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Conto alla rovescia per Demo-2

Conto alla rovescia per Demo-2

Conto alla rovescia per il via alla missione Demo-2 di SpaceX, con cui la NASA riporta gli astronauti americani sulla rampa di lancio di Cape Canaveral. L’ultima volta era accaduto l’8 luglio 2011 con la missione STS-135 dello Space Shuttle Atlantis che concluse l’epopea della navetta dopo 29 anni e tre mesi. A bordo della capsula Crew Dragon della società spaziale presieduta da Elon Musk saranno gli astronauti Bob Behnken e Doug Hurley, i quali domani lasceranno la quarantena al Johnson Space Center di Houston per spostarsi all’interno della base di lancio in Florida. La partenza è programmata alle 22:32 ora italiana (le 16:32 in Florida) di mercoledì 27 maggio con il razzo Falcon 9 di SpaceX e la rampa utilizzata sarà ancora una volta la storica Pad 39A, da dove sono decollate le missioni Apollo e degli Space Shuttle. La capsula Crew Dragon, diretta alla stazione spaziale internazionale da raggiungere nelle 24 ore successive al lancio, sarà comandata da Doug Hurley, da vent’anni nel corpo astronauti, il quale nella sua carriera ha preso parte alle missioni STS-127 nel 2009 e STS-135 nel luglio 2011, come pilota della navetta e è responsabile delle operazioni con il braccio robotico. Si può dire che la NASA riparte da dove aveva lasciato, mandando in orbita uno dei componenti l’ultima missione umana partita dal suolo americano. Bob Behnken, uguale esperienza ventennale da astronauta, che ha volato con il ruolo di pilota nella missione STS-123 del 2008 e STS-130 del 2010, una volta raggiunto il complesso orbitale avrà la responsabilità delle operazioni rendez-vous, attracco e sgancio. Il computer di bordo della Crew Dragon è programmato per gestire in modo autonomo l’avvicinamento e l’attracco alla stazione spaziale, ma l’equipaggio è in grado di intervenire in caso di necessità. Non è stato indicato il periodo di permanenza dei due astronauti a bordo della stazione spaziale, ma il loro rientro avverrà con un ammaraggio al largo della costa orientale della Florida, per essere recuperati dalla nave appoggio di SpaceX, la Go Navigator. Una curiosità: il trasferimento di Bob Behnken e Doug Hurley alla rampa di lancio avverrà a bordo di una Tesla Model X, brandizzata con il logo attuale della NASA e quello storico che ha accompagnato i programmi spaziali negli anni ’70 e ’80. (photocredits:NASA/SpaceX)

Nuova telemetria per Vega

Nuova telemetria per Vega

AVIO, prime contractor industriale del lanciatore VEGA, nell’ambito del programma LEA (Launchers Exploitation and Accompaniment Program) dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), ha affidato a Thales Alenia Space la progettazione, lo sviluppo e la qualificazione di un trasmettitore di telemetria TDRS (Tracking and Data Relay Satellite). Basato sul trasferimento dei dati attraverso satelliti geostazionari, il nuovo trasmettitore mira migliorare il sistema di telemetria di VEGA sia in termini di costi che di prestazioni.
A differenza dell’attuale sistema di telemetria di VEGA, che richiede l’uso di costose stazioni mobili di terra peraltro non sufficienti a coprire la l’intera traiettoria di lancio, il nuovo sistema TDRS del lanciatore Vega si basa sulla trasmissione dei dati di telemetria a una  costellazione di satelliti geosincroni dedicati, che poi inoltrano il segnale alle stazioni terrestri del sistema TDRSS.
Questo sistema migliorerà significativamente la comunicazione tra il suolo e il lanciatore consentendo la trasmissione continua dei dati di telemetria lungo tutto la traiettoria del lanciatore. Il sistema VEGA TDRS sarà compatibile con la versione attuale del lanciatore e facilmente adattabile con le future versioni del lanciatore, come la versione VEGA-C del lanciatore.

Liftoff

Juice in fase di integrazione

Juice in fase di integrazione

A due anni dalla data prevista di lancio alla scoperta delle tre lune ghiacciate di Giove (Ganimede, Europa e Callisto), la sonda JUICE (JUpiter ICy moons Explorer) dell’Agenzia Spaziale Europea è stata trasferita nell centro di integrazione satellitare Airbus a Friedrichshafen (Germania) per la fase finale di assemblaggio. L’emergenza coronavirus non ha impedito di rispettare il cronoprogramma e nel corso del 2020 si lavorerà per completarne l’equipaggiamento, installando tra gli altri componenti il computer di bordo, la strumentazione scientifica e i sistemi di comunicazione e isolamento termico. Tra fine 2020 e inizi 2021 il passaggio a Noordwijk in Olanda, dove ha sede il ramo Estec dell’Agenzia Spaziale Europea, per eseguire la campagna di test a vuoto in preparazione del viaggio di circa 600 milioni di chiliometri fino al sistema di Giove, dove arriverà nell’ottobre 2029.

