da Sorrentino | Set 26, 2018 | Industria, Lanci, Primo Piano, Programmi

Il razzo vettore europeo Ariane 5 ha compiuto la sua centesima missione, VA243, che corrisponde al 300esimo volo di un lanciatore della famiglia Arianespace, il consorzio nato nel 1980 e forte della più alta percentuale di affidabilità. Dopo uno stop del countdown, quando mancava poco più di un minuto alla partenza (inizialmente prevista alle 18:53 ora locale – le 23:53 ora italiana), Ariane 5 si è sollevato dalla piattaforma ELA-3 dello spazioporto europeo di Kourou nella Guyana Francese alle 19:38 ora locale (le 00:38 ora italiana), spinto dal potente motore criogenico Vulcain, che brucia in dieci minuti la miscela di 130 tonnellate di ossigeno liquido e 25 di idrogeno liquido ma si limita a contribuire all’8% della propulsione nella fase iniziale, quando funzionano i due razzi-vettori laterali, i booster (EAP, Etage d’Acceleration à Poudre) sviluppati e realizzati da Avio, ciascuno dei quali brucia in poco più di due minuti 240 tonnellate di propellente solido: perclorato di ammoniaca (68%) che funzione da ossidante, polvere di alluminio (18%), con funzione di riducente e polibutadiene (14%) che funge da legante e catalizzatore. I due booster di Avio garantiscono non solo la spinta iniziale, ma anche la corretta traiettoria balistica del vettore, essendo dotati di ugello mobile, che serve a comandare la direzione di salita di Ariane 5, potendosi inclinare di circa 6 gradi e mezzo intorno alla verticale. Dopo circa 130 secondi da lancio, a una quota di circa 55 chilometri, i due propulsori di Avio vengono sganciati dallo stadio principale e ricadono nell’Oceano Atlantico al largo di Kourou.
La centesima missione di Ariane 5 è un traguardo storico ma anche un successo dell’industria aerospaziale e dei sistemi di propulsione italiani. Alto 30,5 metri, con un diametro di 5,4 metri e una massa a pieno carico di circa 170 tonnellate, Ariane 5 ha trasferito in orbita geostazionaria due satelliti per telecomunicazioni Horizons 3e e Azerspace-2/Intelsat 38 per un peso totale di 10 tonnellate. La missione è stata completata 42 minuti dopo il lancio. Il primo satellite a essere rilasciato è stato Horizons 3e 28 minuti dopo il decollo; dopo altri 14 minuti è stata la volta di Azerspace-2/Intelsat 38. Per entrambi i satelliti la vita operativa prevista è di 15 anni. Nei cento lanci di Ariane 5 sono stati messi in orbita 207 satelliti.
da Sorrentino | Set 4, 2018 | Industria, Primo Piano, Programmi
Thales Alenia Space ha firmato con l’Agenzia Spaziale Europea, nell’ambito del programma Lunar Orbital Platform, contratti per lo studio di moduli spaziali abitabili con capacità di attracco per altri veicoli, di camere di compensazione, sia per esperimenti scientifici sia per attività extra-veicolari. L’inizio della costruzione è previsto a partire dal 2020 e Thales Alenia Space, che ha realizzato a Torino il 50% dei moduli della stazione spaziale, sarà prime contractor degli studi per ESPRIT e I-HAB (un elemento pressurizzato per l’equipaggio con funzionalità di attracco per i veicoli spaziali che dalla Terra raggiungeranno l’avamposto lunare). ESPRIT è un programma che include sistemi di stoccaggio e rifornimento del propellente per il primo modulo americano di gateway.
I-HAB è un elemento pressurizzato con funzioni di abitabilità e supporto vitale per l’equipaggio, che implementa funzionalità di attracco per fornire interfacce e risorse a veicoli che visiteranno l’avamposto cislunare. Facendo leva sulla significativa esperienza e l’elevato know-how di Thales Alenia Space nello sviluppo degli elementi pressurizzati della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), e basandosi su nuovi processi e tecnologie, I-HAB rappresenterà l’evoluzione degli elementi della ISS per una nuova generazione di moduli destinati all’esplorazione dello spazio profondo. I nuovi moduli risponderanno alle esigenze di avere strutture più leggere, un’architettura funzionale ed avionica migliorata, dei sistemi di controllo termico più efficienti, e soluzioni innovative sia per l’accomodamento di equipaggi e risorse che per gli alloggiamenti, promuovendo spazi interni abitabili più confortevoli. Nello sviluppo di questo nuovo progetto, Thales Alenia Space guiderà, dal punto di vista tecnico, un team qualificato di altre aziende spaziali europee a supporto di diverse aree tecniche, garantendo un ruolo chiave di posizionamento per l’Europa nello sviluppo del Gateway. ESPRIT è un sistema, progettato per essere lanciato con lo Utilization Module (un primo modulo pressurizzato fornito dagli Stati Uniti), che include sistemi di stoccaggio e di rifornimento del propellente (xeno e idrazina) per il Power Propulsion Element (il primo elemento americano della Gateway), sistemi di comunicazione con la Luna, interfacce per payload esterni ed una camera di compensazione da ultizzare a scopi scientifici.
