e il modulo cargo Dragon, un contratto Commercial Resupply Services per il rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale, nell’ambito del programma Commercial Orbital Transportation Services.

L’affidabilità dei vettori che trasportano i moduli cargo sta diventando un problema di non poco conto, perché l’interruzione del flusso dei rifornimenti costringe gli equipaggi della stazione orbitale ad attingere alle scorte di riserva dei generi di prima necessità, pure presenti a bordo in quantità tali da garantire la continuità di permanenza per lunghi periodi, ma soprattutto a riprogrammare le attività scientifiche.

La leggerezza di essere AstroSamantha

La leggerezza di essere AstroSamantha

Samantha-CristoforettiSamantha Cristoforetti si riaffaccia dallo schermo della grande sala nella sede dell’Agenzia Spaziale Italiana a Roma. Il primo contatto pubblico, di fronte a una platea ristretta ai rappresentanti della stampa, 96 ore dopo il rientro a terra e aver ripreso confidenza con la postura, i sapori e i profumi. I saluti all’astronauta arrivano da Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Luca Franchetti Pardo, Vice Ambasciatore italiano negli Stati Uniti, Stefania Giannini, ministro università e ricerca, colonnello Piero Serra, Capo Ufficio Politica spaziale aeronautica dello Stato Maggiore Aeronautica, e da Roberta Pinotti, ministro della difesa, presente al Salone Aerospaziale di Le Bourget, proprio nella giornata dedicata in parte al settore dei lanciatori spaziali e alla conferenza ufficiale dell’ESA.

Incalzata dalle domande, Samantha Cristoforetti si sofferma sull’attività di ricerca svolta sulla stazione spaziale, attribuendole grande valore soprattutto agli studi nel campo della medicina e fisiologia, sia per le future missioni di lunga durata, sia con la prospettiva di offrire un contributo a diagnosi sempre più precoci e terapie sempre più efficaci. I social network hanno raccontato già molto della missione Futura, ma il loro impatto non è stato ancora percepito in tutta la sua ricaduta da Samantha, certa comunque che il binomio scienza-comunicazione sia frutto di un lavoro di squadra e consapevole di avere offerto un punto di vista particolare cercando di raccontare la missione anche attraverso le immagini del pianeta, diventato familiare anche a una come lei che si reputa non particolarmente brava in geografia. L’astronauta, appreso che il ministro Giannini la vorrebbe coinvolgere in un tour nelle scuole italiane, conferma di dovere condividere la sua esperienza in chiave divulgativa. AstroSamantha è ormai un simbolo, una fonte di ispirazione soprattutto per i giovani. Ma lei, capitano pilota dell’Aeronautica Militare, è provvida di dettagli quando le chiedono cosa si prova fisicamente e psicologicamente durante la fase di rientro. “Un’esperienza eccezionale – spiega – Il viaggio inizia parecchie ore prima del touchdown, si resta in posizione fetale, si attende la sequenza di eventi per rientrare in sicurezza”. Le sovviene il ricordo dell’ultima alba attraverso l’oblò prima della separazione dei moduli e dell’ingresso nell’atmosfera con con il plasma che avvolge la capsula, il senso di accelerazione che ti fa sentire pesante,e infine l’apertura del primo e secondo paracadute che corrispondono ad altrettante brusche sollecitazioni. Tuttavia il rientro con la Soyuz non le è parso così traumatico come raccontato dai colleghi che l’hanno preceduta nello spazio. “Mentalmente mi ero preparata – dice – Una volta a terra la nostra capsula è rimasta in piedi, non si è rovesciata. Poi, però, bisogna riuscire a sollevarsi per uscire dall’abitacolo. Lì è stata dura”. Difficile dire cosa sia rimasto dei 200 giorni trascorsi in orbita. Ci vorrà tempo. Ricorda l’intensità della missione, le fasi più dinamiche, la vita nel suo complesso sulla stazione con la sensazione di leggerezza , la possibilità di fluttuare e l’emozione della finestra affacciata sul pianeta. Tutto questo sostenuto dalla consapevolezza di far parte di un grande e articolato progetto volto alla conoscenza.  Nei primi giorni del ritorno sulla Terra, durante il quale ci si affida al team di riabilitazione, prevalgono le sensazioni che non aveva più avvertito per sette mesi. “Scoprirò pian piano qual è stato l’impatto della missione. Posso ribadire che è stata una esperienza eccezionale sicuramente. La preparazione e l’addestramento sono fondamentali. Una volta raggiunta la casa in orbita, l’efficienza del lavoro aumenta nelle prime settimane proprio perché si impara a gestire gli spazi a disposizione, stabilizzare il proprio corpo e usare le mani. Dice di aver dormito bene, all’inizio fluttuando nel sacco a pelo, poi c’è stata una fase in cui, mancandole mancava la pressione del materasso, si incastravo tra due pareti, fino a mescolare le due situazioni. Conferma di essere stata molto contenta nell’apprendere che sarebbe rimasta un mese in più in orbita. “Ci si abitua e la stazione diventa familiare, così come lo è ogni piccolo gesto ripetitivo, prima di tutto il modo diverso di prendere in mano un oggetto e porgerlo”. E’ stata la prima a bere il caffè espresso in orbita, ma c’è un lungo elenco di cose a cui ha dovuto rinunciare e che ha ripreso a fare. “Durante uno scalo tecnico in Scozia nel viaggio verso Houston ho potuto fare la prima doccia, ovviamente seduta. E poi mangiare una insalatona”.