La sonda JUICE, del peso di 5,2 tonnellate, partirà nel maggio 2022 e avrà a bordo trasporterà 10 avanzati strumenti scientifici, tra cui un radar altimetro per studiare in profondità la superficie ghiacciata delle tre lune gioviane e sensori per studiarne i campi. Prima di approdare al centro di integrazione di Friedrichshafen, JUICE è stata costruita e assemblata da Airbus a Madrid e poi transitare nel sito tedesco di ArianeGroup a Lampoldshausen per essere integrata al sistema di propulsione chimica formato dal motore principale da 400 newton di potenza, che servirà all’inserimento nell’orbita di Giove, e altri 20 piccoli propulsori, alimentati da una coppia di serbatoi in titanio. La missione intorno al sistema gioviano è prevista per una durata di 40 mesi, nove dei quali in orbita attorno a Ganimede, uno dei quattro cosiddetti satelliti medicei scoperti da Galileo Galilei. Per il programma Juice, in qualità di prime contractor, Airbus è alla guida di un consorzio industriale di oltre 80 aziende europee.

 

Il flyby di BepiColombo

Il flyby di BepiColombo

La sonda BepiColombo, frutto della collaborazione tra l’Agenzia spaziale europea e l’Agenzia spaziale giapponese Jaxa nell’ambito della missione di esplorazione del pianeta Mercurio, ha effettuato alle 6:25 del mattino ora italiana il previsto passaggio ravvicinato alla Terra, dopo il lancio avvenuto il 20 ottobre 2018. Il cosiddetto flyby, che ha visto il transito della sonda a 12.677 km di distanza dalla superficie terrestre, è il primo dei nove sorvoli ravvicinati consentirà a BepiColombo di rallentare leggermente la sua corsa cambiando traiettoria puntando verso il Sistema solare centrale con l’obiettivo di raggiungere Mercurio nel dicembre 2025, dopo un viaggio di oltre sette anni. A causa delle misure di distanziamento sociale adottate in tutta Europa come risposta alla pandemia da nuovo coronavirus, le operazioni verranno seguite da un numero limitato di ingegneri e tecnici presso il Centro operativo spaziale europeo (ESOC) dell’ESA a Darmstadt in Germania. La missione BepiColomo vede il forte contributo dell’Italia che, grazie al supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana e al contributo scientifico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica, ha realizzato 4 dei 16 strumenti/esperimenti a bordo più una collaborazione internazionale.

BepiColombo si compone di due sonde, l’europea Mercury Planetary Orbiter (Mpo) e la giapponese Mercury Magnetospheric Orbiter (Mmo), che viaggiano a bordo di un modulo trasportatore, il Mercury Transfer Module (Mtm), che utilizzerà una combinazione di propulsione ionica e chimica in aggiunta a numerose spinte gravitazionali durante il lungo percorso. Oltre a quello intorno alla Terra, BepiColombo effettuerà altri due voli ravvicinati attorno a Venere, previsti a ottobre 2020 e ad agosto 2021, e sei attorno Mercurio prima di passare alle cruciali manovre di frenata e posizionamento orbitale.

A livello industriale un ruolo centrale ha avuto Thales Alenia Space coordinando coordinato il lavoro di 35 diverse società europee, sviluppando i sistemi di telecomunicazione, controllo termico e distribuzione dell’energia elettrica, insieme all’integrazione e al testing del Mercury Planetary Orbiter (MPO), del Mercury Transfer Module (MTM) e del satellite completo sino alla conclusione della campagna di lancio. Thales Alenia Space ha inoltre fornito il Transponder per lo Spazio Profondo (DST) in  banda X e Ka, il computer di bordo, la memoria di massa e l’antenna ad alto guadagno, una parabolica orientabile di 1,1 metri da utilizzare per le comunicazioni satellite-terra, oltre che per l’esperimento di radio scienza della missione. Questa antenna a doppia banda deriva dall’antenna sviluppata per la missione Cassini-Huygens, un grande successo nell’avvicinarci a comprendere i misteri di Saturno. I diversi team di Thales Alenia Space impegnati nella missione hanno anche fatto squadra con l’Agenzia Spaziale Italiana e l’Università la Sapienza di Roma nello sviluppo di due payload scientifici: l’accelerometro ultra-sensibile ISA e l’esperimento di radioscienza MORE. Entrambi verranno utilizzati per lo studio del pianeta, così come per la conduzione di ulteriori test inerenti alla teoria della relatività di Einstein. Il Centro Europeo delle Operazioni Spaziali (ESOC) ha confermato che gli strumenti sono in ottime condizioni e pronti all’azione.

