da Sorrentino | Giu 26, 2013 | Lanci, Primo Piano, Servizi Satellitari
Una costellazione di dodici satelliti in grado di offrire una connettività ad alta velocità e basso costo. Si chiama O3b il rivoluzionario programma che ha preso il via la sera del 25 giugno 2013 con il lancio del primo gruppo di quattro satelliti avvenuto con il vettore Soyuz commercializzato da Arianespace dalla base spaziale di Kourou nella Guyana Francese. Si realizza, a distanza di vent’anni, il sogno di Bill Gates che con le tecnologie di inizio anni ’90 aveva pensato di lanciare ben 840 satelliti a totale copertura del pianeta. Oggi, grazie all’elevata capacità trasmissiva raggiunta dai sistemi di bordo e dalle antenne, il numero delle piattaforme satellitari necessarie a coprire le fasce terrestri in cui risiedono le popolazioni è notevolmente ridotto. D’altronde lo stesso acronimo O3b è indicativo dell’obiettivo che la società di Greg Wyler si è dato: Other 3 Billion, ovvero raggiungere i tre miliardi di abitanti che non hanno ancora accesso a Internet.
La costellazione O3b utilizza la banda Ka (18-40 GHz) per fornire il servizio di trasmissione Internet via satellite ad alta velocità e a basso costo. Tra i clienti figurano la compagnia marittima Royal Caribbean Cruise Lines, l’azienda telefonica delle Isole Cook e la società malese Maju Nusa. La rete di dodici satelliti sarà completata, in base ai programmi di lancio, nei primi mesi del 2014. Il secondo gruppo di quattro satelliti sarà portato in orbita entro il 2013. Tutti i satelliti, ciascuno dei quali pesa 700 kg, sono costruiti nelle loro componenti e integrati negli stabilimenti di Roma di Thales Alenia Space. Posizionati a una quota di 8mila km, coprono una superficie compresa tra le latitudini 45 gradi Nord e 45 gradi Sud e ciascuna antenna copre un diametro di 600 km. Grazie alla presenza di nove gateway, le infrastrutture di telecomunicazioni locali in fibra ottica possono connettersi alla rete O3b. La scelta di collocarsi a una quota più vicina al pianeta garantisce un tempo di trasmissione inferiore: il ritardo per uno scambio di dati è di 130 millisecondi contro i circa 600 millisecondi nel caso di un satellite in orbita geostazionaria.
da Sorrentino | Giu 6, 2013 | Lanci, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
Partita il 5 giugno 2013 a bordo del vettore Ariane 5, dallo spazioporto europeo di Kourou in Guyana Francese, la navetta cargo Atv-4 “Albert Einstein”, destinata a rifornire la stazione spaziale internazionale su cui si trova l’astronauta italiano Luca Parmitano. L’attracco del modulo pressurizzato al complesso orbitale è previsto dieci giorni dopo il lancio. In questo periodo l’equipaggio della ISS si prepara ad accogliere l’Atv testando le apparecchiature per il controllo dell’aggancio automatico.
Peraltro il programma delle operazioni prevede che il giorno 11 giugno debba essere controllato il boccaporto destinato all’aggancio dell’Atv, che potrebbe essere stato danneggiato durante la fase di docking della navetta cargo russa Progress M-19M. In particolare è necessario verificare il corretto funzionamento di uno dei tre Laser Retro Reflector, In caso di danneggiamento, gli astronauti sono pronti a realizzare un’attività extraveicolare per provvedere alla sostituzione del componente.
Costruito a Torino negli stabilimenti di Thales Alenia Space, l’Atv Einstein con una massa di 20.235 kg e un carico di due tonnellate e mezza è il payload più pesante finora lanciato dal razzo Ariane. Trasporta acqua, cibo, ossigeno, esperimenti scientifici, carburante e pezzi di ricambio. Durante i cinque mesi di missione l’Atv utilizzerà i propri motori per rialzare l’orbita della stazione. Una volta caricato di rifiuti, si staccherà per disintegrarsi nella fase di rientro in atmosfera. Contestualmente alla presenza di Atv, è previsto anche l’arrivo della navetta Cygnus, anch’essa costruita parzialmente in Italia. A quel punto il 50 per cento del volume abitabile della ISS sarà di manifattura e tecnologia italiana.
