da Sorrentino | Mag 6, 2017 | Industria, Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari
Ariane 5 ha messo in orbita con successo i satelliti per telecomunicazioni SGDC e KOREASAT-7, realizzati da Thales Alenia Space, rispettivamente per il Brasile e per la Corea del Sud. Il lancio è avvenuto dallo spazioporto europeo Kourou, in Guyana Francese, alle 23:51 ora italiana di giovedì 4 maggio. Si è trattato della missione n. 236 del lanciatore europeo Ariane 5, supportato dai motori a propulsione solida e dalla turbopompa a ossigeno liquido sviluppati e costruiti da Avio. SGDC (Geostationary Defence and Strategic Communications Satellite) è un satellite duale (a uso civile-militare) per il cliente Visiona, joint venture tra l’azienda aeronautica Embraer e l’operatore di telecomunicazioni Telebras. Il satellite soddisferà le esigenze di telecomunicazioni satellitari sicure della difesa brasiliana e aiuterà anche a ridurre il divario digitale in Brasile. Questo programma riflette la stretta collaborazione tra Thales Alenia Space e il Brasile, includendo la formazione di 30 ingegneri brasiliani sulle tecniche dell’industria aerospaziale e l’integrazione sul satellite di un pannello realizzato dalla società brasiliana CENIC. KOREASAT-7 lanciato per il cliente sudcoreano KT Sat, fornirà l’accesso a Internet, a servizi multimediali, di trasmissione e di comunicazione fissa in Corea del Sud, nelle Filippine, in Indonesia e in India. Il satellite KOREASAT-5A è attualmente in fase di integrazione da parte di Thales Alenia Space e, successivamente, entrerà a far parte della flotta KT Sat. “Questo doppio lancio riflette l’eccellente lavoro di squadra tra Thales Alenia Space e i nostri clienti Visiona e KT SAT” – ha dichiarato Bertrand Maureau, Vice Presidente per le Telecomunicazioni di Thales Alenia Space – “Esso dimostra peraltro la nostra abilità nel realizzare campagne di lancio congiunte per clienti diversi, oltre alla pluralità dei nostri servizi, l’ampia gamma dei nostri satelliti per le telecomunicazioni e il nostro profilo di business globale”. Nell’ambito del Programma SGDC, in Italia sono sati realizzati numerosi equipaggiamenti di bordo e del sottosistema di Telemetria, Comando e Ranging operante in modalità “sicura”. Tale sottosistema è stato progettato per garantire l’operatività del satellite SGDC anche in presenza di elevati livelli di interferenze sia naturali che intenzionali (jamming) ed è costituito da una coppia di stazioni GMBB (Ground Military Base Band) installate presso i due Centri di Controllo Satellite Brasiliane e da due unità SST (Spread Spectrum Trasponder) operanti in banda Ka, installate a bordo del satellite. Telespazio per la missione SGDC ha supportato Thales Alenia Space nell’installazione, configurazione e messa in servizio delle antenne da 13 metri per le attività di TT&C nonché per gli equipaggiamenti dei centri di controllo a Brasilia e Rio de Janeiro. Il Centro Spaziale del Fucino ha gestito in coordinamento con lo stabilimento di Thales Alenia Space a Cannes, le attività di messa in orbita di entrambi i satelliti.
