da Sorrentino | Nov 23, 2014 | Attualità, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
La Soyuz Expedition 42/43 ha ufficialmente preso il via alle 22:01 (ora italiana) di domenica 23 novembre e contestualmente è iniziata FUTURA, la seconda missione di lunga durata dell’Agenzia Spaziale Italiana, che vede protagonista Samantha Cristoforetti, astronauta dell’Agenzia Spaziale Europea e capitano pilota dell’Aeronautica Militare. Una missione resa possibile da un accordo bilaterale tra Agenzia Spaziale Italiana e NASA, in base al quale il nostro Paese ha fornito all’ente spaziale statunitense moduli di rifornimento logistico e un modulo abitativo sull’avamposto orbitante, in cambio di utilizzo scientifico e opportunità di volo supplementari. Samantha Cristoforetti resterà per circa sei mesi come membro effettivo dell’equipaggio della missione ISS 42/43, contribuendo allo svolgimento di tutti i compiti di ricerca, sperimentazione e manutenzione operativa del laboratorio spaziale. “Samantha Cristoforetti – ha dichiarato il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana, Roberto Battiston – una astronauta italiana tra le stelle! Questa è una notizia che fa bene all’Italia, ed il fatto che sia, per la prima volta, declinata al femminile ci rende doppiamente felici. Con Samantha l’Italia conferma il ruolo di leadership anche per numero di astronauti inviati nello Spazio”.
Samantha è la prima astronauta italiana, attualmente anche l’unica donna del corpo astronauti europeo, e la 60° donna a partire per lo Spazio. FUTURA è la seconda di lunga durata per l’ASI (dopo la missione VOLARE di Luca Parmitano): la permanenza sulla Stazione si concluderà con il rientro sulla Terra tra circa sei mesi, al momento pianificato per maggio 2015. Durante la missione, Samantha sarà impegnata in esperimenti scientifici per ESA e ASI, molti dei quali sono basati sul know how italiano: dovrà svolgere come membro di equipaggio della ISS un’ampia e articolata attività di sperimentazione. L’ASI, unica agenzia spaziale nazionale in Europa ad aver accesso diretto alle risorse di utilizzazione della ISS, ha selezionato e sviluppato per la missione di Samantha Cristoforetti nove progetti di ricerca scientifica e dimostrazione tecnologica italiani, che verranno svolti dalla nostra astronauta nei suoi sei mesi di permanenza a bordo della ISS, insieme a un altro progetto già presente sulla Stazione che sta raccogliendo dati da oltre tre anni: cinque progetti saranno dedicati allo studio di vari aspetti della fisiologia umana in condizioni di assenza di peso, due effettueranno analisi biologiche su campioni cellulari portati in microgravità; verrà inoltre portato e sperimentato a bordo della ISS un dimostratore per un processo di produzione automatizzato per la realizzazione di oggetti 3D in assenza di peso (stampa 3D), e una macchina a capsule multifunzione in grado di servire bevande calde, tra le quali anche il tipico “caffè espresso italiano”, a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS). I progetti sono stati ideati da Università, centri di ricerca, aziende e PMI italiane, e selezionati dall’ASI con i Bandi nazionali di Volo Umano e la Call per progetti di partenariato pubblico-privato per la utilizzazione della ISS. La Missione spaziale ISS 42/43 del settimo astronauta tricolore e prima italiana nello spazio, è stata battezzata FUTURA in seguito a una call for ideas lanciata a novembre 2013 dall’Agenzia Spaziale Italiana, dall’Agenzia Spaziale Europea e dall’Aeronautica Militare. L’iniziativa “Dai un nome alla Missione di Samantha Cristoforetti” ha avuto l’obiettivo di invitare il grande pubblico e tutti gli appassionati di tematiche spaziali, senza limiti di età, a contribuire all’ideazione del nome italiano ufficiale della Missione ISS 42/43. Tra le oltre mille proposte arrivate, FUTURA è stato il nome più proposto. Anche il logo di FUTURA è stato scelto in seguito a un contest rivolto al pubblico: rappresenta una ISS ‘stilizzata’ e la sua immaginaria orbita attorno alla Terra, sullo sfondo di un sole nascente e di una volta di stelle. Lo ha ideato Valerio Papeti, giovane dottore in Belle Arti di Torino.