da Sorrentino | Ago 26, 2018 | Industria, Lanci, Primo Piano, Programmi, Servizi Satellitari
Se Elon Musk fa i conti con la borsa per la quotazione di Tesla, il suo ambizioso programma spaziale non si arresta. Il prossimo 10 settembre il Falcon 9 di SpaceX decollerà dalla piattaforma di lancio SLC-40 a Cape Canaveral per portare in orbita il satellite per telecomunicazioni Telstar 18 Vantage, che fornirà servizi in banda Ku e Ka per la regione asiatica. Previsto, come sempre, il rientro a terra e l’atterraggio in verticale del primo stadio del vettore, destinato al riutilizzo. Poi Elon Mask si dedicherà a un altro progetto originale, dopo quello che ha visto mettere in orbita una Tesla Roadster con a bordo un manichino pilota. Si tratta del progetto Orbital Reflector, che regalerà e renderà visibile al mondo terrestre per tre settimane la prima scultura spaziale, opera dell’artista americano Trevor Paglen. Si tratta di una struttura in materiale leggerissimo, assimilabile al mylar, e soprattutto riflettente, che sarà contenuta in un CubeSat lanciato a bordo del Falcon 9 a fine ottobre dalla base spaziale dell’US Air Force di Vandenberg in California. Una volta raggiunta la quota di 575 km, il CubeSat rilascerà il suo contenuto che comincerà a dispiegarsi gonfiandosi lentamente per circa 10 ore, apparendo alla fine come una enorme vela, lunga trenta metri e ampia un metro e mezzo, dimensioni tali da renderla visibile a occhio nudo, grazie al suo potere riflettente. Orbital Reflector è destinata a rientrare e bruciare in atmosfera.
Non è la prima volta che Trevor Paglen ci cimenta nell’arte spaziale. La sua prima opera d’arte inviata in orbita è stata “The Last Pictures“, una collezione di 100 immagini che racchiudono la storia dell’umanità, che si trova a bordo del satellite geostazionario per telecomunicazioni EchoStar XVI. In precedenza, i russi hanno provato a impiegare materiale riflettente ma a scopi scientifici. Negli anni ’90, all’epoca della stazione spaziale Mir, venne avviato il progetto “Znamya”, basato su una serie di specchi orbitali studiati per catturare l’energia solare e trasmetterla sulla terra sottoforma di microonde. Ma il progetto fu abbandonato. Recentemente un gruppo di ricerca che fa capo alla Moscow State University of Mechanical Engineering ha effettuato un test in orbita utilizzando un tetraedro, anch’esso formato da materiale riflettente, che avrebbe dovuto provare la possibilità di agganciare e accompagnare nel rientro in atmosfera i grandi satelliti giunti a fine vita operativa, tenendoli per più tempo a contatto con gli altri strati e favorendone la disgregazione. Ma il “Mayak” (com’era ribattezzato) non riuscì a dispiegarsi e non è mai potuto apparire nella sua lucentezza.
da Sorrentino | Ago 3, 2018 | Industria, Missioni, Primo Piano, Programmi, Stazione Spaziale
La NASA ha annunciato i nomi degli astronauti che andranno in orbita a bordo di capsule prodotte da società spaziali private: CST-100 Starliner della Boeing e la Crew Dragon, la versione destinata al trasporto umano della capsula sviluppata da SpaceX. La capsula Boeing, il cui primo volo di test è previsto a metà del 2019, avrà un equipaggio composto da Eric Boe, Chris Ferguson e Nicole Aunapu Main. Il veicolo di SpaceX, in calendario ad aprile 2019 ospiterà Bob Behnken e Dough Hurley. La prima missione ufficiale di Starliner vedrà protagonisti John Cassada e la veterana Sunita Williams. La prima missione ufficiale di Dragon sarà condotta da Victor Glover e Michael Hopkins. Gli astronauti americani torneranno a partire da basi di lancio statunitensi, otto anni dopo la chiusura del programma Space Shuttle, avvenuto nel 2011 al termine della missione STS-135. I voli con uomini a bordo saranno preceduti da flight test senza equipaggio, programmati per la capsula CST-100 Starliner della Boeing tra fine 2018 e inizi 2019, e per la Dragon di SpaceX a novembre 2018. Queste due missioni, che precedono l’invio di astronauti in orbita, sono denominate Orbital Flight Test per la Boeing e Demo-1 per la SpaceX. L’astronautica, come ha sottolineato l’amministratore della Nasa, Jim Bridenstine, entra in una nuova era perché mai prima d’ora l’uomo si era spinto nello spazio con veicoli commerciali. Le capsule sono state sviluppate dalle due compagnie private Boeing e SpaceX, nell’ambito del Commercial Crew Program della NASA, che punta allo sviluppo di veicoli e sistemi di lancio per il trasporto in sicurezza degli equipaggi da e verso l’orbita bassa terrestre, in grado per esempio di raggiungere la Stazione spaziale internazionale. CST-100 Starliner sarà lanciata con un vettore Atlas V, la capsula Dragon con un razzo Falcon 9 della della SpaceX. Entrambe le navette partiranno dal Kennedy Space Center a Cape Canaveral in Florida. Superati i test senza e con equipaggio, ciascuna delle due compagnie potrà programmare sei missioni con equipaggio verso la Stazione Spaziale dal 2019 al 2024.
