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Asteroidi sotto osservazione

Asteroidi sotto osservazione

Near_Earth_ObjectsAsteroidi e meteoriti che orbitano vicino alla Terra costituiscono da sempre un potenziale pericolo per il nostro pianeta. Sono tali, e dunque classificati con l’acronimo NEO (near-Earth-objects), se il punto della loro orbita più vicina al Sole è minore di 1,3 volte la distanza media Terra-Sole. Uno di questi, l’asteroide 2013 TX68, è dato in arrivo il 5 marzo 2016. Nonostante l’incertezza e il dato estremamente variabile della traiettoria, il suo passaggio ravvicinato alla Terra sarà avvenuto senza conseguenze. Resta, comunque, monitorato con attenzione dal Jet Propulsion Laboratory della NASA, in vista del passaggio successivo, previsto il 28 settembre 2017, quando la probabilità di impatto con il nostro pianeta sarà comunque una su 250 milioni. Scoperto nel 2013, l’asteroide TX68 ha un diametro stimato di circa 30 metri. Dunque più grande di quello che nello stesso anno sfrecciò inaspettato nel cielo di Chelyabinsk, in Russia, valutato in circa 20 metri. L’Agenzia Spaziale Europea, che ha indetto per il 30 giugno 2016 la seconda edizione dello Asteroid Day, una giornata dedicata a sensibilizzare l’opinione pubblica verso una maggiore conoscenza di questi oggetti cosmici, ha messo in programma una missione che prevede l’approdo su un asteroide. L’obiettivo è il sistema binario Didymos, sistema asteroidale formato da un oggetto primario, di circa 750 metri di diametro, con un periodo di rotazione di 2,3 ore, e da un corpo secondario che ruota attorno al primario a una distanza di circa 1,2 km in 12 ore. La sonda, denominata Asteroid Impact Mission, rilascerebbe un microlander facendolo atterrare sul più piccolo degli asteroidi. Per avere un’idea delle dimensioni, sarà come appoggiare un piccolo trolley lasciata sulla piramide di Cheope a Giza. La missione, se approvata entro il 2016, dovrebbe essere lanciata nel 2020 per giungere a destinazione nel 2022, e prenderà il nome di AIDA racchiudendo anche un test della NASA che consiste in un proiettile di circa 300 kg di massa, fatto impattare a oltre 22mila km/h contro l’asteroide per verificare la possibilità di modificarne sia la velocità che la traiettoria. Una missione ambiziosa, che discende dalle tecnologie impiegate per il viaggio di Rosetta e l’approdo di Philae sulla cometa 67P. Trace_of_an_alien_visitorSugli asteroidi si stanno concentrando molte proposte esplorative, compresa l’idea di catturarne uno per trasferirlo nelle vicinanze della Terra e sfruttarne i materiali, che si affiancano all’attività di monitoraggio delle loro orbite. Ma anche studi di natura astrofisica, il più recente dei quali (pubblicato su Nature) rivela che la maggior parte degli asteroidi non si distrugge nell’impatto con il Sole ma in una zone molto più remota. A questa conclusione sono giunti gli autori della ricerca effettuata sulla base di dati e immagini acquisiti dal Catalina Sky Survey, attivo a Tucson in Arizona, che ha consentito di elaborare un modello in grado di stimarne quantità e dimensioni. Il censimento cosmico ha evidenziato che, se la fine di un asteroide avvenisse solo impattando con il disco solare, il loro numero dovrebbe essere dieci volte superiore a quello che conosciamo. La risposta più plausibile è che il processo di disgregazione avviene già nella fase di avvicinamento al Sole. Quando basta per ripulire in buona parte le zone dei pianeti interni, compresa la Terra, eliminando, anche se non tutti, gli asteroidi a rischio di impatto.