Il quinto e ultimo ATV “George Lemaitre” volerà nel giugno 2015.
da Sorrentino | Mag 29, 2013 | Attualità, Lanci, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
Con il decollo della Soyuz Expedition 36/37 alle 22:31 ora italiana di martedì 28 maggio dalla base russa di Baikonur, in Kazakhstan, ha preso il via la missione VOLARE che segna il ritorno di un astronauta italiano sulla Stazione Spaziale Internazionale. La capsula con i tre cosmonauti (Luca Parmitano, il comandante russo Fyodor Yurchikhin e l’americana Karen Nyberg) si e’ agganciata alla ISS alle 4:16 di mercoledì 29 maggio dopo meno di sei ore di volo. VOLARE è una missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana con la quale Luca Parmitano, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea e pilota sperimentatore dell’Aeronautica Militare, sarà in orbita per circa 178 giorni. Parmitano, maggiore dell’Aeronautica Italiana, è il primo della nuova generazione degli astronauti dell’ESA a essere stato assegnato a una missione sulla ISS. Durante la sua permanenza in orbita, avrà il compito di promuovere il futuro dell’esplorazione spaziale dell’Europa.
‘Volare’, un nome fortemente evocativo dell’Italia nel mondo, è il nome assegnato alla missione, che sarà ricordata per importanti primati. Assegnata all’Agenzia Spaziale Italiana dalla NASA, è la prima di lunga durata per l’ASI: la permanenza sulla Stazione si concluderà con il rientro sulla Terra tra circa sei mesi, al momento pianificato per il novembre prossimo. Questa opportunità di volo nasce da un Memorandum bilaterale diretto NASA/ASI, in base al quale ASI ha fornito all’ente spaziale statunitense tre moduli pressurizzati abitativi (MPLM – Multi Purpose Pressurized Module) e il PMM (Permanent Multi Purpose Module) per la ISS. Durante la missione, Luca sarà impegnato in più di 20 esperimenti scientifici per ESA e ASI, molti dei quali sono basati sul know how italiano: dovrà svolgere come membro di equipaggio della ISS un’ampia e articolata attività di sperimentazione, pianificata dal crew office della NASA.
“La missione ‘Volare”, che sarà condotta dal Maggiore Parmitano, con le altre che sono in programma con uomini e donne italiani, selezionati per diventare astronauti, rappresentano un importante patrimonio di conoscenze ed esperienze spaziali di cui il nostro Paese beneficerà”. Ad affermarlo è il Ministro della Difesa Mario Mauro, che sottolinea: “I principali attori spaziali europei – l’Unione Europea (UE), l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) ed i rispettivi Stati membri – sono chiamati a dare un chiaro indirizzo politico, industriale e tecnologico per permettere di consolidare la Politica Spaziale Europea. Nel quadro del rilancio dell’economia nazionale, e attraverso un indirizzo strategicamente mirato degli investimenti e in sinergia con altri dicasteri – aggiunge e conclude il Ministro Mauro – la Difesa partecipa attivamente alla politica spaziale, stimolando la domanda interna. Lo fa generando un indotto occupazionale e sviluppando il know how per le industrie nazionali e la loro competitività – anche tecnologica – sul mercato internazionale, con la valorizzazione delle tecnologie e produzioni duali, cioè utilizzabili per progetti civili e militari”.
“C’è oggi l’orgoglio di una Italia spaziale che sa funzionare e che è capace di realizzare – ricorda il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Enrico Saggese – importanti progetti di impatto internazionale. La missione di Parmitano è il trionfo della nostra abilità tecnologica e la conferma del riconoscimento al nostro Paese in un settore all’avanguardia. Per l’Agenzia Spaziale Italiana è entusiasmante che Luca si appresta a fare una missione che lo porterà anche a essere il primo italiano a fare le attività extraveicolari. La scelta della Nasa di affidargli questa attività testimonia la fiducia che l’ente spaziale statunitense ripone nell’ASI”.