da Sorrentino | Apr 25, 2017 | Astronomia, Lanci, Missioni, Primo Piano
La NASA ha lanciato con successo il pioneristico osservatorio EUSO-SPB (Extreme Universe Space Observatory – Super-Pressure Ballon), alle 00.50 del 25 aprile (in Italia) dalla base di Wanaka, Otago, in Nuova Zelanda. A bordo del pallone stratosferico che mantiene sempre una pressione interna positiva rispetto all’ambiente nel quale sta volando, la strumentazione scientifica è prevista fluttuare per almeno 100 giorni nella stratosfera, all’altezza di 33,5 km. L’esperimento, frutto di una collaborazione internazionale alla quale partecipano 16 Paesi, tra cui l’Italia con l’INFN e l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), rappresenta un test per JEM-EUSO, il futuro osservatorio spaziale di raggi cosmici di altissima energia (UHECR, Ultra High Energy Cosmic Rays), di cui dovrà verificare la tecnologia e la fattibilità. Gli UHECR sono particelle subatomiche accelerate a un’energia cinetica superiore a 1018 eV, ben oltre le capacità dei più moderni acceleratori di particelle, e sono molto rare: solo una per chilometro quadrato e per secolo incide sulla Terra alle energie più alte. Per avere più chance di rivelarle è, quindi, necessario realizzare esperimenti molto estesi. Una possibilità consiste nel costruire rivelatori a terra che coprano grandi superfici, come AUGER, che si estende per 3.000 chilometri quadrati nella pampa argentina. Ma se si vogliono coprire aree ancora più estese, l’unica soluzione è andare nello spazio e questa è, appunto, l’idea di JEM-EUSO: collocare un telescopio su satellite o sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS, International Space Station), coprendo così una vasta porzione di cielo corrispondente a una superficie sulla Terra ben maggiore di quella coperta dagli osservatori terrestri, e consentendo così di raccogliere una statistica ben superiore ad essi. Quando un UHECR si avvicina alla Terra induce una serie di interazioni nell’atmosfera terrestre che portano allo sviluppo di un grande sciame di raggi cosmici. Il telescopio EUSO-SPB, composto da un sistema di lenti di Fresnel e da una superficie focale costituita da una camera ad alta risoluzione equipaggiata con sofisticati sensori per fotoni, rivelerà di notte la luce di fluorescenza ultravioletta prodotta dall’interazione di questi sciami di particelle con le molecole di azoto dell’aria. “Per la prima volta saranno osservati dallo spazio vicino e con questa tecnica raggi cosmici di altissima energia”, spiega Piergiorgio Picozza dell’INFN e dell’Università di Roma Tor Vergata, e Principal Investigator del programma JEM-EUSO. “La loro rivelazione rappresenterà un’importante verifica della possibilità di realizzare queste misure dallo spazio e della tecnologia utilizzata.
EUSO-SPB è quindi un altro fondamentale passo verso lo sviluppo di un grande osservatorio nello spazio che rappresenta l’obiettivo finale della collaborazione JEM-EUSO”, conclude Picozza. “Otre agli aspetti scientifici, l’interesse dell’ASI in questo esperimento è legato – ricorda Simona Zoffoli dell’Unità osservazione della Terra dell’ASI – anche ad aspetti tecnologici. ASI partecipa infatti per la prima volta ad una campagna di lancio di un pallone stratosferico super-pressurizzato che potrebbe rappresentare il futuro dei voli su pallone non Artici od Antartici. Potrà quindi acquisire conoscenze e know-how che potrebbero essere ri-utilizzate per esperimenti successivi, in particolare per quanto riguarda il SW di bordo e di controllo da Terra”. La collaborazione italiana a EUSO-SPB, supportata dall’ASI, cui partecipano ricercatori dei Laboratori Nazionali di Frascati (LNF) dell’INFN e delle sezioni INFN di Bari, Catania, Napoli, Roma Tor Vergata e Torino, e ha realizzato la meccanica della superficie focale, il computer di bordo e il relativo software di acquisizione e storage di dati in volo, il sistema di controllo dello strumento da terra mediante il sistema di interfaccia con la telemetria e il trigger dell’esperimento. In Italia, a Napoli, è operativo uno dei tre centri (Operative Control Center) di monitoraggio e controllo remoto dello strumento (gli altri due sono in USA e in Giappone). Nei 100 giorni di durata del volo da questo centro verrà effettuato il monitoraggio dello strumento e saranno impartiti i comandi per predisporre lo strumento all’acquisizione dei dati scientifici e la successiva trasmissione a terra.
da Sorrentino | Apr 20, 2017 | Lanci, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
L’astronauta americano Jack Fischer e il cosmonauta russo Fyodor Yurchikhin, partiti dal cosmodromo di Bajkonur alle 9:13 ora italiana di giovedì 20 aprile a bordo della capsula Soyuz MS-04, hanno raggiunto la stazione spaziale internazionale dopo sei ore e 5 minuti di volo. Si è trattato del primo lancio con due soli uomini a bordo. Fischer and Yurchikhin hanno portato a cinque il numero dei componenti l’equipaggio della ISS, che formano la Expedition 51, affiancando il comandante Peggy Whitson della NASA, l’ingegnere di volo Oleg Novitskiy dell’agenzia spaziale russa Roscosmos e Thomas Pesquet dell’Agenzia Spaziale Europea. I membri di equipaggio di Expedition 51 saranno impegnati nei prossimi quattro mesi in 250 esperimenti nel campo della biologia e fisiologia umana, delle scienze della terra, fisiche e in una serie di ricerche mirate allo sviluppo tecnologico dei materiali.