Giunta alla fine la One Year Mission

Giunta alla fine la One Year Mission

Scott-Kelly-arrivo-770x513L’americano Scott Kelly e il cosmonauta Mikhail Kornienko sono atterrati alle 4 e 32 (ora italiana) di mercoledì 2 marzo 2016 nelle steppe del Kazakstan, portando a termine la One Year Mission, durata per l’esattezza 340 giorni a bordo della stazione spaziale internazionale e dedicata alla comprensione delle reazioni del corpo umano nell’ambiente spaziale con l’obiettivo di ridurre sempre più i rischi per gli astronauti impegnati nelle future missioni di esplorazione verso Marte. “Kelly è stato il primo astronauta americano a passare un anno nello spazio – ha dichiarato l’amministratore della NASA, Charles Bolden – e  il suo contributo ha reso l’esplorazione umana di Marte più vicina”. Kelly e Kornienko erano partiti dal cosmodromo di Baikonour in Kazakstan il 28 marzo dello scorso anno a bordo dell’Expedition 43. Kelly, che  ha tenuto  la sua ultima inflight call dalla ISS,lo scorso 25 febbraio,  ha dichiarato di sentirsi un privilegiato poiché ha potuto lavorare per un lungo periodo in una struttura scientifica unica al mondo:  ”Da qui ti rendi conto dell’impatto dell’inquinamento sul nostro pianeta e quando sarò a casa spero di poter fare di più per aiutare a proteggere l’ambiente”.

Mark-e-Scott-KellyCom’è noto, Scott Kelly ha un fratello gemello, Mark Kelly, anche lui astronauta. Ciò consentirà di utilizzare gli studi fisiologici compiuti nei 365 giorni a bordo della Stazione Spaziale per comparare i dati riferiti singolarmente ai due gemelli, al fine di identificare eventuali piccoli cambiamenti causati dalla microgravità. La One Year Mission prevedeva sette aree di studio: funzionale, salute comportamentale, disabilità visive, metabolismo, prestazioni fisiche, microbica e fattori umani per un totale di 400 esperimenti effettuati con decine di ore di sperimentazioni nei laboratori della ISS e sugli astronauti stessi. Kelly ha anche assistito alla fioritura delle zinnie nella “serra cosmica”– la facility Veggie – l’8 gennaio scorso un esperimento ideato per verificare il comportamento delle piante da fiore in condizioni di microgravità, soprattutto in rapporto a paramenti ambientali di particolare criticità come l’illuminazione, e per studiare le modalità di conservazione dei semi in orbita.

Il 2 febbraio l’astronauta americano ha attivato per la prima volta la Portable on Board Printer la stampante tridimensionale progettata e realizzata in Italia che ha l’obiettivo di creare pezzi di ricambio e strumenti di lavoro direttamente in orbita. Una missione ricca di successi scientifici che fanno ben sperare per il futuro dell’esplorazione umana nello spazio: ”Cio’ che abbiamo fatto dimostra che possiamo superare le sfide. Se possiamo sognarlo, possiamo farlo, se lo vogliamo veramente –  ha concluso l’astronauta – una delle sfide più difficili da superare, anche in vista delle missioni su Marte è quella psicologica, il dover stare isolati e lontani dalle persone a cui si vuol bene, ma è  una cosa che possiamo affrontare”.

Astrosamantha il film, a cinema e scuola

Astrosamantha il film, a cinema e scuola

Astrosamantha-e-lei-si-commuoveL’impegno quotidiano dell’allenamento, l’arrivo nello spazio dove ha trascorso la permanenza record di 200 giorni e il rientro sulla Terra dopo un’intensa e proficua attività di ricerca: sono questi gli elementi principali degli ultimi tre anni di vita di Samantha Cristoforetti, narrati nel documentario“Astrosamantha – la donna dei record”. Il regista Gianluca Cerasola e sua la troupe hanno accompagnato Samantha attraverso tre continenti (sulla terra) fino alla sua partenza verso lo spazio, entrando nel suo mondo e conoscendo i suoi affetti. Si sono fatti spiegare le prove che ha dovuto affrontare il suo fisico nelle fasi di preparazione, le difficoltà e le soddisfazioni. In questo lungo percorso Samantha si è raccontata e ha condiviso curiosità e aneddoti dal misterioso e affascinante mondo dei viaggi e delle scoperte spaziali. Nei giorni 1 e 2 marzo 2016 la proiezione del film Astrosamantha è stata programmata in oltre 150 sale cinematografiche italiane.

