da Sorrentino | Mar 28, 2015 | Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale

Un anno consecutivo in orbita intorno alla Terra. Scott Kelly, 51enne astronauta americano, non è il primo destinato a trascorrere un tempo così lungo nello spazio, ma inaugura la serie di missioni di più lunga durata a bordo della stazione internazionale dove permarrà per 342 giorni insieme al russo Mikhail Kornienko. I due fanno parte dell’equipaggio di Expedition 43, partito alle 20:42 (ora italiana) del 27 marzo 2015 dalla dalla base russa di Baikonur, in Kazakhstan, a bordo della Soyuz TMA-16M insieme al cosmonauta Gennady Padalka, che rimarrà a bordo della Iss per il periodo canonico di sei mesi.
Ma la caratteristica della missione di Scott Kelly, ribattezzata propriamente “One Year”, è legata a filo doppio all’attività parallela del fratello gemello Mark, anch’egli astronauta, rimasto a terra, con l’espresso obiettivo di studiare e mettere a confronto le reazioni e la capacità di adattamento del corpo umano in assenza di gravità con i parametri di chi conduce una vita sulle gambe ben salde e scandita dai ritmi regolari del giorno e della notte.
La Soyuz con l’equipaggio di Expedtion 43 ha attraccato alla ISS sei ore dopo il lancio, alle 04:36 ora italiana di sabato 28 marzo e 90 minuti dopo si sono aperti i portelli.

Con questa missione la NASA intende testare la capacità di affrontare viaggi di lunga durata in condizioni di assenza e gravità e avviare le tappe di avvicinamento all’esplorazione umana di Marte. Ma c’è di più. Per la prima volta si offre la possibilità di verificare il cosiddetto “paradosso dei gemelli”, enunciato sulla base della Teoria della Relatività di Albert Einstein, secondo cui se un gemello parte per un viaggio interstellare, condotto quasi alla velocità della luce, mentre l’altro invece rimane ad aspettarlo sulla Terra, al ritorno il gemello astronauta sarà invecchiato meno di quello rimasto sulla Terra. Ciò in quanto il tempo scorrerebbe in modo decisamente diverso per i due fratelli. Pur non viaggiando alla velocità della luce, l’astronauta Scott Kelly a bordo della Iss e il gemello Mark Kelly sulla Terra vivranno un’asimmetria temporale avendo due diversi sistemi di riferimento. Molta attenzione, dunque, sia ai problemi fisici che psicologici.
La Spedizione 43 è iniziata quando la Soyuz TMA-14M ha lasciato la stazione l’11 marzo 2015. Dopo aver trascorso 167 giorni a bordo della Stazione Spaziale Internazionale, Barry Wilmore, Alexander Samokutyaev ed Elena Serova sono tornati a casa segnando la fine di Spedizione 42 e lasciando il orbita il Comandante Terry Virts e Ingegneri di Volo Samantha Cristoforetti dell’ESA e Anton Shkaplerov della Roscosmos, che hanno proseguito le ricerche scientifiche e la manutenzione a bordo della stazione fino all’arrivo, dei nuovi tre membri dell’equipaggio, l’astronauta NASA Scott Kelly e i cosmonauti della Roscosmos Mikhail Kornienko e Gennady Padalka, componenti tutti insieme di Spedizione 43.
L’ingegnere di Volo Scott Kelly èl’unico astronauta nella storia ad avere un gemello, Mark, anche lui nella NASA. Ha effettuato il suo primo volo spaziale nel 1999 come pilota della missione Space Shuttle STS-103 per effettuare una manutenzione al Telescopio Spaziale Hubble. Dopo aver fatto parte dell’equipaggio di riserva di Spedizione 5 alla ISS, nel 2007 è stato Comandante di STS-118 in una missione diretta alla Stazione Spaziale Internazionale, Ingegnere di Volo di Spedizione 25 e Comandante della Spedizione 26, per un totale di 180 giorni, 1 ora e 51 minuti nello spazio nel corso delle tre missioni. Kelly farà parte delle Spedizioni 43/44 come Ingegnere di Volo e Comandante delle Spedizioni 45/46. E’ stato scelto per la missione di un anno sulla ISS assieme al cosmonauta russo Mikhail Kornienko, alla sua seconda missione a bordo della ISS dove ha già trascorso sei mesi.