da Sorrentino | Nov 23, 2014 | Lanci, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
Lancio perfetto da Baikonour. Il razzo Soyuz ha portato in orbita Samantha Cristoforetti, ingegnere di bordo della missione Expedition 42 e prima donna astronauta italiana. Con lei ci sono l’astronauta statunitense Terry W. Virts e il cosmonauta russo Anton Shkaplerov, pronti a unirsi agli altri tre astronauti che vivono da qualche mese sulla Stazione Spaziale Internazionale. La partenza è avvenuta alle 22:01 e alla 22:10 le telecamere all’interno della capsula hanno mostrato il pupazzo mascotte galleggiare, a conferma del raggiungimento dell’orbita e dello stato di assenza di gravità. La missione Futura inizia cinquant’anni dopo il lancio del satellite San Marco che segnò l’ingresso dell’Italia nell’Olimpo dello spazio dopo l’allora Unione Sovietica e gli Stati Uniti. Meno di nove minuti dopo la partenza, la Soyuz era a 208 chilometri dalla Terra, quota alla quale è avvenuta la separazione del terzo stadio e l’inserimento in orbita, alla velocità di 25mila chilometri all’ora. Subito dopo l’inizio della rincorsa alla Stazione Spaziale Internazionale, che si trova a un’altezza di circa 400 chilometri e viaggia a 28mila chilometri l’ora. Dopo aver girato per quattro volte intorno alla Terra, in circa sei ore, l’approdo della Soyuz alla Iss previsto alle 3:53 del mattino in Italia. Dopo l’aggancio alla Stazione Spaziale Internazionale, i tre astronauti equilibreranno la pressione nella navicella con quella della Iss, si toglieranno le tute spaziali e faranno il loro ingresso in quella che per i prossimi sei mesi sarà la loro casa. “Con valore verso le stelle” si legge nella bandiera celebrativa mostrata dal gen. Preziosa, capo di stato maggiore dell’Aeronautica Militare Italiana, nel corso della diretta tv dalla sede dell’Agenzia Spaziale Italiana, presenti il presidente Roberto Battiston, il ministro della ricerca Giannini, il Direttore dei Voli abitati dell’ESA Thomas Reiter e gli astronauti italiani Luca Parmitano, Roberto Vittori e Paolo Nespoli. Un buon auspicio per la missione di lunga durata che attende Samantha Cristoforetti.

da Sorrentino | Nov 21, 2014 | Attualità, Lanci, Missioni, Primo Piano, Stazione Spaziale
E’ arrivato il momento della missione Futura. Il giorno del lancio è domenica 23 novembre, il momento le 22:01 ora italiana, la base è il cosmodromo di Bajkonour in Kazahkistan. Samantha Cristoforetti, prima astronauta italiana, è pronta a trasferirsi per sei mesi a bordo della stazione spaziale internazionale. Seduta sul sedile di sinistra della Soyuz TmA-15M, con addosso la tuta pressurizzata “Sokol” con cui ha familiarizzato a lungo, volerà in orbita insieme al comandante della Expedition 42, il russo Anton Skhaplerov, e all’americano Terry Virts, come lei ingegnere di bordo, con i quali condivide i 5 metri cubi di volume dell’abitacolo. Otto minuti e 45 secondi dopo il distacco dalla rampa, il terzo stadio del razzo vettore Sojuz si separerà e da quel momento la navicella sarà in orbita alla velocità di 28.800 km orari, a una quota più bassa rispetto a quella del complesso orbitale che sarà raggiunto sei ore dopo il lancio. L’aggancio è previsto alle 03:53 di lunedi mattina e l’apertura del portellone di collegamento al modulo di attracco della stazione spaziale intorno alle 05:00. Samantha Cristoforetti è la 59esima donna a sperimentare l’assenza di gravità e la sua permanente in orbita potrà essere seguita attraverso il sito web “Avamposto 42”. A lei toccherà eseguira una molteplicità di esperimenti, tra cui dieci sotto la responsabilità dell’Agenzia Spaziale Italiana.