Tra i nove astronauti selezionati dalla NASA ci sono reduci del programma Space Shuttle. Sul flight testi della capsula Starliner, insieme alla californiana Nicole Aunapu Mann (tenente colonnello dei Marines, entrata nel corpo astronauti nel 2013), figurano Boe, che ha pilotato la navetta Discovery nelle missioni STS-126 e STS-133, e Ferguson, che ha partecipato alle missioni STS-115 e 135 dello shuttle Atlantis (quella conclusiva) con intermezzo della STS-126 ai comandi dell’Endeavour. Anche Behnken e Hurley hanno volato sullo Space Shuttle. Il primo ha partecipato alle missioni STS-123 e 130, sempre con Endeavour; il secondo ha pilotato la navetta Endeavour nella missione STS-127 e Atlantis STS-135. Per la prima missione ufficiale della capsula Starliner è stata scelta Sunita Williams, da vent’anni nel corpo astronauti, la quale ha trascorso 322 giorni in orbita partecipando alle Spedizioni 14/15 e 32/33 a bordo della stazione spaziale internazionale, effettuando sette passeggiate spaziali. Avrà accanto a sé l’esordiente Josh Cassada, il cui cognome denuncia lontane origini sarde. Sulla Dragon della prima missione ufficiale ci saranno Hopkins, che ha trascorso 166 giorni sulla ISS e compiuto due attività extraveicolari, e l’esordiente Glover, pilota militare entrato nel corpo astronauti della NASA nel 2013.
da Sorrentino | Lug 25, 2018 | Industria, Missioni, Primo Piano, Programmi

MARSIS (Mars Advanced Radar for Subsurface and Ionosphere Sounding) è uno dei sette strumenti a bordo del veicolo spaziale della missione europea Mars Express, lanciata nel 2003. Si tratta del primo radar sounder progettato per missioni di esplorazione spaziale, 30 anni dopo il primo ed unico esperimento dell’Apollo 17 Lunar Sounder. Il radar è stato realizzato da Thales Alenia Space in collaborazione con l’Università La Sapienza, CO.RI.STA, JPL, The University of IOWA, INAF e le Università di Chieti-Pescara e di Perugia per conto dell’ Agenzia Spaziale Italiana in collaborazione con la NASA.Tra tutti gli strumenti scientifici MARSIS è stato certamente quello più innovativo della missione. Il radar invia una serie di impulsi a media frequenza (1,3 – 5,5 MHz) verso il pianeta ed è progettato per operare fino a una quota di 1200 chilometri. MARSIS, con i suoi 40 metri di antenna, è un tipo unico di radar sounder ad apertura sintetica oltre che altimetro, che ha svolto un ruolo chiave nell’esplorazione della sotto-superficie di Marte fino a 5 km di profondità, producendo una mappa della distribuzione dell’acqua allo stato solido e/o liquido negli strati superiori della crosta del Pianeta Rosso. Grazie all’ esperienza maturata con MARSIS, Thales Alenia Space ha avuto un ruolo di primo piano nella realizzazione anche di SHARAD per la missione “Mars Reconnaissance Orbiter” della NASA ed è protagonista assoluta nella missione europea ExoMars .
MARSIS ha contribuito a confermare Thales Alenia Space azienda leader nella realizzazione di soluzioni e prodotti nel campo della radaristica per le missioni volte allo studio dello spazio profondo. Un’esperienza maturata fin dagli anni ‘90 con la missione Cassini per l’esplorazione di Saturno e le sue Lune e che arriva alla recente missione JUICE (JUpiter ICy moons Explorer), parte del Programma “Cosmic Vision 2015-2025” dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA) per la quale Thales Alenia Space è stata scelta dall’ Agenzia Spaziale Italiana (ASI) per lo sviluppo dello strumento RIME (Radar Sounder for Icy Moons Exploration), scelta che permetterà di mantenere e sviluppare la partnership strategica con la NASA.