L’ingegnere di Volo russo Gennadi Padalka è uno dei cosmonauti con maggiore esperienza in attività. Il suo primo volo nello spazio risale al 1998 con la missione Soyuz TM-28 quando ha soggiornato 198 giorni sulla MIR. Nel marzo 2002 è stato comandante della Spedizione 9, trascorrendo sulla ISS 187 giorni, 21 minuti e 17 secondi. Nel 2009 ha svolto un’altro periodo di soggiorno sulla ISS sempre con il ruolo di Comandante per la ISS-Spedizione 19 trascorrendo ulteriori 199 giorni nello spazio. E’ stato poi assegnato come Ingegnere di Volo per la Spedizione 31 e Comandante per la Spedizione 32 decollato il 15 maggio 2012 per la ISS con la Soyuz TMA-04M. Complessivamente ha trascorso nello spazio di 710 giorni, 6 ore e 22 minuti, eseguendo nove attività extra-veicolari durante la sua carriera. Ora è stato nuovamente scelto come Ingegnere di Volo di Spedizione 43 e Comandante di Spedizione 44.
Padalka, alla quinta missione, rientrerà dopo 168 giorni con il nuovo primato di permanenza nello spazio. Infatti, al momento del rientro sulla Terra avrà superato 870 giorni battendo il precedente limite (803) che appartiene al connazionale Sergej Konstantinovic Krikalyov. Di quest’ultimo, cosmonauta di San Pietroburgo, e’ il record di permanenza ininterrotta nello spazio. Il 25 marzo 1992, Krikalyov rientrò dopo 311 giorni trascorsi sulla Stazione Spaziale Mir. Per questo venne considerato “l’ultimo cittadino dell’Unione Sovietica”.
L’equipaggio completo di ISS-Spedizione 43: da destra il Comandante Terry Virts, assieme al cosmonauta russo Mikhail Kornienko, l’astronauta italiana dell’ESA Samantha Cristoforetti, il cosmonauta russo Anton Shkaplerov, l’astronauta NASA Scott Kelly e il cosmonauta russo Gennady Padalka.
da Sorrentino | Mar 6, 2015 | Astronomia, Missioni, Primo Piano
Dopo un viaggio di quasi 5 miliardi di km iniziato nel 2007, la sonda Dawn si è inserita nell’orbita di Cerere: per la prima volta nella storia, una sonda terrestre effettua il rendez-vous con un pianeta nano. Cerere è considerato un ‘fossile’ del Sistema Solare, rappresenta un campione importante dei mattoni dai quali si sono formati Venere, Terra e Marte: sarà preziosissimo per scoprire qualcosa in più sulle nostre origini e arricchirà l’‘archivio storico’ sulla formazione del nostro Sistema Solare.
“Ancora una volta siamo di fronte a un’impresa storica – ha dichiarato Roberto Battiston, presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana – che parla anche italiano. Lo strumento scientifico VIR-MS a bordo della sonda si è rivelato già fondamentale nella missione Dawn nelle osservazioni di Vesta, e ancora sarà preziosissimo per scoprire i segreti del più grande tra gli asteroidi, promosso nel 2006 a ‘piccolo pianeta’”.
VIR-MS, lo spettrometro italiano fornito e gestito da ASI e realizzato da Selex Galileo con la guida scientifica del’INAF, si trova a bordo della sonda insieme ad altri due strumenti: la camera fornita dal Max Plank Institute tedesco e lo strumento GRaND, realizzato da LANL-Los Alamos National Laboratories. Lo strumento VIR-MS fornisce immagini in 864 bande spettrali ed ha una risoluzione spaziale di 25m/pixel da una altitudine di 100km, l’intervallo spettrale si estende dall’ultravioletto (250nm) al vicino infrarosso (5000nm).