Novitskiy and Pesquet rimarranno a bordo della stazione spaziale internazionale fino a giugno; Fischer and Yurchikhin sono destinati a restare fino a settembre 2017, insieme alla Whitson, la cui permanenza a bordo della stazione è stata estesa alla Expedition 52 nel quadro di un accordo sottoscritto da NASA e Roscosmos. Nel nuovo kit di esperimenti, trasportato dal cargo Cygnus, ci sono ricerche sugli anticorpi che potrebbero aumentare l’efficacia dei farmaci chemioterapici per il trattamento del cancro e uno habitat vegetale avanzato per lo studio della fisiologia vegetale e la crescita di alimenti freschi nello spazio. Cygnus trasporta anche 38 CubeSats, molti dei quali sviluppati da studenti universitari di tutto il mondo, come parte del programma QB50, e destinati a essere rilasciati gradualmente in orbita nei prossimi mesi.
Fischer and Whitson saranno impegnati nella quinta attività extraveicolare del 2017, prevista il giorno 12 maggio. Il compito principale della coppia di astronauti sarà quello di sostituire una scatola avionica sulla traversa di dritta chiamata Express Logistics Carrier, che ospita apparecchiature elettriche di comando e accumulatori di dati per esperimenti scientifici posizionati all’esterno della stazione.
da Sorrentino | Apr 18, 2017 | Lanci, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
Lanciata con successo un’altra navicella Cygnus, ribattezzata col nome di nome di John Glenn, uno degli astronauti della missione Mercury Seven della NASA, primo americano a entrare in orbita intorno alla Terra e scomparso nel dicembre 2016 all’età di 95 anni. La missione di rifornimento della Stazione Spaziale Internazionale è partita dal Kennedy Space Center in Florida, con il razzo vettore ATLAS. Il veicolo Cygnus è costituito dal modulo di servizio e dal modulo cargo pressurizzato (Presurized Cargo Module-PCM) realizzato da Thales Alenia Space, per conto di Orbital ATK. Si tratta della settima missione di Orbital ATK di rifornimento commerciale alla ISS. Il modulo PCM ospita un carico di circa 3000 kg comprendente rifornimenti per l’equipaggio, parti di ricambio e attrezzature scientifiche per esperimenti di astronomia, biologia e crescita dei cristalli. Il modulo trasporta, inoltre, un sistema avanzato per la coltivazione delle piante che aiuterà i ricercatori a comprenderne meglio i meccanismi di crescita nello Spazio. Raggiunta la Stazione Spaziale Internazionale, la navicella Cygnus viene catturata dal braccio robotico e agganciata alla porta Nadir del Nodo 1. Completata la sua permanenza sulla ISS e carica di materiale da distruggere, la navicella Cygnus viene sganciata dal Nodo 1 per iniziare la fase di rientro, disintegrandosi durante l’ingresso in atmosfera. Durante la fase di rientro Cygnus fornirà ancora un’altra opportunità di ricerca: l’esperimento Saffire III offrirà un ambiente unico per studiare la propagazione del fuoco in microgravità.