Il touchdown di AstroSamantha

Il touchdown di AstroSamantha

Soyuz TMA 15MAll’alba dei 200 giorni trascorsi a bordo della stazione spaziale internazionale, Samantha Cristoforetti, l’astronauta italiana dell’ESA e capitano pilota dell’Aeronautica Militare, ha portato a termine la missione Futura, seconda di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana. A bordo della capsula Soyuz TMA 15M, all’interno della quale ha preso posto insieme ai colleghi Terry Virts e Anton Shkaplerov della Spedizione 43 poco prima delle 9 del mattino (ora italiana), AstroSamantha ha effettuato l’undocking dal complesso orbitale alle 12:20 dopo aver dedicato oltre tre ore a una serie di test e controlli previsti prima di dare il via alla fase di rientro. Il distacco è avvenuto regolarmente e la capsula con a bordo i tre astronauti ha cominciato gradualmente ad abbassare la sua orbita fino a uscirne con l’accensione dei motori alle 14:51 per iniziare la fase di caduta controllata. Il tuffo nell’atmosfera ha coinciso con l’espulsione del modulo orbitale e quello di propulsione della Soyuz, che ha lasciato il modulo di atterraggio esposto all’attrito e protetto dallo scudo termico. E’ il momento in cui i tre occupanti hanno cominciato a risentire la sensazione di peso, con il corpo avvolto nella tuta pressurizzata Sokol, esposto ad accelerazioni e sollecitazioni Venti minuti prima dell’atterraggio sono iniziate le manovre per rallentare la velocità, riportata a regime subsonico a 800 km/orari, con l’apertura in successione dei primi due paracadute e poi degli altri due che hanno stabilizzato la capsula a 30 km/orari a 5 minuti dall’impatto. In prossimità del suolo l’accensione di quattro piccoli retrorazzi hanno rallentato ulteriormente la velocità di caduta riducendola a 5 km/orari con cui la Soyuz ha toccato terra nella zona prevista nella steppa del Kazakistan alle 15:44 (ora italiana). Nel giro di pochi minuti la capsula è stata raggiunta dai tecnici di Roscomos, raddrizzata e messa in sicurezza per avviare le procedure di recupero dei tre astronauti. Il primo a fare capolino alle 16:02 è stato il comandante Terry Virts. Alle 16:06 è toccato a Samantha Cristorofetti, sorridente e accompagnata nella poltrona sul prato, immagine consueta al termine di ogni missione. Pochi minuti e Samantha ha cominciato a muovere le gambe e sollevare le ginocchia, riprendendo confidenza con la gravità.