Luca Parmitano sarà il primo astronauta italiano protagonista di due “passeggiate spaziali” (attività extraveicolari EVA, Extra Vehicle Activity), in programma nel mese di luglio, quando uscirà con l’astronauta americano Chris Cassidy. Durante la sua permanenza in orbita, l’astronauta italiano, sarà al contempo uno scienziato e un manutentore della Stazione. Durante le sue due ‘passeggiate’ Parmitano si occuperà di importanti lavori di manutenzione sulle ‘mura’ esterne della ISS, sposterà e collocherà strumentazioni scientifiche poste al di fuori della Stazione e realizzerà attività preparatorie per l’arrivo nel prossimo anno del modulo russo MLM.
Parmitano è stato anche il primo astronauta tricolore ad arrivare sulla ISS in poche ore, in un tempo record. È la seconda missione a bordo di una capsula Soyuz ad impiegare sei ore, anziché due giorni, per arrivare a destinazione. La missione di Parmitano ha tra gli altri obiettivi quello di diffondere la conoscenza e di avvicinare le nuove generazione al settore spaziale e da quelli ad alta tecnologia e diffondere messaggi positivi per le giovani generazioni. Per questo Parmitano è ambasciatore di Intercultura. Sulla ISS porta la volontà di diffondere la conoscenza e l’importanza gli scambi e le esperienze tra studenti di tutto il mondo. Ma non solo, a bordo della Stazione sbarca con Luca con sé, tra l’altro, la cuffia di nuoto della medaglia d’oro alle paraolimpiadi di Londra 2012, Cecilia Camellini. Simboli della forza, tenacia e della volontà come elementi per superare ogni ostacolo e raggiungere l’obiettivo.
da Sorrentino | Mag 7, 2013 | Lanci, Primo Piano, Programmi, Servizi Satellitari
Lancio perfetto del Vettore Europeo di Generazione Avanzata (Vega) partito alle 4:06 (ora italiana) del mattino del 7 maggio dalla base europea di Kourou nella Guyana Francese, esattamente come era avvenuto il 13 febbraio 2012. Si è aperta così per il Vega l’era commerciale. Grazie all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e alle industrie del nostro Paese, l’accesso allo spazio per l’Europa e l’Agenzia Spaziale Europea (ESA) è oggi una realtà sempre più versatile e vantaggiosa. Concepito dall’Agenzia Spaziale Italiana già dagli anni Novanta, il lanciatore per piccoli carichi sviluppato dall’Agenzia Spaziale Europea è partito e ha portato in orbita un satellite istituzionale ed i primi due carichi commerciali: il satellite Proba-V dell’ESA, che effettuerà un censimento globale della vegetazione della Terra, il satellite vietnamita VNREDSAT ed una piccola missione di ricerca dell’Estonia basata sul concetto dei CUBEsat.
Il primo volo operativo di Vega è ancora più “italiano” del volo inaugurale: da adesso anche il ‘cervello’ del lanciatore, cioè il suo programma di guida, navigazione e controllo è infatti interamente Made in Italy. Un ulteriore elemento che incrementa il ruolo del nostro Paese, che attraverso l’Agenzia Spaziale Italiana finanzia oltre il 65% del programma.
“Il secondo grande successo di Vega – ha dichiarato Enrico Saggese, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana – conferma il ruolo di eccellenza dell’Italia nel settore spaziale. Vega è il fiore all’occhiello del nostro Paese, il suo elevato valore industriale ci rende protagonisti nello scenario mondiale. L’era commerciale iniziata oggi ci vede impegnati anche nell’evoluzione di Vega, sia assicurando la sua costante progressione tecnologica, sia migliorando le caratteristiche delle capacità di carico, in modo da permettere una programmazione di diversi lanci l’anno. Da oggi inizia a essere sempre più evidente il potenziale di questo piccolo lanciatore, così agile e versatile da renderci estremamente competitivi a livello internazionale in un settore strategico”.