Rinviato lancio Exomars

Rinviato lancio Exomars

Il lancio del rover ExoMars verso Marte, previsto per luglio 2020, slitta a ottobre 2022. Lo ha annunciato in una conferenza via streaming Jan Wörner, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea. Il rinvio si è reso necessario a causa di problemi critici emersi durante i test con i paracadute ed è stato condiviso con l’agenzia spaziale russa Roscosmos.
Il rover, denominato Rosalind Franklin, è stato completato negli stabilimenti di Thales Alenia Space a Torino e sarebbe pronto al lancio, ma i due grandi paracadute del rover, indispensabili a garantire l’atterraggio morbido del lander sul pianeta rosso, necessitano di ulteriori modifiche e sviluppi per assicurarne la piena affidabilità.
Il ritardo di due anni rispetto alla data inizialmente prevista è dovuto a questioni di meccanica celeste e alla necessità di attendere l’allineamento di Terra e Marte, che avviene ogni 26 mesi, per sfruttare le finestre di lancio. Wörner ha spiegato che l’ESA ha assunto la decisione per non rischiare un nuovo crash dopo quello del lander Schiaparelli, avvenuto il 19 ottobre 2016, durante la prima parte della missione Exomars. I prossimi i test sui due paracadute, che dovranno rallentare la discesa del rover Rosalind Franklin, sono in programma a fine marzo 2020, un periodo troppo ravvicinato rispetto alla finestra di lancio programmata del 25 luglio.

La missione Exomars, che doveva iniziare per l’appunto il 25 luglio 2020, sarà ritardata di 780 giorni, quando Terra e Marte torneranno ad essere alla distanza minima. La necessità di maggiori tempi, da parte dei team russi ed europei coinvolti nel progetto, per completare test di controllo sul sistema dei paracadute che devono rallentare la discesa del rover Rosalind Franklin sul pianeta rosso, e le ragioni di meccanica celeste obbliga a spostare la data di lancio. Solo 18 giorni di finestra di lancio prevista tra poco più di quattro mesi si sono mostrati non compatibili con le attività finali dei test sulla sonda europea.
La decisione presa oggi congiuntamente dall’Agenzia Spaziale Europea e russa Roscosmos nasce dalla necessità di poter garantire una più alta probabilità di successo nelle operazioni atte a raggiungere e studiare la difficile superficie marziana. Per questo motivo è stato deciso di dare più tempo per le attività di completamento e controllo delle parti principali che compongono la missione (il modulo di discesa ed il rover). Tutto questo nonostante l’impegno dedicato dalle industrie europee ed italiane, messo in campo in particolare negli ultimi mesi, necessario a superare le ultime incertezze di sviluppo della missione. Ne sono un esempio gli ultimi test positivi effettuati sui paracadute che avranno il compito di far atterrare in sicurezza la piattaforma sulla superficie marziana. I test finali sono previsti entro la fine di marzo.
A complicare ulteriormente la situazione anche l’attuale contesto sanitario europeo che non permetterà di effettuare alcuni test finali a causa della richiamata in patria degli esperti russi attualmente al lavoro su ExoMars e delle difficili condizioni di lavoro dell’industria europea.
La scelta di ESA e Roscosmos di optare per la prossima finestra di lancio nel 2022 ha trovato concordi tutti i partner istituzionali e industriali, al fine di non compromettere la riuscita del programma, e portare con successo sul pianeta rosso la piattaforma, il rover e le altre attrezzature.
“La delusione è forte per la notizia di questo rinvio, ma, d’altra parte arrivare sulla superficie di Marte non è un’impresa semplice, in considerazione dell’enorme distanza che separa la Terra dal pianeta Rosso e del suo ambiente sfidante. Il programma ExoMars ha fatto straordinari progressi negli ultimi due anni – sottolinea il Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Giorgio Saccoccia – grazie soprattutto al grande lavoro di tutti i team coinvolti e in particolare della nostra industria nazionale. Quest’ultima ha avuto un ruolo chiave nella conduzione del progetto a supporto di ESA: la nostra industria ha fornito un sostegno eccellente anche nella gestione dei rapporti con la controparte russa, che ha rappresentato anche una delle sfide più consistenti del progetto ed anche a causa di ritardi. Tali sono stati il contributo e il valore riconosciuto per questa missione del nostro capogruppo industriale, Thales Alenia Space, che l’ESA, in corso di progetto, ha ritenuto di spostare in Italia alcune attività di assemblaggio, integrazione e testing originariamente previste in Russia. Elevato è stato, anche, il numero di test suppletivi che sono stati realizzati con successo in Italia sugli hardware forniti dalla controparte russa.
Ciononostante, e anche in virtù del gran numero di attività aggiuntive inattese, tipiche però di un progetto di tale complessità, lo stato attuale di preparazione della missione non garantisce il grado di affidabilità richiesto per il successo di ExoMars. Arrivare sulla superficie di Marte in piena sicurezza – sottolinea il Presidente Saccoccia – con un progetto così interessante ed unico nel suo genere, presenta ancora alcuni rischi che potrebbero compromettere non solo la missione ExoMars, ma anche la credibilità e dunque il futuro ruolo dell’Europa nel programma di esplorazione del pianeta rosso. La recente emergenza sanitaria, poi, ha complicato ulteriormente la situazione generale. L’ASI continuerà sicuramente a garantire il massimo supporto dell’Italia quale Paese leader di questa missione, affinché il prossimo periodo, fino alla nuova opportunità di lancio nel 2022, venga utilizzato non solo per rimuovere al più presto tutte le criticità che ancora possono compromettere la missione, ma anche per apportare delle migliorie, e per preparare l’Europa al meglio alle prossime sfide dell’esplorazione spaziale”.
“Sebbene non felici di un rinvio, riteniamo che sia saggio posporre il lancio se questo ‘garantisce’ una missione con i rischi sostanzialmente nulli” – è il commento di Maria Cristina De Sanctis, ricercatrice dell’Istituto Nazionale di Astrofisica e responsabile scientifico dello strumento Ma_Miss (Mars Multispectral Imager for Subsurface Studies). Ma_Miss è uno spettrometro miniaturizzato integrato nel trapano di Exomars, e permetterà di caratterizzare la composizione del suolo marziano fino alla profondità di due metri. “Il nostro strumento Ma_MISS, che è stato il primo ad essere consegnato e quindi integrato con il trapano ed il resto del veicolo spaziale, ha superato tutti i test previsti. Siamo fiduciosi che il rinvio non porterà a nessun ‘degrado’ delle prestazioni del nostro strumento. Continueremo a lavorare per Ma_MISS, effettuando ulteriori test nei nostri laboratori e anzi ne approfitteremo per affinare le tecniche osservative ottimizzando la raccolta dati. Inoltre, analizzeremo campioni rappresentativi del sito di atterraggio con i ‘Ma_MISS’ di laboratorio per essere pronti all’interpretazione dei dati che arriveranno, per la prima volta, del sottosuolo di Marte”.