Samantha landedSamantha Cristoforetti ha concluso così la sua avventura nello spazio collezionando il record assoluto femminile di permanenza in orbita superando il limite di 195 giorni che era stato raggiunto in precedenza dall’astronauta americana della NASA Suni Williams. Una circostanza determinata dal rientro procrastinato dal 14 maggio all’11 giugno per consentire all’agenzia spaziale russa Roscosmos di analizzare le cause che hanno determinato la perdita del cargo Progress 59 e ripianificare il lancio della successiva spedizione. Al momento a bordo della ISS si trovano il comandante Gennady Padalka, Scott Kelly e Mikhail Kornienko, che saranno raggiunti in luglio dall’equipaggio di Expedition 44, composto da Kjell Lindgren (NASA), Oleg Kononenko (Roscosmos) e Kimiya Yui (JAXA).

La missione Futura ha rappresentato un successo professionale e tecnologico per il mondo aerospaziale italiano ed europeo e ha consentito di effettuare attività di ricerca e sperimentazione all’avanguardia, con ricadute attese sia nella preparazione delle missioni di lunga durata nello spazio, sia nella vita di tutti i giorni con acquisizione di importanti indicatori negli studi sulle malattie debilitanti.

Occhio all’asteroide 2015 JF1

Occhio all’asteroide 2015 JF1

2015-JF1Un asteroide che non avrebbe procurato rischi per la Terra ma di dimensioni (10 metri di diametro) tali da suscitare l’interesse degli astronomi al momento del suo massimo punto di avvicinamento (300mila km) al nostro pianeta. Il sasso cosmico, classificato all’anagrafe degli oggetti celesti come 2015 JF1, è transitato alla distanza minima dalla Terra alle 13: 52 ora italiana di venerdì 14 maggio ed è stato il quarto di una serie di asteroidi passati in una settimana all’interno del raggio pari a 4 milioni di chilometri dalla Terra. Per osservarlo, in funzione della distanza e dimensione e in considerazione della sua debole luminosità, è stato necessario avvalersi di un telescopio con un diametro di mezzo metro.

asteroideNelle immagini catturate dall’astrofisico Gianluca Masi, responsabile del Virtual Telescope, l’asteroide appare come un puntino nel cielo della notte precedente il passaggio ravvicinato. Lo stesso Masi sottolinea l’importanza di tenere sotto osservazione gli asteroidi potenzialmente pericolosi e monitorare gli emisferi, non solo quello settentrionale, come fa il Centro coordinamento per gli asteroidi dell’Agenzia Spaziale Europea. Insieme ai telescopi terrestri, che risentono del filtro naturale dell’atmosfera, un ruolo sempre più marcato avranno i telescopi spaziali.

Cargo Progress fuori controllo

Cargo Progress fuori controllo

Progress-cargoIl cargo russo Progress M-27M, lanciato nella mattinata del 28 aprile 2015 da Baikonur e diretto alla stazione spaziale internazionale per conferire 3 tonnellate di rifornimenti e materiali vari, gira in modo vorticoso e incontrollato intorno al suo asse. Un imprevisto grave che ha reso impossibile la manovra di avvicinamento e aggancio al complesso orbitale, prevista 6 ore dopo il lancio. L’agenzia spaziale russa Roskomos ha dichiarato che sussistono difficoltà nel ricevere le telemetrie della navetta e i contatti sono affidati solo al collegamento radio. La telecamera di bordo mostra chiaramente il movimento di rotazione molto rapido.

Dal centro di controllo a terra hanno cercato di riprendere il controllo di assetto del cargo Progress per rimetterlo su un’orbita che consentisse, seppure in tempi più lunghi, di agganciare la ISS e salvare il carico. Purtroppo il tentativo di ripristinare il sistema di telemetria e controllo è fallito e la navetta cargo Progress è destinata a perdere quota  progressivamente fino a bruciare nell’impatto con l’atmosfera.

Il 29 ottobre 2014 un’altra missione di rifornimento diretta verso la stazione orbitale si era conclusa con la perdita della navetta cargo Cygnus, che trasportava due dei dieci esperimenti affidati a Samantha Cristoforetti, la quale sarebbe partita un mese dopo, il 23 novembre. Quegli esperimenti sono stati rimpiazzati dai kit di riserva e la missione Futura ha potuto seguire il suo programma una volta che l’astronauta italiana è arrivata in orbita. Samantha Cristoforetti, il cui rientro a terra è programmato il 14 maggio, è in compagnia degli astronauti americani Virts e Scott Kelly e dei cosmonauti russi Anton Shkaplerov, Mikhail Kornienko e Jurij Lonaakov.