LA BROCHURE DELLA MISSIONE FUTURA
EVENTO LIVE SU www.asitv.it

La scheda di Samantha Cristoforetti
Nata a Milano ma cresciuta a Malè in provincia di Trento, Samantha Cristoforetti è uno dei sei astronauti selezionati nel 2009 ESA dall’Agenzia Spaziale Europea. Si è laureata a Monaco in ingegneria meccanica con una specializzazione in propulsione spaziale e strutture leggere e, come parte dei suoi studi, ha frequentato sia l’Ecole Nationale Supérieure de l’Aéronautique et de l’Espace di Tolosa sia, per dieci mesi, la Mendeleev University of Chemical Technologies a Mosca, dove ha scritto la sua tesi di Master in propellenti solidi per razzi.
La sua carriera in Aeronautica Militare comincia nel 2001, con la frequenza del Corso Regolare presso l’Accademia di Pozzuoli. Nel 2005, con grado di Tenente, viene inviata alla scuola di volo Euro-NATO Joint Jet Pilot Training, dove consegue il brevetto di pilota militare.Tornata in Italia, è assegnata al 51° Stormo di Istrana su velivolo AM-X. È stata selezionata come astronauta ESA nel 2009 e ha completato l’addestramento di base nel novembre del 2010. Nel 2011, in qualità di Reserve Astronaut per ESA, ha iniziato il suo addestramento ai sistemi della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), quello per le EVA (le “passeggiate spaziali”) e quello per le operazioni robotiche. Si è inoltre qualificata come primo ingegnere di volo sui veicolo Soyuz, un ruolo simile a un co-pilota. A luglio 2012 è stata assegnata alla missione “Futura” dell’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) a bordo della ISS.
da Sorrentino | Nov 15, 2014 | Attualità, Missioni, Primo Piano
Il lander Philae ha smesso di trasmettere alle 01:36 (ora italiana) di sabato 15 novembre. Era piena notte quando al centro di controllo della missione Rosetta si sono persi i contatti con la sonda automatica accometata sulla superficie della 67P/Churyumov-Gerasimenko, appoggiata su due delle tre gambe in una zona certamente sconnessa rispetto a quella su cui si è posata la prima volta per poi rimbalzare molto più in là. Una zona d’ombra che non ha permesso ai pannelli solari di ricevere la luce necessaria a mantenere in carica le batterie. Anche le missioni spaziali possono finire in un cul de sac. Ma in questo caso i tecnici dell’Agenzia Spaziale Europea sono riusciti abilmente a trasformare l’imprevisto in successo pieno. Philae ha portato a termine il 90 per cento del suo programma, producendo i dati che permetteranno di conoscere a fondo l’ambiente di una cometa e ottenere quelle informazioni in grado di fornire elementi utili alla comprensione dell’origini della vita sulla Terra. Una missione compiuta a 511 km dal nostro pianeta, che non è ancora finita ma già nei libri di storia dell’astronautica. Essere riusciti ad approdare con una minuscola sonda, carica degli strumenti più sofisticati per l’analisi chimico-fisica, è un’impresa straordinaria. Philae è entrato in modalità stand by, ma sarà pronta a risvegliarsi quando nell’estate 2015 la cometa si avvicinerà al Sole permettendo ai pannelli solari di ricaricare le batterie. Nelle ultime ore di attività è entrata in funzione la trivella che ha perforato la superficie e inserito i campioni nei fornelletti del piccolo laboratorio chimico. Il trapano, progettato e sviluppato in Italia, è uno dei fiori all’occhiello della tecnologia spaziale. Dai centri spaziali dell’ESA a Darmstadt e Tolosa si è lavorato per consentire al lander di effettuare una manovra di rotazione di 35 gradi in modo da uscire almeno parzialmente dalla zona d’ombra e predisporre i pannelli solari a ricevere luce dal Sole .La batteria interna, accreditata di un’autonomia di 60 ore, ha fatto il suo dovere. Si spera che quella secondaria aiuti Philae a risvegliarsi nel viaggio di avvicinamento al Sole. Tutti i dieci strumenti a bordo del lander hanno funzionato perfettamente e l’analisi dei dati scientifici su materiale solido e gas cometari potranno svelarci l’eventuale presenza di molecole organiche complesse, attraverso lo strumento denominato ). Disponiamo già della prima TAC cometaria della storia. E nei prossimi mesi la sonda madre Rosetta continuerà a seguire la cometa a distanza ravvicinato, pronta a segnalare il risveglio di Philae.