Thales Alenia Space ha fornito moduli cargo ad Orbital ATK fin dall’inizio del Programma. Dopo il primi 9 moduli consegnati in base al contratto siglato nel 2009, sono in fase di costruzione altri 9 moduli. Sono sette i moduli lanciati, di cui quattro in versione standard e tre in versione enhanced. Realizzati da Thales Alenia Space a Torino utilizzando il nuovo impianto di saldatura (Friction Stir Welding), i nuovi moduli PCM Cygnus prevedono una serie di miglioramenti rispetto agli standard utilizzati nelle precedenti missioni. In particolare, il nuovo design presenta soluzioni più leggere ed efficienti per il trasporto del carico, aumentando la capacità sia in termini di massa che di volume e consentendo l’alloggiamento di borse di forma irregolare. Thales Alenia Space consegnerà i primi due moduli entro il 2017.
da Sorrentino | Mar 7, 2017 | Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari

Nono successo per Vega. Il lanciatore europeo progettato, sviluppato e realizzato in Italia da Avio, ha portato a termine la prima missione del 2017 mettendo in orbita correttamente il satellite Sentinel 2B, la nuova sentinella ambientale per monitorare lo stato di salute delle aree verdi del pianeta nell’ambito del programma Copernicus dell’Agenzia Spaziale Europea. Il liftoff è avvenuto alle 2:49 notturne di martedì 7 marzo dalla base ESA di Kourou in Guyana Francese. In poco meno di un’ora, Vega ha recapitato il suo carico a destinazione. Esattamente 58 minuti e 58 secondi dopo il decollo, il quarto stadio del razzo ha liberato Sentinel 2B che ha raggiunto l’orbita prestabilita a 786 chilometri di altezza. La nuova sentinella ambientale si unisce così al suo gemello Sentinel 2A, messo in orbita sempre da Vega nel maggio 2015, per realizzare immagini ottiche ad alta risoluzione della vegetazione, del territorio e raccogliere informazioni sull’inquinamento dei laghi e dei mari, nonché dati che potrebbero rivelarsi essenziali in caso di emergenze. “Vega continua la sua marcia al 100 per cento. Questo nono lancio stabilisce un altro primato per il lanciatore prodotto a Colleferro che è una parte fondamentale della famiglia dei lanciatori che garantiscono l’accesso autonomo allo spazio dell’Europa”, commenta Roberto Battiston, Presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana. “Grazie a VEGA e Ariane, a Copernicus e Galileo, lo spazio è sempre più una lingua comune dove l’Europa grazie alla sua tecnologia, alla sua scienza e alle sue aziende trova una proiezione per il suo futuro”. Una delle caratteristiche di Vega è la sua versatilità. Nel 2018 infatti, grazie al nuovo dispenser Small Satellites Mission Service, porterà in orbita dei satelliti leggeri con masse variabili da uno fino a 400 kg. Questa nuova opportunità consentirà al vettore di essere al passo con le esigenze del mercato sempre più interessato lanciare i nano e i mini satelliti.
Il video del lancio di Vega, alla nona missione operativa
da Sorrentino | Mar 5, 2017 | Lanci, Primo Piano, Programmi, Servizi Satellitari

Il lanciatore Vega alla prima missione del 2017, la nona dall’inizio della sua attività cominciata con il volo inaugurale nel febbraio 2012. La missione, in partenza il 6 marzo alle 10:49 ora locale dalla base spaziale di Kourou in Guyana Francese (le 02.49 notturne del 7 marzo in Italia, riguarda il satellite per osservazione della terra, Sentinel 2B, che si unirà al suo gemello, Sentinel 2A, messo in orbita da Vega nel maggio 2015.
Sentinel-2B è una delle sentinelle del programma Copernicus varato da Commissione Europea e Agenzia Spaziale Europea per l’Osservazione della Terra e in particolare per il monitoraggio delle aree coltivate e coltivabili, dei ghiacciai, della qualità delle acque costiere e interne e per il censimento delle foreste. Il satellite, una volta in orbita, si affiancherà al suo gemello Sentinel-2A, lanciato nel giugno 2015 e insieme saranno in grado di mappare ogni cinque giorni tutte le superfici terrestri fornendo immagini ottiche ad alta risoluzione in grado di aggiornare e aiutare a comprendere lo stato di salute del nostro pianeta. I due satelliti viaggiano sulla stessa orbita, separati da 180° coprendo le latitudini comprese tra 56°S e 84°N, e possono fornire per ogni ripresa un campo di visione di 290 chilometri grazie alla capacità di ripresa multispettrale in 13 bande ad alta risoluzione di cui è dotata la fotocamera di bordo.