Nel 2011 la sonda DAWN si era inserita in orbita intorno al primo dei suoi obiettivi: Vesta, un asteroide di oltre 500 Km di diametro, il secondo oggetto più grande nella fascia degli asteroidi, rivelatosi essere un proto-pianeta, proprio grazie ai dati raccolti da Dawn. La sonda ha continuato a orbitare intorno a Vesta fino a luglio 2012, poi ha riacceso i suoi motori ionici e ha iniziato la sua avventura verso Cerere, il più grande fra gli asteroidi e ormai definito come pianeta nano, dove è arrivato oggi. La sonda ha raggiunto Cerere la scorsa settimana: il 23 febbraio si è avvicinata fino a 39 mila chilometri (10 % della distanza Terra – Luna). Attualmente, dopo aver percorso 4.8 miliardi di km in un viaggio durato sette anni e mezzo (compresi i 14 mesi di tappa attorno a Vesta), la sonda Dawn si trova ad una distanza di circa 0,0004076 AU (60.976 Km) da Cerere e grazie al propulsore ionico (utilizzando il gas Xenon) si avvicinerà nei prossimi giorni sino a 4.400Km (survey orbit), si porterà quindi poi sull’orbita HAMO (High Altitude Mapping Orbit) a 1.470 Km, e con una serie di orbite a spirali, scenderà in due mesi sino a 375 Km, sull’orbita LAMO (Low Altitude Mapping Orbit), impiegando 5,5 ore per compiere ciascun giro intorno a Cerere. Solo da aprile Dawn inizierà a inviare dati scientifici e a fare il suo lavoro su Cerere, aiutando gli scienziati a fare luce su molti interrogativi.
Gli scienziati vogliono far luce sulla natura delle due misteriose macchie bianche dentro a un cratere del pianeta nano, osservate a metà febbraio. Sulla superficie di Cerere, poi, sono stati individuati dei geyser giganti, di cui verrà studiata la natura. Gli scienziati vogliono anche verificare quanta acqua si nasconda nel sottosuolo.
La sonda rimarrà attiva per 16 mesi, arrivando progressivamente fino a una distanza di 375 chilometri dal pianeta nano, raccogliendo immagini e preziosi dati scientifici. Al termine della missione nominale, NASA con ASI e DLR valuteranno le riserve di Xenon – il carburante della sonda – ancora disponibili, per prendere in considerazione l’estensione della missione.
da Sorrentino | Mar 4, 2015 | Astronomia, Missioni, Primo Piano
METIS, il coronografo a bordo della sonda ESA Solar Orbiter dedicata allo studio del Sole e dell’eliosfera, ha il suo logo. Il vincitore del concorso “Disegna il tuo METIS” è Giovanni Simioni: la sua idea sarà utilizzata come concept grafico per elaborare il logo ufficiale di METIS. Questo strumento simula l’effetto di un’eclisse di Sole, permettendo così di osservare la tenue emissione della corona solare estesa. Il logo che accompagnerà la missione dello strumento METIS rappresenta perfettamente il suo obiettivo e il suo impegno. METIS mette insieme le capacità di più strumenti in un unico telescopio che, oscurando il disco solare, permette di ‘vederne’ solamente la corona. Un tondo nero dal quale spunta, sfumata, la corona solare stilizzata nei colori dell’arcobaleno fino al violetto, e dove si staglia il profilo della sonda Solar Orbiter.
Il concorso “Disegna il tuo METIS” è stato lanciato dall’Agenzia Spaziale Italiana e ha coinvolto il grande pubblico e tutti gli appassionati di tematiche spaziali. In base ai criteri di originalità e creatività, a vincere il concorso è stata la proposta di Giovanni Simioni, che si è aggiudicato l’Atlante dell’Universo, realizzato a cura dell’Agenzia Spaziale Italiana. Una menzione speciale per i progetti proposti da Barbara Russo, Andrea Corrado Lupo, Camilla Signorini e Luca Bergesio, che si sono distinti per concept e design.
METIS è uno degli strumenti del carico scientifico della sonda Solar Orbiter dell’ESA, finalizzata allo studio del Sole, dello spazio immediatamente circostante e dei poli solari: è la prima missione di classe M selezionata nell’ambito del programma scientifico Cosmic Vision 2015-2025. La sonda sarà lanciata nel 2018. Il suo obiettivo è osservare la corona solare nella luce visibile polarizzata e nell’UV, ottenendo immagini coronali monocromatiche nella riga dell’idrogeno. Con un innovativo e ingegnoso disegno ottico, METIS simula l’effetto di un’eclisse di Sole e permette così di osservare la tenue emissione della corona solare estesa, più di un milione di volte più debole di quella del disco solare. METIS prende il nome da una figura della mitologia greca, che rappresentava la conoscenza e la saggezza: dalla sua unione con Zeus nacque Pallade Atena, dea della sapienza.