(nella foto artistica: come si immaginava potesse avvenire il touchdown sulla cometa)
da Sorrentino | Nov 13, 2014 | Attualità, Missioni, Primo Piano
La missione Rosetta ha portato a termine la fase più difficile e il lander Philae è sul nucleo della cometa 67/P Churyumov-Gerasimenko. Ci è arrivato non senza qualche leggero rimbalzo, come ha spiegato Enrico Flamini, coordinatore scientifico dell’Agenzia spaziale italiana, presente al centro di controllo dell’Agenzia spaziale europea a Darmstadt in Germania. Confermato l’orario del primo contatto con la superficie della cometa, alle 16:33 (ora italiana), la cui conferma è arrivata mezz’ora dopo corrispondente al tempo necessario affinché il segnale radio raggiunga la Terra. I responsabili del controllo di missione hanno stabilito successivamente che Philae si sarebbe risollevato fino a 450 metri ricadendo sempre in modo soffice dopo quasi due ore, alle 18:26, a una distanza di 112 metri dal punto della toccata precedente. Un secondo rimbalzo fino a un’altezza di tre metri ha portato il lander nel punto definitivo di accometaggio, otto metri più avanti, alle 18:33. Il lander si trova a una distanza di 120 metri dal punto stabilito, in una posizione non esattamente ideale (probabilmente un avvallamento), ma quel che più conta tutto funziona bene e l’antenna rivolta verso l’alto trasmette perfettamente verso la sonda madre Rosetta, che a sua volta invia i dati verso il centro di controllo a Darmstadt. Tecnici e scienziati si sono preoccupati subito di verificare come sono esposti i pannelli solari, anche per una valutazione della durata delle batterie che hanno un’autonomia di 60 ore. L’assetto non è del tutto chiaro e le tre gambe del lander non sono ancorate probabilmente come si prevedeva, ma tutto lascia propendere per una certa stabilità, per cui si è deciso di dare il via alla trivellazione del suolo cometario. Il lavoro del driller, progettato e sviluppato in Italia, rappresenta la fase operativa più importante una volta completata l’attracco di Philae. Il sistema di acquisizione e distribuzione dei campioni (Sd2), realizzato da Selex Es sotto la responsabilità scientifica di Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano, è lo stesso che sarà adottato dalla missione Exomars sul Pianeta Rosso. Il trapano perforerà delicatamente la superficie fino a una profondità di 20 centimetri, raccoglierà i campioni e li posizionerà nei piccoli forni al cui interno saranno riscaldati per analizzarne la composizione.
da Sorrentino | Nov 12, 2014 | Attualità, Missioni, Primo Piano
Momento storico nella storia dell’esplorazione spaziale. Alle 17:03 del 12 novembre 2014 dal centro Esa Esoc di Darmstadt è arrivata la conferma dell’avvenuto accometaggio del lander Philae. Dieci anni, otto mesi e 10 giorni dopo la partenza a bordo del vettore Ariane 5 da Kourou nella Guiana Francese, la sonda Rosetta è giunta al culmine della sua straordinaria missione. E’ toccato all’italiano Andrea Annovazzi annunciare ufficialmente l’ancoraggio del lander sulla superficie della cometa 67P/Churyumov Gerasimenko. Un successo pieno e inconfutabile dell’Europa Spaziale. Una operazione mai tentata prima di meccanica del volo spaziale, che comportava grandi rischi, primo fra tutti la possibilità che Philae potesse rimbalzare una volta toccato il nucleo della cometa. La discesa durata sette ore si è svolta secondo i canoni prefissati, come ha confermato Paolo Ferri direttore delle operazioni interplanetarie al centro Esoc, e gli arpioni hanno funzionato perfettamente fissando le tre gambe del lander alla superficie.