Con il lancio di oggi ha preso l’avvio il programma VERTA dell’ESA, il cui obiettivo è quello di dimostrare la versatilità del lanciatore Vega su una molteplicità di missioni differenti; i lanci previsti nel programma sono cinque. Ad oggi il costo di un volo è di 35 milioni di euro, ma si prevede di introdurre diversi miglioramenti anche con l’obiettivo della riduzione del costo di lancio. Vega porta piccoli satelliti di alta tecnologia che a orbite basse compiono un utile lavoro di osservazione ambientale e costituisce una sorta di nave scuola che permette ai nostri ingegneri di conquistare formazioni professionali d’avanguardia. Da queste derivano ricadute utili nelle applicazioni della nostra vita quotidiana in vari campi, rafforzando nel contempo la capacità industriale europea. Al programma Vega, finanziato in ESA per il 65 % dall’Agenzia Spaziale Italiana, partecipano anche Francia, Olanda, Svizzera, Belgio, Spagna e Svezia. La maggior parte del vettore viene realizzata in Italia: l’Agenzia Spaziale Italiana svolge un duplice ruolo, da un lato finanzia il programma dell’ESA, e dall’altro attraverso la società partecipata ELV SpA consente la realizzazione industriale del sistema. La società, partecipata al 70% da Avio ed al 30% da ASI, è infatti il Primo Contraente industriale dell’ESA per lo sviluppo del Vega. Al progetto hanno partecipato numerose aziende italiane: dal principale partner industriale Avio, al contributo di Cira, MBDA, e Telespazio. Presso il Centro di Kourou hanno lavorato, nell’ambito del Segmento di terra, anche Vitrociset, CGS, Selex ES, e sono inoltre presenti le società partecipate, Europropulsion e Regulus, per la produzione dei motori.
Il lancio, inizialmente previsto il 3 maggio e poi rinviato a causa di condizioni meteorologiche avverse con vento forte in quota sullo spazioporto di Kourou, è avvenuto a pochi giorni dalla scomparsa di Maurizio Di Giacinto, docente di Ingegneria Aerospaziale alla Sapienza, che ha fornito al progetto Vega importanti contributi scientifici che ne hanno segnato la realizzazione. A lui è stato idealmente dedicato questo lancio da numerosi ex-studenti di Ingegneria Aerospaziale di Sapienza, oggi responsabili di molte delle attività nella base di Kourou.
da Sorrentino | Apr 30, 2013 | Attualità, Lanci, Primo Piano
Tutto pronto per la seconda missione di Vega, il lanciatore dell’Agenzia Spaziale Europea frutto della tecnologia italiana, la cui partenza dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana Francese, è fissata nella notte tra il 3 e il 4 maggio 2013. Si tratta del primo dei cinque lanci di test che fanno parte del programma VERTA (VEga Research and Technology Accompaniment) e hanno valore propedeutico rispetto all’inizio delle missioni commerciali. Il primo volo con payload era stato previsto inizialmente il 19 aprile, ma si è preferito rimandare per consentire una serie di verifiche di funzionamento di alcuni sistemi che regolano il controllo dei flussi di propellente. In particolare si è provveduto alla sostituzione di un regolatore di pressione. Quindici mesi dopo il successo del lancio dimostrativo, avvenuto il 13 febbraio 2012, Vega porterà in orbita tre carichi commerciali: il satellite Proba-V dell’Esa, il satellite vietnamita Vnredsat e il mini-satellite dell’Estonia ESTCube-1. Due i payload principali: Proba-V, satellite dell’ESA che trasporta la versione ridotta dello strumento Vegetation dedicato al monitoraggio della crescita mondiale della vegetazione e destinato a integrare la missione pluriennale dei satelliti francesi Spot, e VNREDSAT (Vietnam Natural Resources Environment and Disaster Monitoring Satellite) satellite ottico, in grado di riprendere immagini con risoluzione di 2,5 metri, dedicato al monitoraggio delle risorse naturali e dei disastri costruita da Astrium per conto del governo vietnamita. Il terzo carico è il minisatellite ESTCube-1 progettato in Estonia, un cubo di 10 cm di lato pesante un chilo e mezzo di peso), costruito con il concorso di Tartu University, Estonian Aviation Academy, Tallinn University of Technology e