Lo strumento, finanziato dall’ASI, è stato progettato da un team scientifico dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e di diverse Università nazionali, realizzato da un consorzio industriale italiano, è in collaborazione con un istituto di ricerca tedesco, il Max Planck di Goettingen, e con l’Accademia delle Scienze della Repubblica Ceca.
da Sorrentino | Mar 4, 2015 | Attualità, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
Samantha Cristoforetti ha festeggiato il 3 marzo 2015 i primi cento giorni trascorsi a bordo della stazione spaziale internazionale, insieme ai suoi colleghi di missione partiti il 24 novembre 2014 dal cosmodromo di Bajkonour a bordo della capsula Soyuz TMA-15M, il russo Anton Shkaplerov e l’americano Terry W. Virts. L’anniversario è stato annunciato via Twitter dall’astronauta italiana che si è regalata una piccola targa celebrativa e poi si è messa in posa a testa in giù in mezzo ai due colleghi. Oltre a essere la prima donna italiana in orbita, Samantha Cristoforetti ha inanellato un numero record di follower sull’account Twitter ma soprattutto un seguito straordinario sul blog Avamposto 42, che racconta tutte le fasi della missione Futura. Un racconto composto da innumerevoli e sensazionali immagini della Terra vista dallo spazio, dagli scatti relativi alle attività ordinarie e sperimentali che si svolgono a bordo della ISS e alle operazioni sempre delicate di attracco delle navette di rifornimento e del lavoro extraveicolare che vede Samantha Cristoforetti impegnata nella preparazione e assistenza dell’uscita dei colleghi all’esterno del complesso orbitale. Tanti i collegamenti con la Terra che hanno offerto alle scolaresche in ogni parte d’Italia di vivere l’emozione del colloquio diretto con l’astronauta. Meno simpatica la scelta degli organizzatori del Festival di Sanremo di fare apparire una diretta serale l’intervista rilasciata nella fascia pomeridiana dall’astronauta. In ogni caso Samantha Cristoforetti ha conquistato un posto nel cuore degli italiani, citata dall’ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, diventando emblema e orgoglio della parte positiva del Paese. La missione Futura continua e Samantha prosegue nella conduzione dei numerosi esperimenti selezionati dall’ASI, ideati e sviluppati da Università, Enti di ricerca e PMI italiane, oltre a sperimentazioni scelte dall’ESA e dalle altre Agenzie partner della ISS. Il rientro sulla Terra è pianificato per maggio 2015.
da Sorrentino | Feb 11, 2015 | Lanci, Missioni, Primo Piano
Pieno successo del lancio dimostrativo della navetta sperimentale europea Ixv (Intermediate eXperimental Vehicle), progettata per raggiungere lo spazio e rientrare a Terra. Il suo primo volo, a bordo del lanciatore Vega, è iniziato alle 14:40 (ora italiana) di mercoledì 11 febbraio dallo spazioporto europeo di Kourou, nella Guyana Francese. Un ritardo di 40 minuti rispetto all’orario previsto. Il countdown è stato interrotto a 4 minuti dal GO, per effettuare controlli ai sistemi di telemetria, ed è ripreso alle 14:36 ora italiana. La sequenza di lancio è stata dettata da Laura Appoloni, direttore delle operazioni nel centro di controllo di Arianespace a Kourou. Il volo di IXV, veicolo spaziale sperimentale delle dimensioni di un automobile e il peso di 1.844 kg, è durato appena 100 minuti e si è concluso con un ‘tuffo’ nell’Oceano Pacifico.