maxresdefaultProprio per la sua straordinaria esperienza, Samantha – astronauta dell’Agenzia Spaziale Italiana e capitano pilota dell’Aeronautica Militare, protagonista di “Futura”, la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana – è stata insignita di uno speciale riconoscimento durante la premiazione dei Nastri d’Argento 2016 che ha avuto luogo il 25 febbraio 2016 alla Casa del Cinema a Roma. Il premio speciale come protagonista del 2015 nel ‘cinema del reale’ è stato attribuito all’astronauta “per il suo altissimo contributo alla capacità di divulgazione e comunicazione dei valori, non solo scientifici, della missione spaziale, così ben raccontata nell’esperienza cinematografica del film  “Astrosamantha – la donna dei record”. A decidere l’assegnazione è stato il Direttivo del Sindacato Nazionale Giornalisti Cinematografici Italiani, la categoria di professionisti che ha ideato i Nastri d’Argento e li conferisce dal 1946. Attraverso le immagine realizzate da Cerasola, accompagnate dalla voce dell’attore Giancarlo Giannini, gli spettatori potranno seguire AstroSamantha in un arco di tempo cruciale nella sua vita di donna sulla Terra e in orbita, dove è rimasta 200 giorni. Samantha-Cristoforetti_980x571La prima italiana nello spazio ha raccontato quali prove ha dovuto sostenere durante gli allenamenti, le problematiche connesse alla sua particolare professione ma anche soddisfazioni, curiosità e aneddoti. “Fino a qualche anno fa ero dall’altra parte, ero io a guardare con gli occhioni sgranati gli astronauti e i lanci spaziali – dice Samantha Cristoforetti – Adesso, all’improvviso, mi trovo all’interno di questo mondo e credo che sia importante che le persone possano vedere e partecipare”. 83 minuti di proiezione che raccontano il sogno diventato realtà e l’esperienza di una donna il cui obiettivo è divulgare, comunicazione, condividere. Una lezione di vita, dal 3 marzo disponibile per la proiezione nelle scuole.
Il trailer del film

Kelly e la missione lunga un anno

Kelly e la missione lunga un anno

scott-kelly-1-631x420L’astronauta americano Scott Kelly e il cosmonauta Mikhail Kornienko sono giunto a conclusione della One Year Mission a bordo della stazione spaziale internazionale, dedicata alla comprensione delle reazioni del corpo umano nell’ambiente spaziale con l’obiettivo di  ridurre sempre più i rischi per gli astronauti impegnati nelle future missioni di esplorazione verso Marte. Il rientro sulla Terra è stato fissato alle 6.25 antimeridiane (ora italiana) del 1 marzo 2016. Kelly e Kornienko erano partiti dal cosmodromo di Baikonour in Kazakstan il 28 marzo 2015 con la Expedition 43, successiva a quella di Samantha Cristoforetti, con la quale hanno condiviso due mesi di permanenza in orbita.

Kelly ha tenuto la sua ultima inflight call dalla ISS dichiarando di sentirsi un privilegiato, poiché ha potuto lavorare per un lungo periodo in una struttura scientifica unica al mondo:  ”Da qui ti rendi conto dell’impatto dell’inquinamento sul nostro pianeta e quando sarò a casa spero di poter fare di più per aiutare a proteggere l’ambiente”.

La particolarità di questa spedizione è che Scott Kelly ha un fratello gemello, Mark Kelly, anche lui astronauta: gli studi compiuti nei 340 giorni a bordo della Stazione Spaziale comprendono anche la comparazione di dati dai due gemelli, al fine di identificare eventuali piccoli cambiamenti causati dalla microgravità. La One Year Mission prevedeva sette aree di studio: funzionale, salute comportamentale, disabilità visive, metabolismo,prestazioni fisiche, microbica e fattori umani per un totale di400 esperimenti effettuati con decine di ore  di sperimentazioni nei laboratori della ISS e sugli astronauti stessi.

kelly-KornienkoKelly ha anche assistito alla fioritura delle zinnie nella “serra cosmica”– la facility Veggie – l’8 gennaio 2016 con un esperimento ideato per verificare il comportamento delle piante da fiore in condizioni di microgravità, soprattutto in rapporto a paramenti ambientali di particolare criticità come l’illuminazione, e per studiare le modalità di conservazione dei semi in orbita.