Thales Alenia Space è primo contraente di ExoMars, in particolare lo stabilimento di Torino è responsabile dell’intera progettazione di entrambe le missioni, della realizzazione del modulo EDM per l’ingresso e discesa su Marte della missione 2016, dello sviluppo del sistema di navigazione e guida del CM e DM della Missione 2020, della fornitura di importanti elementi del modulo di discesa, dell’intero software di bordo e del progetto del Sistema Rover, inclusa la realizzazione del SW di gestione della missione e del laboratorio analitico (ALD). I Radar altimetri e i transponditori in Banda X di entrambe le missioni sono sviluppati nelle sedi di Roma/Aquila, mentre a Milano/L’Aquila è stato realizzato il computer di bordo dell’EDM.
da Sorrentino | Lug 17, 2018 | Eventi, Industria, Primo Piano, Servizi Satellitari
Leonardo ha annunciato al Farnborough Airshow che è online SEonSE (Smart Eyes on the SEas), la piattaforma geospaziale per la sicurezza marittima. Grazie all’utilizzo del cloud computing e di avanzati modelli di big data analysis, SEonSE consente di accedere in tempo reale, anche da tablet o smartphone, a informazioni personalizzate su ciò che avviene in mare. Al Salone di Farnborough è stata presentata la soluzione realizzata da e-GEOS (joint venture tra Telespazio 80% e ASI 20%) che, integrando i dati provenienti da molteplici fonti, abilita servizi dual-use per sicurezza e sorveglianza marittima, controllo dei traffici illeciti, monitoraggio ambientale, lotta alla pirateria. “Con SEonSE, la sicurezza marittima può sfruttare appieno i vantaggi offerti dalla digital transformation. Una grandissima mole di dati viene elaborata automaticamente in tempo reale per la protezione delle persone e dell’ambiente marino”, ha dichiarato Luigi Pasquali, Coordinatore delle attività spaziali di Leonardo e Amministratore Delegato di Telespazio. ”La rivoluzionaria piattaforma si basa sulle competenze di un Gruppo industriale, Leonardo, leader nella progettazione e fornitura di sistemi integrati e tecnologie per la maritime domain awareness, e su 25 anni di esperienza nell’ambito dell’osservazione della Terra dallo Spazio, che vede in e-GEOS un’eccellenza internazionale.”
SEonSE elabora le informazioni acquisite da satelliti e radar costieri e le fonde in modo automatico e continuo, grazie ad algoritmi proprietari, con dati di posizione inviati dalle imbarcazioni (AIS, VMS, LRIT), registri navali e banche dati di diversa natura, informazioni meteorologiche e oceanografiche. Tali dati vengono inoltre confrontati con le informazioni storiche e i comportamenti abituali, permettendo di identificare condotte anomale e potenziali minacce per la sicurezza. Il risultato è un’informazione tempestiva e di facile accesso, utile per individuare possibili rischi, segnalati da notifiche di allerta generate automaticamente, intercettare le navi responsabili, pianificare le azioni delle autorità competenti e tracciare rotte sicure in ambienti ostili.
Cruciale per sicurezza e monitoraggio è il contributo delle immagini satellitari, che consentono di osservare su scala globale imbarcazioni cooperanti e non – quindi anche quelle che non rispettano gli obblighi di identificazione in mare – in ogni condizione meteo, in zone remote, di giorno e di notte. SEonSE, in particolare, coniuga l’alta risoluzione e la flessibilità della costellazione dei satelliti radar italiani COSMO-SkyMed e la frequenza di acquisizioni programmate delle Sentinelle del programma europeo Copernicus. La piattaforma consente inoltre, già da oggi, l’integrazione dei dati generati dalle costellazioni di mini-satelliti, come Planet e BlackSky, garantendo un aggiornamento continuo e completo della situazione in mare. SEonSE sfrutta anche, in real-time, gli oltre 7 milioni di segnali AIS inviati ogni giorno da circa 165.000 imbarcazioni e gestiti da exactEarth, azienda canadese leader nel tracciamento globale delle navi commerciali con cui e-GEOS ha firmato, al Salone di Farnborough, un accordo di partnership. SEonSE si basa su un brevetto di e-GEOS per l’elaborazione dei dati satellitari, già impiegato in molteplici attività di sicurezza marittima e in progetti internazionali, tra cui OCEAN2020, il programma di ricerca strategico del Fondo della Difesa europeo per le tecnologie di sorveglianza navale e sicurezza marittima, guidato da Leonardo.