Solar Orbiter pronta al lancio

Solar Orbiter pronta al lancio

Ultimi preparativi in corso per la partenza della sonda Solar Orbiter, la missione dell’Agenzia Spaziale Europea, che osserverà per prima il Sole da una distanza da una distanza minore di quella che lo separa da Mercurio. Lunedì 10 febbraio, alle 5.03 del mattino ora italiana l’inizio del viaggio della sonda, che in poco più di due anni la vedrà raggiungere la sua orbita, osservando il Sole da una distanza minima di sole 0,28 unità astronomiche (UA), ovvero il 28% della distanza media Terra-Sole.

Per questa importante missione, essenziale per la comprensione dell’eliosfera e del suo impatto sulla Terra, Thales Alenia Space si è trovata a fronteggiare nuove sfide da un punto di vista scientifico e tecnologico. Per prima: la protezione termica; per conto di Airbus Defense and Space ha infatti progettato e costruito lo scudo termico (HD) che proteggerà la sonda dalle altissime temperature a cui sarà sottoposta (oltre 500°).

Lo scudo termico (Heat Shield) è stato progettato per far fronte alla considerevole illuminazione solare, al freddo dello spazio profondo e alle sorgenti di calore interne, in modo da mantenere la temperatura operativa ottimale di tutta la strumentazione interna, uno dei quali, Metis, prodotto da Thales Alenia Space, congiuntamente con OHB Italia, e finanziato dall’Agenzia Spaziale Italiana (ASI). Metis è un coronografo innovativo, progettato per fornire per la prima volta immagini in simultanea dell’intera corona solare in luce visibile polarizzata e ultravioletto in banda stretta. Metis fornirà una caratterizzazione dei componenti più importanti del plasma della corona e del vento solare che permetteranno di avere degli elementi per rispondere alle domande fondamentali sulle origini dei venti solari, sulle fonti di particelle energetiche solari e sull’eruzione e i primi cambiamenti nell’espulsione della massa coronale.