Il programma di accometaggio del lander Philae è avvenuto mentre la sonda Rosetta e la cometa 67P/Churyumov Gerasimenko viaggiavano a una velocità, relativa al Sole, di circa 18 km al secondo. Rosetta è la prima sonda europea ad aver sorvolato un asteroide e oltrepassato la fascia degli asteroidi. E’ anche la prima volta di una missione alimentata da pannelli solari, per una lunghezza lineare di 28 metri, che opera a una distanza siderale, a 511 milioni di km dalla Terra.
Rosetta, prima sonda progettata contemporaneamente per orbitare e atterrare su una cometa, è la terza missione cornerstone dell’Agenzia Spaziale Europea nell’ambito del programma a lungo termine Horizon 2000. Il lancio era inizialmente previsto per Gennaio 2003 a bordo di un razzo Ariane-5. In quella prima fase, la sonda aveva come target la Cometa Wirtanen, e l’incontro era stato pianificato per il 2011. A causa del malfunzionamento del Volo 157 dell’Ariane a Dicembre 2002, ESA e Arianespace decisero di posticipare il lancio al 2 marzo 2004. Rosetta ha dovuto cambiare l’obiettivo dalla cometa Wirtanen alla 67P/Churyumov Gerasimenko, rivelatasi diversa dalle attese degli astrofisici, come ha spiegato Barbara Negri, responsabile Unità esplorazione e Osservazione dell’Universo dell’ASI. Il nome Rosetta viene dalla famosa Stele egizia che circa 200 anni fa permise agli studiosi di decifrare i geroglifici. In egual modo, gli scienziati sperano di scoprire i misteri ancora insoluti sulle origini del Sistema Solare.
Rosetta, concepita vent’anni fa, è stata progettata e programmata per essere ibernata e potersi risvegliare automaticamente, ha sfruttato una serie di fiondate gravitazionali planetarie e ha incontrato altri oggetti celesti durante il lungo viaggio di avvicinamento al rendez-vous con la cometa. Sull’orbiter ci sono undici strumenti, tre dei quali progettati e costruiti in Italia. Rilevante il coinvolgimento degli scienziati, dei tecnici e dell’industria spaziale italiani.
Dei dieci strumenti di Philae, un ruolo fondamentale è quello del driller, un trapano ingegnoso per penetrare la superficie della cometa ed effettuare l’analisi chimica e geomorfologica della cometa. La trivella che perforerà il ghiaccio cometario è stata costruita a Milano dalla Selex ES, il cui progetto è guidato dalla prof.ssa Amalia Ercoli Finzi del Politecnico di Milano. Lo spettrometro Virtis, che permette di ottenere immagini dall’UV all’infrarosso termico, è lo strumento realizzato dall’Istituto di astrofisica e planetologia spaziali di Roma, guidato da Fabrizio Capaccioni. Alla progettazione dello strumento Virtis è legato il ricordo di Angioletta Coradini, direttrice dell’Istituto di Fisica dello Spazio Interplanetario dell’Istituto Nazionale di Astrofisica dal 2001 al 2010, prematuramente scomparsa nel 2011, la quale ha avuto un ruolo primario nella fase di programmazione e sviluppo dell’ambiziosa missione ed è stata tra coloro che hanno creduto di poter centrare l’obiettivo così lontano. Restando in famiglia, si gode il successo anche Marcello Coradini, considerato uno dei padri fondatori della Planetologia Italiana ed Europea. Il sistema di camere per immagini denominato «Osiris» è stato messo a punto dai ricercatori del Centro di Studi e attività spaziali (Cisas) dell’Università di Padova, guidati da Cesare Barbieri. Giada, strumento in grado di analizzare le polveri e piccoli grani di materiale presente nella chioma della cometa misurandone le proprietà fisiche e dinamiche, è stato realizzato a Napoli dal team di Alessandra Rotundi, direttrice del dipartimento di Scienze applicate dell’Università Partenope. Tra i quattro componenti di “interdisciplinary scientist” che coordinano le attività scientifiche della missione Rosetta c’è Marco Fulle, astrofisico dell’Inaf-Osservatorio astronomico di Trieste.