Il 2 febbraio poi l’astronauta americano ha attivato per la prima volta la Portable on Board Printer, la stampante tridimensionale progettata e realizzata in Italia che ha l’obiettivo di creare pezzi di ricambio e strumenti di lavoro direttamente in orbita. Una missione ricca di successi scientifici che fanno ben sperare per il futuro dell’esplorazione umana nello spazio: ”Ciò che abbiamo fatto  dimostra che possiamo superare le sfide. Se possiamo sognarlo, possiamo farlo, se lo vogliamo veramente –  ha sottolineato l’astronauta – una delle sfide più difficili da superare, anche in vista delle missioni su Marte è quella psicologica, il dover stare isolati e lontani dalle persone a cui si vuol bene. Non si può mai uscire, ogni giorno è uguale all’altro per un tempo lungo, ma è  una cosa che possiamo affrontare”.

CHEOPS sotto lucidatura

CHEOPS sotto lucidatura

cheopsLo specchio primario di volo di CHEOPS, la piccola missione dell’Agenzia Spaziale Europea per lo studio dei pianeti extrasolari, ha iniziato il processo di finitura della superficie e di lucidatura. CHEOPS è il primo satellite completamente dedicato alla caratterizzazione dei pianeti di piccole dimensioni. Punterà stelle già note per ospitare pianeti, misurando ad altissima precisione la variazione di luminosità stellare prodotta quando il pianeta si trova a transitare davanti alla stella riuscendo quindi a misurarne la dimensione ed altre caratteristiche con alta precisione. Grazie al supporto dell’Agenzia Spaziale Italiana, il telescopio di CHEOPS, un riflettore di 320mm di diametro, molto compatto (è di solo 300 mm la lunghezza del tubo ottico principale), e ottimizzato per misure fotometriche ad altissima precisione, è stato progettato dai ricercatori dell’INAF di Padova e Catania, ed è in fase di realizzazione presso gli stabilimenti dellaDivisione Sistemi Avionici e Spaziali di Finmeccanica a Campi Bisenzio alle porte di Firenze. Le operazioni di finitura della superficie riflettente sono state affidate alla Media Lario S.R.L., una PMI che ha sede a Bosisio Parini in provincia di Lecco. Lo specchio, costruito in ZERODUR®, un materiale in vetroceramica, è stato precedentemente lavorato in modo da rimuovere massa non necessaria, conservando la robustezza per consentirne il volo nello spazio.

“CHEOPS è il primo satellite completamente dedicato alla caratterizzazione dei pianeti di piccole dimensioni” dice Isabella Pagano, dell’INAF di Catania e responsabile scientifico in Italia del progetto. “La gran parte dei pianeti oggetto di studio saranno quelli per cui la massa è già stata misurata grazie all’uso di strumenti ad altissima precisione disponibili presso i grandi telescopi di cui disponiamo a Terra (es. il cacciatore di pianeti HARPSN al Telescopio Nazionale Galileo). CHEOPS cercherà di determinarne la dimensione, che unita alla massa, ci informa sulla struttura, se rocciosa o gassosa, del pianeta”.

“La realizzazione del telescopio di CHEOPS è un riconoscimento della leadership italiana nel campo dell’ottica raggiunta in questi anni dalla comunità scientifica e dall’industria del nostro Paese. L’ASI considera che la missione CHEOPS, in aggiunta all’importante tematica scientifica dello studio dei pianeti extrasolari, rivesta una particolare importanza strategica per gli aspetti tecnologici, anche in vista della realizzazione dei 34 Telescopi che saranno forniti dall’Italia per la missione PLATO” aggiunge Barbara Negri Responsabile dell’Unità Osservazione e Esplorazione dell’Universo dell’ASI e advisor del Science Programme Board dell’ESA che ha selezionato la missione.