Un’altra giornata storica per l’Europa dello spazio, che ha portato a termine con precisione una missione fondamentale per dotare l’Europa di una propria capacità di rientro orbitale e un proprio sistema riusabile di trasporto spaziale. Una nuova occasione per celebrare il ruolo primario dell’Italia, protagonista sia nello sviluppo del lanciatore che del veicolo di rientro atmosferico. Il volo di IXV è servito a validare gli aspetti innovativi del progetto, la forma del veicolo, la sua semplicità e la performance delle sue ali, nonché la sua manovrabilità per un atterraggio di precisione. Un progetto innovativo, di cui è ‘prime contractor’ Thales Alenia Space Italia, coadiuvata da circa 40 altre aziende europee, con il contributo allo sviluppo da parte del CIRA (Centro Italiano Ricerche Aerospaziali) di Capua. Gli ultimi test sul veicolo sono stati effettuati presso gli stabilimenti Thales Alenia Space di Torino, dove sono state verificate tutte le strutture e i materiali. Il CIRA ha qualificato, attraverso una serie di prove tecniche, sia la stabilità di carico sia i sottosistemi di recupero e di galleggiamento. La missione è stata controllara dal centro ALTEC (Advanced Logistics Technology Engineering Centre) di Torino. Dopo essersi separato dall’ultimo stadio del vettore Vega, che lo ha spinto fino all’inserimento nella traettoria suborbitale a 320 km di quota, 19 minuti dopo la partenza dal complesso ELA-1 di Kourou, IXV ha raggiunto la quota di 413 km prima di iniziare la discesa ed il rientro nell’atmosfera terrestre fino allo splash-down. Nella fase di discesa IXV ha raggiunto i 7,5 chilometri al secondo all’ingresso in atmosfera, riducendo progressivamente la velocità. A 30 km di altezza l’apertura in sequenza dei paracadute che ne hanno attutito l’ammaraggio. IXV effettuerà rimane a galla grazie a quattro galleggianti, per poi essere messo in sicurezza dalla nave attrezzata per il suo recupero. L’elevata aerodinamicità che caratterizza l’Intermediate eXperimental Vehicle è ottenuta sfruttando la forma della fusoliera che massimizza la portanza e la manovrabilità. IXV è provvisto di un sistema di guida, navigazione e controllo ad alte prestazioni che utilizza superfici aerodinamiche controllate automaticamente, ed è dotato di uno scudo termico per sostenere le temperature elevate che si svilupperanno durante il rientro in atmosfera. Una missione di successo anche per Avio, responsabile del lanciatore Vega che, per soddisfare i requisiti del volo sperimentale, ha realizzato per la prima volta una complessa traiettoria est-equatoriale. L’Italia è presente anche con l’Università la Sapienza di Roma.
La ricostruzione del volo di IXV
La traiettoria di lancio e quella del volo suborbitale sono state seguite con i sistemi di telemetri dalle stazioni di terra, la prima delle quali collocata a Libreville e gestita da CNES, utilizzata per tracciare l’ultimo stadio del lanciatore di IXV, il cosiddetto AVUM (Attitude Vernier Upper Module. La seconda stazione fissa è collocata a Malindi, gestita dall’ASI, ed è utilizzata per il tracciamento della traiettoria di IXV all’inizio della fase balistica. La terza Ground Station è stata posizionata a Tarawa, atollo corallino della Repubblica di Kiribati nell’Oceano Pacifico. La nave per il recupero di IXV ospita un’antenna trasportabile per l’esatta individuazione del punto di ammaraggio. Alle 16:01 il centro di controllo della missione ha comunicato che la nave aveva agganciato il segnale di telemetria di IXV in fase di avvicinamento al punto prestabilito di caduta. Alle 16:10 la conferma dell’apertura del sistema di paracadute. Alle 16:19 le telecamere della nave di recupero hanno immortalato in lontananza lo splash-down.
“Quattro successi in 4 orbite diverse – ha commentato il numero uno dell’ESA, Jean-Jacques Dordain – dimostrano non solo l’affidabilità, ma anche la straordinaria flessibilità di VEGA”. “Il quarto successo di VEGA in altrettanti tentativi è una ulteriore conferma dell’eccellenza italiana nel settore dei lanciatori – ha aggiunto Stèphane Israel, CEO e Chairman di Arianespace.
Il presidente ASI, Roberto Battiston, ha parlato di giornata storica per l’Italia, che conferma tutta la sua competenza e capacità internazionale nel settore Spaziale. Vega si è dimostrato un vero cavallo di razza: quatto lanci, quattro successi. Una soddisfazione rinforzata dalla presenza a bordo della navicella IXV. “L’Europa – ha aggiunto Battiston – sta cercando la sua strada nel settore del rientro dallo Spazio e l’Italia, che sta fornendo le tecnologie necessarie, è in prima linea su questo. Non si tratta di un progetto visionario, ma di qualcosa di estremamente concreto, che mette immediatamente a fuoco cosa serve per permettere all’Europa di avere le tecnologie necessarie a sviluppare sistemi di ritorno a terra di missioni spaziali”.