University of Life Sciences, con l’obiettivo di testare la propulsione a mezzo di vela solare. Vega i suoi due carichi principali su due orbite con orientamenti diversi e a quote differenti: il satellite vietnamita in orbita sincrona a 660 km di altezza, quello dell’ESA a 800 km. Il software di volo di VEGA è stato sviluppato interamente in Italia da ELV (società che gestisce i lanci, partecipata al 70% da Avio e 30% da ASI) e aziende aerospaziali italiane. L’Italia contribuisce al programma Vega con una quota del 65%, seguita da Francia con il 12 e Spagna con il 7 per cento. AVIO, che costruisce i due grandi booster a combustibile solido e i principali componenti del propulsore a combustibile liquido “Vulcain” del razzo Ariane 5, ha un ruolo fondamentale nello sviluppo di Vega. Alto 30 metri e con un diametro alla base di 3 metri, il lanciatore europeo di piccoli satelliti pesa 137 tonnellate sulla rampa, può trasportare fino a 2.000 kg di carico utile e parte alla piattaforma 1 di Kourou, che tenne a battesimo il primo Ariane nel dicembre 1979. Il primo stadio di Vega, denominato p-80, è un autentico gioiello tecnologico, costituito dal più grande cilindro in composito a base di fibra di carbonio per uso spaziale. I primi tre motori spingono il razzo fino all’orbita, dove il quarto stadio Zefiro 9, in grado di essere spento e riacceso fino a cinque volte, provvede al corretto assetto per consentire la precisa collocazione dei satelliti alla quota prevista.
da Sorrentino | Apr 20, 2013 | Industria, Lanci, Primo Piano
Sempre più saldo il filo diretto tra la Kayser Italia e l’Agenzia Spaziale Russa. Una collaborazione che ha segnato storicamente il contributo tecnologico della società spaziale livornese alla presenza italiana nello spazio con carichi scientifici e strumentazioni sperimentali d’avanguardia. Nell’ambito del progetto Ribes, due importanti esperimenti di biologia prodotti interamente dall’azienda livornese e frutto di una collaborazione bilaterale Italia-Russia, sono partiti il 19 aprile dal cosmodromo Baikonur con il vettore Soyuz-2 a bordo del satellite ‘Bion M1’, destinato a restare in orbita per 30 giorni prima di rientrare sulla Terra. Si tratta della 54esima missione spaziale di Kayser Italia, un primato che rende particolarmente fiero e soddisfatto il suo presidente, l’ing. Valfredo Zolesi.
“Torniamo nello spazio con il primo ‘Bion’ del nuovo millennio, dopo che eravamo stati sull’ultimo, il ‘Bion 10’, lanciato nel 1992. La storia ci rivede protagonisti con due esperimenti che al rientro sulla Terra forniranno risultati fondamentali per applicazioni di primaria importanza”. Il primo, il ‘Foam 2’, riguarda lo studio di un polimero a memoria di forma che diventa elastico quando viene portato ad alta temperatura. “Si tratta di un materiale plastico che resta inerte e malleabile a temperatura ambiente – spiega Zolesi – ma se viene riscaldato a 120 gradi diventa una molla. Un materiale del genere potrebbe sostituire molle di acciaio del peso sette volte superiore e quindi essere utilissimo nella tecnologia aerospaziale”. Il secondo, denominato “Diaspace 2″, è un esperimento di dosimetria, che serve a misurare le dosi di radiazioni che vengono assunte nello spazio dagli astronauti. ”Si tratta di un sensore composto da un sottilissimo strato di diamante – spiega Zolesi – che potrà servire sulla Terra per misurare le radiazioni assorbite in una centrale nucleare dagli addetti agli impianti o da quelle del personale che opera in medicina nucleare”.
Nel corso dei 27 anni di attività la società spaziale livornese ha progettato e allestito esperimenti di biologia con palloni e razzi sonda, una dozzina di missioni scientifiche a bordo di satelliti russi, undici strumenti che hanno volato con gli Space Shuttle, oltre a svolgere un’intensa collaborazione per i programmi di ricerca sulla Stazione Spaziale Internazionale, soprattutto nel campo della medicina e fisiologia umana. Apparecchiature realizzate da Kayser Italia hanno volato su satelliti italiani ed europei e sulla capsula cinese Shenzeou-8, lanciata nel novembre 2011.