“Un pezzo di eccellenza italiana sarà a bordo di CHEOPS” dice ancora Roberto Ragazzoni, ricercatore dell’INAF responsabile del sistema ottico del satellite. “Questo sistema ottico è il frutto del lavoro di una squadra che unisce astronomi ed ingegneri degli Osservatori Astronomici, Università e l’industria Italiana in primis. Garantisce una focalizzazione della luce stellare particolarmente stabile anche nell’ostile ambiente dello spazio circumterrestre”.

Il progetto ottico del telescopio è stato guidato dalla necessità di produrre fotometria stabile e ad altissima precisione.  Oltre la progettazione ottica degli specchi e dell’ottica di piano focale, i ricercatori impegnati nel progetto hanno anche curato l’analisi della luce diffusa.

20 anni fa due italiani in orbita

20 anni fa due italiani in orbita

sts-75Il 22 febbraio 1996 due astronauti italiani venivano lanciati a bordo dello Space Shuttle Columbia per la missione STS-75: Maurizio Cheli, colonnello dell’Aeronautica Militare, con il ruolo di specialista di missione, e Umberto Guidoni, specialista di carico utile rappresentato dal satellite a filo Tethered di progettazione italiana (che aveva già volato nella missione del primo italiano in orbita, Franco Malerba, nel 1992) e da una serie di esperimenti sulla microgravità. L’equipaggio del Columbia STS-75 era composto da: Andrew M. Allen (comandante), Scott J. Horowitz (pilota), Franklin R. Chang-Diaz (Comandante del Carico Utile), Maurizio Cheli (Specialista di Missione con il logo ESA), Jeffrey A. Hoffman (Specialista di Missione), lo svizzero Claude Nicollier (Specialista di Missione), Umberto Guidoni (Specialista del Carico Utile con il logo ASI).

Il lancio avvenne alle 21:18 (ora italiana) del 22 febbraio 1996 e il rientro alle 14:58 del 9 marzo 1996, per una durata di 15 giorni, 17 ore, 41 minuti e 25 secondi. In totale 251 orbite che corrispondono a oltre 10 milioni di km percorsi. L’obiettivo principale della missione era il portare in orbita il satellite italiano a filo TSS (Tethered Satellite System Reflight) e lo USMP-3 (United States Microgravity Payload) ideato per sperimentare in assenza di gravità. Il TSS-1R fu il secondo volo del satellite TSS-1, che avvenne nella missione STS-46 nel luglio/agosto 1992 e durante la quale il cavo a cui è appeso il satellite si srotolò di solo 250 metri circa contro i 20,7 chilometri previsti. Mentre il satellite orbita attorno alla Terra il lungo cavo taglia il campo magnetico del nostro pianeta e crea una corrente elettrica rilevabile con gli strumenti posti nel vano di carico della navetta. Questi studi si sono rivelati importanti per lo studio del campo magnetico e per le possibili applicazioni spaziali future quali produzione di corrente elettrica per stazioni spaziali. A bordo del Columbia, inoltre, c’erano vari esperimenti con i quali studiare la fusione dei metalli in microgravità, la crescita di cristalli e le accelerazioni a cui vengono esposti gli esperimenti a bordo della navetta.

Sts-75-patchIn occasione del ventennale della missione STS-75, il Capo di Stato Maggiore dell’Aeronautica Militare, Generale Squadra Aerea Pasquale Preziosa, ha incontrato Maurizio Cheli, primo dei quattro Ufficiali dell’Aeronautica Militare ad aver volato nello spazio testimonia l’interesse della Forza Armata per le attività del volo umano spaziale e sub-orbitale che rappresentano il nostro futuro. Un cammino cominciato più di 50 anni fa, grazie al genio e all’impegno del Generale Luigi Broglio, ingegnere dell’Aeronautica Militare, che permise all’Italia di accedere allo Spazio con un proprio satellite, il “San Marco”. Un successo che nel 1964 potevano condividere solo Unione Sovietica e Stati Uniti”. Maurizio Cheli non ha più volato nello spazio. Umberto Guidoni vi è tornato del 2001 a bordo dello Space Shuttle Endeavour, diventando il primo astronauta europeo a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), nella missione coincisa con il volo inaugurale del modulo italiano Raffaello.