Soddisfazione anche al CIRA, dove il presidente Luigi Carrino si è detto orgoglioso per il contributo decisivo dato dal nostro Centro alle fasi di progettazione, test e assistenza alla missione. Nell’ambito di questo progetto il CIRA, forte delle competenze e dei risultati acquisiti con le due missioni eseguite nell’ambito del programma nazionale USV (Unmanned Space Vehicle), ha svolto un ruolo significativo. Oltre agli studi in materia di aerodinamica e aerotermodinamica, alle attività di qualifica del sistema di protezione termica, il CIRA ha progettato ed eseguito il drop test da elicottero di un prototipo in scala reale del velivolo IXV per la sperimentazione del sistema di discesa e di recupero. Ed anche nella attuale fase di esecuzione della missione finale, il CIRA fornisce assistenza tecnica all’ESA attraverso la partecipazione di propri ricercatori al Team di Progetto impegnato nelle operazioni di lancio presso la Base di Kourou.
da Sorrentino | Feb 11, 2015 | Lanci, Missioni, Politica Spaziale, Primo Piano
La trasmissione della sequenza di lancio del razzo Vega, dallo spazioporto dell’ ESA in Guyana francese, vede presenti i ministri per la ricerca di Francia e Italia, Geneviève Fioraso e Stefania Giannini, all’Altec di Torino, centro di controllo della missione dimostratore europeo di rientro atmosferico IXV, situato presso gli stabilimenti torinesi di Thales Alenia Space.
Ad accogliere i ministri di Francia e Italia, presso la sede ALTEC, Jean-Loïc Galle, Presidente e CEO di Thales Alenia Space, il quale ha sottolineato come lo stabilimento di Torino sia tra i gioielli della società aerospaziale, in particolar modo per lo sviluppo delle speciali tecnologie necessarie alle missioni automatizzate su Luna e Marte, così come per le attività legate alla Stazione Spaziale Internazionale e ai sistemi di rientro atmosferico, con e senza equipaggio.
Thales Alenia Space è prime contractor di questo programma dell’Agenzia Spaziale Europea (ESA), a capo di un consorzio di aziende, centri di ricerca e università europei. L’Italia, con un grande supporto da parte dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), ricopre un ruolo guida nell’ambito del programma.
Il progetto IXV mira a sviluppare un sistema di rientro atmosferico autonomo per l’Europa, oltre a convalidare le tecnologie necessarie a raggiungere tale obiettivo. La missione, della durata di 1 ora e 40 minuti, viene fatta concludere con una discesa con paracadute e ammaraggio nell’Oceano Pacifico, dove il veicolo viene recuperato da una nave appositamente attrezzata.
“Con questa missione, Francia e Europa confermano l’eccellenza nell’esplorazione dello spazio, una delle sfide maggiori che ci attendono negli anni a venire,” – ha detto Geneviève Fioraso, Ministro francese per l’Istruzione Superiore e la Ricerca – “Ci stiamo confrontando con sfide di carattere scientifico, tecnologico e strategico, oltre che con la questione della sovranità francese ed europea. Allo stesso modo, questi progetti scientifici ci fanno sognare, portano alla ribalta le nostre ricerche sulle origini dell’universo e spingono i giovani a scegliere una carriera tecnica o scientifica, aree in cui abbiamo gran bisogno di risorse umane. Per affrontare queste sfide dobbiamo acquisire know-how nelle tecnologie abilitanti, specialmente quelle necessarie ai vettori spaziali, con e senza equipaggio, per rientrare in sicurezza sulla Terra. Ciò di cui sono stata testimone oggi presso lo stabilimento Thales Alenia Space di Torino, insieme alla mia controparte italiana Stefania Giannini, dimostra che l’Europa possiede tutto il necessario per fronteggiare queste sfide emozionanti.”
“L’Italia è la grande protagonista del lancio del dimostratore europeo di rientro atmosferico IXV sviluppato da Thales Alenia Space per conto dell’ESA, con l’apporto tecnico-scientifico dell’ASI, del CIRA e delle Università italiane – ha affermato Stefania Giannini, Ministro italiano dell’Istruzione, Università e Ricerca, che si è detta “orgogliosa di questo nuovo passo dell’avventura italiana nello spazio che dimostra l’eccellenza italiana nel settore spaziale”.
I dati raccolti nel corso di questa missione daranno un contributo senza precedenti allo sviluppo delle future generazioni di sistemi di trasporto spaziale con fase di rientro atmosferico. Jean Jacques Dordain, direttore generale dell’Agenzia Spaziale Europea, ha sottolineato da Kourou che l’11 febbraio è giorno di due grandi avvenimenti: il lancio del razzo Vega e la missione sperimentale del dimostratore di rientro atmosferico IXV, frutto interamente della tecnologia europea, caratterizzata dal forte contributo italiano. Accanto a lui, nella sala controllo di Arianespace, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston.